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Il caso Smash World Tour, perché il torneo mondiale di Super Smash Bros è stato cancellato

Lo Smash World Tour di VGBootCamp è stato cancellato e insieme a lui anche la Panda Cup: cos'è successo nell'esport di Super Smash Bros?

Il caso Smash World Tour, perché il torneo mondiale di Super Smash Bros è stato cancellato
SPECIALE di Lorenzo Mancosu   —   23/12/2022

Se le più grandi manifestazioni dell'esport continuano a infiammare palazzetti che fanno invidia ai maggiori campionati sportivi, esistono determinate caratteristiche connaturate al settore che meritano un'attenzione particolare, come testimoniato dalla storia che vogliamo raccontare oggi: quella dietro la cancellazione del grande torneo Smash World Tour.

Una storia che ha avuto inizio nel 2021, quando una società indipendente fondata sull'organizzazione di eventi legati all'esport, ovvero VGBootCamp, ha annunciato il progetto di un lungo circuito di tornei destinati ad eleggere i campioni del mondo delle diverse istanze di Super Smash Bros, la celeberrima saga di picchiaduro prodotta dalle fucine creative di Nintendo.

Lo Smash World Tour avrebbe dovuto tenersi nel fine settimana del 17 dicembre, invece è stato improvvisamente cancellato. Cos'è successo veramente, e cosa accadrà alla grande scena competitiva di Super Smash Bros?

Super Smash Bros e gli esports

Lo Smash World Tour, il mondiale di Super Smash Bros, è stato ufficialmente cancellato
Lo Smash World Tour, il mondiale di Super Smash Bros, è stato ufficialmente cancellato

È una favola, quella di Super Smash Bros, che ne corso degli anni l'ha visto tramutarsi inconsapevolmente in uno fra i più grandi titani del mercato dell'esport, nonostante la peculiare anima di videogioco per tutta la famiglia. A seguito del lancio di Super Smash Bros Melee per Nintendo GameCube, una gigantesca scena competitiva è maturata in modo endemico, secondo un modello interamente "bottom-up", dal basso verso l'alto, che al giorno d'oggi rappresenta un miraggio persino per i più grandi publisher. Ciò significa che i tornei sorgevano spontaneamente, che orde di appassionati si davano appuntamento lungo tutti gli Stati Uniti per affrontarsi nel nuovo fiammante picchiaduro, portandolo in maniera gratuita all'attenzione del pubblico come in un'enorme campagna marketing a costo zero.

Major League Gaming, allora una piccola startup, non poté ignorare a lungo il fenomeno e decise di affiancare una serie di tornei di Super Smash Bros a quella che era la stella più luminosa dell'epoca, ovvero Halo di Microsoft. Ciò che seguì fu un piccolo luna-park dorato fatto di centinaia di tornei amatoriali che traghettarono la scena competitiva di "Smash" fino alle orecchie di milioni di videogiocatori.

Merita una menzione quanto accaduto nel 2013: alla luce dell'improvviso ritorno di fiamma che portò Super Smash Bros. Melee nelle prime posizioni nelle classifiche dell'epoca, i fratelli Tom e Tony Cannon decisero di riservare al videogioco un posto nella selezione dell'EVO Championship. Per chi non lo sapesse, l'EVO Championship è la cattedrale della scena esport dei picchiaduro, praticamente un equivalente del campionato mondiale di calcio in questo particolare sottobosco. E già allora, nel lontano 2013, Nintendo decise di intervenire, tentando di bloccare sul nascere l'iniziativa e di rimuovere la sua produzione da un evento che riteneva distante dalle finalità del brand. Leggenda vuole che l'ondata di critiche sorta dalla comunità nordamericana giunse all'attenzione della moglie di un dirigente di Nintendo e fu solo quando costei informò il marito della situazione che la compagnia decise di sospendere la decisione presa. Fu così che si tenne un'edizione da record dell'EVO Championship nella quale Super Smash Bros si impose come il titolo più giocato e seguito in assoluto, infrangendo i record imposti dall'intero mondo degli esports sulle piattaforme di streaming.

