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God of War: alla scoperta di Angrboda, la “dolce metà” di Loki

In attesa di God of War Ragnarok, la protagonista della nostra riscoperta della mitologia norrena è Angrboda, gigantessa con la quale Loki ha avuto tre figli.

SPECIALE di Mattia Pescitelli   —   27/11/2021

Torniamo ad addentrarci nei meandri intricati della mitologia norrena, alla ricerca delle origini storiche e mitologiche dei personaggi più iconici che abbiamo incontrato (e ritroveremo) all'interno di God of War e del prossimo God of War Ragnarok. Questa volta, andiamo alla scoperta di Angrboda, una gigantessa di Jotunheim che, unitasi a Loki, ha dato alla luce i tre figli che segneranno l'arrivo del caos durante il Ragnarök.

Le origini mitologiche

God of War Ragnarok: Angrboda e la sua stirpe condannata
God of War Ragnarok: Angrboda e la sua stirpe condannata

Proprio come il povero Mímir, anche Angrboda (in norreno, Angrboða) non è più di una citazione all'interno delle fonti mitologiche pervenuteci attraverso gli scritti di Snorri Sturluson. Compare, infatti, una sola volta nell'Edda poetica, precisamente nel Völuspá hin skamma (secondo Henry Adams Bellows, incaricato della traduzione dell'opera per l'American-Scandinavian Foundation, una "versione più recente, nonché imitazione di scarsa fattura del grande Völuspá", poema decisamente più conosciuto). Qui viene identificata come la madre di Fenrir, uno dei tre figli avuti assieme al dio dell'inganno Loki.

Un altro riferimento è presente proprio nel famoso Völuspá, anche se non viene nominata direttamente, ma solo evocata come una "vecchia" che vive a Járnviðr, il bosco degli alberi di ferro, dove alleva la stirpe di Fenrir. Riportiamo la stanza 40 del poema, nella quale si fa riferimento con molta probabilità ad Angrboda.

A oriente la vecchia/vive in Járnviðr/e ivi partorisce/la prole di Fenrir./Verrà fra tutti loro/l'unico e solo/divoratore della luna/in aspetto di trǫll.

Ritroviamo il nome della donna nella prima parte dell'Edda in prosa, Gylfaginning (tradotto ne L'inganno di Gylfi), dove viene menzionata come una gigantessa proveniente da Jotunheim, madre non solo di Fenrir, ma anche di Jörmungandr, ovvero il serpente che cinge il mondo, e Hel, regina del regno dei morti, il quale prende il suo stesso nome.

Il testo riporta come la prole della gigantessa e del dio venga vista dalle divinità di Asgard nell'ottica di un'enorme minaccia, cosa suggerita loro da alcune profezie che vedono i tre fratelli come iniziatori di grandi cataclismi. Queste scoperte, oltre alla parentela con una gigantessa da Jotunheim (terra natale degli eterni rivali degli Æsir) e un dio "adottato", del quale ci si può fidare molto di rado, ha condannato questi tre discendenti a una vita d'isolamento e ostinato controllo.

L'allegoria insita in questi tre personaggi, che incarnano il destino segnato già dalla nascita per via della discendenza di sangue, è uno dei passi cruciali della pedagogia iconografica che aleggia attorno alle credenze religiose norrene.

Sfortunatamente, qui si esaurisce la nostra conoscenza riguardo la gigantessa, non più di una chiazza sbiadita sull'immenso arazzo mitologico dei popoli del nord; mero mezzo procreativo che torna ad avere risalto solo quando viene affiancato a un "auspicio maligno".

L’origine etimologica

God of War Ragnarok: Fenrir, figlio di Angrboda e Loki, mentre azzanna il braccio di Tyr
God of War Ragnarok: Fenrir, figlio di Angrboda e Loki, mentre azzanna il braccio di Tyr

Una curiosità sul nome "Angrboda". Sappiamo già come molte espressioni inglesi trovino un'origine nella terminologia norrena, a causa delle invasioni e delle conquiste in terra britannica avvenute tra il X e l'XI secolo d.C. Anche nel caso di questa parola composta sono presenti dei corrispettivi nelle lingue anglosassoni. Da un lato abbiamo "angr", che diventa "anger" in inglese (traducibile con "rabbia). Dall'altro, "boða", che muta in "bode" ("presagio"). C'è da dire che l'accezione di "angr" in norreno più che "rabbia" sta a indicare "dolore" o "rimpianto". Quindi, il nome della gigantessa può essere tradotto in qualcosa di simile a un presagio di dolore.

