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Final Fantasy I-VI Pixel Remaster, la compilation di Square Enix conquista anche su Switch e PS4

Final Fantasy I-VI Pixel Remaster è arrivata anche su PlayStation 4 e Nintendo Switch: un'ottima occasione per riscoprire Final Fantasy mentre aspettiamo il XVI.

SPECIALE di Christian Colli   —   11/05/2023
Final Fantasy I-VI Pixel Remaster, la compilation di Square Enix conquista anche su Switch e PS4
Final Fantasy I-VI Pixel Remaster
Final Fantasy I-VI Pixel Remaster
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Pubblicate tra il 2021 e il 2022 per PC, le Pixel Remaster dei primi sei Final Fantasy sono state una delle migliori riproposte di Square Enix, che non si è limitata a fare il compitino come con le conversioni del passato, né ha stravolto l'estetica dei suoi giochi come successo con alcune edizioni mobile, ma ha ritoccato con cura e delicatezza i suoi titoli fondamentali, modernizzandoli e preservandone al tempo stesso la natura vintage.

A distanza di oltre un anno, Final Fantasy I-VI Pixel Remaster arriva anche su PlayStation 4 e Nintendo Switch: in precedenza ci eravamo limitati a esaminare quello che ancora oggi è considerato un indiscusso capolavoro, Final Fantasy VI, ma questa volta abbiamo deciso di passare velocemente in rassegna tutti i titoli della collezione, che sono venduti in bundle a 74,99 euro oppure singolarmente a un prezzo che oscilla tra 11,99 euro (Final Fantasy e Final Fantasy II) e 17,99 euro (tutti gli altri).

Che significa Pixel Remaster?

La scena dell'opera di Final Fantasy VI in HD-2D
La scena dell'opera di Final Fantasy VI in HD-2D

Cosa c'è da sapere sull'operazione Final Fantasy Pixel Remaster? Prima di tutto che non è un vero e proprio remake in stile Live A Live, per intenderci: Square Enix, cioè, non ha ridisegnato completamente i sei giochi in HD-2D, anche se alcune sequenze iconiche - come la scena dell'opera teatrale in Final Fantasy VI - ne fanno un discreto utilizzo. Col contributo della storica illustratrice Kazuko Shibuya, che ha lavorato alla serie sin dal primissimo capitolo, la compagnia nipponica ha messo mano agli sprite e alla pixel art in generale, che appare ora molto più nitida e colorata soprattutto sullo schermo portatile di Switch OLED, forse la piattaforma più adeguata a questo tipo di produzione, specialmente cambiando il font dei testi in una versione più fedele all'originale grazie all'apposita opzione.

Square Enix ha inoltre rimasterizzato interamente ogni colonna sonora, ma è possibile scegliere tra le tracce originali e quelle nuove, nonché ascoltare ogni brano in un'apposita schermata jukebox: una soluzione che consente ai più nostalgici di ascoltare le musiche così come sono state composte all'epoca, o di apprezzarne la stupenda rivisitazione orchestrale supervisionata da Nobuo Uematsu in persona.

Sul fronte del gameplay, le Pixel Remaster offrono il tipo di approccio cui Square Enix ci ha abituato negli anni con le sue conversioni rimasterizzate. Oltre alle consuete impostazioni che permettono di regolare la distribuzione dei gil o dei punti esperienza - e quindi di rendere i giochi più facili o anche più difficili - è possibile disattivare i combattimenti casuali e impostare la velocità di animazioni e movimenti. Non è invece possibile ripristinare l'aspetto originale dei titoli nella compilation, ma solo applicare un filtro per rievocare le linee di scansione nei vecchi tubi catodici, né scegliere il formato dello schermo.

Sul fronte dei contenuti aggiuntivi, infine, oltre al summenzionato Riproduttore Musicale, per ogni gioco è possibile ammirarne le illustrazioni promozionali in alta definizione nelle apposite Gallerie. I sei giochi sono stati localizzati in italiano: se amate Final Fantasy, insomma, la Pixel Remaster è il modo migliore per scoprire - o riscoprire - come tutto è cominciato prima che Final Fantasy XVI arrivi a fine giugno.

Final Fantasy

Un combattimento di Final Fantasy Pixel Remaster
Un combattimento di Final Fantasy Pixel Remaster

Datato 1987, Final Fantasy è il capostipite di una serie che non sarebbe dovuta neppure cominciare: Hironobu Sakaguchi l'aveva chiamato così perché stava valutando di abbandonare completamente lo sviluppo dei videogiochi, ma poi sappiamo com'è andata a finire. La narrativa in questa prima uscita è essenziale sia nei dialoghi che nella caratterizzazione dei protagonisti, Guerrieri della Luce che devono salvare il mondo cercando i Cristalli che lo sorreggono. Per assurdo, il recente "remake" Stranger of Paradise ha una storia molto più interessante.

