Molti sono ancora sotto shock per il disastroso lancio di Cyberpunk 2077, ma quello di CD Projekt Red non è il solo gioco a essere uscito in uno stato pietoso e ad aver messo in imbarazzo la stampa specializzata. Che dire ad esempio di Outpost di Sierra On-line?
Racconta Ken Williams nel libro "Not All Fairy Tales Have Happy Endings: The rise and fall of Sierra On-Line" di come il lancio di quel gioco fu un vero e proprio shock per la compagnia. Williams, che insieme alla moglie Roberta fondò e gestì Sierra fino al 1996, aveva una filosofia precisa riguardo allo sviluppo dei videogiochi: il designer era Dio e aveva sempre l'ultima parola. Naturalmente doveva prendersi anche la responsabilità di eventuali fallimenti.
Bruce Balfour, l'autore di Outpost, presentò il gioco con grande entusiasmo e padronanza della materia. Williams accetto di produrlo sperando che diventasse il suo Civilization (all'epoca il gioco di Sid Meier stava facendo sfaceli su PC). Purtroppo dopo molti mesi di sviluppo, Outpost non solo non era finito, ma era diventato una specie di meme all'interno della compagnia: chi lo aveva provato lo considerava poco divertente da giocare e, soprattutto, ben lungi dall'essere completo. Siamo agli inizi degli anni '90 e allora le notizie non giravano come oggi, oltretutto Sierra godeva di un'ottima fama grazie a serie come quella King's Quest e Quest for Glory (tanto per citarne un paio). Williams diede mesi e soldi extra al team di Balfour per provare a raddrizzare la situazione, ma alla fine lo obbligò a chiudere il gioco e a lanciarlo nello stato in cui si trovava per non subire perdite irreparabili.
Nel frattempo alla stampa vennero inviate delle copie incomplete del gioco, con la promessa che le caratteristiche mancanti, descritte nel manuale, sarebbero state aggiunte prima del lancio. Le prime recensioni di Outpost furono entusiastiche e riportarono come pregi proprio alcune delle caratteristiche non incluse, che evidentemente i recensori apprezzarono sulla fiducia. Immaginate quando i primi acquirenti del gioco se lo ritrovarono in mano e scoprirono cosa era successo. Non ne furono felici, per usare un eufemismo.
C'è da dire che all'epoca lo scandalo fu circoscritto per via delle diverse dimensioni del mercato dei videogiochi e dell'assenza di internet a fare da cassa di risonanza. Comunque sia le somiglianze con il caso Cyberpunk 2077 sono davvero tante...