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The Witcher 3: Wild Hunt - Voci dal Sottobosco

Cosa significa per passare dalla vecchia alla nuova generazione per Geralt di Rivia?

RUBRICA di Christian Colli   —   05/08/2014

Un mondo da esplorare più vasto che in qualunque altro RPG moderno, trenta volte più ampio di quello esplorato nei The Witcher precedenti, il venti percento più grande di quello di Skyrim, in cui ogni azione influenza lo scorrere degli eventi, in cui ogni missione si può completare in modi diversi, in cui ogni nemico ha un pattern comportamentale ben preciso, influenzato per giunta dal ciclo giorno/notte. Le premesse per un capolavoro, insomma, ci sono tutte, e non è un caso se The Witcher 3: Wild Hunt è uno dei giochi più attesi dell'anno prossimo, sia dai fan del franchise (che per chi non lo sapesse si basa su una serie di romanzi del polacco Andrzej Sapkowski) sai dai neofiti che lo puntano già come uno dei titoli che darà un senso vero e proprio a una next-gen che sta facendo un po' di fatica a ingranare. The Witcher 3, comunque, è un sequel diretto del precedente Assassin of Kings, e nonostante il protagonista sia sempre lo stesso, e cioè lo Strigo, Geralt di Rivia, sono cambiate molte cose da un episodio all'altro...

Quanto è breve il passo dalla vecchia alla nuova gen, e cosa devono aspettarsi i nuovi fan dello Strigo?

Il sogno dello Strigo

"Non c'è bisogno di giocare The Witcher o The Witcher 2 prima di tuffarsi in Wild Hunt", rivela Marcin Iwinski, cofondatore di CD Projekt RED. "Abbiamo pensato una gran bella introduzione che farà sentire a casa sia i veterani sia i novellini, e stiamo lavorando duramente per sottolineare questa cosa". In effetti, quel numeretto dietro al titolo potrebbe spaventare i giocatori che non hanno confidenza col complesso mondo fantasy di Sapkowski, e dato che The Witcher 3 parrebbe essere proprio la conclusione della saga videoludica dello Strigo potrebbe sembrare una follia tuffarsi a capofitto senza sapere nulla delle sue avventure precedenti.

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"Ogni gioco ha la sua storia", prosegue Iwinski, "ma se avete giocato i precedenti o letto i romanzi di Sapkowski allora coglierete tanti dettagli in più rispetto a chi non lo ha fatto. Detto questo, la storia si regge perfettamente da sola". Insomma, gli sceneggiatori Borys Pugacz-Muraszkiewicz e Marcin Blacha sembrano al lavoro su una storyline che permetterà a chiunque di calarsi nei panni di Geralt senza dover prima consultare Wikipedia o rigiocarsi i prequel. Non è comunque l'unico asso nella manica dello sviluppatore polacco, che ha già in mente un progetto persino più ambizioso: "abbiamo stretto un accordo con la casa editrice Dark Horse per pubblicare negli Stati Uniti una serie a fumetti ispirata a The Witcher che farà da ponte tra il precedente episodio e Wild Hunt", anticipa Iwinski. E non solo. Sono in arrivo anche un gioco da tavolo, progettato da Fantasy Flight Games, e una sua versione digitale per iOS E Android. Il mondo di The Witcher vuole espandersi a livello multimediale, insomma, un po' come fanno tanti altri franchise negli ultimi tempi, basti pensare a Mass Effect o Dragon Age di BioWare. Tuttavia, resta da capire se The Witcher 3 si presenterà ai giocatori in uno stato di default così come lo ha pensato CD Projekt RED o se le loro scelte nel capitolo precedente avranno un impatto sul nuovo mondo di gioco. "Non posso ancora confermare nulla", dice il cofondatore della società, "ma stiamo valutando attentamente cosa fare sul fronte PC.

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Siamo consapevoli che importare i salvataggi in quell'ambiente è praticamente una tradizione". I ragazzi di CD Projekt RED hanno a cuore la loro fanbase, e lo hanno già dimostrato in passato, ma questa volta parrebbero voler fare anche di meglio, proponendo un The Witcher come mai era stato possibile prima d'ora, grazie alla potenza di calcolo delle nuove console. Basti pensare alla longevità: si parla di almeno cinquanta ore per la storyline principale e altre cinquanta circa se si vuole completare ogni missione secondaria. Sono cento ore e passa di gioco, eh: non si rischia di strafare? "Sviluppare titoli open-world come The Wild Hunt è una vera sfida", ammette Iwinski. "In termini di sviluppo, abbiamo una squadra che si occupa del codice di gioco e un'altra ancora più grande che progetta le missioni e trascorre tutto il tempo a riempire il mondo di contenuti". A questo punto inarchiamo un sopracciglio, perché abbiamo già visto altri giochi in cui i contenuti c'erano, e anche tanti, ma... erano tutti uguali! "Niente missioni da corriere in The Witcher 3", ci rassicura Iwinski. "Sì, certo, ce ne saranno alcune secondarie in cui si dovrà uccidere un certo nemico o consegnare qualcosa a qualcuno, ma per quanto riguarda le missioni della storia vogliamo essere sicuri che siano significative e che se il giocatore vuole esplorare il mondo possa essere libero di farlo. Vogliamo che l'avventura scorra in modo naturale e che ogni giocatore possa raccontarla ai suoi amici, scoprendola diversa dalle loro".