Questo aneddoto alza il sipario sul complicato rapporto che esiste fra il mondo dell'esport e il segmento del licensing. Se, solitamente, le imprese che pubblicano videogiochi sono ben contente di veder nascere contenuti attorno ai loro prodotti, siano essi dirette in streaming o competizioni vere e proprie, non bisogna mai dimenticare che se solo volessero potrebbero staccare la spina in qualsiasi momento. Se non mi piace il tuo torneo, posso calare il sipario anche a metà dello svolgimento. Se non mi piacciono i contenuti che stai producendo, posso procedere con un copyright strike. Quest'ultima eventualità è capitata anche al gigantesco YouTuber Felix "PewDiePie" Kjellberg nell'orbita di Firewatch, quando la società Campo Santo - in risposta alle controversie che avevano toccato il creator - decise di procedere legalmente per far rimuovere tutti i contenuti da lui dedicati al titolo con effetto retroattivo.

Smash è arrivato sui palchi dell'EVO Championship, trasformandosi nel più grande titolo dell'evento
Smash è arrivato sui palchi dell'EVO Championship, trasformandosi nel più grande titolo dell'evento

Tale situazione è ancor più precaria nel contesto delle competizioni virtuali perché, oltre alle questioni legate alla licenza ufficiale del videogioco, esistono anche quelle connesse con i diritti di broadcasting del singolo evento, ovvero l'effettiva capacità legale di trasmettere il torneo al pubblico. Viene da sé che nel corso degli anni, al crescere dell'importanza economica del settore degli esports, le case produttrici hanno iniziato a dedicare sempre maggior attenzione all'uso che viene fatto delle proprietà intellettuali; se, in passato, gli organizzatori di tornei erano piccole società - o addirittura singoli individui - che coltivavano la comunità di appassionati e radunavano pubblico e professionisti sotto il medesimo stendardo, oggi la tendenza è quella di centralizzare le operazioni, mirando dove possibile alla costruzione di grandi e redditizie leghe.

Nel contesto che si è venuto a creare, esistono grandi attori del settore dell'esport - come ad esempio Riot Games - che controllano in modo capillare l'uso che viene fatto della propria opera tenendone ben strette le redini; accanto a loro si muovono società come Nintendo, che nonostante l'approccio generalmente più naif e tollerante nei confronti delle piccole manifestazioni, talvolta rimuovono i propri titoli da alcuni palchi competitivi. Il che ci riporta a quanto successo negli ultimi giorni, quando la casa di Kyoto avrebbe apparentemente intimato a VGBootCamp di non procedere alla messa in scena dei suo Smash World Tour a causa del mancato perfezionamento di un accordo di licenza. La scena competitiva di Super Smash Bros, fin dagli albori, si è sviluppata in maniera spontanea: ciò che esisteva era una tacita intesa fra Nintendo e gli organizzatori di tornei secondo la quale ciascuna parte avrebbe seguito la sua strada, con l'unica tassativa condizione che non si facesse uso di software alterati. E allora cos'è successo veramente allo Smash World Tour?

Cos'è successo allo Smash World Tour?

Dr Alan, ex CEO di Panda Global, si è assicurato per primo una licenza ufficiale di Nintendo
Dr Alan, ex CEO di Panda Global, si è assicurato per primo una licenza ufficiale di Nintendo

A circa due settimane di distanza dalla data delle finalissime, VGBootCamp ha annunciato la cancellazione dello Smash World Tour a seguito di una comunicazione in cui Nintendo le negava la concessione della licenza; si parla di un torneo da 250.000 dollari per Super Smash Bros. Ultimate e Super Smash Bros. Melee che sarebbe stato seguito da migliaia di appassionati, tanto sul posto a San Antonio quanto via streaming, ospitando i più grandi campioni della scena e dando lavoro a decine di persone. Lo Smash World Tour avrebbe dovuto rappresentare il culmine di un lungo percorso di qualifiche legate a dozzine di tornei minori, per poi arrivare all'incoronazione del campione del mondo delle rispettive discipline. Ad aprile del 2022, il comitato organizzativo del Tour aveva contattato Nintendo per avviare le procedure volte all'ottenimento della licenza, ma la trattativa si è risolta in un silenzio radio perdurato fino al momento del rifiuto.

