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Cyberpunk 2077: il game director rifiuta di piegarsi al fan service, decisione giusta?

Adam Badowski si è detto infastidito dalle insistenti richieste di un cameo con Ciri in Cyberpunk 2077. Che ne pensate?

NOTIZIA di Davide Spotti   —   25/06/2018

Da quando è stato mostrato con un trailer e un evento a porte chiuse all'E3 2018, Cyberpunk 2077 è uno dei progetti più seguiti e chiacchierati del momento. Il blasone raggiunto da CD Projekt RED dopo aver portato a termine la trilogia di The Witcher è indiscusso, eppure per la rete non sono mancate perplessità su alcune scelte creative molto specifiche. Si è parlato delle caratteristiche intrinseche del gioco, della realizzazione artistica, ma non sono mancate pressioni anche per quanto riguarda una pratica spesso apprezzata dal pubblico: i cameo dei personaggi.

Nel corso di una recente intervista, il game director Adam Badowski ha voluto sgombrare il campo da dubbi: in Cyberpunk 2077 non comparirà Ciri, la figlioccia di Geralt che abbiamo visto in azione in The Witcher 3: Wild Hunt. Come avrete già letto nella notizia dedicata, la ragione di questa insistente richiesta si lega a uno specifico momento della campagna di The Witcher 3, dove Ciri parla degli altri mondi che ha potuto raggiungere tramite i portali; uno in particolare, nel quale "le persone avevano del metallo nella testa, attaccavano dalla distanza utilizzando oggetti simili a dei binocoli e non c'erano cavalli: si viaggiava a bordo di navi volanti".

Cyberpunk 2077 Concept Art 1 4

È evidente il riferimento a Cyberpunk 2077, ma a quanto pare il leader del progetto è restio a sfruttare i personaggi provenienti da un'altra saga per cercare di procacciarsi qualche consenso in più. "Odio questa domanda", ha dichiarato Badowski, evidentemente scocciato dalla faccenda. "Non siamo in Kingdom Hearts, non abbiamo universi condivisi. So che ci sono molti fan anche nel nostro team e gli piacerebbe inserire Ciri nel gioco, ma sono assolutamente contrario a una cosa del genere". Logicamente questi temi gli sono stati posti più volte nell'arco degli ultimi giorni, ma può anche darsi che, al di là delle domande insistenti della stampa specializzata, il game director sia rimasto infastidito proprio da questa sorta di pretesa dei consumatori - sempre più diffusa su Internet - di avere effettiva voce in capitolo su specifiche scelte creative.

Il tipo di visuale, l'introduzione del gunplay, l'atmosfera troppo luminosa, e ora anche la gestione dei cameo: è come se gli autori dovessero costantemente piegarsi alla volontà di questa o quell'altra parte del pubblico - quasi sempre minoritaria, non dimentichiamocelo - e tutto fosse dovuto. A giudizio di chi vi scrive questo atteggiamento è quanto di più sbagliato si possa fare da appassionati. La disapprovazione può esprimersi con il mancato acquisto dell'opera in questione, non servono petizioni o altre trovate di dubbio gusto. Più che giusto, invece, che un team non si pieghi supinamente a pretese di qualsiasi genere provenienti dalla rete, anche perché abbiamo già visto in passato quanto questo approccio possa rivelarsi un'arma a doppio taglio.

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E poi diciamocelo: CD Projekt è nella condizione di potersi permettere una linea creativa priva di compromessi, frutto di una visione molto specifica (quella di Badowski e degli altri professionisti che hanno le redini del progetto) senza temere che queste scelte possano in qualche modo intaccare il gradimento o la percezione comune di un'intera opera. La casa polacca possiede ormai il know how necessario per esprimersi liberamente, senza farsi influenzare e limitare nella propria visione del progetto. Non a caso è già stato ribadito che le scelte di design verranno mantenute a prescindere dai dubbi campati per aria di una parte del pubblico. Lasciare gli sviluppatori liberi di lavorare e di esprimersi, specialmente quando si sta parlando di uno dei migliori team presenti sulla piazza, dovrebbe essere un concetto scontato per qualsiasi videogiocatore.

Vale la pena ricordare, peraltro, che CD Projekt ha sempre dimostrato di avere idee cristalline in fatto di contenuti, si pensi a come sono stati gestiti i DLC gratuiti di The Witcher 3 o alla cura maniacale con cui sono state realizzate espansioni enormi come Hearts of Stone e (soprattutto) Blood & Wine. Probabilmente qualcuno rammenterà anche le dichiarazioni di Marcin Iwinski sul tema delle microtransazioni, risalenti allo scorso autunno. All'epoca il CEO di CD Projekt non andò molto per il sottile, affermando che avrebbe lasciato l'avidità agli altri. Questo la dice lunga sull'imprinting della casa polacca, alla quale non interessa scendere a compromessi per seguire le tendenze dell'ultimo minuto, che si tratti di polemiche innescate da giocatori perdigiorno o di scorciatoie intraprese dalla concorrenza pur di mantenersi a galla. Che dire, avanti così.

Voi che ne pensate? Vi piace che CD Projekt non si pieghi alle pretese dei fan? Fatecelo sapere nei commenti!