Non c'è paragone tra la Pixel Remaster e l'edizione originale per NES, che vantava una grafica 8-bit oggi approssimativa. Le migliorie al gameplay, che includono il salvataggio rapido, garantiscono un'esperienza più piacevole e moderna in un titolo vetusto sotto diversi aspetti. Una volta creati i quattro personaggi, scegliendone classi e nomi, ci si ritrova catapultati nel mondo di gioco senza indicazioni precise: bisogna esplorare e interagire coi PNG per orientarsi e capire cosa fare. È un senso di libertà che intriga, ma che si scontra con una progressione calcolata non proprio benissimo anche in termini di bilanciamento delle boss fight, e che può diventare abbastanza frustrante se non si segue una guida o si perdono per strada gli indizi fondamentali.

Final Fantasy II

Square Enix ha ridisegnato le magie in alta risoluzione
Square Enix ha ridisegnato le magie in alta risoluzione

Quelli che si lamentano ogni volta che Square Enix sperimenta soluzioni diverse avrebbero dovuto esserci, nell'88, quando Sakaguchi e Miyamoto, forti del successo del primo Final Fantasy, cambiarono quasi completamente pelle al sequel. Ancora in cerca della quadra, e della formula perfetta per contrastare la concorrenza di Dragon Quest, optarono per un nuovo sistema di crescita che abbandonava i livelli tradizionali in favore delle competenze individuali dei personaggi nell'uso di armi e incantesimi: un meccanismo che consente una relativa libertà nelle strategie e nelle combinazioni, ma che alla lunga risulta poco intuitivo e molto sbilanciato. La Pixel Remaster di Final Fantasy II è rimasta fedele alle soluzioni di gameplay originali, compresi gli infelici dungeon: eccessivamente intricati e ridondanti, rallentati da una frequenza dei combattimenti casuali a dir poco irritante.

Nonostante l'approccio controverso al gameplay, Final Fantasy II tenta nuove strade sul fronte della narrativa: è il primo titolo della serie ad avere una banda di protagonisti e comprimari caratterizzati, a introdurre gli iconici Chocobo e la figura ricorrente di Cid, a stabilire un vero e proprio immaginario di riferimento. Pur non essendo particolarmente coinvolgente, la storia cattura l'attenzione con la sua semplicità: resta il Final Fantasy che ci è piaciuto meno della compilation, ma un passaggio obbligato per comprendere l'evoluzione del marchio.

Final Fantasy III

La mappa del mondo di Final Fantasy III Pixel Remaster
La mappa del mondo di Final Fantasy III Pixel Remaster

Il terzo capitolo è quello che ha spinto Square Enix a svilupparne un remake in 3D per Nintendo DS diversi anni or sono, eppure a una prima occhiata può apparire come il più blando della compilation: è una generica avventura fantasy che ruota intorno ai consueti Guerrieri della Luce, scelti dai Cristalli per salvare il mondo da un pericolo che si svela progressivamente, mentre i pittoreschi comprimari arricchiscono una narrativa altrimenti priva di acuti. Final Fantasy III voleva essere la risposta Square a Dragon Quest III di Enix, pertanto implementava per la prima volta il cambio di classe: il meccanismo è ancora rudimentale e costringe a noiose sessioni di "grind" prima di qualche boss più tosto del previsto, ma garantisce una maggiore nella microgestione del gruppo.

Final Fantasy III è forse il titolo più difficile della compilation. I dungeon tendono a essere davvero lunghi e tortuosi, e se non fosse per le migliorie introdotte dalla Pixel Remaster, a cominciare dal salvataggio automatico, finirebbero per piegare anche il giocatore più tenace. Pur non essendo un Final Fantasy memorabile come trama o gameplay, il terzo capitolo può vantare alcune tra le migliori musiche di tutta la serie, impreziosite specialmente dall'arrangiamento orchestrale di questa compilation che rende davvero giustizia alle composizioni di Nobuo Uematsu, ma la versione Nintendo DS tende a essere sensibilmente migliore in generale.

Final Fantasy IV

In Final Fantasy IV si incontrano alcuni tra i boss più iconici della serie
In Final Fantasy IV si incontrano alcuni tra i boss più iconici della serie

Giocando i Final Fantasy in ordine, si nota subito il cambio di rotta nel quarto episodio: mentre nei primi tre la storia serviva solo a contestualizzare il gameplay, in Final Fantasy IV assume una rilevanza preponderante. Ancora oggi, a distanza di trent'anni, l'odissea di Cecil Harvey, il Cavaliere Oscuro che mette in discussione sé stesso, tradisce il proprio sovrano e diventa Paladino, resta uno dei GDR nipponici più maturi e drammatici, con uno straordinario cast di comprimari che hanno fatto la storia non solo di Final Fantasy, ma di tutto il genere. E le migliorie apportate dalla Pixel Remaster agli sprite e alle musiche indimenticabili sono superbe, sebbene la versione 3D uscita alcuni anni fa per Nintendo DS rimanga molto più moderna nella presentazione e nella varietà dei contenuti extra.

