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GTA 6: i loro leak, il nostro entusiasmo minacciato

L'ontologia del videogioco attraverso il fenomeno del leak, ovvero è bello sapere le cose prima, ma ci piacerebbe che venissero rispettati i tempi degli autori.

SPECIALE di Lorenzo Kobe Fazio   —   25/09/2022

L'improvviso e drammatico leak compiuto ai danni di GTA 6 ha sortito effetti collaterali a qualsiasi altezza della filiera videoludica. Rockstar Games e Take Two hanno incassato un colpo durissimo, subendo danni incalcolabili non solo in termini monetari. La community di publisher e sviluppatori sparsi per tutto il mondo si è stretta attorno all'azienda fondata e diretta da Sam Houser, esternando solidarietà e rammarico per l'accaduto. La stampa specializzata, dal canto suo, ha seguito con apprensione la vicenda, commentando, come è giusto che fosse, un fatto di cronaca di assoluta rilevanza, scegliendo coscientemente se pubblicare o meno il materiale trafugato.

Gli appassionati di tutto il mondo, dal canto loro, hanno reagito nei modi più disparati. Sui social hanno espresso disappunto, vicinanza, rammarico. Ma anche gioia, sollievo, sincera sorpresa. Ovviamente è stata anche l'occasione ideale per scaricare un po' di livore sul web, come se non ce ne fosse già abbastanza, biasimando la reticenza con cui Rockstar aggiorna l'audience sullo stato dei giochi in via di sviluppo, criticando aspramente l'arretratezza del comparto grafico del materiale visionato, soprassedendo, più o meno in buona fede, sul fatto che si trattasse di una build di diversi anni fa.

Ragionando sulla contrapposizione di sentimenti tanto opposti ed antitetici tra loro, si è tentati dall'idea di varare ipotesi e congetture che, pur senza alcuna pretesa di essere definitive o conclusive, cerchino in qualche modo di tracciare ulteriormente i confini, i contorni, per quanto sbiaditi e mutevoli, di un media volubile e cangiante come lo è quello dei videogiochi. Del resto, la diatriba sull'ontologia del nostro hobby preferito è ben lontana dall'essere archiviata.

A seconda dell'interlocutore, e del punto di vista adottato, il videogioco è allo stesso tempo merce da vendere e opera d'arte da fruire. Una contrapposizione, anche questa e non a caso, inconciliabile sulla carta, ma che in realtà è stata già superata in altri settori adiacenti, si pensi al cinema, per esempio, che vive di biglietti strappati (e sempre più di abbonamenti pagati), ma di cui ormai se ne considera e accetta universalmente la caratura estetica.

Leak e hype

Ed è forse proprio il rapporto tra leak e hype a sollevare una questione filosofica non da poco. Perché se da più fronti iniziano giustamente ad innalzarsi barricate per il pieno rispetto, sacro e santo, della visione autoriale sul videogioco - controversia che è tornata alla ribalta con Elden Ring e sulla possibilità, invocata da molti, di introdurre un selettore di difficoltà - anche per quanto accaduto a GTA VI (ma ci sarebbero molti altri casi simili) sarebbe il caso di indignarsi particolarmente.

In un'industria che, complice il COVID e il conseguente reset degli eventi in presenza, fatica a gestire l'entusiasmo dei fan, tra tweet lapidari che freddamente annunciano date d'uscita di tripla A come nulla fosse e conferenze digitali soporifere e dai ritmi sbilenchi, il fenomeno dei leak è l'ennesimo colpo basso al fanciullino che alberga dentro di noi, smanioso di zuccheri, di crogiolarsi in qualche innocuo vizio, di emozionarsi vedendo Shigeru Miyamoto salire su un palco, armato di Master Sword, solo per mostrare il trailer di quello che sarà il prossimo The Legend of Zelda.

Shigeru Miyamoto
Shigeru Miyamoto

Se l'arte origina da qualche parte, quel punto indefinito dello spazio-tempo è certamente l'attesa, l'entusiasmo che scaturisce dalla certezza di trovarsi sul punto di scoprire qualcosa di non visto, non noto, non derivativo. Le avanguardie di inizio Novecento, solo per fare un esempio alla portata di tutti, fondavano la loro ragione d'essere sul distaccarsi nettamente da tutto ciò che c'era stato prima; sin dalla notte dei tempi qualsiasi autore e sceneggiatore si danna per dare vita ad un racconto a suo modo originale, anche quando la corrente a cui si rifà vive di ritorni, rimandi, formule ricorrenti. Non è nemmeno un caso se l'arte contemporanea si sia fatta infine concettuale, materia immateriale con cui trasferire lo stupore e la provocazione dall'oggetto fisico, che pur continua ad esistere beninteso, alla sfera puramente mentale e ideale.

