Chiamatela crisi. Chiamatela difficoltà creativa. O chiamatela, se volete, una prolungata incapacità di generare successi che invece in altre società - dalle parti di Activision Blizzard ed Electronic Arts, per esempio - è più diffusa. E non è questione di interpretare i segnali. Nei giorni scorsi Ubisoft stessa ha confermato, di fatto, che c'è un problema e che, per altro, da sola non lo riesce a risolvere.
Così, ha annunciato di aver chiesto a dei consulenti di primo piano di "valutare diverse opzioni trasformative, così da massimizzare il valore per gli stakeholder", facendo riferimento ad azioni "decisive" per riorganizzare il gruppo allo scopo di "offrire esperienze di gioco di altissimo livello, migliorare l'efficienza operativa e massimizzare la creazione di valore".
Insomma, spendere meglio i soldi, creare videogiochi di successo ed evitare che il valore delle azioni crolli di nuovo.
Tante possibilità, nessuna certezza
Il comunicato è appositamente vago. Perché all'interno di queste parole c'è un vasto insieme di possibilità: Ubisoft potrebbe vendere a un altro soggetto; potrebbe diluire le quote possedute dalla famiglia Guillemot, che resta il principale azionista; potrebbe decidere di separarsi da alcune proprietà intellettuali; o potrebbe ridurre drasticamente il personale. Ma il punto è un altro: qualcosa, qualunque cosa, va fatto.
Naturalmente, in quella nota si vede la forte connotazione finanziaria della situazione. Perché negli ultimi anni, dal picco del 2021, le azioni di Ubisoft hanno perso oltre l'80% del valore. Il 46% nell'ultimo anno. Oggi valgono circa 12 euro (nel momento in cui scriviamo): bisogna tornare al 2013 per un valore simile. A più di dieci anni fa. Complessivamente Ubisoft vale 1,5 miliardi di euro. Per dare un riferimento, Electronic Arts vale 36 miliardi di dollari. Il problema è che Ubisoft ed Electronic Arts giocano nello stesso campionato. Sono entrambi grandi editori, forti di proprietà intellettuali storiche, con numerosi studi e diverse migliaia di dipendenti. La prima, però, sembra aver smarrito la capacità - produttiva e commerciale, soprattutto - di generare successi; mentre la seconda può farsi forza dei suoi successi sportivi (come EA Sports FC e Madden NFL), ma anche di esperienze in continua espansione come Apex Legends e The Sims. Ubisoft ha oltre 18 mila dipendenti e 40 studi nel mondo. È proprietaria di serie come Assassin's Creed, Prince of Persia, Far Cry, Just Dance; oltre a tutto il catalogo legato a Tom Clancy: Splinter Cell, Rainbow Six, Ghost Recon, The Division. Ma oggi fatica a trovare un rimedio alla sua situazione.
Quando è iniziato ad andare tutto storto?
L’ultimo grande successo: Assassin’s Creed Valhalla
Come tante altre cose che sono successe nel mondo ultimamente, la pandemia può essere usata come riferimento temporale. Perché è al 2020 che risale l'ultimo successo di critica e di pubblico di Ubisoft, ossia Assassin's Creed Valhalla. Ed è nel 2020 che Ubisoft ha vissuto un momento rilevante di dissesto interno che ha trasversalmente ha coinvolto vari reparti e vari studi.
A metà del 2020, una serie di denunce per molestie sessuali, abusi di potere e discriminazione hanno coinvolto vari alti dirigenti della società. Le denunce, sollevate da dipendenti e pubblicate in vari resoconti della stampa internazionale, hanno rivelato una cultura aziendale tossica, caratterizzata da comportamenti inappropriati e una gestione carente da parte della dirigenza. Come risultato di tutto questo, tre dirigenti di Ubisoft si sono dimessi: Serge Hascoët, direttore creativo; Yannis Mallat, managing director degli studi canadesi di Ubisoft; e Cécil Cornet, responsabile globale delle risorse umane.
Anche Ashraf Ismail, director di Assassin's Creed Valhalla, è stato allontanato dalla società, pochi mesi dopo che aveva abbandonato il progetto proprio per queste accuse. Yves Guillemot, co-fondatore di Ubisoft e amministratore delegato di lunga data, promise riforme strutturali, incluso il rafforzamento delle politiche delle risorse umane e l'introduzione di corsi di formazione obbligatori. Pur non assumendosi la responsabilità di quanto avvenuto.
