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Overwatch Classic è un'ammissione di colpa per Blizzard?

Overwatch Classic è qui per ricordarci tutto quello che non vogliamo dal futuro dello sparatutto competitivo di Blizzard.

SPECIALE di Riccardo Lichene   —   17/11/2024
La cara, vecchia Tracer di Overwatch
Overwatch 2
Overwatch 2
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Nelle ultime settimane un'ondata di nostalgia sembra aver colpito alcuni sparatutto online che potremmo, tra molte virgolette, definire "storici": Fortnite, Apex Legends e Overwatch 2. Il primo ha reso la sua modalità OG (che riporta il gioco esattamente a com'era al lancio) un'opzione permanente, il secondo ha avviato, per un periodo di tempo limitato, una modalità che lo riporta esattamente a come quando è uscito nel 2019, e lo stesso ha fatto il terzo con Overwatch Classic.

La decisione presa da Blizzard per il suo hero shooter, però, è molto più carica di significato rispetto alle altre perché rappresenta il ritorno ufficiale della possibilità di giocare sei contro sei. Con il passaggio da Overwatch a Overwatch 2 gli sviluppatori hanno preso la controversa decisione di cambiare il formato e con lui la filosofia di bilanciamento e il modo di immaginare nuovi eroi, nuove mappe e nuove modalità.

Da quando è stato fatto questo cambiamento la community si è spaccata in due tra chi ha visto e compreso le ragioni del passaggio ai cinque giocatori per il futuro a lungo termine del gioco, e chi continua a sostenere (con alcuni argomenti oggettivamente inattaccabili) che l'unico modo per Overwatch 2 di andare avanti sia tornare indietro.

Erano in sei, e poi in cinque

La posizione che Blizzard ha sacrificato per passare da sei a cinque giocatori per squadra è quella dell'off-tank, ovvero quei personaggi come D.Va, Roadhog e Zarya pensati non per essere la prima linea della squadra, ma per andare ai fianchi e aprire fronti alternativi avendo abbastanza salute per restare vivi. Tutti gli off-tank presenti nel gioco all'arrivo di Overwatch 2 sono stati modificati per rientrare nel nuovo slot da tank solitario e un aspetto fondativo del gioco è andato immediatamente perso.

Scommettiamo che non vedevano l'ora di giocare contro sei Torbjorn e le loro torrette per niente fastidiose
Scommettiamo che non vedevano l'ora di giocare contro sei Torbjorn e le loro torrette per niente fastidiose

Da allora, a diversi gradi di intensità e insistenza, il motto dei sostenitori del 6v6 è stato che fare il tank "fa schifo" perché si è il bersaglio principale di tutte le abilità avversarie, e una volta morti il resto del team crolla su sé stesso. A questo si aggiunge il fatto che visto che in pochi vogliono giocare questo ruolo, soprattutto in ambito competitivo, i tempi di attesa quando si gioca ad alti livelli sono generalmente molto lunghi.

Dall'altro lato della barricata, i sostenitori della riduzione a 5v5 affermano che il cambiamento è servito a trasformare Overwatch in un vero hero shooter. Non è un mistero che Overwatch sia nato cercando di unire le dinamiche di costruzione e perfezionamento di una squadra di un MOBA al gameplay di uno sparatutto e questo è stato il suo punto di maggior forza e debolezza. Per tutta la durata del primo Overwatch, infatti, nella maggior parte delle partite l'operato del singolo giocatore contava solo fino a un certo punto.

La bolla di Winston è sufficientemente fastidiosa così com'è, immaginate averne tre o quattro a difesa di un obiettivo
La bolla di Winston è sufficientemente fastidiosa così com'è, immaginate averne tre o quattro a difesa di un obiettivo

Se gli avversari avevano una determinata composizione in difesa, gli attaccanti o avevano gli eroi adatti a romperla o si sarebbero infranti ancora e ancora contro lo stesso muro. Questo rendeva l'esperienza del singolo giocatore, soprattutto se competitiva, molto frustrante perché, anche se il suo gioco era perfetto, nel momento in cui il resto della squadra non passava agli eroi o alla strategia giusta il risultato era già scritto.

Chi supporta il passaggio a 5v5 sostiene che ora i personaggi siano pensati (restando divisi nei loro ruoli) per essere autosufficienti e in grado di avere un impatto percepibile sulle sorti della partita. Le pressioni, gli argomenti e il numero dei sostenitori del 6v6, però sono state tali, negli anni, che Blizzard ha ufficialmente annunciato l'inizio di una serie di esperimenti per reintrodurre in modo organico e bilanciato la presenza di 12 giocatori sulla mappa.

