Eccoci, finalmente con Returnal tra le mani. Basta con le ipotesi, perché ora è il momento di fare chiarezza: abbiamo giocato sei ore, siamo morti venti volte e dannazione non vediamo l'ora di tornare davanti a PlayStation 5. Nelle prossime righe leggerete quanto emerso durante la prima parte dell'esperienza in compagnia della prossima esclusiva PS5 sviluppata da Housemarque, un incontro affascinante e ricco di sorprese. E questo è soltanto l'inizio!
Un Roguelike puro
Returnal funziona, lo fa davvero bene: ci ha tirati dentro il suo distorto mondo alieno e, almeno fin qui, non ci ha lasciato andare un istante. Quello di Housemarque è un roguelike puro, genere solitamente maneggiato dagli sviluppatori indipendenti e che ora, per la prima volta e proprio con Returnal, vediamo debuttare tra i grandi, con un budget di tutto rispetto.
I roguelike sono i giochi che hanno provato a separare la natura coercitiva del game over, nato per chiederti un gettone in più, dai suoi indubbi effetti benefici. Ci sono riusciti alla grande mantenendo una sorta di persistenza tra una morte e l'altra, e facendo in modo che ogni tentativo di raggiungere l'obiettivo fosse sufficientemente diverso dal precedente, spesso utilizzando sistemi procedurali. Nei roguelike, e lo stesso avviene in Returnal, non si può salvare liberamente come negli altri generi, ma questo avverrà automaticamente ogni volta che avremo superato una sfida che manderà avanti il gioco, o quando metteremo le mani su un oggetto di particolare importanza del quale, a differenza di bonus, malus e armi, non perderemo mai l'accesso, anche dopo morti. Poi ogni roguelike adotta le sue regole, le sue sfumature, ma il genere è a grandi linee questo, Returnal è a grandi linee così.
In Returnal, il giocatore veste i panni di una, dieci, cento, mille Selene, un'astronauta che precipita in un pianeta ostile innescando un tragico loop spazio temporale che la renderà praticamente immortale, o qualcosa di molto simile. Ogni volta che Selene perderà la vita, si risveglierà ai piedi della sua astronave distrutta, spesso rivivendo le fasi dello schianto.
Questione di DNA
Returnal è naturalmente votato all'azione: Housemarque ha provato ad iniettare il suo dna arcade in questa peculiare struttura di gioco ricevendo in cambio un prodotto dal grande carattere. In fondo, giocare a Returnal è come scendere dalla nave spaziale di Resogun, o almeno il gioco che t'aspetteresti se si potesse davvero fare. Gli attacchi dei nemici, che nel primo bioma provato sono prevalentemente a distanza, hanno aspetto, cadenza e coreografie dei grandi shoot'em up del passato, con grande risalto di proiettili iridescenti da schivare come in un gioioso balletto di guerra. L'enorme differenza rispetto a Galaga e Ikaruga, tanto per citare due eccellenze a caso, è che in Returnal non sei una navicella incastrata in uno schema bidimensionale, ma un personaggio ripreso da vicino che questa marea di colpi se la vedrà arrivare dritta in faccia. Diventa una cosa personale, direbbe Michael Jordan. I più attenti tra di voi ricorderanno che qualcosa di simile era già stato tentato in passato, con PN03 di Capcom e Gun Valkyrie di Sega.
Una trama silenziosa
Qui non troverete lunghe e poco interattive cinematiche, i dialoghi sono merce rarissima, eppure non si smette di giocare nemmeno un secondo. Returnal è tutto gameplay, ma quello vero mica quello per finta tipo apri i rubinetti, leggi il giornale, tira lo sciacquone ( ammettiamolo: ci rimangono tutti male se non si può fare). Quando prendi in mano il pad, in Returnal sei sempre parte attiva. Questo è importante per due motivi: perché il budget avrebbe potuto spingere ad edulcorare la formula roguelike, ed è fantastico che questo non sia accaduto, è perché va contro tutte le dicerie che raccontano una Sony schiava di un certo tipo di giochi, dei quali quest'ultima fatica Housemarque non fa assolutamente parte. Quando chiedevamo a Sony di diversificare maggiormente le sue esclusive, ci riferivamo anche ad esperienze come questa.
Malus e Bonus
Il bestiario del primo bioma è affascinante, composto di nuclei energetici dentati dai quali viscidi tentacoli s'agitano e s'arricciano per librarsi nell'aria, o rotolare feroci a terra. La loro forma non è propriamente solida, e la variabile genetica permette declinazioni che sembrano evolversi strada facendo, garantendo divertente incertezza.
L'equipaggiamento a nostra disposizione è inizialmente estremamente povero: esplorando potremo però trovare consumabili, oggetti che ci aiuteranno fino alla morte successiva, e Infocubi che nascondono tecnologie che se riscattate su determinati terminali potranno diventare permanenti (non lo abbiamo ancora fatto quindi non datelo per certo, l'unico Infocubo trovato lo abbiamo perso). Altri strumenti permanenti, che terremo quindi anche in caso di morte, sono la spada, per gli attacchi corpo a corpo e per distruggere e recuperare risorse, e il rampino che potremo utilizzare però solo dove previsto (se state giocando a Monster Hunter Rise, è dura). Ci sono poi dei valori personaggio, come la competenza, che permetteranno di sfruttare sempre meglio l'arma prescelta che acquisterà man mano potenza a funzioni extra.
A tal proposito, molto interessante l'uso che fa Returnal del grilletto sinistro del DualSense che propone effettivamente due diverse funzioni contemporaneamente: se premuto fino al primo blocco permette di mirare con più precisione, premendo più forte si attiva invece la funzione secondaria dell'arma. Per altri dettagli però aspettiamo la recensione, che ne pensate?
Un buon inizio
Returnal ci sta piacendo, inutile nasconderlo. Ci piace come si muove il personaggio, come cambia il mondo di gioco dopo ogni tentativo fallito, come la trama proceda silenziosamente senza mai sovrapporsi al gameplay. Ci piace la sua progressione, la caratterizzazione delle armi, il fatto che spesso i power up hanno anche risvolti negativi costringendo a continue scelte, e ci piace il modo in cui cambia la protagonista in base a quello che troverà strada facendo.
Ma guai a concedere troppo e subito: il gioco Housemarque deve ancora dimostrare tanto, e come vi abbiamo già velocemente rivelato non siamo andati oltre il primo boss. La varietà è tutto, come il bilanciamento della difficoltà, entrambe caratteristiche che emergeranno soltanto andando avanti, proseguendo nella sfida. L'importante, in questo preciso momento, è fare chiarezza sul tipo di gioco che a breve vi ritroverete davanti pronto all'acquisto, e informarvi che effettivamente Returnal ha tutte la carte in regola per sorprendere chi, forse erroneamente, lo sottovalutava.
In attesa della recensione, speriamo di essere riusciti a fare entrambe le cose.
Returnal ha un gran bel carattere, un'affascinante veste grafica e un gameplay di prima categoria. Questo però non basta per garantirgli già da ora un posto tra i migliori. I meriti ci sono, ma anche i dubbi sono ancora tanti.
CERTEZZE
- Comandi reattivi, piacevoli
- Ottima progressione
- Ottimo uso del DualSense
DUBBI
- Sarà capace di restare interessante fino alla fine?
- La varietà dei mostri sarà all'altezza dei nostri incubi?