Halo è più di un semplice videogioco: come si conviene a una vera e propria icona della cultura popolare, è un mito e un simbolo. Rappresenta, fondamentalmente, l'intera esperienza videoludica di Microsoft da quasi vent'anni a questa parte, condensata nella parola Xbox e da sempre associata a Master Chief e al suo immaginario fantascientifico. Nel caso di Halo Infinite, il valore simbolico della serie assume anche un ulteriore significato, rappresentando un'evoluzione sostanziale verso il futuro del gioco e dell'intera divisione Xbox. Dal passaggio di consegne tra Bungie e 343 Industries, quest'ultima ha praticamente continuato a viaggiare sul binario imposto dal team precedente, effettuando delle modifiche incrementali in termini di quantità di contenuti e proseguendo nella storia che era stata più o meno stabilita. Pur avviando un arco narrativo nuovo con la Reclaimer Saga, Halo 4 e 5 hanno comunque mantenuto dei contatti stretti con la trilogia originale, legami che invece sembrano attenuati in Halo Infinite.
Il nuovo capitolo ha la funzione di concludere la trilogia Reclaimer e fare da ponte per il futuro, non solo dal punto di vista della linea narrativa ma anche sul fronte del gameplay e della base tecnologica utilizzata. Tutti questi motivi rendono Halo Infinite un evento di particolare rilevanza, anche al di là del suo essere un nuovo capitolo di una delle serie videoludiche più importanti sulla piazza, dunque la sua presentazione all'E3 2019 sarà qualcosa da seguire con interesse. Dopo il primo teaser mostrato allo scorso E3, che non ha svelato praticamente nulla del gioco vero e proprio, quest'anno ci aspettiamo una visione un po' più approfondita di Halo Infinite, anche se la lavorazione si prospetta ancora piuttosto lunga e dunque il gioco sarà in una forma lontana da quella definitiva. Molte voci di corridoio convergono sul fatto che sarà proprio questo gioco ad aprire la conferenza Microsoft all'E3 2019 e, considerando l'importanza rivestita dal brand, c'è poco da dubitarne.
Slipspace e il futuro di Halo
Sono passati oltre tre anni e mezzo dall'uscita di Halo 5: Guardians, un periodo di tempo piuttosto lungo ma alquanto in linea con la cadenza vista finora per i capitoli principali della serie. Considerando che Halo Infinite è previsto probabilmente per il 2020 inoltrato, saranno oltre quattro anni di distacco dal quinto capitolo e una lavorazione che probabilmente si sarà protratta per quasi cinque anni in totale. È vero, infatti, che 343 Industries ha effettuato un grandissimo lavoro di supporto per Halo 5: Guardians, mantenendo sempre alto l'impegno sul gioco dopo il lancio, tra correzioni e ampliamenti vari che di fatto hanno reso il multiplayer una piattaforma di gioco poderosa, tuttavia una parte del team ha lavorato alacremente alla costruzione di Halo Infinite fin dalle battute conclusive del capitolo precedente. Questo perché la posta in gioco era particolarmente alta: non si trattava soltanto di creare un nuovo capitolo, ma di costruire le fondamenta del futuro di Halo.
Queste sono incarnate nello Slipspace Engine, il motore sotto il cofano di Halo Infinite e la base tecnologica su cui verranno costruiti anche i prossimi capitoli. Non per nulla, 343 Industries lo considera l'investimento più grande fatto finora, cosa che ha portato necessariamente anche ad un allungamento nei tempi di sviluppo sul nuovo capitolo. Il vecchio engine aveva raggiunto un notevole livello di ottimizzazione in Halo 5: Guardians, ma senza raggiungere i risultati che gli sviluppatori volevano per i nuovi capitoli della serie, dunque la necessità di rivoluzionare la base tecnologica era stata messa in chiaro fin dalle ultime fasi di sviluppo di Guardians, in accordo con il capo Bonnie Ross. Considerando che l'engine precedente cominciava ad avere diciotto o diciannove anni, è facile vedere come la costruzione di un motore completamente nuovo sia stato un rischio e un enorme investimento, che ha costretto gli sviluppatori a ripartire da zero ma con un potenziale ora molto maggiore e la possibilità di raggiungere risultati impossibili con l'engine precedente.