Walter Benjamin, del resto, a metà degli Anni '30 dello scorso secolo, nel suo saggio più famoso, inveiva contro la riproducibilità tecnica dell'arte, criticandone la progressiva standardizzazione che stava vivendo in quegli anni, che in qualche modo smorzava, mutilava, mortificava la spinta innovativa che la creatività umana dovrebbe sempre perseguire.

Walter Benjamin
Walter Benjamin

Al giorno d'oggi questa tematica può dirsi totalmente superata, sebbene i moniti più prettamente politici e sociali de L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica andrebbero letti e riletti attentamente. Sommersi come siamo da arte digitale, sebbene la corsa (già finita?) agli NFT, paradossalmente, voglia ricondurci all'unicità dell'opera d'arte, il punto della questione semmai si è spostato altrove, nella già citata possibilità, da spettatori, di poterci almeno sorprendere, di concederci il diritto di scoprire a poco a poco l'opera in questione.

Al cinema, trailer sempre più espliciti e spettacolari, si compongono quasi come una raccolta di highlight del film di turno, scadendo non raramente in pesanti spoiler sulla trama stessa. Come spesso accade, i videogiochi seguono il parente più prossimo palesando la stessa problematica, ulteriormente acuita dalla piaga dei leak di informazioni, immagini, video.

Il caso GTA 6

GTA VI, è innegabile, si sarebbe meritato una presentazione con tutti i crismi del caso. Avergli potuto concedere un simile lusso non sarebbe stata solo una forma di rispetto verso lo sviluppatore, ma anche verso il pubblico stesso che, oggi come oggi, traccia ipotesi e basa i suoi sogni su una novantina di video graficamente tutt'altro che all'altezza delle aspettative e su una coppia di personaggi, ormai quasi di sicuro prossimi protagonisti di GTA VI, il cui design definitivo sarà certamente diverso da quello visto in questi giorni.

Se è pur vero che questa involuta anticipazione difficilmente rovinerà l'esperienza finale, è ugualmente significativo sottolineare come una corretta comunicazione in fase promozionale, nonché l'attenta e saggia gestione dell'hype e delle aspettative dei fan, possa in qualche modo diventare parte integrante dell'esperienza stessa, diventare, enfatizzando il concetto, arte stessa. L'esempio più lampante, e forse realmente privo di grossi precedenti in questo senso, è Death Stranding. Il capolavoro di Hideo Kojima, presentato per la prima volta all'E3 del 2016, trailer dopo trailer ha giocato maliziosamente con l'immaginazione e l'entusiasmo dei fan, svelando solo poco per volta il contesto narrativo e le principali meccaniche ludiche che avrebbero composto l'avventura, un'epopea, quella di Sam Porter Bridges, le cui principali implicazioni sono rimaste fortunatamente ignote sino alla pubblicazione del gioco. Il non visto, il non noto, dicevamo poco sopra, quell'eccitante incertezza che si traduce in una spinta creativa, da parte dell'audience, che diventa a sua volta costruzione artistica, che arricchisce ulteriormente l'opera e, in alcuni casi, gli attribuisce un ulteriore strato significante, potenzialmente nemmeno immaginato dagli stessi sviluppatori.

Il leak di GTA VI, anche senza considerare gli enormi danni subiti da Rockstar Games, ha rappresentato e rappresenta una grande occasione persa per il mondo dei videogiochi. Non sapremo mai quali emozioni e sensazioni avremmo provato al momento del vero reveal, né possiamo essere certi che quanto accaduto non apporterà pesanti modifiche nelle schedule del reparto marketing coinvolto nella produzione del gioco.

Anche Mario + Rabbids Sparks of Hope è stato vittima di un leak... da parte di Nintendo
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Quando finalmente GTA VI debutterà ci divertiremo enormemente senza alcun dubbio, ma al tempo della riproducibilità tecnica dell'arte gradiremmo poterci emozionare e appassionare senza fastidiosi leak.

Vorremmo, in definitiva, poter considerare il videogioco anche come arte, potendola quindi fruire con i suoi tempi e i suoi modi, e non (solo) come merce da usare e gettare via il più in fretta possibile.