Va sottolineato che, secondo alcuni studiosi, l'appellativo potrebbe esserle stato affibbiato intorno al XII secolo, seppur la sua storia abbia origini decisamente più antiche. Quindi, un nome possibilmente proveniente dall'intervento della lingua anglosassone e non viceversa. Il dibattito rimane, comunque, ancora aperto.

Angrboda in God of War Ragnarok

God of War Ragnarok: l'Angrboda di Santa Monica Studio
God of War Ragnarok: l'Angrboda di Santa Monica Studio

Anche se apparsa solo per pochi secondi alla fine del trailer di God of War Ragnarok, il personaggio di Angrboda, opportunamente adattato da Santa Monica Studio, offre già diversi spunti di riflessione, sia dal modo in cui viene presentato, sia da quello che potrebbe riservarci la narrazione, immancabilmente spettacolarizzata, attualizzata e "occidentalizzata" (in ottica americanocentrica).

Innanzitutto, Angrboda è rappresentata come una ragazza giovane, su per giù della stessa età di Loki. Il che è perfettamente in linea con la parabola formativa che illustra sostanzialmente la "nascita" della futura divinità, la cui storia è già scritta. Anche attraverso quella che ha tutta l'aria di essere una relazione interraziale potenzialmente duratura (non per forza con risvolto romantico), Santa Monica ha introdotto alcune questioni socio-culturali particolarmente attuali (specialmente in territorio statunitense). Come al solito, c'è stata una certa incandescenza nelle discussioni intorno al colore della pelle della giovane Angrboda, accolta come un pretesto solo per aggiungere quel tocco d'inclusività tanto caro alla maggior parte delle produzioni mediali contemporanee. Se spesso, effettivamente, alcuni progetti sembrano addentrarsi nella traiettoria della diversità con l'unico intento di aggregarsi alla parata che segue la tendenza del momento, in questo caso ci sentiamo molto meno critici a riguardo.

God of War Ragnarok: la scelta da parte di Santa Monica Studio di riattualizzare la mitologia è legittima
God of War Ragnarok: la scelta da parte di Santa Monica Studio di riattualizzare la mitologia è legittima

Prendiamo il contesto generale: una riscrittura della mitologia nordica che ci pone dalla parte del "nemico", coloro che dovrebbero essere i fautori del Ragnarök. In questa visione negativa del pantheon norreno, l'apparente infallibilità e il dominio di terrore dei conquistatori Æsir viene incrinato da un manipolo di estranei e reietti; emarginati perseguitati e seviziati dal giogo opprimente delle divinità regnati. I nostri alleati vanno da nani bluastri a serpenti che cingono il mondo, tutti uniti contro un nemico comune, orgogliosamente autodefinitosi superiore a ogni singola creatura che abita i nove regni.

L'operazione di Santa Monica, vista in questa chiave di oppressore/oppresso, non ci sembra così fuori luogo. Anzi, è forse uno dei pochi casi che rientra nell'accettazione di una dinamica del genere. Dopotutto, la mitologia è nata come mezzo non solo per formare l'uomo e la sua discendenza, ma anche per raccontare quest'ultimo e le debolezze che lo rendono un essere fallibile (e per questo un individuo in grado di riconoscere e riconoscersi a livello cognitivo). Sono, quindi, storie senza tempo, eternamente attuali e adattabili al singolo momento storico. Sono racconti di una lucidità minuziosa, primigeni e ancestrali, radicati nell'ethos umano dapprima della concettualizzazione del pudore o del buoncostume.

Per il momento sembra essersi incasellato tutto con estrema precisione, ma resta da vedere come il team svilupperà questa solida base di partenza, dato che si fa sempre in tempo a sfociare nei paludosi e sconfinati territori dell'eccesso.

God of War Ragnarok: la guerra degli emarginati
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Speriamo che questo speciale dedicato alla scoperta di Angrboda sia stato di vostro gradimento. Vi aspettiamo nei commenti per sentire il vostro parere (che sappiamo non tarderà ad arrivare).