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Incubi e videogiochi

Incubi e videogiochi, un binomio spesso vincente: abbiamo scelto cinque dei giochi più belli legati a questi sogni terrificanti

SPECIALE di Massimo Reina   —   31/03/2021

Sogni normali e incubi sono eventi simili che si verificano nella mente di un individuo quando questi è addormentato. Tuttavia c'è una piccola distinzione che rende le due esperienze diverse l'una dall'altra: mentre i primi, secondo gli esperti, possono essere "qualsiasi cosa" a livello di "situazioni", un incubo è invece sempre qualcosa di negativo, che provoca anche al risveglio una certa sensazione di agitazione e perfino paura.

Gli incubi sono da sempre tra i soggetti preferiti dagli autori di romanzi, film e fumetti, e ovviamente non dispiacciono nemmeno a quelli dei videogiochi, come dimostra il recente Little Nightmares 2. Abbiamo quindi pensato di selezionare cinque dei giochi a nostro parere più interessanti, dove gli incubi sono specificatamente protagonisti assoluti dell'ambientazione o di parte importante delle vicende narrate.

Alundra

Alundra

Alundra per PlayStation è a parere di chi scrive uno dei più bei giochi di ruolo con elementi da action-platform con vista dall'alto mai realizzato. Palesemente ispirato a Landstalker di Climax Entertainment per SEGA Megadrive, di cui è considerato il successore spirituale, ma anche ai giochi della serie Zelda per le prime piattaforme di Nintendo, in particolare Link's Awakening, Alundra "sorprende" in positivo per una trama che, a dispetto della bella grafica bidimensionale con i personaggi disegnati come nei più tradizionale RPG giapponesi dell'era 16-bit, è incentrata su una storia cupa.

La trama diventa gradualmente più contorta man mano che il gioco procede, affrontando temi maturi come la morte, la depressione clinica, il destino, la religione e l'essenza dell'esistenza umana. Tra incubi e morti misteriose durante il sonno, di cui sono vittime anche dei bambini. Un'entità malvagia, infatti, tormenta un villaggio, quello di Inoa, dove il nostro Alundra, un elfo del clan Elna con la capacità di entrare nei sogni delle persone, si ritrova a seguito di un naufragio. A lui il compito di penetrare negli incubi degli abitanti di Inoa, ciascuno dei quali rispecchia la personalità e i tratti del sognatore, per salvare la popolazione e fermare la maledizione del terribile demone Melzas.

Alan Wake

Alan Wake è stato probabilmente uno dei titoli meno "compresi" della storia dei videogame. Anche se poi, col tempo, il gioco sviluppato da Remedy Entertainment, il team dietro ai primi due episodi di Max Payne e del recente Control, è stato rivalutato da parte della critica e dal pubblico. Il titolo è un'avventura episodica in terza persona dalle meccaniche abbastanza simili a quella dei primi Silent Hill, condita da una trama dalle tinte tipicamente da thriller psicologico, a sua volta velata da una sensazione di inquietudine che fa precipitare il giocatore verso un baratro di terrore interiore.

Prendendo spunto a piene mani da serie Tv come Twin Peaks o Ai confini della realtà, e dalla letteratura fantastica dei vari Lovecraft, Barker, Bret Easton Ellis e Mark Z. Danielewski, col suo romanzo intitolato Casa di foglie, gli sceneggiatori mettono in scena un racconto dalla scrittura immersiva e ricca di sfaccettature, dove lo stressato scrittore Alan vive letteralmente un incubo senza fine nella piccola cittadina di Bright Falls. Le affascinanti foreste simili a quelle di quel Maine più volte protagonista dei racconti di King si trasformano in breve tempo in scenari da incubo in cui il videogiocatore si trova costretto a sopravvivere nel tentativo di ritrovare la moglie del protagonista, inghiottita da una creatura oscura.

