Un notevole caso di dipendenza da videogiochi è emerso di recente nella cronaca internazionale quando un uomo di origini bulgare ma impiegato a Tokyo e apparentemente scomparso dalla circolazione è stato ritrovato, dopo aver passato 45 giorni chiuso in una stanza d'albergo per giocare a Fortnite e Call of Duty.
L'anonimo uomo residente in Giappone ha avuto già problemi in passato, affetto da anni da una forma piuttosto grave di dipendenza da videogiochi, ma quest'ultima ricaduta è stata particolarmente grave. Si è assentato dal lavoro per diversi giorni e i conoscenti hanno fatto scattare l'allarme non avendo più ricevuto notizie sul suo stato e non vedendolo più sul lavoro né al domicilio.
È stato poi ritrovato, dopo 45 giorni, chiuso in una stanza di albergo da cui non usciva più per potersi dedicare a Fortnite, Call of Duty e altri giochi non meglio identificati. Sembra che sia stato il padre dell'uomo, ormai sulla settantina, ad andare a Tokyo a prelevare con la forza il figlio e costringerlo ad abbandonare stanza d'albergo e videogiochi.
Il padre ha poi cercato l'aiuto di uno specialista e da lì è partito un percorso di recupero con l'aiuto di Tony Marini, un consulente specializzato in varie tipologie di dipendenza, che ha avuto a che fare con casi legati a droga e azzardo ma che che si sta specializzando proprio nella dipendenza da videogiochi. Il soggetto, che è stato seguito presso il Castle Craig Hospital in Scozia, sembrava rientrare in un caso alquanto grave di questo disordine mentale, tanto da non voler nemmeno utilizzare il bagno per non allontanarsi dai videogiochi.
Di recente, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato ufficialmente la dipendenza da videogiochi, o "gaming disorder", all'interno delle varie condizioni di salute mentale, cosa che certifica l'affermazione dello status come un disordine se non altro da indagare in maniera più approfondita.