A settembre 2020 ha lasciato Ubisoft anche Michel Ancel, che si stava occupando sia di Beyond Good and Evil 2 sia di Wild, un nuovo progetto. Un successivo rapporto ha correlato l'allontanamento di Ancel a uno stile gestionale definito tossico. Questo tipo di situazioni hanno anche avuto un impatto sull'immagine pubblica dell'azienda. Movimenti come "A Better Ubisoft", composta da una coalizione di dipendenti, hanno richiesto maggiore trasparenza e responsabilità da parte della dirigenza. Sicuramente queste controversie non hanno aiutato Ubisoft. Ma sarebbe miope pensare che i problemi della società francese siano da indagare altrove rispetto ai suoi videogiochi. Anche perché pochi mesi dopo quanto emerso a metà del 2020, è uscito proprio Assassin's Creed Valhalla. Il cui successo - ha generato più di un miliardo di dollari di ricavi - è una dimostrazione di come una cosa sia la gestione interna della società; e un'altra sia la risposta del pubblico ai suoi videogiochi.
"Sebbene le controversie di Ubisoft nel 2020 abbiano portato al licenziamento o all'abbandono di talenti di alto profilo e abbiano avuto un impatto sullo sviluppo e sulla reputazione pubblica di Ubisoft, la strategia è la causa principale delle sfide di Ubisoft", dice a Multiplayer.it Rhys Elliot, analista di Midia Research. "Ubisoft si è quasi messa all'angolo, ora è quasi esclusivamente dipendente dal successo di un solo franchise chiave: Assassin's Creed. Questa è una minaccia per l'azienda se le cose non cambiano".
E dire che nel 2021 Ubisoft “festeggiava”
A guardare il comunicato con cui (a maggio 2021) Ubisoft ha annunciato i risultati finanziari dell'anno fiscale 2021-2022 (che va da aprile 2021 a marzo 2022), si vede una società in positivo: si parla della "crescita spettacolare" di Just Dance; si vantano i 40 milioni di giocatori unici di The Division; della "robusta crescita" registrata da titoli e serie come Brawlhalla, Far Cry, For Honor, Rabbids, The Crew e Watch Dogs; e delle vendite "solide" di Immortals Fenyx Rising. Ma tante persone erano ancora chiuse in casa; la vita sociale non si era ripresa del tutto. Come altre società videoludiche, anche Ubisoft stava ancora beneficiando del consumo anomalo di qualcosa cosa fosse di intrattenimento.
Per altro, il 2021 era iniziato con Ubisoft che annunciava la produzione di un videogioco basato su Star Wars, che sarebbe stato pubblicato dopo la scadenza del periodo di esclusività concordato fra Lucasfilm ed Electronic Arts. Una notizia che fece salire il valore delle azioni di Ubisoft; e scendere quello delle azioni di Electronic Arts.
Anche a maggio del 2022 Ubisoft era ottimista. Anzi, stava celebrando di nuovo un buon momento finanziario. Per l'anno fiscale che si era chiuso due mesi prima, Ubisoft parlò di una "prestazione stellare" di Assassin's Creed Valhalla; del "migliore anno di sempre" per Far Cry, reduce dal debutto, a ottobre 2021, di Far Cry 6; e di una ulteriore crescita per Rainbow Six Siege, anche alla luce della pubblicazione (a gennaio 2022) dello spin-off Rainbow Six Extraction. E per la prima volta nella sua storia, sottolineava la società, queste tre serie avevano contribuito ciascuna per almeno 300 milioni di euro in un anno fiscale. L'utile era stato inferiore alle aspettative, ma comunque buono: circa 400 milioni anziché fra 420 e 500 milioni di euro.
Però qualcosa già stava dimostrando qualche debolezza - sia creativa sia commerciale - specialmente sul fronte dei videogiochi online.
Per esempio, il videogioco online Hyper Scape - che ha debuttato nel 2020 - è stato chiuso ad aprile
2022. Riders Republic, un'altra nuova proprietà intellettuale, non ha destato grande interesse, nonostante una ricezione positiva dalla critica. E si iniziava a mettere in dubbio che, dopo l'ennesimo rinvio, di Skull and Bones avremmo mai visto il risultato finale.
Inoltre, Ubisoft aveva scelto di rendere un contenuto aggiuntivo previsto per Assassin's Creed Valhalla un gioco separato: quello che poi, tempo dopo, avremmo saputo essere Mirage. Lo aveva fatto per colmare un calendario che si faceva via via meno denso. Ciò accadeva mentre il rifacimento di Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo - annunciato nel 2020 e inizialmente previsto per il 2021 - veniva rimandato a tempo indeterminato. (E tutt'oggi rimane in questa situazione.) Senza scordare Beyond Good and Evil 2 e il suo sviluppo senza fine.
