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Boicottare Hogwarts Legacy? Il caso di JK Rowling spiegato bene

JK Rowling ha delle idee molto precise su tematiche delicatissime: ve le raccontiamo perché stavano per incidere sull'uscita di Hogwarts Legacy.

Boicottare Hogwarts Legacy? Il caso di JK Rowling spiegato bene
SPECIALE di Giulia Martino   —   01/02/2023

"La teoria di una stampa libera è che la verità emergerà dalla libera discussione, non che sarà presentata perfettamente e istantaneamente in qualsiasi versione" - Walter Lippmann, giornalista vincitore del Premio Pulitzer nel 1958 e nel 1962.

È inutile negarlo: la polemica relativa alle idee di J.K. Rowling in tema di diritti delle persone transgender, generata a partire da alcuni suoi tweet e proseguita a causa di una sfilza di affermazioni e dichiarazioni da lei successivamente rilasciate, non accenna, in questi giorni, a placarsi. La vicenda è di quelle che garantiscono tanti click, vista e considerata la forte trazione mediatica di Hogwarts Legacy - inevitabilmente correlato alla creatrice dell'universo di Harry Potter, anche se lei, come chiarito dagli sviluppatori, non è direttamente coinvolta nel progetto - e la forte carica polarizzante del dibattito che infuria sui social, nei commenti dei siti, nei forum. In una parola, ovunque.

In effetti, se siete qui a leggere è perché, con ogni probabilità, anche voi avete un'opinione su questa vicenda. E potrebbe essere un'idea anche molto forte e definita, difficile da cambiare. Come redazione, abbiamo deciso di voler approfondire la vicenda da un lato per il suo sicuro interesse, visto che, come è prevedibile, moltissimi fan del Wizarding World acquisteranno Hogwarts Legacy e stanno prestando orecchio alle vicende che stanno interessando il titolo; d'altro canto, vorremmo dedicare un approfondimento alle idee di J.K. Rowling, che meritano uno sguardo - si spera - attento, anche alla luce di nozioni giuridiche e mediche che non daremo per scontate. Vista la delicatezza della materia, ci teniamo a precisare che quanto segue è frutto dello studio, dell'analisi e, in ultima istanza, del pensiero e della sensibilità di chi scrive: per questo, e al fine di evitare fraintendimenti, l'articolo verrà redatto in prima persona.

A livello metodologico, abbiamo deciso di tradurre in italiano i tweet e le affermazioni di Rowling e delle altre fonti anglofone che verranno citate, inserendo però riferimenti tali, ove possibile, da garantire a tutti la possibilità di trovare facilmente le fonti stesse: se si comprende la lingua inglese, è una buona idea adottare un approccio diretto per farsi un'opinione di prima mano. Abbiamo tentato una traduzione anche per giochi di parole ed espressioni idiomatiche che non hanno veri e propri corrispettivi nella lingua italiana, ma in alcuni casi abbiamo deciso di mantenere tra parentesi quadre l'originale come riferimento.

In altre parole, quello che segue vuole essere un contributo nato, da un lato, dalla volontà di informare su una delle vicende più complesse e controverse avvenute negli ultimi anni in questo settore (e non solo, perché J.K. Rowling è innanzitutto una celebre scrittrice); dall'altro, è inevitabile che le riflessioni che scaturiranno dall'approfondimento di questi fatti di cronaca - così vanno trattati i tweet e le dichiarazioni di Rowling - saranno di carattere personale. È per questo che abbiamo voluto aprire l'articolo con una citazione di Lippmann: perché siamo convinti della necessità di una libera discussione, il più possibile informata, per far sì che si possano evitare giudizi sbrigativi, sigle poco chiare e, più in generale, odio e incomprensione.

Crediamo fermamente nella possibilità e nell'opportunità di costruire un dialogo su queste tematiche, ed è per questa precisa ragione che partiremo da dove è meglio iniziare, ossia dai fatti.

