Prima premessa: non prendete troppo seriamente questa classifica. Seconda premessa: The Legend of Zelda è una serie con un prestigio critico quasi unico. Pochissime saghe possono vantare una simile qualità nel tempo - da quando esiste Metacritic, quello valutato meno, tra gli episodi principali, ha comunque una media di 93. A proposito di episodi principali, ho inserito soltanto loro in questa graduatoria dei migliori Zelda: non è una definizione cristallizzata nell'etere, quindi specifico che, con questa dicitura, mi riferisco ai capitoli per home console che non siano palesi spin-off (come Hyrule Warriors, ad esempio), con una prevedibile eccezione di rilievo.
Un'ulteriore precisazione prima di iniziare con la graduatoria: proprio perché si tratta di una serie dalla qualità mediamente elevata, non potevo limitarmi a considerare il valore del singolo episodio in sé e per sé, o semplicemente a contestualizzare un capitolo relativamente all'epoca della pubblicazione. Ci sono altre due caratteristiche importanti: l'innovazione e l'influenza avuta all'interno della stessa saga, e soprattutto la caratura e l'influsso sull'industria nel suo complesso.
Si tratta comunque di una classifica estremamente complessa, nella quale è impossibile tenere del tutto fuori i gusti personali e le cui posizioni potrebbero essere invertite facilmente in base a esperienze o a sensibilità diverse. In altre parole sentitevi liberi di rispondere con la vostra nei commenti.
11. The Legend of Zelda: Skyward Sword
In pochi si sorprenderanno di vedere Skyward Sword in "ultima" posizione. È stato il primo gioco tridimensionale diretto da Hidemaro Fujibayashi, che poi avrebbe ottenuto imperitura gloria con Breath of the Wild e Tears of the Kingdom, ed è stato anche l'ultimo The Legend of Zelda - finora - grandemente incentrato sulla risoluzione dei puzzle. Ha introdotto la (riuscita) corsa di Link, ha tentato una svolta abbracciando i motion control, della quale è rimasto soltanto l'uso del giroscopio, durante l'utilizzo dell'arco e della prima persona, in Breath of the Wild. È l'episodio maggiormente votato alla linearità, quello con meno esplorazione, con alcune sezioni quasi da metroidvania. Forse si tratta anche del capitolo maggiormente focalizzato sulla trama, che comunque non è indimenticabile. Skyward Sword propone delle vette di design superlative (come il deserto) e un'interazione notevole con l'ambiente circostante: molti dei suoi limiti sono dovuti all'hardware su cui è uscito (Wii, nel 2011, era praticamente un non-morto). Un grande gioco, ma uno Zelda soltanto discreto.
10. Zelda II: The Adventure of Link
Anche questo è un episodio molto strano, a partire dai due direttori di progetto, che non avrebbero più ricoperto lo stesso incarico (con The Legend of Zelda, quantomeno): Sugiyama e Yamamura. Zelda II uscì soltanto a un anno di distanza dal capostipite della saga, e provò a innovare in modo drastico, inserendo delle sezioni a scorrimento laterale (templi, "villaggi", combattimenti) con alcune contaminazioni da gioco di ruolo, come le caratteristiche da evolvere nel tempo e alcune magie. Meno fortunato del predecessore, molte delle sue innovazioni sono rimaste confinate al suo interno: è comunque passato alla storia per la sua difficoltà e, nonostante la fama da pecora nera che si è fatto nel tempo, all'epoca venne ben ricevuto dal pubblico, rivelandosi - come "magnitudo" - un degno successore.
9. The Legend of Zelda: Twilight Princess
Al momento della pubblicazione, Twilight Princess mostrò due verità scomode: rese palese a tutti che la formula classica della saga stava diventando antiquata, e che The Legend of Zelda soffriva più di ogni altra serie Nintendo gli hardware stantii. È stato il primo capitolo a uscire in contemporanea su due piattaforme (Gamecube e Wii), e l'ultimo diretto in prima persona da Eiji Aonuma. In sé e per sé si tratta di una grande produzione con dei dungeon finemente disegnati, un'avventura lunga e magniloquente, con uno dei personaggi più memorabili della saga (Midna). A livello di stile grafico Nintendo tentò un approccio più serioso e dark, ambito in cui ci sono software house ben più esperte e competenti. Soprattutto, nella sua ossessione di superare Ocarina of Time in termini di dungeon (per numero e qualità), Twilight Princess perse di vista degli elementi altrettanto importanti, come l'esplorazione e il level design della mappa di gioco, che presentava dei fastidiosi muri invisibili che, in The Legend of Zelda, speriamo di non vedere mai più. Forse ne abbiamo parlato troppo male: è comunque un gioco dalla media Metacritic 95, che sicuramente verrà riproposto in futuro.
