Svelato per la prima volta all'E3 del 2015, Horizon Zero Dawn ha richiesto ben sei anni di sviluppo ed è senza dubbio il progetto più ambizioso su cui abbia mai avuto occasione di lavorare Guerrilla Games. Per la prima volta nella sua storia, lo studio olandese ha deliberatamente messo da parte gli sparatutto in prima persona per dedicarsi a un affascinante action RPG di impostazione open world, ambientato in un lontano futuro in cui l'umanità è tornata ad organizzarsi in piccole tribù e dove misteriose macchine dalle fattezze animalesche infestano i territori mettendo a repentaglio la sicurezza della popolazione. Esattamente com'era accaduto con Killzone ai tempi di PlayStation 3, il team ha lavorato sodo per sfruttare appieno le potenzialità dell'hardware che aveva a disposizione, usufruendo anche delle funzionalità esclusive di PlayStation 4 Pro.
Gli sforzi sono stati premiati, tant'è che Horizon Zero Dawn è senza dubbio una delle opere visivamente più brillanti di quest'anno. Lo sviluppo del gioco ha richiesto un investimento complessivo di 45 milioni di euro, una cifra tutto sommato contenuta se rapportata ad altre proposte open world apparse di recente. Sony ha dimostrato di nutrire notevole fiducia nella buona riuscita del progetto e numeri alla mano i risultati sono stati positivi: Horizon Zero Dawn ha infatti venduto 2.6 milioni di copie nelle prime due settimane di presenza nei negozi, registrando il lancio migliore di sempre per una nuova proprietà intellettuale su PlayStation 4.
Aloy, un'emarginata che salverà il mondo
La figura della protagonista femminile è stata ampiamente sdoganata nel panorama dei videogiochi contemporaneo, perciò non stupisce che Guerrilla abbia scelto senza esitazioni di propendere per un'eroina risoluta e indipendente. Eppure l'indomita Aloy non ha avuto vita semplice. Emarginata fin dalla nascita dalla tribù natale dei Nora, è stata allevata e cresciuta da Rost, un cacciatore a propria volta costretto ai margini della società. La ragazza dimostra di possedere qualità fuori dall'ordinario già in tenera età, compresa un'atavica curiosità per i misteri che avvolgono la terra dove ha mosso i suoi primi passi. E così un bel giorno la vediamo ruzzolare in un'apertura del terreno ed entrare in contatto con le rovine di quello che viene chiamato il "Mondo d'Acciaio". Mentre è in cerca di una via d'uscita, la piccola si imbatte in un Focus, un dispositivo ormai dimenticato per mezzo del quale è possibile scansionare con accuratezza l'ambiente circostante. Come è logico aspettarsi, lo strumento assumerà un ruolo centrale durante il viaggio che attende l'eroina una volta diventata adulta. Dal canto suo Rost è ben consapevole della natura indomita che si cela nell'animo della figlioccia e perciò decide di insegnarle tutto quello che conosce sulla caccia, la raccolta delle risorse e la sopravvivenza in territori apertamente ostili e pericolosi.
Desiderosa di ottenere risposte, Aloy ottiene di poter partecipare alla "Prova", un'antica consuetudine dei Nora che coinvolge i giovani più valorosi della tribù. Questa volta però le cose non vanno secondo i piani e proprio sul più bello il gruppo viene attaccato da uno stuolo di guerrieri appartenenti alla temibile tribù dei Carja delle Ombre. Aloy combatte strenuamente e riesce a sopravvivere all'incursione anche grazie a tutti gli insegnamenti che le sono stati impartiti, per questo una volta tornata al villaggio viene nominata viaggiatrice dalle Alte Matriarche, che la incaricano di esplorare altre terre alla ricerca di risposte sui segreti lasciati dai Predecessori. I quesiti di Aloy si susseguono senza sosta: perché i Nora hanno deciso di emarginarla? Da dove proviene? Possibile che nessuno sappia niente dei suoi genitori? E per quale ragione sussiste questo innato rapporto di familiarità con la tecnologia del mondo perduto? Per contro il sentiero della conoscenza diventa anche un viaggio di sola andata del giocatore, costantemente alla ricerca di risposte sulle cause che hanno determinato la caduta della civiltà per come la conosciamo, lasciando il posto a nuove regole, a un modo di vivere che è al contempo un ritorno alle origini e un nuovo inizio. Sì perché Horizon Zero Dawn ha avuto anche il pregio di non proporre il tradizionale contesto post apocalittico al quale i giocatori sono stati abituati in innumerevoli altri titoli. Nel mondo di gioco sono trascorsi quasi mille anni dal misterioso cataclisma che ha afflitto la civiltà tecnologica, e questo lasso di tempo così ampio ha inevitabilmente avuto conseguenze tangibili anche sulle caratteristiche dello scenario esplorabile.
Le rovine del vecchio mondo sono sempre pronte a far ricordare alle popolazioni tribali i misteri di un passato lontano, dove si celano segreti apparentemente insondabili. Ciò nondimeno le epoche si sono avvicendate, l'ambiente è mutato e l'ecosistema si è evoluto di pari passo con la misteriosa apparizione delle creature meccaniche. In definitiva il mondo di Horizon è tutt'altro che un luogo in rovina, la vegetazione si è riappropriata dei suoi spazi dominanti, mentre le sparute popolazioni rimaste hanno riacquistato un rapporto diretto con la natura. Le macchine sono ovunque, sebbene non se ne conosca l'origine: l'unica cosa certa è che hanno iniziato ad essere apertamente ostili nei confronti degli esseri umani, diventando un autentico pericolo per chiunque decida di avventurarsi nelle terre selvagge. In estrema sintesi, nonostante un'incontestabile natura derivativa che pervade l'intera esperienza ludica, ricordandoci sotto varie forme altri esponenti del genere action RPG, la particolarità di Horizon Zero Dawn risiede proprio nella necessità di affrontare queste affascinanti creature sintetiche all'interno di un contesto paesaggistico incantevole. Peraltro, nel caso non abbiate ancora avuto ancora l'occasione di vivere in prima persona l'impervio viaggio di Aloy, dal 5 dicembre è disponibile Horizon Zero Dawn: Complete Edition, che a fianco della storia principale include l'espansione The Frozen Wilds.