Overwatch Classic non è la risposta

Per chi se lo stesse chiedendo, l'introduzione di Overwatch Classic non fa parte del piano annunciato dagli sviluppatori per il ritorno al 6v6. Questo prevede sessioni di test di diversi approcci programmati per la prossima stagione (in arrivo nei prossimi mesi). Overwatch Classic, invece, è un assoluto ritorno alle origini: si possono scegliere solo i 21 eroi originali, non c'è nessun limite ai ruoli, ai personaggi (non è raro vedere team da sei Bastion) o alle abilità assolutamente stravaganti come i pacchetti di riparazione di Torbjorn, le sei torrette di Symmetra, il gancio onnipotente di Roadhog e la resurrezione di massa di Mercy.

Riportare in vita cinque compagni di squadra simultaneamente era certamente divertente ma non proprio salutare per il bilanciamento del gioco
Riportare in vita cinque compagni di squadra simultaneamente era certamente divertente ma non proprio salutare per il bilanciamento del gioco

Dopo aver versato una lacrimuccia di nostalgia per il ritorno della cinematica di Winston all'avvio del gioco, però, rimetterci piede è un'esperienza orribile sotto tutti i punti di vista. Il gameplay, per esempio, ruota tutto attorno alle strozzature delle mappe dove si rimane bloccati per minuti interi senza la possibilità di fare breccia a meno di combinare più ultimate insieme. L'assenza di ruoli e limiti, poi, mette il successo di una partita alla mercé del senso logico dei compagni di squadra, una scommessa che tende inevitabilmente alla sconfitta.

Questa modalità, poi, è l'epitome dello sbilanciamento. Eroi come Hanzo o Widowmaker, con la montagna di danni che infliggono, o Torbjorn e Symmetra in difesa, con tutte le loro torrette (Torbjorn che conquista la play of the game da morto o nella stanza di respawn grazie alla torretta è un meme vecchio quanto il gioco stesso), sono brutti da affrontare e ancora peggio da avere in squadra perché tirano fuori il peggio dagli avversari.

L'autolavaggio, la più antica, divertente e frustrante tecnica di difesa di chi usava Simmetria quando ancora aveva sei torrette
L'autolavaggio, la più antica, divertente e frustrante tecnica di difesa di chi usava Simmetria quando ancora aveva sei torrette

È come se questa botta di nostalgia da parte degli sviluppatori di Blizzard sia allo stesso tempo un avvertimento per tutti i nostalgici e un'ammissione di colpa. Da un lato vogliono ricordare ai più strenui sostenitori del 6v6 che non tutto ciò di cui sentono la mancanza è come se lo ricordano. Dall'altro è come se Irvine stesse cercando di recuperare un qualcosa che è andato perso con l'arrivo del sequel e che le prime versioni di Overwatch riuscivano a regalare ai giocatori.

La verità, come sempre, sta nel mezzo: i ricordi che tantissimi hanno dei momenti magici legati ai primi due anni di vita del gioco sono legati al fatto che Overwatch è arrivato sul mercato come qualcosa di completamente nuovo. La community, anche dei professionisti, ci ha messo un anno intero a capire come andasse giocato un eroe oggi definito "semplice" come Genji.

Utilizzare la ultimate di Reaper era molto più rischioso in passato perché il personaggio non recuperava vita in base ai danni inflitti come fa ora
Utilizzare la ultimate di Reaper era molto più rischioso in passato perché il personaggio non recuperava vita in base ai danni inflitti come fa ora

La magia dell'Overwatch delle origini non è legata allo stato di progettazione e bilanciamento a cui il gioco era allora, ma al rapporto che i giocatori avevano con qualcosa che non avevano mai visto. La sperimentazione, le botte di fortuna e il comprendere qualcosa, anche minimo, di un eroe che agli altri sfuggiva era parte integrante della magia del gioco, un qualcosa che il veterano non può sperare di ritrovare perché ora conosce il gioco troppo bene.

Ancora una volta la community deve scegliere tra un'esperienza dagli alti molto alti (quando la squadra funzionava la dominazione era assoluta e la vittoria schiacciante) accompagnati da bassi molto bassi (venire obliterati per tre partite di fila era decisamente pessimo) o un gioco capace di bilanciarsi in tutti i suoi aspetti: dal gameplay al tasso di vittoria passando per l'impatto percepito da ogni giocatore.

Riuscirà la Blizzard a catturare la magia dell'Overwatch delle origini senza portarsi dietro gli evidenti problemi che quella versione di otto anni fa aveva?
Riuscirà la Blizzard a catturare la magia dell'Overwatch delle origini senza portarsi dietro gli evidenti problemi che quella versione di otto anni fa aveva?

Solo le prossime iterazioni del lavoro della Blizzard potranno dirci se un punto di incontro tra il presente e il passato del gioco è possibile, ma nel frattempo possiamo solo goderci Overwatch Classic per quello che è: un promemoria degli enormi passi avanti fatti nel corso degli otto e più anni di sviluppo di questo gioco.