Sesso, genere, TERF e tanta confusione

Da anni J.K. Rowling si pronuncia costantemente su tematiche delicatissime come i diritti delle persone transgender
Da anni J.K. Rowling si pronuncia costantemente su tematiche delicatissime come i diritti delle persone transgender

È difficile individuare un punto di partenza per quella che è, a tutti gli effetti, una brutta storia. Ho deciso di partire da un tweet del 6 giugno 2020: "Persone che hanno le mestruazioni. Sono sicura che ci fosse un termine per definire queste persone. Datemi una mano... Dombe? Dompi? Donnu? [gioco di parole basato sull'inglese "women" e reso dall'autrice con ""Wumben? Wimpund? Woomud?", N.d.A]. Rowling fa riferimento alla terminologia inclusiva che mira a riconoscere un dato medico oggettivo: molti uomini transgender hanno le mestruazioni, anche se si sono sottoposti a trattamenti ormonali e a interventi chirurgici volti a modificare il loro corpo, al fine di ridurre le sofferenze connesse a un'eventuale disforia di genere.

Sono tante nozioni tutte insieme, quindi rallentiamo un attimo, e diamo un'occhiata alle indicazioni dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) al riguardo: sono tutte facilmente accessibili tramite il sito Internet dell'istituzione. Un sano discorso presuppone necessariamente un accordo tra i parlanti sulle sue basi (che possono sempre essere discusse, ma in questo caso accetteremo la competenza dei medici dell'ISS). Stando all'ISS, l'identità sessuale della persona è formata da varie componenti: identità di genere, ruolo di genere, orientamento sessuale e sesso biologico. Andiamo con ordine, partendo dalla prima. "L'identità di genere fa riferimento a come una persona si definisce rispetto al genere a cui sente di appartenere: una persona può definirsi uomo, donna o entrambi o come appartenente a un genere diverso da questi due", si legge, e segue la precisazione più importante: "Tutte le identità di genere sono naturali (normali)". Ed è fondamentale sottolinearlo, perché molto spesso si parla in via automatica della presenza di "disturbi" legati all'identità di genere, considerando automatica la presenza di una disforia di genere ove l'identità di genere non sia allineata con il sesso biologico, ossia con le caratteristiche (genitali, ormoni, cromosomi) con cui una persona nasce. Senza contare che alcune persone possono nascere con caratteristiche fisiche non definibili come esclusivamente maschili o femminili: in questi casi si parla di condizioni intersessuali.

Alcuni sviluppatori di Hogwarts Legacy hanno manifestato preoccupazione per le idee di Rowling, secondo i report di Bloomberg
Alcuni sviluppatori di Hogwarts Legacy hanno manifestato preoccupazione per le idee di Rowling, secondo i report di Bloomberg

La condizione per cui una persona ha un'identità di genere diversa dal sesso biologico è definita dall'ISS come "incongruenza di genere": "L'incongruenza di genere non è una malattia", si precisa. Non a caso, perché questa condizione è stata rimossa dal capitolo delle malattie mentali nell'ultima edizione della Classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari correlati, con suo contestuale inserimento in un nuovo capitolo, relativo alla salute sessuale. Vi sono però dei casi in cui la contraddizione tra sesso biologico e identità di genere può condurre "a una condizione di profonda sofferenza, ansia, depressione e/o difficoltà di inserimento in ambito sociale, lavorativo o in altre importanti aree": questa è la definizione data dall'ISS per la "disforia di genere", annoverata tra i disturbi mentali. In conseguenza di questa patologia, dotata di rilevanza clinica, le persone affette possono decidere di intervenire sul proprio corpo per renderlo conforme al modo in cui si sentono: sono disponibili trattamenti ormonali e chirurgici (ma non è necessario che siano eseguiti entrambi), al fine di conseguire una femminilizzazione (da maschio a femmina, definita anche con la sigla "MtF") o una mascolinizzazione (da femmina a maschio, "FtM") del corpo del soggetto interessato.