Il nuovo Halo
È difficile intuire qualcosa dal teaser di Halo Infinite, mostrato all'E3 2018 e rimasto finora essenzialmente l'unico video rilasciato da 343 Industries al riguardo. C'è anche da dire che, per tradizione, i teaser della serie Halo hanno spesso più un valore simbolico che la funzione di mostrare esplicitamente i contenuti del gioco, come abbiamo visto anche con il primo video di Halo 5: Guardians. In questo caso il tutto è ancora più vago perché il breve filmato pubblicato un anno fa aveva il duplice intento di mostrare i possibili risultati ottenibili con l'utilizzo dello Slipspace Engine e il fatto di fornire una prima idea delle atmosfere e di alcune caratteristiche nuove di Halo Infinite. Il video mostrava un mondo ad anello simile a quello del classico Halo, con un'ambientazione naturale selvaggia e ampia, particolarmente viva e ricca di vegetazione e animali.
Tuttavia, 343 Industries ha messo bene in chiaro che non si tratta di un prequel e che il gioco può essere considerato a tutti gli effetti un Halo 6, in quanto destinato a portare avanti la storia in maniera cronologica dopo gli eventi del quinto capitolo. Inoltre, sarà interamente incentrato su Master Chief, in questo senso rispondendo anche alle polemiche dei molti che non avevano approvato più di tanto la narrazione alternata tra il protagonista storico e Spartan Locke in Halo 5, tornando dunque a una linea narrativa più compatta e probabilmente più epica, basata sui valori e gli elementi classici di Halo. Tuttavia, gli sviluppatori vogliono considerarlo anche una sorta di reboot della serie e qui cominciano i misteri sulla sua possibile impostazione: se la storia è comunque destinata ad andare avanti e gli elementi di gioco ad evolversi sulla base storica della serie, senza particolari strappi nel senso del gameplay, in che senso un sesto capitolo può rappresentare un riavvio?
Reboot spirituale
Si tratta allora, probabilmente, dell'intenzione di rilanciare la serie con un nuovo vigore, dato appunto dall'utilizzo della tecnologia di nuova generazione e da un'organizzazione del lavoro in grado di sfruttare i feedback ottenuti finora e i risultati (e gli insuccessi) incassati con i capitoli precedenti, più che un riavvio effettivo della serie. In questo senso Bonnie Ross ha parlato di "reboot spirituale", perché Halo Infinite è strutturato sulla base di quanto appreso da 343 Industries con The Master Chief Collection e Halo 5, sui loro elementi critici e sui traguardi raggiunti. I grandi momenti di apprendimento emersi con i capitoli precedenti sono stati alla base dal processo formativo del nuovo gioco, come spiegato dal capo del team, ovvero i problemi emersi con la Master Chief Collection, il multiplayer di Halo 4, i pacchetti REQ e il supporto intensivo al multiplayer di Halo 5: Guardians, tra gli altri.
Emblematico di questo rilancio "spirituale" è anche il fatto che Master Chief sia mostrato con la sua armatura classica nel teaser di Halo Infinite, mai vista prima così dettagliata e realistica, come a voler recuperare lo spirito originale e calarlo all'interno della nuova tecnologia alla base del gioco. Quello che abbiamo al momento sono dunque soprattutto ottime intenzioni e speranze, ma anche una certezza importante, ovvero la connessione diretta tra 343 Industries e la community, con un approccio estremamente aperto ai feedback e la volontà di supportare il gioco nel migliore dei modi. Per quanto visto e sentito finora, possiamo aspettarci un ritorno ai momenti di maggiore intensità della serie con Halo Infinite, con una modalità single player destinata a tornare all'epica delle origini e un multiplayer di ampia portata e in continua evoluzione, visto quanto fatto in precedenza, oltre a un'evoluzione sostanziale sul fronte tecnologico. Se la sua data di uscita nel 2020 dovesse coincidere con l'arrivo della nuova generazione, come molte voci riferiscono, non potremmo davvero pensare a un gioco di lancio migliore per Xbox Scarlett.