I mostri dello Strigo

"A dirla tutta, per alcune missioni ci siamo ispirati fortemente ai giochi della serie Gothic", rivela il direttore di Wild Hunt, Konrad Tomaskiewicz. "Abbiamo disegnato delle zone in cui ci sono dei mostri più forti del normale che ricompensano con oggetti molto potenti. La maggior parte di questi mostri è il bersaglio delle missioni di caccia, che si sviluppano partendo dall'indagine e passando per la preparazione, la ricerca e la battaglia". A quanto pare, alla fine, leggere i libri - o aver giocato i precedenti The Witcher - aiuta, perché i veterani della saga conosceranno già i punti deboli o le peculiarità di alcuni mostri, come i licantropi, e sapranno come sfruttarle a loro vantaggio.

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"Una volta tornati dal committente, potrete ricevere una ricompensa o negoziarla, proprio come nei libri in cui Geralt sfrutta le taglie a suo vantaggio". I mostri, insomma, hanno uno scopo preciso, che non è solo quello di essere carne da macello o romperci le scatole se stiamo esplorando boschi e pianure. Non sono comunque il fulcro del gameplay, dato che Geralt si imbatterà in una miriade di eventi e microstorie nei suoi viaggi: "Ne abbiamo scritte tantissime", dice Tomaskiewicz, "perché volevamo che il mondo sembrasse vivo, volevamo creare l'illusione che i personaggi esistessero davvero e avessero i loro obiettivi, che decidiate di interagire con loro oppure no". Le missioni, insomma, saranno molto più story-driven che in passato, ma il passaggio alla dimensione open-world ha impedito allo sviluppatore di scrivere una storia più simile a The Witcher e The Witcher 2. "Questa volta, dopo il prologo - che è una sorta di tutorial obbligatorio il cui scopo è quello di introdurre il mondo di Geralt ai nuovi giocatori - si possono visitare le tre regioni in cui è diviso il mondo: ciascuna ha una sua storia ed esplorandole si mettono insieme tutti i pezzi che compongono la trama principale di Wild Hunt". La cosa interessante è che il giocatore non è costretto a svolgere ogni missione in ogni regione, ma se lo farà CD Projekt RED promette che il mondo intero ne sarà influenzato. Si parla di incoronare un re, trasformando la sua terra differentemente a seconda della persona che salirà sul trono, ad esempio, ma anche di piccole decisioni che, verso la fine del gioco, avranno ripercussioni fondamentali. La politica, però, sarà meno rilevante, questa volta: "In The Witcher 2 Geralt era rimasto talmente invischiato nelle vicende politiche e belliche del suo mondo che a un certo punto ci siamo dimenticati che è un cacciatore di mostri", ammette Iwinski.

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Quelli come lui, infatti, sono i pochissimi superstiti a una specie di iniziazione che conferisce loro poteri sovrumani; in più, Geralt è uno spadaccino provetto e conosce svariati incantesimi. "In Wild Hunt abbiamo scritto questo enorme bestiario proprio per raccogliere tutte le informazioni che il giocatore scoprirà sulle varie creature, sfruttandole quando sarà il momento di dar loro la caccia o di combatterle". La caccia, insomma, come da titolo è il fulcro del gioco e la base di molte missioni secondarie, anche dopo aver completato il gioco. "Be', quasi", rivela Tomaskiewicz. "Il giocatore sarà libero di andare dove vuole e fare quello che vuole solo fino a poco prima dell'ultimo atto del gioco. Se potesse tornare a esplorare il mondo dopo il finale, probabilmente lo vedrebbe molto cambiato e alcune missioni gli sarebbero precluse definitivamente, perciò stiamo ancora valutando il da farsi". Del resto, i ragazzi di CD Projekt RED parlano di trentasei finali diversi... o forse di più. Dopo averlo visto in azione durante l'E3 2014, siamo convinti che il nuovo The Witcher sia un titolo davvero promettente con alle spalle un team di sviluppatori appassionati e attenti a ciò che piace ai giocatori. La scommessa dell'open world, certo, è rischiosa: se la nuova avventura dello Strigo sarà all'altezza delle precedenti - e delle aspettative dei suoi fan - lo sapremo soltanto con il tempo.