Tralascio, almeno per ora, le definizioni di ruolo di genere, orientamento sessuale e sesso biologico, che in ogni caso possono essere facilmente reperite consultando il sito dell'ISS, per concentrarmi su un aspetto critico del tweet di J.K. Rowling, la cui ironia vorrebbe essere pungente, ma finisce semplicemente per mancare di centrare l'obiettivo. Come dimostrato da un importante studio pubblicato nel gennaio del 2020 (mesi prima del tweet di Rowling), confermando l'esperienza personale di molte persone interessate, la transizione "FtM" (lo ricordiamo: da femmina a maschio) con l'utilizzo di ormoni (e, precisamente, di terapia al testosterone) non comporta un calo della fertilità del soggetto. E questa conclusione è basata su otto anni di paziente e meticolosa raccolta di dati. In altre parole, se l'uomo transgender interrompe il trattamento ormonale, la sua fertilità torna - nella gran parte dei casi - a livelli indistinguibili rispetto a quella delle donne cisgender (ossia dotate di un'identità di genere conforme rispetto al loro sesso biologico) nella loro medesima fascia d'età e con caratteristiche fisiche simili.

Warner Bros., publisher di Hogwarts Legacy, ha dichiarato che J.K. Rowling non è coinvolta direttamente nel progetto
Warner Bros., publisher di Hogwarts Legacy, ha dichiarato che J.K. Rowling non è coinvolta direttamente nel progetto

Passa appena un giorno perché J.K. Rowling chiarisca quanto intendeva dire. È il 7 giugno 2020. "Se il sesso non è reale, allora l'attrazione tra persone dello stesso sesso non esiste. Se il sesso non è reale, la realtà della vita vissuta dalle donne in tutto il mondo risulta cancellata. Conosco e amo le persone trans, ma eliminare il concetto di sesso comporta, per molte persone, il venir meno della possibilità di discutere in maniera significativa delle loro vite. Dire la verità non è odio". Il tweet è interessante in quanto rappresenta un esempio perfetto di una delle fallacie argomentative più interessanti: la fallacia della brutta china. Tacendo delle inesattezze di base del ragionamento - alla cui base c'è una grande dose di confusione tra sesso e genere, come possiamo tutti constatare, viste le definizioni dell'Istituto Superiore di Sanità analizzate sopra - J.K. Rowling fa appello a una serie di conseguenze presentate come inevitabili ma, a ben guardare, del tutto arbitrarie: in particolare, la presunta "cancellazione" della "realtà della vita vissuta dalle donne in tutto il mondo" e la conseguente impossibilità "di discutere in maniera significativa" della vita delle donne. Facendo appello a questi scenari catastrofici e distruttivi per la vita e l'identità del genere femminile - categoria a lungo emarginata nel corso della Storia, su tanti livelli - Rowling confeziona un tweet che non sfigurerebbe in una lezione di logica, tanto per comprendere come non sostenere una propria tesi.

Presi così, questi due tweet segnalano un percorso argomentativo assolutamente frammentario, traballante e non chiaro, ma passano altri tre giorni e sul sito della scrittrice britannica compare una lunga dichiarazione dal titolo "J.K. Rowling scrive sulle ragioni per cui ha deciso di parlare di questioni di sesso e di genere" [in originale: "J.K. Rowling Writes about Her Reasons for Speaking out on Sex and Gender Issues", N.d.A.]. Vi anticipo subito che il finale conferma quanto sopra: J.K. Rowling è realmente convinta che il riconoscimento di determinati diritti alle persone transgender possa risultare dannoso per le donne di tutto il mondo (lei afferma di parlare in nome dei "molti milioni di donne il cui unico crimine è desiderare che le loro preoccupazioni siano ascoltate senza ricevere minacce e senza subire abusi"). Se ne avete la possibilità, vi invitiamo alla lettura del documento integrale sul sito dell'autrice; in questa sede, per ovvie ragioni di spazio, discuteremo soltanto di alcune delle affermazioni ivi contenute.

J.K. Rowling viene spesso definita 'TERF', termine coniato nel 2008 per definire una frangia dell'ideologia femminista
J.K. Rowling viene spesso definita "TERF", termine coniato nel 2008 per definire una frangia dell'ideologia femminista

Rowling discute dell'acronimo "TERF" affibbiatole da molti dei suoi detrattori in tweet di risposta alle affermazioni che abbiamo visto sopra. In effetti, credo che più o meno tutti i lettori interessati a questa vicenda siano incappati in queste quattro lettere, spesso utilizzate per bollare le idee di Rowling in maniera sbrigativa, senza discuterle. Ma come e dove nasce questo acronimo? Il credito per la sua creazione è comunemente riconosciuto a Viv Smythe, che lo coniò nel 2008 per definire - senza alcuna accezione peggiorativa - i femministi radicali che rifiutano di abbracciare le ragioni e le lotte delle persone transgender: l'acronimo, infatti, sta per Transgender Exclusionary Radical Feminist, e quindi illustra chiaramente il concetto, in maniera sintetica.