8. The Legend of Zelda: Majora’s Mask
Questo è il titolo maggiormente difficile da collocare in questa classifica, perché fin troppo unico e atipico. È stato sviluppato in poco più di un anno da Aonuma e Koizumi (sotto la supervisione di Miyamoto), e ha proposto una meccanica da "eterno ritorno", con tre giorni ricorsivi prima dell'apocalisse, che lo rende un dodo all'interno delle opere Nintendo, e tra le produzioni ad alto budget in generale. Majora's Mask ha un livello di scrittura superiore a qualsiasi episodio della serie, un'atmosfera "sinistra", delle meccaniche ludiche strane basate sulle trasformazioni (trasformazioni che avvenivano indossando delle inquietanti maschere), e un focus del tutto inedito sulle missioni secondarie. Il suo impatto sulla serie e sull'industria è stato basso, ma si tratta di una creazione eccelsa e, se in futuro i videogiochi saranno considerati una forma d'arte e analizzati come tale, non sarebbe assurdo se Majora's Mask venisse ritenuto l'apice della saga.
7. The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom
Vi chiederete perché il primo 10 del nostro sito, nella recensione di Tears of the Kingdom, sia così in basso: il punto è che quasi ogni gioco di questa classifica potrebbe ottenere un potenziale 10, o essere un potenziale - ai tempi dell'uscita - gioco dell'anno. Tears of the Kingdom offre una mappa immensa, divisa in tre strati intercomunicanti (senza caricamenti...): il Sottosuolo, Hyrule e le Isole Celesti. Abbiamo parlato approfonditamente della relazione tra questi strati, qui ci limitiamo a ripetere che il livello principale rimane comunque quello centrale, con Sottosuolo e Isole Celesti asservite ad arricchirne l'esperienza. La qualità e la quantità di contenuti di Tears of the Kingdom sono impressionanti, forse perfino esagerati, e il fatto che si possa considerare uno dei principali candidati a gioco dell'anno su un hardware ormai vetusto è letteralmente sconcertante: lo è per noi giocatori e pure per le software house "rivali". Paga il riutilizzo dell'engine del predecessore, dello stesso stile grafico, ma soprattutto il "riciclo" dello stesso format, con libertà assoluta nell'affrontare gli eventi di gioco, un intreccio principalmente legato alla scoperta del passato, e le stesse quattro zone principali da visitare. Se l'aspetto creativo e ingegneristico concesso al giocatore dovesse rivelarsi fondamentale per la saga o per l'industria, nel corso del tempo scalerà questa classifica, ma come scenario non mi sembra così probabile.
6. The Legend of Zelda: Link’s Awakening
Eccola, l'eccezione di cui parlavo in apertura: uscito originariamente su Game Boy, recentemente protagonista di un remake su Nintendo Switch, il secondo The Legend of Zelda diretto da Takashi Tezuka è troppo bello e importante, pur essendo nato su console portatile, per essere tenuto fuori da questa classifica. È un episodio equilibrato, non sottovaluta nessuna delle anime della serie, e il fatto che il suo level design abbia retto alla prova del tempo, intatto e immutato, in un passaggio così abnorme come quello da Game Boy a Switch, dovrebbe essere indicativo della qualità del gioco. Che è stato anche il primo The Legend of Zelda onirico, in questo progenitore di Majora's Mask, e soprattutto il primo a dare importanza e spessore ai personaggi non giocanti, agli abitanti di Koholint: una caratteristica che, più o meno permeante, non avrebbe più abbandonato la saga.
5. The Legend of Zelda: The Wind Waker
Sono sicuro che molti di voi porrebbero questo capitolo più in basso nella classifica. E non senza ragioni: The Wind Waker è un'avventura facile, la cui fase finale è stata sviluppata in fretta, rivelandosi piuttosto povera di contenuti. I suoi meriti tuttavia sono tantissimi, e da soli giustificano la sua presenza in questa posizione. Prima di tutto, The Wind Waker ha migliorato grandemente l'interazione degli Zelda poligonali: all'epoca vedere i personaggi che seguivano gli altri con gli occhi (elemento assente in un gioco eccezionale e incentrato sulla narrazione come The Last of Us, uscito anni e anni dopo), oppure le gambe di Link che assecondavano la pendenza del terreno, era qualcosa di stupefacente. Secondo: The Wind Waker ha introdotto la camera libera, che adesso può sembrare un elemento scontato, ma che nel 2002 non lo era affatto. Terzo: The Wind Waker aveva una mappa avanguardistica e coraggiosa, con le isole a puntellare un oceano liberamente esplorabile e dalla fisica sorprendente, ed è stato l'ultimo Zelda ad affrontare l'open world prima del 2017. Quarto: attraverso la foglia ha introdotto la possibilità di planare, che sarebbe deflagrata proprio in Breath of the Wild. Quinto: il suo stile grafico, pur ardito e polarizzante, è tuttora eccezionale. Sesto: è il titolo maggiormente autoriale di Eiji Aonuma che, nel bene e nel male, dal 2000 è la figura chiave di questa serie.
