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Code Vein, provato il network test su PS4

Code Vein è disponibile in questi giorni con un network test a numero chiuso che abbiamo provato per alcune ore su PlayStation 4.

PROVATO di Tommaso Pugliese   —   04/06/2019

Code Vein, l'interessante soulslike prodotto da Bandai Namco, è stato protagonista negli scorsi giorni di un network test su PS4 che probabilmente anticipa l'annuncio della data di uscita del gioco, atteso per l'E3 2019. Abbiamo provato dunque quella che a tutti gli effetti è stata una breve closed beta del titolo sviluppato da Shift, approfondendo alcuni aspetti dell'ambiziosa produzione e confermandone le grandi potenzialità, al netto di qualche perplessità per quanto concerne il comparto narrativo e le dinamiche che regolano il grado di sfida dell'esperienza. Come probabilmente già saprete, il gioco è ambientato in uno scenario post-apocalittico, un mondo devastato da una misteriosa calamità che ha trasformato anche le più grandi città in cumuli di macerie. Alcuni esseri umani sono sopravvissuti, ma a caro prezzo: trasformati in creature simili ai vampiri, i Redivivi, vengono ridotti in schiavitù e utilizzati per cercare risorse preziose in un sottosuolo popolato da mostri infernali. Una sfida ad altissimo rischio: se le loro maschere vengono danneggiate, inaleranno i fumi della corruzione e finiranno per diventare anch'essi dei Perduti.

Editor e fase introduttiva

Il network test di Code Vein copre le fasi iniziali della campagna, chiedendoci di completare un tutorial per poi dar vita al nostro personaggio utilizzando un editor. Si tratta di un espediente che crea tutta una serie di inconvenienti dal punto di vista narrativo, in primis il grosso limite di avere un protagonista muto (scelta completamente priva di senso: basterebbe registrare i dialoghi con due soli attori, un maschio e una femmina, per risolvere il problema), ma bisogna riconoscere che in questo caso gli strumenti messi a disposizione appaiono straordinariamente variegati. È infatti possibile selezionare uno dei design predeterminati e modificarlo fin nei minimi dettagli oppure partire da zero scegliendo volto, corporatura, capelli, occhi, sopracciglia, abiti e tantissimi altri elementi del nostro Redivivo, con tanto di opzioni supplementari per quanto concerne le sfumature di colore e i più piccoli particolari.

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Non mancano neppure svariati accessori, anche se la loro resa è francamente bruttina: se un cappello applicato alla testa del personaggio deve sembrare uno sticker, tanto vale limitare la scelta a pochi oggetti ben implementati. Completato il lavoro sull'aspetto e scelto un nome per il nostro avatar, ci si ritrova fra le braccia di una ragazza procace e discinta, segno che il fanservice scorre potente in Code Vein: anche lei si è risvegliata priva della memoria, in un mondo inquietante e minaccioso, ma sembra comunque sapere qualcosa più di noi. Chi è davvero e quale ruolo svolgerà nella storia, tuttavia, lo scopriremo solo nel gioco completo. I due personaggi non hanno neppure il tempo di familiarizzare che subito vengono catturati da un manipolo di Redivivi militarizzati e costretti a partecipare a spedizioni nel sottosuolo, alla ricerca di risorse preziose. C'è un solo problema: là sotto è pieno di Perduti, mostri demoniaci spietati e letali, dunque non sarà semplice tornare in superficie sani e salvi.

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Sistema di combattimento

Che l'approccio di Code Vein al genere action RPG sia del tutto simile a quello dei vari soulslike risulta ben chiaro fin dal primo danno subito: i colpi dei nemici sono letali e talvolta basta subirne un paio per incorrere nel game over, il che porta immediatamente a prestare attenzione ai loro pattern di movimento così da capire qual è il momento giusto per affondare. In maniera tutt'altro che spregiudicata, vista la barra della stamina che si svuota rapidamente, potremo utilizzare l'arma equipaggiata con fendenti veloci o potenti, effettuare una schivata oppure parare i colpi del nemico. Il repertorio funziona però nell'ottica di una serie di classi, i codici sanguigni, che prediligono il combattimento corpo a corpo oppure quello dalla distanza, l'equilibrio o la velocità, la magia o i fucili.

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I codici si sbloccano procedendo nella storia ed è possibile attivarli in qualsiasi momento, sebbene tale funzione non metta in pausa il gioco e possa dunque esporci a qualche rischio. Il potenziale di una scelta del genere è evidente: si possono sviluppare tutti gli stili contemporaneamente, spendendo la Foschia raccolta con ogni uccisione per aumentare il livello generale del personaggio ed equipaggiando eventualmente gli strumenti e le tecniche adatte a ogni specifica classe. Ad esempio è possibile che il Ranger non possa utilizzare grosse asce e martelli da guerra, oppure che il Berserker non abbia modo di utilizzare colpi dalla distanza, e così via. La cosa interessante è che si può sperimentare liberamente e decidere quale layout si adatta meglio al nostro modo di giocare, magari alternandone un paio per poter affrontare al meglio diverse situazioni.