La scrittrice prosegue nell'affermare la sua preoccupazione riguardo alla "massiccia esplosione nel numero di giovani donne che vogliono procedure alla transizione", oltre al "crescente numero di coloro che vogliono tornare al loro sesso originario, poiché si sono pentite delle azioni che hanno, in alcuni casi, alterato irrevocabilmente il loro corpo". L'argomento adottato da Rowling è che questo fenomeno sarebbe da ascrivere a una sorta di "epidemia sociale", un "contagio" dettato dalla suggestione tra gruppi di amici e conoscenti, che in alcuni casi intraprenderebbero "in gruppo" gli step necessari per la transizione. La spiegazione non è chiara, ma ricondurre una decisione così profonda e significativa per il proprio sé - la transizione - a una sorta di suggestione di massa sembra essere un argomento piuttosto debole, tanto più che - come fa notare l'attivista Brynn Tannehill - è molto più probabile che una persona dichiari di essere omosessuale in un Paese occidentale piuttosto che in Arabia Saudita, dove sarebbe punibile con la morte.

Per molte persone transgender è impossibile vivere serenamente la propria identità, a causa di legislazioni ostili in molti Paesi del mondo
Per molte persone transgender è impossibile vivere serenamente la propria identità, a causa di legislazioni ostili in molti Paesi del mondo

Ecco che gli spazi creati dal diritto per la difesa dei diritti umani possono fornire un ambiente più sereno e sicuro e consentire alle persone di manifestare le loro (preesistenti) inclinazioni e, più in generale, esprimere in modo autentico la propria identità. Forse il parallelismo è un po' forte, ma tempo fa mi ha fatto molto riflettere la lettura di "Laterality. Exploring the Enigma of Left-Handedness" di Clare Porac (Academic Press, 2016). In molti Paesi del mondo - e in particolar modo in Asia e in Africa - l'essere mancini è tutt'oggi interpretato come un segno patologico; fino a non molti decenni fa, i maestri italiani facevano tutto il possibile per "correggere" quello che era a tutti gli effetti considerato come un "difetto", anche a causa della tradizionale connessione tra la mano sinistra e le forze del Diavolo nella cultura cattolica. Qual è il punto? È molto semplice: come evidenziato dalle ricerche sul tema, il numero di persone sinistrorse è cresciuto drasticamente, nel corso degli anni, nei Paesi in cui si è smesso di considerare questa caratteristica come un difetto o, peggio, una malattia. Si potrebbe, quindi, essere allo stesso modo portati a affermare che l'avvenuto riconoscimento della normalità di tutte le identità di genere da parte delle autorità mediche, con correlata ammissione della legittimità delle terapie per la transizione e della tutela dell'identità delle persone transgender (anche a livello giuridico, un piano fondamentale per la piena tutela dei diritti umani), comporta una situazione di maggiore sicurezza per gli interessati, tale da far sembrare che siano in numero maggiore mentre, in realtà, si sono solamente create le condizioni perché gli stessi si sentano al sicuro nell'intraprendere un percorso lungo e difficile.

La dichiarazione di J.K. Rowling contiene numerose inesattezze, tra cui una estrema banalizzazione del procedimento per ottenere una rettificazione del genere nella propria documentazione personale, innanzitutto sulla carta d'identità. Non mi addentrerò in queste problematiche - distinte per ciascuna legislazione: le procedure italiane sono differenti da quelle della Gran Bretagna, di cui Rowling parla - ma vorrei accennare a una questione che sta accendendo gli animi dei cittadini scozzesi in questi anni, questione in cui, ancora una volta, J.K. Rowling non ha mancato di prendere posizione in maniera netta. Negli scorsi mesi, il governo scozzese, guidato dal Primo Ministro Nicola Sturgeon, ha proposto una misura volta a rendere "meno degradante, intrusivo e traumatico" (sono parole di Sturgeon) il procedimento per il riconoscimento dell'identità di genere, con le relative modifiche anagrafiche. Tra le altre cose, il Gender Recognition Reform Bill era pensato per essere applicabile ai maggiori di anni sedici che avessero vissuto per più di tre mesi nel loro "genere acquisito" [il Bill parla di "acquired gender", N.d.A.], senza necessità di una previa diagnosi di disforia di genere (che, come abbiamo visto, secondo l'Istituto Superiore di Sanità italiano è una eventualità patologica per le persone transgender - appunto, una eventualità, non un fatto necessario).