A questo punto è necessario un piccolo flashback: il mese successivo all'annuncio della creazione dello Smash World Tour, verso la fine del 2021, un'altra organizzazione esport - Panda Global - aveva annunciato la Panda Cup, un secondo circuito mondiale dedicato a Super Smash Bros. La sua particolarità? L'evento avrebbe potuto contare sulla licenza ufficiale di Nintendo. Ovviamente, tale caratteristica ha fatto squillare un rumoroso campanello d'allarme in tutto il settore: per anni Nintendo non aveva concesso licenze di sorta e la scena competitiva era maturata nel silenzio di entrambe le parti secondo il succitato tacito accordo. Ma cosa sarebbe successo da quel momento in avanti? Il fatto che un evento Panda Global potesse contare sulla licenza, avrebbe significato che tutti gli altri tornei sarebbero improvvisamente diventati illegittimi?

Beyond the Summit è una delle più grandi organizzatrici di tornei di Super Smash Bros.
Beyond the Summit è una delle più grandi organizzatrici di tornei di Super Smash Bros.

Il percorso che ha portato alla cancellazione dello Smash World Tour è denso di ombre, la maggior parte delle quali proiettate dalla figura di "Dr Alan", ex amministratore delegato di Panda Global che si è dimesso nelle scorse ore pur mantenendo una quota di maggioranza nella società. Negli ultimi giorni sono emerse diverse dichiarazioni di organizzatori di tornei americani, fra cui anche la celebre Beyond the Summit, che testimoniavano diversi comportamenti scorretti di Dr Alan. Questi non avrebbe solamente tentato di creare una situazione monopolistica facendo leva sulla licenza concessagli da Nintendo - suggerendo di essere a conoscenza dell'imminente sospensione dello Smash World Tour - ma sarebbe arrivato a minacciare direttamente gli organizzatori degli eventi minori, implicando che avrebbe sfruttato la sua connessione con la casa di Kyoto per far cancellare le loro produzioni in caso non gli avessero concesso i diritti di broadcasting. L'emersione di tali dettagli ha portato la maggior parte dei giocatori che avevano un contratto con Panda Global a presentare dimissioni immediate, mentre il numero di professionisti ritiratisi dalle finali della Panda Cup ha raggiunto un picco tale da convincere gli organizzatori a rimandare l'appuntamento a data da destinarsi.

La risposta di Nintendo non ha tardato ad arrivare: "La decisione di Nintendo è stata unicamente basata sull'analisi della proposta inoltrata da Smash World Tour e sulla nostra valutazione delle loro attività prive di licenza. La decisione non è stata influenzata da alcuna parte esterna come Panda Global. Ogni partner che ottiene la licenza deve rispettare gli elevati standard che richiediamo quando si tratta della salute e della sicurezza dei nostri fan. È anche importante che il partner aderisca alle linee guida dei brand e delle IP e si comporti secondo le migliori pratiche professionali e organizzative. [...] Quando abbiamo notificato allo Smash World Tour che non avremmo garantito una licenza per le loro attività del 2022 e del 2023, gli abbiamo fatto sapere che non avremmo richiesto la cancellazione delle finali del 2022 a causa del potenziale impatto sui giocatori. Di conseguenza la decisione di cancellare lo Smash World Tour 2022 è e rimane una loro scelta. Siamo aperti a partnership con altre organizzazioni e continueremo a offrire licenze per tornei major al di fuori della Panda Cup. [...] Vogliamo lavorare duramente per portare gioia e divertimento ai nostri fan attraverso i tornei, assicurandoci che i partner operino in maniera positiva e responsabile".

Gli appassionati temono che Smash diventerà una lega chiusa, vicina ai grandi esport del pianeta
Gli appassionati temono che Smash diventerà una lega chiusa, vicina ai grandi esport del pianeta

Nintendo, dunque, non avrebbe ravvisato gli estremi per concedere la licenza al comitato dello Smash World Tour, senza tuttavia chiarire le ragioni dietro la decisione né soprattutto intimare la sospensione dell'evento. Gli organizzatori di VGBootCamp, dal canto loro, si sarebbero sentiti costretti ad annullarlo per evitare di mettere a rischio l'immenso investimento richiesto nell'eventualità di un "cease and desist". Eventualità, questa, che si era già verificata in passato: in piena pandemia Covid, Nintendo aveva suggerito agli organizzatori del torneo The Big House di non procedere alla messa in scena della loro manifestazione, per poi intervenire direttamente con il tanto temuto atto di cease and desist; nel caso specifico, tuttavia, si sarebbe fatto uso di software alterati, da sempre la grande chimera del settore.

