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Monster Hunter: World, la caccia di Capcom più in forma che mai

Parliamo un po' del fenomeno mondiale di Monster Hunter: World e come Capcom ha portato il suo gioco di caccia a tutti.

SPECIALE di Giorgio Melani   —   15/12/2018

È una storia affascinante, quella di Monster Hunter: World, che parla essenzialmente di una scommessa vinta da parte di Capcom e in particolare da Ryozo Tsujimoto, il producer e maggiore responsabile del rilancio della serie sulle console domestiche con questo nuovo capitolo. Monster Hunter non è mai stata una serie problematica, ovviamente, visti i numeri fatti registrare regolarmente dai capitoli precedenti, ma si era scavata una nicchia importante sulle console portatili nel corso degli ultimi anni, all'interno di una sorta di esilio autoimposto in cui aveva raggiunto un equilibrio in grado di portare grandi ricavi a Capcom a fronte di spese non eccessive in termini di investimenti fra tecnologia e sviluppo. Questo, se da una parte non poteva renderlo un vero e proprio blockbuster globale, dall'altra teneva Monster Hunter al riparo da qualsiasi rischio, come una sorta di tradizione, in gran parte nipponica, fondata su un canone ben stabilito e ritorni economici sicuri, fino a quest'ultima impresa di Tsujimoto.

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L'idea alla base del nuovo progetto si fondava su due principi di rottura rispetto agli ultimi anni: portare la serie sulle console domestiche, dunque sfruttando tutto il potenziale dei nuovi hardware e renderla appetibile al pubblico internazionale, non solo a quello giapponese. Due elementi che si portano dietro delle notevoli rivoluzioni in termini di sviluppo, con la necessità di costruire un engine di gioco nuovo e un impegno molto più profondo dal punto di vista tecnico e vari cambiamenti da applicare anche alla struttura stessa del gioco per svecchiarla e renderla più indirizzata al pubblico globale. Una missione non da poco ma che alla fine è risultata perfettamente riuscita, come dimostrano i 10 milioni di copie piazzate nel mondo, ovvero il record assoluto per Capcom che lo rende il gioco più venduto nella storia del publisher. È una cosa quasi incredibile a pensarci: il gioco più venduto nella storia di Capcom non è uno Street Fighter, né un Resident Evil, Mega Man o Devil May Cry ma è proprio Monster Hunter: World, la serie di nicchia divenuta infine mainstream.

Un mondo di mostri

Il concetto era dunque mantenere le caratteristiche di base di Monster Hunter ma immergendole in una nuova ambientazione, più ricca e dinamica, che avrebbe apportato da sola una notevole trasformazione all'atmosfera e alla dinamica del gioco. Non si trattava solo di dare "una spolverata a quello che c'era e aggiungere qualcosa", come riferito dallo stesso Tsujimoto in un'intervista di qualche tempo fa, ma "ripensare a cosa rendesse Monster Hunter quello che è e tornare al suo design originario, tuttavia utilizzando le nuove tecnologie per avere anche un ricco, vibrante e vivido ecosistema, non solo un giocatore e un nemico in uno scenario". Questo è un po' il punto di svolta di Monster Hunter: World rispetto ai capitoli precedenti, il fatto di trasformare il mondo in un agente attivo nell'esperienza di gioco, non più solo uno spazio da percorrere fino al prossimo scontro con una creatura. In un primo momento, questa nuova attenzione allo stile open world ha attirato anche diversi dubbi da parte degli appassionati, timorosi di un'eccessiva apertura a occidente della serie Capcom, ma in verità l'evoluzione è stata effettuata mantenendo un grande rispetto per la tradizione di Monster Hunter e senza influire più di tanto sugli elementi storici del gioco.

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Il passaggio alle console domestiche, con il maggiore potenziale tecnico da sfruttare in termini di hardware, ha reso ovviamente più naturale questo arricchimento del mondo di gioco, impresa che sarebbe risultata alquanto difficile su altre tipologie di console. Monster Hunter: World non è un vero e proprio open world in stile sandbox, ma ha ampliato a dismisura la sua struttura originale, che era costituita sostanzialmente da ambientazioni dedicate a singoli mostri in maniera più schematica. Ora gli scenari sono più vasti e complessi, più ricchi e soprattutto più vivi: la caccia nel nuovo capitolo ha raggiunto nuovi livelli di immedesimazione, grazie a una riproduzione piuttosto convincente di ecosistemi e biomi diversi, ricchi di creature differenti e non solo dipendenti dalla singola tipologia di mostro di grandi dimensioni che è comunque l'obiettivo principale delle varie sezioni. Pur rimanendo chiaramente legato alle sue tradizioni e al suo mondo fantastico, Monster Hunter: World propone delle notevoli finezze in termini di riproduzione di fauna e flora diversificate e convincenti, che arricchiscono in maniera sostanziale l'esperienza classica del gioco Capcom.

Un esercito di cacciatori

Queste trasformazioni erano accennate già nei primi trailer di presentazione, anche se il modo armonico in cui sono state introdotte nella struttura classica della serie è diventato chiaro soltanto una volta che il gioco ha iniziato a mostrarsi in maniera più definitiva. Quando Capcom ha iniziato a parlare di svecchiamento e volontà di proporre Monster Hunter: World come titolo forte anche per il pubblico occidentale, in molti hanno iniziato subito a sollevare perplessità sul presunto snaturamento dell'esperienza classica, fino ad arrivare una sfiducia generale in questo progetto, additato in molti casi addirittura come flop. Accuse che ora, numeri alla mano, fanno alquanto sorridere, considerando che il gioco ha venduto più del doppio del capitolo di maggior successo della serie e, come abbiamo detto, più di qualsiasi altro titolo Capcom nella lunga storia del publisher di Osaka. Questo dimostra prima di tutto che Monster Hunter: World è un ottimo gioco, in grado di piacere sia ai cultori della serie che ne apprezzano comunque la profondità strutturale e l'alto tasso di sfida tipico dei Monster Hunter, sia a un pubblico tutto nuovo, che ha determinato questa esplosione di vendite.

Monster Hunter: World, la caccia di Capcom più in forma che mai


Un elemento determinante per questo allargamento di pubblico è dato sicuramente dall'introduzione della serie su PS4: il fatto che gli ultimi Monster Hunter fossero esclusivamente legati ai portatili ha limitato fortemente la popolarità in occidente, dove tali console sono ovviamente diffuse ma non vengono utilizzate solitamente per fruire di giochi di questa tipologia. L'enorme successo riscosso da PS4 in occidente ha fornito l'ambiente giusto per il proliferare di Monster Hunter: World, indubbiamente, dunque la scelta di Capcom di portare la serie sulle console domestiche è stata molto lungimirante da questo punto di vista. Poi, oltre alle evoluzioni qualitative, contenutistiche e strutturali di cui abbiamo parlato, bisogna anche riconoscere a World una certa predisposizione per i nuovi utenti che forse i capitoli precedenti non avevano, almeno non a questi livelli. Il gioco ha un sistema di tutorial e consigli molto esaustivo ma non invadente, in grado di far entrare chiunque nei meandri delle sue meccaniche più complesse. Inoltre, anche l'interfaccia è stata rielaborata in maniera tale da essere più chiara possibile, in grado di fornire le informazioni in maniera alquanto estesa anche trattando una quantità smisurata di armi ed equipaggiamenti, altro elemento che ha contribuito a far attecchire Monster Hunter: World anche presso un pubblico impreparato ad affrontare il viaggio in questione, che si è invece trovato piuttosto a proprio agio nel ruolo di nuovi cacciatori.