Il dibattito legislativo sul riconoscimento dei diritti delle persone transgender è vivace in molti Paesi occidentali
Il dibattito legislativo sul riconoscimento dei diritti delle persone transgender è vivace in molti Paesi occidentali

Per farla breve, lo scorso ottobre, mentre una folla di persone si radunava intorno al Parlamento scozzese per protestare contro il Bill, la scrittrice postava un selfie con una netta presa di posizione al riguardo. Sulla sua maglietta si leggeva "Nicola Sturgeon [Primo Ministro scozzese, N.d.A.], distruttrice dei diritti delle donne". Ancora una volta, Rowling dimostra di considerare i diritti delle persone transgender come una minaccia per la sfera femminile, anche da un punto di vista giuridico, ignorando che il cammino dei diritti non è antagonistico, ma corale; torna, quindi, la fallacia della brutta china di cui dicevo poc'anzi. Il Bill è stato poi approvato dal Parlamento scozzese, ma è recentissima - dello scorso 27 gennaio - la notizia del rovesciamento della decisione da parte del Parlamento britannico, cosa che rischia di scatenare "una crisi costituzionale a tutti gli effetti", come giustamente osserva Stephen Castle sulle colonne del New York Times. Nicola Sturgeon ha dichiarato che si tratta di "un attacco frontale in piena regola al nostro Parlamento scozzese, eletto democraticamente e dotato del potere di prendere le sue decisioni". Il Primo Ministro britannico Rishi Sunak si è appellato a un presunto conflitto del Bill con la legislazione britannica nel suo complesso, applicabile anche in Scozia. Ma cosa c'entra tutto questo con Hogwarts Legacy?

Di maghetti virtuali, royalties e boicottaggi

Parte dei fan del Wizarding World hanno avviato una campagna per il boicottaggio di Hogwarts Legacy, nella speranza di colpire J.K. Rowling e ridurre il suo potere economico e mediatico
Parte dei fan del Wizarding World hanno avviato una campagna per il boicottaggio di Hogwarts Legacy, nella speranza di colpire J.K. Rowling e ridurre il suo potere economico e mediatico

Molti osservatori non mancano di evidenziare come le prese di posizione di Rowling siano costate caro alla scrittrice. Grande assente dalla reunion TV "Harry Potter 20th Anniversary: Return to Hogwarts", creata per festeggiare i vent'anni dall'uscita nelle sale cinematografiche di "Harry Potter e la Pietra Filosofale", la creatrice del Wizarding World ha dovuto anche incassare una decisa presa di distanze da parte di diversi attori della saga, Daniel Radcliffe in testa. "Le donne transgender sono donne", scrive l'interprete di Harry Potter, "e ogni affermazione contraria cancella l'identità e la dignità delle persone transgender, andando contro ogni indicazione medica da parte di istituzioni che hanno molta più conoscenza della materia rispetto a me e Jo [ossia J.K. Rowling, N.d.A.]". Senza contare quella volta in cui la scrittrice piazzò un like su Twitter a un messaggio che paragonava le donne transgender a "uomini travestiti": un rappresentante di Rowling dichiarò che "purtroppo" l'autrice aveva avuto un "momento maldestro da persona di mezza età [qui la traduzione dell'espressione è particolarmente difficile: l'originale è "clumsy and middle-aged moment", N.d.A.]", favorito dal "non saper tenere in mano correttamente il telefono".

