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Valorant, il futuro e l'Esport

Come Riot ha costruito le basi per rendere Valorant un titolo competitivo

SPECIALE di Tommaso Valentini   —   17/04/2020

Ad una settimana dal lancio della closed Beta, Valorant continua a mantenere il dominio assoluto in termini di spettatori su Twitch. Nonostante i numeri impressionanti, lo sparatutto tattico di Riot sembra aver diviso la community di videogiocatori: da una parte c'è chi ne apprezza il gameplay più lento e ragionato rispetto alle ultime produzioni piombate sul mercato, dall'altra invece una folta schiera di persone che non riesce a digerire le meccaniche e che non ne gradisce fino in fondo i vari punti di forza.

Analizzando i numeri però, si scopre che in pochi parlano con cognizione di causa, essendosi fatti un'idea del gioco semplicemente guardando le dirette o informandosi con gli articoli, non avendo cioè toccato con mano quanto questo nuovo shooter abbia da offrire. Mettendo allora da parte per un attimo il feeling del sistema di fuoco mouse alla mano, vogliamo prenderci un piccolo spazio per poter analizzare con voi in cosa Valorant eccelle e perché un futuro roseo tra tornei e competizioni online potrebbe essere la chiave del successo della produzione.

Tattica prima di tutto

Come vi abbiamo raccontato la scorsa settimana, in Valorant bisogna essere bravi a sparare, a controllare lo spray delle armi bilanciando l'apertura della rosa di fuoco con il mouse e bisogna essere strategicamente attenti al posizionamento e alle linee di tiro, tutti elementi che già da soli rendono questo shooter un prodotto puramente basato sull'abilità del giocatore e che pochissimo lascia alla fortuna o alla semplice prontezza di riflessi. Certo, se i vostri secondi di reazione superano quelli di un bradipo sonnecchiante la vita non sarà facile, ma ci sono tantissimi escamotage per riuscire ad essere utili alla squadra anche se non siete i migliori fucilieri di questo pianeta.

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Mettiamo le mani avanti perché Valorant è un gioco di squadra, un 5 contro 5 di stampo classico dove la comunicazione, prima che l'abilità dei singoli, è l'elemento fondamentale per ottenere una vittoria schiacciante. Non vediamo l'ora in realtà di poter iniziare a guardare con interesse i tornei competitivi, dove i team creeranno strategie incredibili, innalzando immancabilmente il livello di profondità del gioco anche per i casual player facendone guadagnare in qualità l'intero ecosistema.

È proprio negli Esport, insomma, che Valorant sboccerà, riuscendo a prendersi le luci della ribalta e nulla al momento, osservando quello che il gioco mette a disposizione in partita, sembra essere stato lasciato al caso. È notizia di questi giorni, infatti che Valorant sia stato creato ascoltando attentamente le necessità di oltre un centinaio di associazioni di Esport e non è nemmeno un mistero la presenza all'interno del team di sviluppo di un gran numero di ex pro della scena di Counterstrike. Ma come si traduce tutto questo in gioco? Perché se è vero che da un lato sarà la struttura e l'organizzazione dei tornei a sostenere l'ecosistema, dall'altro il titolo deve avere le basi per poter risplendere da questo punto di vista.

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Tanti elementi di contorno

La prima ed essenziale caratteristica, e ciò che rende fondamentale la comunicazione, è la nomenclatura di ogni specifica sezione all'interno delle singole mappe di gioco. I corridoi che portano direttamente ai luoghi dove piazzare la spike sono semplici e di facile memorizzazione: Long A o Short B, tanto per citarne alcuni, verranno nominati ripetutamente a inizio match per decidere da che parte far partire l'assalto (o la difesa) ma sarà importantissimo avere in testa i nomi di tutte le stanze per sapere come muoversi e dove andare in caso di chiamata repentina dei compagni.

In tantissimi sparatutto ci è capitato di avere persone in squadra che iniziassero a urlare di avere due persone addosso o aver colpito qualcuno senza però offrire informazioni realmente utili e Valorant non fa altro che metterci una bella pezza semplicemente facendo seguire all'immagine del giocatore in chat vocale il nome della stanza esatta in cui si trova. Una soluzione non di certo originale visto che è già adottata da altri sparatutto, non ultimo Rainbow Six Siege, ma qui resa ancor più leggibile e di facile fruizione rispetto ai diretti competitor. Non mancano poi nemmeno i ping per fornire informazioni direttamente sulla mini mappa attraverso una comoda ruota di comandi o i classici coni di visione dei propri compagni, indispensabili per capire se un nemico è stato individuato o meno. Nella frenesia del gioco non è sempre facile riuscire a vedere tutti questi dettagli ed ecco perché, anche da morti, il nostro consiglio è quello di continuare a seguire l'azione, di mandare continui ping ai compagni e di restare attivi e partecipi per tutta la durata del round. Riot Games non ha solo pensato alla parte visiva e di strategia quando ha disegnato la mini mappa ma l'ha immaginata per fare in modo che anche i rumori fossero rappresentati graficamente. Quando un agente si muove normalmente tra le varie aree di gioca genera costantemente onde sonore. Queste rimbalzano sui muri in un'area circolare attorno al vostro personaggio estremamente grande e ben segnalata sulla mini mappa.

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Giocando vi accorgerete che ogni sezione dei livelli di Valorant emette un suono specifico, indicazioni fondamentali nel caso in cui stiate preparando un agguato. Le superfici di metallo, l'asfalto e le sezioni sabbiose emettono suoni ben distinguibili e un orecchio attento può captare dove siete molto prima di vedervi. I sound engineer hanno svolto un lavoro sublime da questo punto di vista riuscendo a regalare ai giocatori una quantità di informazioni infinita solo attraverso l'uso dell'udito. Quello che invece non ci è piaciuto completamente, e che secondo noi potrebbe essere rivisitato prima del lancio ufficiale, è il feedback audio sui colpi ricevuti, spesso insufficiente a far capire immediatamente come si sta svolgendo lo scontro a fuoco. Non è raro infatti morire e controllare solo successivamente quante volte e in quale parte del corpo siamo stati colpiti o persino di uscire vincitori da una sparatoria e accorgersi solo successivamente di avere una manciata scarsa di punti ferita restanti. Anche i colpi alla testa, seppur ben distinguibili, non restituiscono sempre un feedback corretto. Benché nella maggior parte dei casi un colpo sia sufficiente per mandare al creatore i vostri avversari, spesso capita di avere il medesimo feedback sonoro e visivo anche per gli headshot che non hanno ucciso, rischiando di far perdere l'attimo decisivo per sparare un'altra raffica. Problemi che, con buona probabilità verranno esaminati e risolti nel giro di qualche settimana, pronti per un lancio ufficiale che è previsto al momento per questa estate.

Valorant ha tutte le carte in regola per poter fare bene nel settore degli Esport. Riot ha già il know how ereditato da League of Legends per gestire in maniera magnifica tornei e competizioni e il nuovo titolo si presta ad essere il prossimo fenomeno di massa da questo punto di vista. Il sistema anti cheat, per quanto invasivo, si sta comportando decisamente bene per il momento e il gioco, nonostante non sia dei più immediati, sembra aver fatto presa sul pubblico più casual che si diverte anche solo a guardarlo (o forse spera solo di ottenere un drop per accedere alla closed beta chi lo sa). Non ci sono al momento piani concreti per il futuro ma Riot ha già annunciato che sarà questa la strada che Valorant seguirà, non ci resta che attendere e continuare a guardare l'evoluzione di quello che potrebbe essere il nuovo fenomeno del 2020.

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