Nel 2023 una grossa perdita
Per questi e altri motivi, fra il 2022 e il 2023, le cose si sono completamente ribaltate. Intanto, per la fine del 2022 Ubisoft aveva in serbo Mario + Rabbids: Sparks of Hope; seguito di quel Mario + Rabbids: Kingdom Battle del 2017 che aveva sorpreso su Nintendo Switch. Eppure, le vendite sono state così deludenti - o viceversa, le aspettative così sbagliate - che l'insufficiente ricezione commerciale del gioco, che si è sommata a un altro rinvio di Skull and Bones e a quello di Avatar: Frontiers of Pandora, ha provocato una grossa perdita per la società. Per l'intero anno fiscale, Ubisoft si aspettava di guadagnare 400 milioni di euro. Invece, ne ha persi 500 milioni di euro. Quindi 900 milioni di euro di differenza.
Si sarebbe potuto pensare che tutti questi rinvii a un certo punto si sarebbero materializzati in qualcosa di buono. Così, per la seconda metà del 2023 e i primi mesi del 2024, Ubisoft avrebbe fatto leva su tre videogiochi nuovi: Skull and Bones; Avatar: Frontiers of Pandora e Prince of Persia: The Lost Crown (annunciato a giugno 2023). Oltre a nuovi contenuti per videogiochi online come Rainbow Six Siege, For Honor e The Division 2.
Ma le cose non sono andate bene. Skull and Bones è stato rinviato all'inizio del 2024 e in ogni caso, una volta uscito, è rimasto molto laterale (per non dire ininfluente) per la società. Avatar: Frontiers of Pandora - pur recepito dignitosamente dalla critica - non ha ottenuto risultati commerciali significativi. Prince of Persia: The Lost Crown è uno dei videogiochi Ubisoft più apprezzati degli ultimi anni; ma, come sappiamo, la ricezione commerciale è stata diversa: la società ha rifiutato un sequel e il gruppo di lavoro è stato smantellato.
Serve aggiungere che le prime prove limitate di XDefiant - sparatutto online gratuito che serviva a inseguire il modello dei videogiochi live service - avevano mostrato dei limiti su cui Ubisoft voleva lavorare: e così, anche XDefiant, inizialmente previsto per la fine del 2023, è stato rinviato al 2024, entrando così nell'anno fiscale successivo.
Oltre due mila persone licenziate in due anni
Nel frattempo, Ubisoft aveva già avviato una riduzione del personale per ridimensionare i costi, in linea con la tendenza di tutta l'industria dal 2022 in poi. A maggio 2023, il direttore finanziario Frederick Duguet fece notare come il numero di dipendenti fosse sceso sotto ai 20 mila. Successivamente, fra settembre 2023 e dicembre 2024, Ubisoft ha licenziato altre mille persone.
Nonostante tutto, l'anno fiscale - i cui risultati sono stati annunciati a maggio 2024 - si è chiuso con una crescita del 33% dei ricavi e il ritorno all'utile. Ciò perché il lancio di The Crew Motorfest (settembre 2023) è andato meglio di The Crew 2; Assassin's Creed Mirage ha rigenerato interesse della serie, i cui ricavi sono cresciuti del 30% su base annua; e anche Rainbow Six Siege è migliorato. Con il condimento di videogiochi come Just Dance 2024 (ormai lontano dal periodo di massima gloria).
Allo stesso tempo, annunciando i risultati per l'anno fiscale 2023-24, Ubisoft sottolineava, per la seconda metà del 2024, il debutto di Star Wars Outlaws e Assassin's Creed Shadows - descritti come "due dei videogiochi più attesi dell'anno". Oltre alla pubblicazione, sul fronte dei videogiochi gratuiti, di Rainbow Six Mobile, The Division Resurgence e XDefiant. Questa serie veniva definita "promettente" da Guillemot.
Sappiamo com'è finita. Star Wars Outlaws è andato male sia al lancio sia dopo. Assassin's Creed Shadows è stato rinviato due volte: prima previsto a novembre, è stato posticipato prima a febbraio e poi a marzo. A dicembre Ubisoft ha annunciato che XDefiant, lanciato a maggio 2024, verrà chiuso, perché non ha raggiunto i volumi incredibili richiesti dai videogiochi gratuiti. Mentre Rainbow Six Mobile e The Division Resurgence sono stati entrambi rinviati al prossimo anno fiscale (che inizierà il prossimo aprile).
