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The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom non oscuri la bellezza di Breath of the Wild!

Il richiamo della novità di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom può essere così forte da non farci ragionare, ma sicuri che iniziare dal più recente sia una buona idea?

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom non oscuri la bellezza di Breath of the Wild!
SPECIALE di Francesco Serino   —   19/05/2023

Con tutto questo parlare di Zelda, in tandem con il grande successo del film dedicato a Super Mario, è molto probabile che vi sia venuta una gran voglia di Nintendo. Ce lo confermano le tante domande che stiamo ricevendo su quale modello di Switch comprare e, più insistentemente, da quale avventura di Link cominciare. Meglio partire da The Legend of Zelda: Breath of The Wild o dal più recente The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom?

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom è il migliore, ma non troppo

The Legend of Zelda Breath of the Wild: quei primi passi in un mondo totalmente nuovo e come nessun altro...
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Se dovessimo rispondervi su due piedi lo faremmo comunque senza alcun tentennamento: la cosa migliore è proprio partire dal primo gioco, quindi da Breath of the Wild. Ora, con il vostro permesso, vorremo anche spiegarvi il perché. Breath of the Wild è stato per Zelda un reboot di una violenza inaudita e ha gettato le basi per un seguito ancora più sorprendente che perfeziona e arricchisce con ottimi espedienti un'avventura già strabiliante. Tra i due, The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom è chiaramente il gioco migliore, ma Breath of the Wild resta un capolavoro indispensabile per apprezzare al meglio le novità introdotte nel più recente capitolo.

La natura è in entrambi i giochi un elemento fondamentale, ma in The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom la tecnologia è molto più presente che in precedenza, entra addirittura nella vita della gente comune, mentre Hyrule sta iniziando a rialzare la testa attraverso una lenta ricostruzione. Questo nuovo Zelda è meno primitivo, più denso e sebbene sia ancora possibile perdersi nei suoi terreni incontaminati, quelli di Breath of the Wild lo sono ancora, e irresistibilmente, di più. È proprio l'avventura a volerti a più a stretto contatto con il territorio, che viviamo ed esploriamo attraverso lunghi viaggi nei quali è praticamente impossibile non cambiare continuamente direzione. C'è più ignoto, più silenzio, tiene insomma fede al suo nome in modo nobile e avvincente: Breath of Wild, il respiro della natura.

L’insostituibile altopiano

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In The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom si parte con tutto un altro slancio, se hai avuto modo di vivere nella Hyrule del passato. Sei subito a tuo agio e puoi permetterti di assemblare un automobile a reazione e cazzeggiare come in una puntata di Hazard per le dolci colline iniziali. Non hai paura di perderti chissà cosa perché già hai preso le misure in passato di quel che, più o meno, ti aspetta. Voi che avete giocato il primo e probabilmente siete alle prese con il secondo, immaginate di vivere l'introduzione di questo nuovo Zelda senza aver già vissuto quella di Breath of The Wild: vi mancherebbero tasselli fondamentali! Certo è possibile imparare, Tears of the Kingdom pensa anche ai neofiti, ma oltre a tutto quello che c'è da recuperare, che non è poco e nemmeno comune ad altri giochi, ci sono tutte le novità aggiunte nel seguito. Non parliamo di un gioco dalle meccaniche classiche, che possono essere assorbite in men che non si dica: questi due Zelda hanno così tante unicità che ci vuole tempo, soprattutto per entrare nel ritmo di un open world come nessun altro.

Immersione lenta

The Legend of Zelda: Breath of the Wild: il viaggio per arrivare a fare questo, sarà ancora più epico partendo dal vero inizio
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In quanto seguito diretto, anzi direttissimo visto che la mappa è all'apparenza più o meno la stessa, Tears of the Kingdom si diverte a fornire al giocatore tutti gli strumenti per violare quello che in Breath of the Wild è quasi un terreno sacro. La nuova Hyrule si può percorrere in dozzine di modi diversi, attraverso il cielo su una mongolfiera o addirittura sotto terra, sfidando direttamente il giocatore a una gara d'intelligenza mettendogli a disposizione i tool più potenti. Di tutt'altro tenore rispetto a Breath of the Wilds dove le regole sono più rigorose, ma si adattano meglio alla genesi di un eroe che torna a vivere e a ricordare dopo cento e passa anni di sonno. E riscoprire Hyrule daccapo insieme a Link era, è e rimarrà per sempre un'esperienza fondamentale di questo Zelda di ultima generazione; un'esperienza che Tears of the Kingdom sostituisce quasi completamente con un'altra serie di invenzioni che deliziano chi già sa, ma rischiano si sovraccaricare chi è alla sua prima volta.