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Struttura

Come nei soulslike tradizionali, gli scenari di Code Vein presentano dei punti di ristoro presso cui accamparsi per riposare, ripristinando così l'energia vitale e gli eventuali oggetti di supporto (generalmente una pozione per la salute e una per gli Icore, che regolano il funzionamento delle mosse speciali), nonché utilizzare la Foschia accumulata per salire di livello. Questa funzione tuttavia fa sì che tutti i nemici già abbattuti tornino al loro posto, creando un meccanismo abbastanza chiaro anche nell'ottica del grinding: volendo è possibile ripetere una sezione all'infinito, salvare ed effettuare l'upgrade per diventare sostanzialmente più forti ed efficaci in battaglia; ma si tratta in fin dei conti di un espediente a cui fare ricorso successivamente, in quello che si pone un po' come l'endgame del network test.

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Completata la prima missione narrativa, infatti, il protagonista di Code Vein deve affrontare un primo boss per poi fare la conoscenza di un Redivivo che vuole aiutarlo, Louis, e che lo accoglie nella sua base insieme alla ragazza misteriosa. La nuova location funge da hub per gli incarichi successivi, assenti nella closed beta con l'unica eccezione delle Profondità, uno scenario ad alto grado di sfida che potremo affrontare solo salendo un bel po' di livello e in cui poter raccogliere una grande abbondanza di loot. L'elemento della raccolta spinge forte il sistema di progressione, che utilizza la compravendita di armi, oggetti e veli di sangue (abiti che possiedono specifiche abilità e modificano le nostre statistiche) per fornire un ricco contorno a cui fare riferimento per rimanere motivati fra una spedizione e l'altra. Ad ogni modo, la gestione globale della difficoltà rimane un po' un'incognita: troppi "falò" potrebbero renderci la vita eccessivamente facile, dunque la cosa andrà studiata bene prima del lancio per evitare strafalcioni.

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Realizzazione tecnica

Shift è un team di sviluppo che conosciamo abbastanza bene, essendo lo studio che ha realizzato i primi due episodi di God Eater per poi lasciare il testimone a Marvelous. Visivamente le similitudini con l'action survival a base di Aragami non mancano, ma è chiaro che questo nuovo titolo è stato disegnato con in mente le piattaforme di attuale generazione e dunque non si porta dietro i limiti di una genesi cross-gen, concepita originariamente addirittura su PSP. Rispetto al pur recente God Eater 3, la grafica di Code Vein appare molto più sofisticata, in particolare per quanto concerne l'uso dell'effettistica, che valorizza molto bene personaggi e ambientazioni. Queste ultime non rappresentano ovviamente il punto di forza della produzione, anzi tendono a ripetere gli asset con una certa frequenza e svolgono un ruolo puramente funzionale all'azione, ma non manca qualche scorcio suggestivo e ancora non sappiamo cosa vedremo nella versione completa del gioco.

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Il design dei protagonisti è riuscito, pur scadendo spesso e volentieri negli stereotipi che i fan delle produzioni nipponiche ben conoscono, e anche il bestiario dei Perduti appare ben fatto, con diverse tipologie di nemici distinguibili non solo dall'aspetto ma anche dalla stazza, dalle animazioni e dai pattern di attacco e movimento. Il frame rate su PS4 Pro ci è sembrato molto variabile, passando da sequenze davvero fluide ad altre in cui era chiaro come il motore grafico facesse fatica. La resa degli impatti per il momento è un po' troppo inconsistente e speriamo venga valorizzata, così come sarebbe bello vedere eliminate tutte le compenetrazioni poligonali che spesso si manifestano per via dell'editor e dei tanti accessori estetici che è possibile equipaggiare.

Code Vein si presenta in gran forma nel network test, confermando le potenzialità di una produzione senz'altro curata e interessante, che strizza l'occhio alle più celebri storie gotiche pur restando legata narrativamente a un approccio semplicistico, strapieno di stereotipi duri a morire nell'immaginario nipponico. Il sistema di progressione appare ricco e sfaccettato complici le classi dinamiche, che consentono di sperimentare vari approcci e tecniche prima di scegliere cosa si adatta meglio al proprio stile. Tecnicamente ben fatto ma con qualche incertezza di troppo nel frame rate e qualche perplessità per quanto concerne la varietà degli scenari, il nuovo soulslike prodotto da Bandai Namco deve fare molta attenzione a come gestire il grado di sfida: un'eccessiva inconsistenza in tale frangente farebbe crollare l'esperienza come un castello di carte.

CERTEZZE

  • Gameplay dal grande potenziale
  • Editor davvero completo
  • Lore molto interessante

DUBBI

  • La difficoltà va regolata meglio
  • Gli scenari saranno abbastanza vari?
  • Qualche calo di frame rate