Così, se il primo trimestre fiscale (aprile-giugno 2024) è andato meglio del previsto, alla fine di settembre - quindi dopo il debutto di Star Wars Outlaws - Ubisoft ha messo le mani avanti, avvisando di dover rivedere al ribasso le stime: si aspettava 500 milioni di euro fra luglio e settembre; dopo l'aggiornamento ne prevedeva fra 350 e 370 milioni. Il risultato finale fu di 352,3 milioni. Ma il primo semestre ha fatto registrato un passivo di oltre 252 milioni di euro.
Nonostante l'impegno per migliorare Star Wars Outlaws, le vendite poi non si sono risollevate come Ubisoft aveva sperato. E così, anche per il trimestre ottobre-dicembre, le stime dei ricavi sono state abbassate: da 380 a 300 milioni di euro.
E quindi?
Ed eccoci tornati a oggi. Alla nota in cui Ubisoft preannuncia la necessità di azioni decisive, dei consulenti di primo piano e di intervenire per l'interesse degli stakeholder. Al secondo rinvio di Assassin's Creed Shadows. E a un futuro di possibilità.
"Mentre tutti i segnali indicano che Assassin's Creed Shadows farà incredibilmente bene, sarà un aumento temporaneo delle entrate, esteso dal DLC", dice Elliot. "Per essere sostenibile a lungo termine, Ubisoft ha bisogno di un nuovo flusso di entrate, dovrà ridurre drasticamente il suo personale od ottenere investimenti significativi. Probabilmente tutte e tre". Secondo Elliot, uno dei problemi strutturali di Ubisoft è che è più esposta di altri editori quando mancano i grandi videogiochi. "Ubisoft è più orientata ai successi rispetto ad altre aziende", commenta. "Poiché non ha entrate ricorrenti da un colosso live service, Ubisoft ha difficoltà durante i periodi di rilascio più tranquilli. Inoltre, Ubisoft ha inseguito ampiamente le tendenze con i suoi giochi AAA, lasciando per lo più l'innovazione ai suoi esperimenti più piccoli. E non è stata nemmeno disposta ad annullare progetti le cui tendenze si sono evolute".
In questo caso, il riferimento è ai vari videogiochi - come Campions Tactics: Grimoria Chronicles - che usano i Non Fungible Token (NFT): una moda del 2021 ormai ampiamente rientrata; ma su cui Ubisoft, nonostante tutto, sta ancora puntando. Più di recente, per esempio, ha pubblicato un altro videogioco con gli NFT, cioè Captain Laserhawk: The G.A.M.E, basato su una serie animata su Netflix.
Secondo Elliot, il futuro di Ubisoft deve passare dal tornare a creare esperienze di qualità, fin dal lancio. "Per avere successo a lungo termine, Ubisoft dovrà distribuire il rischio coltivando le proprietà intellettuali e rilanciando le proprietà intellettuali preferite dai fan; ridurre il bloat nei suoi giochi per ridurre i tempi di sviluppo; e inseguire l'innovazione anziché le tendenze" sostiene l'analista. "Ubisoft ha una comprovata esperienza nel supportare nuovi hardware, quindi forse Switch 2 potrebbe offrire un po' di conforto all'azienda oltre ad Assassin's Creed".
E per quanto il periodo post-pandemico abbia provocato molte trasformazioni, sia nelle società sia nelle scelte del pubblico, i motivi per cui oggi Ubisoft è in difficoltà sono interni. "Hanno avuto un certo impatto", ha detto Elliott riferendosi all'inflazione e alla concorrenza; "ma i fattori principali sono stati l'incapacità di lanciare un live service di successo, la concentrazione eccessiva su un solo franchising e la difficoltà a innovare rispetto alla concorrenza".
Una delle società che potrebbe essere nel futuro di Ubisoft è Tencent. Il gruppo cinese, che fra le altre cose possiede Riot Games (League of Legends) e Supercell (Brawl Stars), è il secondo azionista per numero di azioni possedute. Nei mesi scorsi sono emersi rapporti di una possibile discussione fra i Guillemot e Tencent; che però, almeno fino a oggi, non sembrano aver portato alcun risultato. Oggi ogni possibilità è aperta, ma è evidente che una società come Tencent potrebbe garantire a Ubisoft dei benefici sostanziosi.
"Non vorremmo fare speculazioni su potenziali fusioni, ma Tencent potrebbe aiutare Ubisoft a crescere in nuove aree", dice Elliott. "Per il mobile, gli studi di Tencent come TiMi spesso aiutano gli studi occidentali a portare i loro giochi sui dispositivi mobili. Mentre nei mercati non occidentali, la stretta relazione di Tencent con il governo cinese può aiutare Ubisoft a ottenere le licenze per pubblicare giochi in Cina, il che è più difficile per le aziende estere".