LP doppio

The Legend of Zelda: Breath of the Wild: e comunque non avrà dungeon veri e proprio, e se ne sente la mancanza, ma i colossi sono stati comunque una grande idea
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Chi taccia di Tears of the Kingdom di essere un DLC non sa naturalmente di cosa sta parlando, ma sul fatto che questo non sia un vero seguito forse non ha tutti i torti. Esattamente come Majora's Mak per Ocarina of Time, Tears of the Kingdom può essere accostato al secondo disco di un album doppio tipo Blonde on Blonde di Bob Dylan, Mellon Collie degli Smashing Pumpkins. Breath of Wilds e Tears of the Kingdom sono complementari e hanno un ordine di lettura ben preciso per essere apprezzati al meglio e in ogni loro sfumatura. Inoltre, certe sorprese proposte nel seguito non funzionerebbe allo stesso modo, senza quei riferimenti che avrebbe dovuto fornirti Breath of the Wild. Questo seguito non rende vecchio il gioco precedente, semmai ne valorizza ancora di più le unicità come la calma, i silenzi, la necessità di contemplare, capire e risolvere l'ambiente circostante.

Quei primi importanti passi

The Legend of Zelda: Teard of the Kingdom: prendiamo comunque atto che resistere a una roba simile, è davvero difficile
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Se pensate di essere pronti per questo tipo di esperienza, meritate di viverla nella sua interezza e per farlo non c'è davvero altro modo che giocare entrambi gli Zelda di Nintendo Switch. Magari non in stretta successione, questo ve lo sconsigliamo, ma senza aspettare i sette anni che ha atteso chi a Breath of the Wild ci giocò fin dal primo giorno. Un lasso di tempo che comunque questo nuovo gioco prende in considerazione: qui Link si sveglia di nuovo ma questa volta, come noi, ricorda il suo più recente passato. Se nel primo gioco Link doveva imparare di nuovo a sopravvivere, imitando la nostra esperienza con il nuovo gameplay, qui al contrario dovrà adattare a questa nuova e progredita Hyrule ciò che già ha appreso in passato, esattamente come gli utenti dopo sette lunghissimi anni.

Pietra miliare

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom: qualunque gioco scegliate, avrete comunque tra le mani un'esperienza come nessun'altra
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Iniziare da Zelda Breath of the Wild significa anche non perdersi quella che rimarrà volenti e nolenti una pietra miliare, una lezione di game design così imponente che ogni vero appassionato di videogiochi dovrebbe provare almeno una volta nella vita. Questo non significa che i nuovi Zelda debbano piacere per forza a tutti, inoltre siamo sicuri che qualcuno si fermerà ben prima di comprendere davvero di che pasta sono fatti. È normale che sia così, niente è davvero per tutti, inoltre questi due Zelda non sono per niente semplici da decodificare specialmente se ci si arriva, come è accaduto e accadrà a tanti, dopo centinaia di open world maledettamente uguali.
Tu che cominci la prima volta, lo dobbiamo ammettere, un po' ti odiamo. Sarebbe bello poter cancellare i ricordi che abbiamo di The Legend of Zelda: Breath of the Wild esattamente come abbiamo fatto con il suo salvataggio dalla memoria di Switch, e rivivere così daccapo le stesse ineguagliabili emozioni di sette anni fa. È però proprio grazie a quei ricordi che oggi possiamo scrivere quello che più di un approfondimento, può essere letto come un avvertimento. Fidatevi di noi reduci di Breath of the Wild e... buon divertimento.