4. The Legend of Zelda: A Link to the Past
È durissima lasciare A Link to the Past fuori dal podio, perché si tratta di uno dei quattro capitoli della serie che, al di là di ogni possibile preferenza personale, hanno scritto la storia dei videogiochi. L'episodio per SNES ha introdotto la formula che avrebbe segnato la saga per i successivi vent'anni, col suo mix armonioso tra esplorazione, azione e puzzle, col suo level design adamantino e cesellato. È stato anche il primo The Legend of Zelda a vantare un sistema di controllo eccezionale, una storia piuttosto elaborata e una struttura duale, col Dark World ad alternarsi con la normale Hyrule, dando origine a un concentrato di enigmi e azione senza precedenti. Forse si tratta del The Legend of Zelda più completo e bilanciato tra le sue parti, non fosse per la leggera carenza di approfondimento dei personaggi non giocanti che, come scritto in precedenza, sarebbe arrivata soltanto con Link's Awakening, suo successore. È stato il primo the Legend of Zelda diretto da Tezuka, uno dei maestri Nintendo.
3. The Legend of Zelda
A Link to the Past è un gioco superiore in tutto e per tutto al primo The Legend of Zelda, ma penso che quest'ultimo meriti di stare sopra per l'enorme importanza storica avuta, oltre al dirompente impatto sul pubblico. Dire che The Legend of Zelda abbia inventato il videogioco "da console" è forse esagerato, ma non del tutto sbagliato. È stato il trionfale anello di congiunzione tra il mondo arcade, mantenendo intatta la sua azione e la sua immediatezza, e il gaming da PC, più complesso e strutturato. Ha introdotto il sistema di salvataggio (su console, non nella serie), la capacità del personaggio di mantenere i potenziamenti, è stato open world quando "open world" non era nemmeno una definizione. Ha donato a ogni bambino con un NES un senso di libertà e una capacità di esplorazione letteralmente mai vista prima. Si tratta di una delle opere più importanti della storia del videogioco, e di quella che ha inaugurato una delle serie, se non "la" serie, più prestigiosa in assoluto, il terzo universo ideato da Miyamoto (direttore del gioco) dopo quello di Donkey Kong e Super Mario.
2. The Legend of Zelda: Breath of the Wild
Dopo Skyward Sword, The Legend of Zelda - in termini di prestigio - si trovava nel punto più basso mai toccato. Sembrava destinata a un futuro di secondo piano all'interno dell'industria, intrappolata in quella gabbia dorata che da sola si era costruita. Breath of the Wild, sfruttando finalmente le potenzialità di un hardware rinnovato (dopo dieci anni con la stessa tecnologia, di fatto), ergendo a modello proprio l'originale per NES, ha riportato la serie al vertice dell'industria, accettando e vincendo la sfida dell'open world, ambientazione dominante del settore, fino ad allora prevalentemente in mano alle società occidentali. Inutile rimarcare le qualità di Breath of the Wild, essendo così recente: ha portato il livello di coesione col mondo di gioco, di interazione (fisica, ambientale e chimica) e di esplorazione su un altro piano. Il level design di Hyrule, una terra da osservare e "sfidare", non una semplice scenografia per i segnaposto da raggiungere, ha segnato la recente storia del videogioco. Dalla maggior parte delle testate è stato premiato come miglior titolo dello scorso decennio: è un videogioco malinconico, bucolico e aggraziato, tre aggettivi che raramente si possono utilizzare assieme in questo amato, lucroso, pomposo mondo elettronico.
1. The Legend of Zelda: Ocarina of Time
L'unico gioco mai pubblicato con una media Metacritic di 99, il primo ad ottenere il punteggio massimo su EDGE e Famitsu, il titolo con cui The Legend of Zelda è divenuto leggenda a tutti gli effetti, l'ultimo diretto da Shigeru Miyamoto. Ha preso l'architettura di A Link to the Past e, senza niente da cui copiare, senza riferimenti a cui ispirarsi, l'ha dolcemente trapiantata in tre dimensioni. È arduo raccontare cosa significasse giocare Ocarina of Time nel 1998: un'avventura graficamente impressionante, immersiva, con un level design benedetto, uno sconvolgente e realistico scorrere del tempo, quindi indipendente da un'area, col sole che lasciava il posto alla luna e viceversa. I tramonti in sella ad Epona, l'intreccio, che tuttora rimane il migliore (probabilmente) della saga, il momento in cui Link diventa adulto, la catarsi di ritrovare l'amata Hyrule corrosa e macabra, il desiderio di salvarla. L'introduzione dello Z-Targeting, il lock-on basato sul Kabuki; Epona, la cavalcatura. Ocarina of Time ha conferito le coordinate a tutti gli action game tridimensionali.