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Gray Zone Warfare, l'extraction shooter che combina Tarkov e ArmA

Abbiamo provato Gray Zone Warfare, un nuovo sparatutto tattico basato sul loot ambientato in un vasto mondo aperto ispirato al Vietnam.

PROVATO di Gianluca Musso   —   12/05/2024
Gray Zone Warfare, l'extraction shooter che combina Tarkov e ArmA
Gray Zone Warfare
Gray Zone Warfare
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In molti, negli anni, hanno provato a emulare il successo raccolto da Escape from Tarkov, l'extraction shooter sviluppato dai russi di Battlestate Games, che ha ispirato alcune modalità secondarie presenti tanto in Battlefield 2042 che in Call of Duty: Modern Warfare II, oltre ad uno spin-off della serie Ghost Recon mai arrivato sul mercato. I risultati di questi tentativi, però, hanno col tempo dimostrato che la formula sviluppata nei sobborghi di Mosca fatica ad attecchire tra il pubblico console, mentre trova terreno fertile nell'ecosistema PC, habitat naturale di una folta community dedita agli sparatutto tattici, specialmente quelli basati sul loot.

In una convergenza storica che ha del curioso, proprio nel momento in cui la nave di Escape from Tarkov si è inclinata e ha cominciato ad imbarcare acqua a seguito di alcune controverse decisioni prese da Battlestate Games, dei nuovi pretendenti sono arrivati su Steam, catalizzando l'interesse di tutti quelli rimasti delusi dalle iniziative dello studio russo. Uno è Arena Breakout: Infinite, un Tarkov-clone protagonista in queste ore di un'ambita beta a numero chiuso, mentre l'altro è Gray Zone Warfare, titolo indipendente realizzato dai cechi di Madfinger Games, e che cerca di miscelare l'adrenalina tipica degli sparatutto basati sul loot con le atmosfere militari della serie ArmA.

Incuriositi da questo peculiare connubio, abbiamo provato Gray Zone Warfare in questa versione in accesso anticipato, ansiosi di scoprire se tutta l'attenzione che il gioco ha saputo ritagliarsi è meritata. Sarà stato questo il caso?

L'ambientazione orientale che mancava

Uno sparatutto basato sul loot ambientato in paese asiatico mancava davvero, sul mercato
Uno sparatutto basato sul loot ambientato in paese asiatico mancava davvero, sul mercato

Non è poi molto chiaro da quali premesse narrative si sviluppi Gray Zone Warfare - che, lo specifichiamo subito, è al momento in uno stato abbastanza embrionale - tuttavia sono molteplici i suoi elementi caratteristici, alcuni che lo avvicinano parecchio alla formula tipica di Escape from Tarkov, altri invece che lo posizionano distante anni luce dal suo ingombrante collega di matrice russa. Il gioco ci porta a Lamang, un'isola nel sud est asiatico piena di risaie e villaggi, che un misterioso evento non ben precisato ha trasformato in una zona di quarantena, in cui sono attive solo alcune compagnie militari private, oltre a delle fazioni di criminali locali che hanno preso il controllo dei suoi centri abitati.

In questo contesto, nel gioco interpreteremo un PMC, un membro di queste compagnie, il cui obiettivo sarà fondamentalmente quello di esplorare l'ampia mappa open world in cui si ambienta Gray Zone Warfare, con l'obiettivo di completare una dopo l'altra le missioni assegnate da un manipolo di personaggi che, proprio come in Tarkov, gestiscono dei negozi in cui viene messo in vendita tutto l'equipaggiamento utilizzato dai giocatori.

Sebbene quindi ci sia lo stesso concept alla base dei due prodotti, Gray Zone Warfare introduce un'idea a dir poco geniale, ovvero quella di ospitare tutte le partite in una singola istanza persistente, senza caricamenti o matchmaking, che può accogliere fino a 50 giocatori contemporanei. Avviato il gioco si viene associati a un server e si compare nel proprio campo base, l'hub in cui si può gestire l'equipaggiamento, visitare i personaggi presenti e accettare missioni, al riparo da qualsiasi minaccia. Una volta che si è pronti all'azione, basta chiamare un elicottero per farsi scortare in una delle tante zone d'atterraggio disseminate per l'isola, che può essere a quel punto esplorata liberamente e senza vincoli di tempo.

Un extraction shooter depurato dallo stress

In Gray Zone Warfare, ci si muove attraverso l'isola di Lamang con un efficace servizio taxi via... elicottero.
In Gray Zone Warfare, ci si muove attraverso l'isola di Lamang con un efficace servizio taxi via... elicottero.

Come in altri extraction shooter, svolgere missioni e perlustrazioni a Lamang potrà essere molto pericoloso, non solo perché l'isola è assediata da un gran numero di personaggi ostili che vi spareranno a vista, ma anche perché sarà sempre possibile incontrare altri giocatori, sempre pronti a sottrarvi tutto l'equipaggiamento condotto in missione per farlo proprio. In questo caso, però, Madfinger ha optato per alcune soluzioni di design che, senza alcun dubbio, rendono Gray Zone Warfare un'esperienza nettamente più accessibile rispetto ai suoi altri colleghi.

Per cominciare, non tutti gli altri soldati incontrati nella giungla di Lamang saranno realmente ostili. All'inizio del gioco, dopo un rudimentale editor del personaggio, si sceglie una delle tre fazioni che operano sull'isola, e da quel momento chiunque è sotto la stessa bandiera è formalmente un alleato, e viene segnalato sulla mappa. La cosa ci è a dir poco piaciuta, perché uno degli indiscussi elementi di forza del gioco è la cooperazione che nasce spontanea tra i giocatori, grazie tra l'altro a una chat vocale di prossimità che fa decisamente il suo dovere.