Catherine

Nel videogioco Catherine di Atlus, per esempio, una sensuale e misteriosa ragazza, la stessa che dà il titolo all'opera, diventa l'ossessione del protagonista, Vincent, per il quale rappresenta la donna dei sogni. Ma Catherine è in realtà un succube, ovverosia un demone che secondo la tradizione demonologica occidentale appare agli uomini sotto forma di giovani di enorme bellezza, capaci di ineguagliabili arti seduttive ed erotiche.

In questo caso, la creatura prende la forma della ragazza ideale delle sue vittime, per farli innamorare e poi trascinarli in una serie di incubi mortali, dove chi muore nel sogno, muore anche nella realtà. Il trentaduenne Vincent, impiegato, senza ambizioni e obiettivi particolari nella vita, impantanato in una storia d'amore che dura ormai da cinque anni con l'ex compagna di scuola Katherine McBride, che da tempo fa pressioni su di lui affinché la sposi, è la vittima perfetta. Dopo aver conosciuto la ragazza demone, inizia ad avere dei terribili incubi, caratterizzati da atmosfere malsane, ambigue, e percorsi da scalare in una cupa dimensione onirica, pena la morte.

Neverending Nightmares

Incubi e videogiochi

Matt Gilgenbach non ha mai nascosto i suoi problemi con la depressione, accentuatisi dopo l'insuccesso del suo primo titolo pubblicato da indipendente, ovverosia Retro/Grade, gioco tanto originale quanto purtroppo ignorato dal grande pubblico. Un malessere che l'autore ha voluto rappresentare in questo suo Neverending Nightmares, raccontandola attraverso una serie di immagini ed eventi che creano forte inquietudine ed empatia verso il personaggio principale, Thomas.

Atmosfera, ambientazione, suoni e un particolare stile visivo aiutano in tal senso il giocatore a calarsi all'interno di un mondo costruito attraverso una lunga serie di incubi dai quali non c'è via di fuga, dove la tensione, la brutta sensazione di smarrimento e quella di qualche pericolo imminente permeano ogni passo. Più si percorrono i vuoti corridoi e le cupe stanze, più ci si rende conto di stare avvicinandosi a qualcosa, che spesso poi nemmeno compare. Essendo un'opera personalissima, Neverending Nightmares non racconta mai la sua storia fino in fondo, lasciando all'utente il compito di collegare i pezzi, ma di certo è un'opera che più di altre ha saputo restituire quel tipo di stato di ansia e tensione tipico di certi incubi.

Project Zero 3

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Confermando l'ispirata vena creativa dei capitoli che lo hanno preceduto, Project Zero 3 è un vero e proprio viaggio all'Inferno. La storia narra di una fotografa freelance di nome Rei Kurosawa, distrutta dal dolore per la perdita del fidanzato avvenuta in un fatale incidente automobilistico mentre lei stessa era alla guida. Da quel giorno la vita di Rei diventa un susseguirsi di giornate trascorse chiusa in casa, con l'unica eccezione delle uscite necessarie per il lavoro, e in lunghe nottate nelle quali viene tormentata da terrificanti incubi, che la trascinano in ambienti allucinanti popolati da fantasmi, sacerdotesse, terribili rituali e inquietanti misteri.

Grazie a una narrazione intrigante, accompagnata da una regia che nonostante qualche limite imposto al tempo dall'hardware, il gioco è capace di far saltare sulla sedia anche il più scafato dei fan dei survival horror, mentre lentamente si muove lungo i corridoi lugubri e fatiscenti di un'antica magione, tra rumori sinistri, voci, sospiri e improvvise apparizioni di fantasmi. Questi ultimi, in gran parte ispirati a diversi racconti a tema della tradizione giapponese, fanno davvero paura, non solo per come vengono rappresentati, ma per il modo stesso in cui anche senza preavviso, vengono fuori dai punti più disparati. La tensione costante, l'atmosfera quasi marcia e senza speranza, permeano gli incubi di Rei e probabilmente anche quelli di molti utenti dopo averci giocato.