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Iron Harvest, un nuovo provato della campagna

Abbiamo provato in anteprima l'inizio della campagna sassone di Iron Harvest.

PROVATO di Luca Olivato   —   22/08/2020

Da tempo fuori dal raggio dei radar, il genere degli RTS sta per arricchirsi con un nuovo esponente, quell'Iron Harvest che avevamo già provato qualche settimana fa e che torna in nuova versione destinata alla stampa arricchito di ulteriori capitoli della campagna single player. Ricordiamo che il gioco completo, la cui uscita (per PC e per le attuali console di Sony e Microsoft) è prevista il primo di settembre, disporrà di ventuno missioni suddivise tra le tre fazioni in gioco, ossia Polania (non si tratta di un errore di battitura), Sassonia e Rusviet. Regioni nate a seguito della Prima guerra mondiale che, nel futuro distopico immaginato da King Art Games (gli stessi The Book of Unwritten Tales e Black Mirror) non si è conclusa con il trattato di Versailles del 1919, ma è subito proseguita diventando ancora più letale, grazie all'utilizzo di mech corazzati di wolfenstiana memoria.

Ripari nuovi e vecchi

Dal punto di vista della struttura di gioco questo Iron Harvest segue le orme tracciate a inizio millennio da Company Of Heroes. La pianificazione tattica, con strutture da occupare, muri dietro cui ripararsi e vegetazione dove nascondersi per tendere imboscate, gioca un ruolo di primaria importanza, ma non manca nemmeno la parte gestionale più classica, con la necessità di raccogliere benzina e metallo per la creazione di nuove strutture e unità. Qui si delinea un punto debole della produzione di King Art, perché gli edifici sono pochi e non ci sono abilità da sbloccare, sicché non è possibile innalzare il danno tramite la ricerca di armi. Molti altri sono gli elementi ripresi dallo strategico di Relic: le unità sono formate da più uomini e aumentano d'esperienza man mano che eliminano avversari da cui è possibile raccogliere le armi lasciate sul campo. Questa variazione sul tema rende molto dinamica la gestione della fanteria, con i fucilieri che possono trasformarsi in mitraglieri o genieri senza perdere i gradi guadagnati e senza soluzione di continuità. Non mancano nemmeno delle unità speciali molto potenti da poter richiamare una volta raggiunto un certo grado di sviluppo dell'avamposto. L'intelligenza artificiale ci è parsa molto aggressiva e, anche se spesso si limita a reagire agli attacchi, quando colpisce fa molto male. In fase di battaglia le truppe nemiche dimostrano un'ottima reattività, spostandosi sul terreno per raggiungere punti riparati e comunque cercando di cogliere alle spalle quelle controllate dal giocatore. I ritmi sono un po' più lenti rispetto agli standard, questo perché le armi sono quelle di cento anni fa, pertanto sono molto pesanti e hanno lunghi tempi di ricarica.

Iron Harvest 1920 04

Guerre sassoni

In questa fase dello sviluppo ci è parso che i programmatori abbiano preferito concentrarsi sulla campagna per giocatore singolo, per dedicarsi in un secondo momento al bilanciamento delle unità che, ad essere sinceri, sono sembrate un po' uniformate. A riprova di quanto scritto, proprio nelle ore in cui veniva impaginato il provato, è uscito un aggiornamento che aggiunge degli obbiettivi secondari alle missioni e corregge alcuni comportamenti relativi agli attacchi in mischia. Dal punto di vista narrativo, come già sottolineato da Simone nel precedente provato, il gioco si difende molto bene grazie a numerose scene realizzate col motore di gioco e a filmati d'epoca, opportunamente riveduti e corretti con l'aggiunta delle scenografiche unità meccanizzate. Peccato per il doppiaggio dei protagonisti che finisce col renderli eccessivamente stereotipati. La campagna della Sassonia si inserisce dopo le cinque missioni di apertura disponibili nella versione beta, anche se c'è un buco, rappresentato dal sesto e settimo capitolo, che non fa capire se i tre filoni saranno divisi in maniera netta o se ci sarà un intreccio narrativo.

Tra le unità speciali sassoni quella che ci ha più impressionato è Brunhilde, vero e proprio omaggio agli imperial walker di Star Wars. Il livello di difficoltà è sensibilmente più elevato rispetto a quello della campagna iniziale con Anna Kos. Nel tentativo di espansione verso est, che prevede l'invasione della Polania, il generale Gunter von Duisburg e il principe Whilelm dovranno in prima battuta avanzare verso la stazione ferroviaria nemica, punto nevralgico da conquistare e mantenere nonostante le controffensive; in un secondo momento l'unica opzione sarà la ritirata al quartier generale che bisognerà difendere con i denti, in una lunghissima sequenza in grado di tenere sull'attenti il giocatore smaliziato, considerando numerosità e letalità dell'esercito della resistenza.

Iron Harvest 1920 09

La grafica non è tutto

Le location verdeggianti delle prime missioni lasciano spazio a paesaggi brulli ed innevati, segnando un netto contrasto rimarcato da un design un po' meno semplicistico della fanteria meccanizzata. L'impressione che abbiamo avuto, giocando con i Sassoni, è che prediligano gli scontri ravvicinati; le unità sono parse un po' più lente di quelle della Polania, anche se più resistenti ai colpi. Come anticipato, però, si tratta di sensazioni che potranno essere confermate solo in futuro, quando le differenze tra le varie fazioni saranno più definite. Graficamente, Iron Harvest se la cava bene, anche se, rispetto al precedente provato, non ci sono migliorie degne di nota. Per intendersi il livello può essere paragonato a quello del sopracitato Company Of Heroes (classe 2006); a mostrare un po' la corda sono soprattutto le animazioni, poco fluide da far sembrare quasi statici gli uomini, e anche alcune icone dell'interfaccia utente andrebbero ridefinite e portate al passo coi tempi, ma nel complesso non ci si deve lamentare considerando anche il budget non faraonico a disposizione dei designer.

L'offerta contenutistica è abbondante: oltre alle immancabili modalità skirmish (limitata per ora a sei mappe) e multiplayer con duelli a squadre composte fino a tre giocatori, ci sono anche degli scenari creati ad hoc per mettere alla frusta le capacità strategiche. Ogni vittoria fornisce dei punti esperienza all'avatar del giocatore che quindi viene spinto a proseguire anche dopo la fine della campagna per single player. Non mancano, sin da questa fase embrionale, delle sfide settimanali sulla falsariga dei titoli competitivi più in voga.

Iron Harvest prosegue lo sviluppo seguendo la strada giusta per diventare uno degli RTS più interessanti di questo inizio di decennio: il lavoro dei programmatori è tangibile ad ogni nuova versione. La speranza più grande è che il supporto non termini dopo l'uscita del gioco e che la grafica venga rifinita.

CERTEZZE

  • Campagna in single player ben strutturata
  • Meccaniche collaudate
  • Intelligenza artificiale impegnativa

DUBBI

  • Alcuni bug banali testimoniano che c'è ancora molto lavoro da fare
  • Albero delle strutture deficitario
  • Unità da bilanciare