È una Tokyo spettrale e silenziosa, imprigionata in una notte eterna e lattiginosa, quella che ci ha dato il benvenuto giocando a Ghostwire Tokyo. La metropoli giapponese non rinuncia però ai suoi neon, ai megaschermi che noncuranti della morte che cammina nelle strade sottostanti continuano a illuminare quello che oramai è una sorta di purgatorio shintoista.
Scopriamo il nuovo horror di Bethesda per PS5 e PC nel nostro provato di Ghostwire Tokyo.
Technoshinto
La nuova avventura di Tango Gameworks ha un carisma unico. L'immaginario messo in piedi dal team ti travolge immediatamente, appena fatto partire il gioco, e nel giro di una manciata di ore riesce a infilarti nelle situazioni più misteriose e strampalate in circolazione. Gatti mercanti, gatti che canticchiano dietro gli angoli, procioni nascosti, cabine telefoniche stregate dall'arcano e dalla tenologia, demoni che si fanno appigli permettendoci letteralmente di volare sopra i tetti della città, alla scoperta di templi e feticci magici. Infine discese verticali nelle viscere di Tokyo e scalate vertiginose tra i grattacieli più alti, sotto la pioggia battente o la luna più diabolica.
Ghostwire Tokyo spiazza e confonde, e continua a farlo per tutto il primo capitolo introduttivo e per buona parte del secondo, quando potremo iniziare a esplorare liberamente la città. È proprio a questo punto che tutte le divertentissime meccaniche introdotte si mostrano per quello che sono realmente: elementi eccezionali di un open world però piuttosto classico. Non era stato mai detto chiaramente ma Ghostwire Tokyo è proprio questo: un open world, e non si fa mancare nessun ingrediente tipico come missioni principali, missioni secondarie, collezionabili di ogni genere. Se non sopportate più questo tipo di struttura ludica, non sarà Ghostwire Tokyo a farvi cambiare idea. Il difficile sarà rinunciare alla sua peculiare ambientazione, come al suo potenzialmente devastante sistema di combattimento.
Breakdown 7
In questa anteprima, possiamo parlarvi soltanto dei primi due capitoli di gioco, e a dir la verità non siamo nemmeno andati troppo oltre quindi davvero non sappiamo come Ghostwire Tokyo proseguirà, e di come eventualmente evolverà il suo gameplay.
Fino a ora, le basi per un gameplay vincente e avvincente sembrano essere al loro posto, ricordando tra le righe anche due grandi giochi del passato, non casualmente entrambi in prima persona e sviluppati in Giappone: il Killer 7 di Goichi Suda (e proprio di Mikami!) e l'avveniristico Breakdown di Namco, rispettivamente del 2004 e del 2005. Nonostante sia prevalentemente a distanza, il sistema di combattimento di Ghostwire Tokyo può diventare anche molto fisico, con diversi colpi e mosse finali che richiederanno una certa vicinanza col nemico per essere davvero efficaci. Le basi del combattimento sono in quattro diversi poteri: quello del vento,del fuoco e dell'acqua, più il nostro arco magico. Il potere del vento è il primo che avremo a disposizione e come gli altri tre permette due diversi colpi: uno immediato e un altro caricato che sparerà uno o più proiettili contemporaneamente verso il bersaglio. Il colpo caricato del potere dell'acqua è invece più utile su un gruppo di nemici nelle vicinanze, vista l'efficacia di quella lama liquida che come un Sonic Boom spazzerà via chiunque incontrerà sul percorso; mentre il potere caricato del fuoco sostituisce le letali fireball con un'esplosione ad area il più delle volte risolutiva.
Il potere del vento è meno potente di quello dell'acqua e del fuoco, ma è anche quello di cui potremo immagazzinare più munizioni. In Ghostwire Tokyo le munizioni possono essere raccolte in due diversi modi: colpendo alcuni oggetti di uso comune posseduti, o durante un combattimento ma solo attraverso mosse corpo a corpo e le parate perfette, quest'ultime eseguibili attraverso uno scudo psichico attivabile a piacimento con il dorale sinistro.
Munizioni ed energia
I più attenti avranno già capito che questo schema serve a imprimere alle battaglie un certo dinamismo, con delle continue e rischiose sortite in avanti per fare incetta di munizioni, in modo poi da tornare in posizioni più sicure. C'è poi un ulteriore elemento da prendere considerazione, sia per tenere alta la riserva di munizioni che per massimizzare il guadagno di punti esperienza: la purificazione spiritica che potremo eseguire su un nemico quando il suo nucleo sarà reso finalmente visibile dai continui attacchi. Quando questo sarà esposto, potrà essere colpito fatalmente o si potrà eseguire un rituale di purificazione per trasformarlo in punti esperienza e munizioni, ma se non riusciremo a fare nessuna delle due cose esso riacquisterà tutta la sua forza originaria.