A far ulteriormente discutere sono state le parole di Dr Alan, il sopracitato ex amministratore di Panda Global ormai finito in un vortice di accuse. Nonostante i comportamenti deprecabili di cui si sarebbe apparentemente macchiato, l'imprenditore ha affermato di avere agito nel solo interesse della scena competitiva di Super Smash Bros. Secondo lui, infatti, Super Smash Bros è un videogioco troppo grande e ha un segmento esport troppo forte per rimanere ancora a lungo indipendente. Lavorando con la licenza di Nintendo, Panda Global avrebbe raccolto oltre 2 milioni di dollari in contratti pubblicitari, una cifra che sarebbe stata impensabile senza la spinta della casa madre. Prima o poi il grande tessuto di tornei minori sarebbe rimasto imbrigliato nella morsa corporativa, e Dr Alan vedeva nella sua personale intercessione una sorta di barriera salvifica a protezione della comunità di appassionati. Certo, nei suoi atteggiamenti gli organizzatori di tornei hanno ravvisato esclusivamente la volontà di realizzare un monopolio, ma è indubbio che le sue dichiarazioni abbiano un senso, specialmente quando lette alla luce del mercato nel suo insieme.

Gli esports sono di tutti?

Il famosissimo YouTuber Ludwig ha deciso di organizzare un evento per sostituire quelli cancellati
Il famosissimo YouTuber Ludwig ha deciso di organizzare un evento per sostituire quelli cancellati

L'intera scena di Super Smash Bros andrà inevitabilmente incontro a grandi stravolgimenti nel corso dei prossimi mesi; se sarà molto difficile che Panda Global possa continuare ad operare nell'industria, seppur "prescelta" da Nintendo, la casa giapponese sembra invece determinata a inaugurare una nuova era fondata su accordi di licenza volti a riconoscere i partner graditi. Una deriva, questa, che seppur in linea con i comportamenti di altri attori del mercato è in forte contrasto con la filosofia del silenzio assenso che fino a questo momento aveva guidato l'enorme scena competitiva di Super Smash Bros.

La vicenda spinge a riflettere sul funzionamento del settore dell'esport e su quelle che rimangono divergenze inconciliabili con la natura dello sport tradizionale. I software che si trasformano in discipline competitive - o in semplici strumenti per l'intrattenimento - sono infatti proprietà esclusiva delle imprese che li hanno prodotti, e queste ne possono disporre in qualunque modo, adottando ecosistemi chiusi e addirittura staccando la spina al bisogno. Questa potrebbe apparire come la situazione di assoluta normalità che disegna i confini legali di qualsiasi media, ma non bisogna dimenticare le particolari origini degli esports. Se, in passato, gruppi di videogiocatori appassionati non avessero organizzato spontaneamente piccoli tornei, LAN party o saltuari eventi poi tramutatisi in competizioni internazionali, non esisterebbe l'immenso strumento di marketing che è divenuto l'esport contemporaneo.

La scena esport di Super Smash Bros è nata in modo completamente spontaneo
La scena esport di Super Smash Bros è nata in modo completamente spontaneo

A poche settimane di distanza dalle fasi finali dei rispettivi tornei, tanto lo Smash World Tour quanto la Panda Cup sono stati ufficialmente cancellati. A prendere il loro posto è intervenuto lo "Scuffed World Tour", un evento palliativo organizzato dal famoso YouTuber Ludwig Ahgren per non privare il pubblico e gli atleti del grande palco che avevano atteso tutto l'anno. Ovviamente, data l'urgenza della manifestazione, neppure Ahgren ha potuto fare affidamento sulla tanto agognata licenza. Mentre due grandi circuiti sono letteralmente svaniti sotto gli sguardi attoniti dei professionisti e degli appassionati, viene spontaneo porsi una domanda: lo sport è di tutti, ma l'esport? Alcuni parlamenti europei, come quello norvegese, hanno iniziato a discutere della questione.