Quest'ultimo evento risale al 2018, due anni prima dell'inizio dei tweet di cui parlavo sopra: anche questo avrebbe potuto rappresentare un buon punto di partenza per la nostra (brutta) storia, ma dalle dichiarazioni del suo rappresentante sembra evidente che Rowling volesse ancora tentare di salvare le apparenze. Ciò non è più successo, perché da allora la scrittrice non è mai tornata indietro sui suoi passi, creando situazioni discutibili anche nei suoi libri, e in particolare nei gialli che pubblica sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith. In "Sangue Inquieto", del 2020, il serial killer è un uomo che guadagna la fiducia delle vittime vestendosi con abiti femminili. In "Un Cuore Nero Inchiostro", del 2022, i creatori dell'omonimo cartone animato inventato da Rowling nel libro vengono molestati dalla "Penna della Giustizia", una figura misteriosa che accusa il cartone di essere transfobico, razzista e abilista. A livello personale, mi sembra possibile rintracciare nella "Penna della Giustizia" un'allegoria degli assalti "subiti" da Rowling da parte di attivisti dei diritti delle persone transgender via Twitter (e non solo) in questi anni, attacchi certo frontali e, in alcuni casi, violenti, ma spesso comprensibili nell'ottica dell'estrema sproporzione di mezzi tra una scrittrice celebre e miliardaria e delle persone comuni che vedono derisa una causa che li riguarda direttamente.

I rappresentanti della scrittrice hanno avuto vita dura nel cercare di giustificare alcune sue prese di posizione
I rappresentanti della scrittrice hanno avuto vita dura nel cercare di giustificare alcune sue prese di posizione

È in quest'ottica che può essere letto il boicottaggio di Hogwarts Legacy, proposto da un gruppo di attivisti sulla base del rilievo che il videogioco avrà per il patrimonio di Rowling, la quale percepirà (o ha già percepito) cospicue royalties per le avventure virtuali dei maghetti dell'ottocentesca Hogwarts. Una parentesi: ho compiuto ricerche molto estese per cercare di comprendere quali siano stati, di preciso, gli accordi sul punto tra J.K. Rowling, detentrice dei diritti sull'universo di Harry Potter in quanto sua creatrice, e il colosso Warner Bros., publisher del titolo. Il risultato? Un grosso buco nell'acqua. I precisi accordi intercorsi tra Warner Bros. e Rowling non sono pubblici, ed effettivamente c'era da aspettarselo: l'unica cosa che il publisher ha voluto puntualizzare, già nel 2020, è che la scrittrice non è direttamente coinvolta nel progetto. Questo, però, non comporta che Rowling non guadagnerà in maniera sostanziale da Hogwarts Legacy, essendo detentrice della proprietà intellettuale su cui l'opera è basata: per darvi un'idea sulle cifre in ballo, Forbes ha stimato che J.K. Rowling ha guadagnato ben 95 milioni di dollari nel 2017 soltanto dalle sue royalties (ossia le entrate connesse allo sfruttamento delle sue proprietà intellettuali). È denaro che si traduce in influenza e sì, anche in potenziali attività di lobbying a livello legislativo. J.K. Rowling è un colosso, ed è inutile negare che Hogwarts Legacy sembra destinato a vendere milioni e milioni di copie tra i fan del maghetto, incrementando così l'influenza della scrittrice britannica e dando visibilità alle sue idee.

Per questo trovo che manchino clamorosamente il punto le obiezioni che considerano "inutile" o persino "ridicolo" il boicottaggio proposto dagli attivisti su Hogwarts Legacy. Esistono forme di resistenza non violenta e di contrasto a idee deprecabili, sbagliate o persino pericolose: nel calderone delle dichiarazioni di Rowling si trovano esponenti di tutte e tre queste categorie. Inoltre, Rowling ha dimostrato di voler dire la sua, e in maniera molto aggressiva, anche in ambito legislativo, definendo il Primo Ministro scozzese una "distruttrice dei diritti umani" (mostrando, diciamocela tutta, anche un considerevole sprezzo delle istituzioni). È inutile nasconderci dietro un dito e affermare che tutti abbiamo il diritto di esprimere la nostra opinione, perché questo è vero - ma non possiamo e non dobbiamo tacere davanti alla disinformazione e a un utilizzo dei social media particolarmente aggressivo nei confronti di categorie già di per sé svantaggiate dal punto di vista medico, sociale e giuridico, il tutto da parte di una persona che può facilmente essere inserita tra le più note e influenti al mondo.