Le sparatorie di Gray Zone Warfare sono davvero piacevoli, soprattutto in compagnia della propria squadra
Le sparatorie di Gray Zone Warfare sono davvero piacevoli, soprattutto in compagnia della propria squadra

L'idea di suddividere la base giocante in tre fazioni in lotta tra loro ha l'inevitabile conseguenza di rendere del tutto impossibile la cooperazione tra amici facenti parte di gruppi diversi, eppure non possiamo che ritenere la cosa forse l'elemento più riuscito di tutto il lavoro di Madfinger. Trovarsi nella base in compagnia di altri giocatori, tutti sconosciuti ma legati dallo stesso invisibile filo, trasforma l'esperienza cooperativa e la rende davvero piacevole, e non è un caso se nella nostra avventura a Lamang siamo stati spesso tratti in salvo da altre squadre attive nella zona, che in molte occasioni ci hanno anche donato oggetti e cure mediche senza chiedere niente in cambio.

Gray Zone Warfare si configura come un extraction shooter straordinariamente accessibile anche e soprattutto per la presenza di una modalità alternativa - che condivide progressione e inventario con quella competitiva - in cui è completamente disattivato il combattimento tra giocatori umani. Questa è apparentemente indistinguibile da quella in cui è abilitato il PvP, e il fatto che non sia in alcun modo penalizzante rende il titolo sviluppato in Repubblica Ceca una cattedrale nel deserto, per chi è alla ricerca di uno sparatutto tattico meno stressante e non troppo impegnativo, magari dal forte accento cooperativo.

Accessibile, o poco simulativo?

Le prime missioni di Gray Zone Warfare si concentrano nella città più vicina al campo base, ma nel corso del gioco ci troveremo ad allentarci di molto dalla zona sicura
Le prime missioni di Gray Zone Warfare si concentrano nella città più vicina al campo base, ma nel corso del gioco ci troveremo ad allentarci di molto dalla zona sicura

Lo sviluppo di Gray Zone Warfare deve avere avuto come stella polare il tema dell'accessibilità, poiché se la gestione delle personalizzazioni relative alle armi e delle cure mediche è comunque complessa e stratificata, lo shooting è straordinariamente elementare, cosa che potrebbe piacere a qualcuno, ma anche allontanare chi è alla ricerca di un maggior grado di realismo. In combattimento, le armi si comportano in maniera prevedibile, il rinculo è assolutamente gestibile anche quando si impugna un fucile non modificato, e non è mai complicato centrare il bersaglio, cosa che invece poteva rivelarsi un piccolo incubo in giochi come Escape from Tarkov. Certo, i personaggi ostili possono essere molto letali e uccidere con un paio di colpi, ma se si gestisce ogni scontro con cura e non si corrono rischi inutili, rimanere vivi a Lamang non è affatto difficile. Almeno, netcode permettendo.

Perché sì, il contraltare del buon impatto visivo offerto dal gioco è uno stuolo di bug e di problemi di netcode che possono rendere le sparatorie anche molto frustranti. In più di un'occasione ci è capitato di dover affrontare dei nemici compenetrati nei muri, o di svuotare un caricatore addosso a un nemico e di non riuscire a eliminarlo. Siamo incappati in dozzine di bug di vario tipo, e sebbene siamo abbastanza convinti che tutte le criticità verranno limate nel corso del tempo, troviamo necessario sottolineare che questa versione in accesso anticipato si sia rivelata un piccolo disastro tecnico, sotto tutti i punti di vista.

In Gray Zone Warfare, gli NPC ostili sono disseminati per la mappa e rappresentano una minaccia costante, per i giocatori
In Gray Zone Warfare, gli NPC ostili sono disseminati per la mappa e rappresentano una minaccia costante, per i giocatori

Realizzato in Unreal Engine 5, il gioco è molto esigente in termini di hardware PC e abbiamo faticato a mantenere i 60 fotogrammi al secondo stabili per tutto il corso della prova, malgrado l'altro lato della medaglia sia rappresentato da impatto visivo e un livello di dettaglio francamente rari, per uno sparatutto in soggettiva open world in accesso anticipato. Madfinger ha ancora tantissimo lavoro da fare in tal senso, tuttavia le fondamenta ci sono, e sono alquanto solide.

Un extraxtion shooter ambientato in una mappa open world persistente, depurato da moltissimo stress, in cui la cooperazione tra i giocatori è spontanea e bellissima: Gray Zone Warfare è un esperimento interessante, che sinceramente sentivamo mancare, nel mercato degli sparatutto hardcore. Il team ceco che ne ha curato lo sviluppo ha chiaramente voluto renderlo un prodotto innanzitutto accessibile, e sarà curioso scoprire se gli appassionati, abituati a un certo livello di tensione, apprezzeranno questa scelta stilistica. Noi lo abbiamo fatto su tutta la linea, in attesa che il tempo migliori un comparto tecnico attualmente molto problematico.

CERTEZZE

  • L'idea di un extraction shooter in un mondo aperto persistente è intrigante
  • Per una volta, uno sparatutto tattico accessibile e poco stressante
  • Un buon numero di contenuti per un accesso anticipato

DUBBI

  • La build attuale è un piccolo disastro tecnico
  • L'assenza di tensione ha l'effetto collaterale di rendere meno emozionante l'azione