Un rituale di purificazione necessita di qualche secondo per essere completato (ma si potrà attuare su più bersagli contemporaneamente se vicini), e sebbene sarà ancora possibile spostarsi molto lentamente, durante questa fase saremo in balia della maggior parte dei nemici. Per fortuna è possibile ridurre sia il tempo di esecuzione sia sbloccare un rituale praticamente immediato ma eseguibile soltanto corpo a corpo. Per cambiare i diversi poteri si utilizza il touch screen del DualSense, qui sfruttato a fondo e con buoni risultati.
Shibuya mon amour
Non tutte le battaglie avvengono tra le strade o i tetti di Tokyo, qui ritagliata per offrici la sola Shibuya, alcune ci teletrasporteranno in un universo parallelo che in Ghostwire Tokyo funziona come una sorta di arena spiritica dove saremo chiamati ad affrontare un numero prestabilito di ondate, prima di riguadagnare la libertà. Nonostante tutto, certi duelli ci sono sembrati un po' troppo statici, ma nuove abilità potrebbero migliorare radicalmente la situazione.
Come potrebbero migliorare anche le missioni secondarie, visto che tra quelle provate ce ne sono alcune molto belle, ma altre che lasciano presagire una violenta oscillazione nella qualità. Quelle che ci sono piaciute di più, che combaciano anche con quel che ci è piaciuto di più di Ghostwire Tokyo, sono le stesse che ci hanno infilato in qualche appartamento stregato a caccia di uno di questi strambi spiriti shinto che popolano il gioco. Sono missioni che ti fanno capire che dentro un gioco come Ghostwire Tokyo ci puoi nascondere un Fatal Frame di trenta minuti, un Evil Within di un'ora, ma Tango Gameworks ne avrà avuto l'accortezza e la possibilità? A questo non sappiamo ancora rispondere.
Tecnica spettrale
Un altro dubbio attanaglia l'aspetto tecnico del gioco, che al momento sfoggia su PlayStation 5 ben sei diverse modalità grafiche, alcune con raytracing e altre no, ma tutte ancorate a 1080p, o almeno così si è comportato Ghostwire Tokyo sul nostro setup. Inoltre, nemmeno l'opzione più votata alla performance sembra garantire un framerate convincente nonché stabile. Alla fine, dopo fin troppi minuti a saltare tra un'opzione e l'altra, abbiamo optato per la modalità raytracing con framerate sbloccato, diminuendo il motion blur ma senza azzerarlo, posizione che portava a galla altri problemi. Non aspettatevi Doom, il motore grafico non è così agile come quello id Software e comunque i giapponesi tendono a fare giochi in prima persona molto poco reattivi, cercando di simulare quella pesantezza che gli FPS occidentali hanno quasi del tutto eliminato, o ridotto al minimo indispensabile.
A un passo dalla morte
Lo scopo di Ghostwire Tokyo è quello di riportare l'ordine a Shibuya mettendo fuori gioco questo misterioso comandante diavolo che ha spalancato le porte dell'aldilà sulla città. Il nostro alter-ego è una giovane vittima di un incidente stradale accaduto poco prima che tutto questo avvenisse, e posseduto un attimo prima di esalare l'ultimo respiro dallo spirito di una sorta di medium del ventunesimo secolo. Questo è ciò che ci tiene in vita, le abilità dei due sono quelle che ci trasformeranno in una sorta di messianico ninja metropolitano, veloce come la tecnologia e misterioso come la morte. Decisamente originale come premessa, no?
Ghostwire Tokyo è un horror piuttosto originale montato su un open world fin troppo classico. I problemi tecnici ci interessano fino a un certo punto visto che potrebbero comunque essere limati o risolti prima dell'uscita, sarà molto più interessante capire se quel che non abbiamo ancora visto si discosterà a sufficienza da quel che abbiamo giocato fino a oggi, ovvero se anche il gioco Tango sia afflitto dal solito problema di tutti questi titoli sparpagliati su mappe più o meno giganti. Ora non resta che vedere come proseguirà l'avventura, la voglia di tornare a purificare Tokyo del resto non manca.
CERTEZZE
- Sistema di combattimento molto intrigante
- Shibuya è realizzata molto bene
- Missioni secondarie come horror in pillole
DUBBI
- Tecnicamente claudicante
- Alcune battaglie un po' troppo statiche
- Classica formula open world