Gli sviluppatori di Hogwarts Legacy hanno inserito un'opzione nell'editor che consentirà di interpretare un personaggio transgender
Gli sviluppatori di Hogwarts Legacy hanno inserito un'opzione nell'editor che consentirà di interpretare un personaggio transgender

Per fare un paragone che mi sta personalmente a cuore, è un caso ben diverso rispetto a quello vissuto da un'opera come Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, per decenni segnato da interpretazioni, in particolare da parte dell'estrema destra nostrana, che tentavano di ricondurre l'opera del Professore in una presunta matrice "tradizionale" afferente all'ideologo fascista Julius Evola e ad altri autori, ricorrendo a espedienti argomentativi spesso fantasiosi, smentiti dagli studiosi e dagli accademici che si sono occupati dell'opera. In questo caso, è l'autrice stessa ad aver "marchiato" le avventure del maghetto con lo stigma di posizioni rigide, mai da lei messe in discussione, nonostante gli appelli accorati di attivisti ed esperti. Insomma, se Il Signore degli Anelli potrà vivere vita serena e continuare ad appassionare milioni di lettori e cultori dell'opera cinematografica omonima - nell'epistolario del Professore non si rinvengono affermazioni preoccupanti quanto quelle di Rowling - lo stesso non si può dire del Wizarding World, legato a doppio filo a una madre considerata sempre più ingombrante anche da chi sfrutta i diritti delle opere relative a Harry Potter. Lo dimostra la presa di distanze da parte di Warner Bros.; lo dimostra l'imbarazzo degli sviluppatori di Avalanche per le dichiarazioni della scrittrice (ne ha parlato Jason Schreier su Bloomberg nel giugno 2020); infine, lo dimostra la presa di posizione da parte dei fan che hanno scelto di non acquistare Hogwarts Legacy per mandare un messaggio alla scrittrice.

In quanto fan di lunga data dell'universo di Harry Potter ed estimatrice di tante sue qualità e di molti messaggi positivi lanciati dall'opera di Rowling, sono convinta che il Wizarding World sia qui per restare. Tuttavia, sono indirizzata verso un approccio anche fortemente critico degli aspetti dell'opera che trovo problematici, oltre che delle affermazioni della scrittrice britannica su un tema che - come notato dall'attore Daniel Radcliffe - lei ha dimostrato di non conoscere approfonditamente. I diritti umani non sono uno scherzo: anche boicottare un videogioco può essere uno strumento per far sentire la propria voce e segnalare una presa di posizione. Le diverse azioni intraprese a "tutela" del franchise rispetto alla sua creatrice dimostrano che le azioni degli attivisti possono avere un impatto concreto. Una nota finale, a dispetto di chi crede che le storie nascano scolpite nella pietra: le grandi narrazioni sono tali anche perché riescono a rigenerarsi più e più volte in diverse forme e manifestazioni, anche crossmediali. L'universo di Harry Potter può dimostrarsi inclusivo e attento alla rinnovata sensibilità sociale (e giuridica, e medica) su determinate tematiche, allontanandosi da stereotipi dannosi e accogliendo al suo interno tutte le possibili manifestazioni dell'essere umano. Sta già accadendo: sappiamo che l'editor di creazione del personaggio giocante di Hogwarts Legacy permetterà di scegliere di essere designati come "mago" o "strega" (con conseguente assegnazione del relativo dormitorio) indipendentemente dal tono di voce e dall'aspetto fisico selezionati. È un'ottima notizia, anche guardando al mondo videoludico nel suo complesso: sono sempre di più i videogiochi che contengono opzioni simili all'interno dell'editor. Che una frangia molto rumorosa dei giocatori affermi che queste opzioni sono "divisive" dimostra solamente che c'è ancora tanta, tanta strada da fare: queste possibilità non tolgono nulla a nessuno, riconoscendo semplicemente - come fa l'Istituto Superiore di Sanità, come pure molte altre organizzazioni sanitarie di rilievo nazionale e internazionale - che "tutte le identità di genere sono naturali (normali)". La speranza è che la sensibilità pubblica su questi temi continui ad aumentare: le storie cambieranno di conseguenza.