Nonostante ciò, questa edizione resta fedele all'originale nel bene e nel male. Final Fantasy IV è un GDR molto più lineare dei titoli precedenti: non è possibile cambiare le classi e i ruoli predefiniti dei protagonisti giocabili, né intervenire in alcun modo sulla narrativa, e sebbene i dungeon appaiano più brevi e dritti, la frequenza dei combattimenti casuali può essere indigesta. La nuova opzione che automatizza gli scontri, in questo senso, facilita la vita, ma ci troviamo di fronte a un sistema di combattimento semplicistico, che implementa per la prima volta il caratteristico meccanismo Active Time Battle che Square avrebbe poi riproposto in quasi tutti gli altri Final Fantasy.

Final Fantasy V

La Pixel Remaster è la versione migliore di Final Fantasy V
La Pixel Remaster è la versione migliore di Final Fantasy V

Il quinto Final Fantasy, il secondo a uscire su SNES nel 1992, è uno dei più importanti GDR nipponici di tutti i tempi, nonostante sia anche una delle storie più dimenticabili: stritolato tra due appassionati epopee, l'avventura di Bartz e soci manca totalmente di pathos e a tratti sembra quasi una commedia. Una scelta precisa, che serve a contestualizzare un gameplay tutto incentrato sul divertimento, la scoperta e la sperimentazione: il sistema a classi - i famosissimi Job - di Final Fantasy V resta uno dei più immediati nella storia del genere, e garantisce una libertà enorme nella costruzione del party. Non ci sono particolari penalità o limitazioni e una volta sbloccati i diversi mestieri si possono provare tantissime combinazioni diverse: la progressione è ben bilanciata, ma non mancano scontri più impegnativi contro nemici comuni e boss che costringono a giocare di strategia e a scegliere i mestieri e le abilità opportune, pena la sconfitta.

Riproposto negli anni con soluzioni e aggiunte controverse, Final Fantasy V trova nella Pixel Remaster una versione pressoché definitiva. Mancano i Job e i contenuti extra della versione Game Boy Advance, per esempio, ma le migliorie che la Pixel Remaster apporta alla grafica, alle musiche e alla qualità della vita valgono decisamente lo scambio. Final Fantasy V resta ancora oggi uno dei titoli 2D più curati e dettagliati, e la nuova edizione ne mette in risalto ogni coloratissimo pixel.

Final Fantasy VI

Final Fantasy VI è un JRPG senza tempo da giocare a tutti i costi
Final Fantasy VI è un JRPG senza tempo da giocare a tutti i costi

Tra i migliori GDR nipponici di tutti i tempi, Final Fantasy VI è indubbiamente il gioiello della corona di questa compilation e rappresenta il picco che la serie di Square Enix ha raggiunto nell'età d'oro dei 16-bit prima di passare al 3D col settimo episodio. In questo senso, Final Fantasy VI è praticamente un titolo perfetto sia nell'aspetto - una pixel art allo stato dell'arte, accompagnata da musiche semplicemente epocali che nella Pixel Remaster vantano le loro migliori incarnazioni in assoluto - sia nel gameplay, che può contare su un sistema di combattimento a turni bilanciato e coinvolgente. Pur mancando di un sistema a classi, Final Fantasy VI garantisce una varietà di soluzioni importante grazie alla diversificazione dei tantissimi personaggi giocabili: ognuno rappresenta un archetipo, caratterizzato da meccaniche e funzionalità peculiari.

La storia è anche tra le più adulte della serie, un vero e proprio kolossal che contrappone una banda di coraggiosi ribelli a uno dei più viscidi, perfidi e odiosi antagonisti mai immaginati dalla mente umana, Kefka Pallazzo. La narrativa non riesce a dare a tutti i personaggi lo stesso spazio - anche perché alcuni membri del party sono opzionali - ma i principali protagonisti, tra cui spiccano la coraggiosa Terra e lo spavaldo Locke, sono davvero memorabili e intrecciano rapporti di amicizia, amore e rispetto che scandiscono una storia ricca di colpi di scena. Final Fantasy VI è una Pixel Remaster che consigliamo senza se e senza ma agli amanti del genere: un acquisto semplicemente obbligato.