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Game Pass è redditizio per Microsoft? Un giornalista svela possibili retroscena sul servizio

Secondo il giornalista Christopher Dring, Microsoft non conterebbe nei costi di gestione di Game Pass quelli relativi alle produzioni first party, "falsando" secondo lui il computo totale.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   07/07/2025
Un'immagine di Xbox Game Pass

Per anni ha tenuto banco la discussione sul fatto che Game Pass sia remunerativo o no per Microsoft, con la compagnia che ha più volte ribadito come il sistema funzionasse senza generare perdite, ma senza mai chiarire più di tanto l'economia dietro l'abbonamento, con i servizi che, in ogni caso, trascinano ormai da anni in positivo le finanze del gruppo: in queste ore, il giornalista Christopher Dring sembra far emergere un'altra prospettiva, svelando un certo retroscena sulla gestione di Game Pass.

In pratica, secondo quanto riferito da Dring, Xbox non conterebbe i costi sostenuti per i team first party nel conteggio totale, almeno in base a quanto possiamo vedere dai messaggi pubblicati dall'ex-editor di GamesIndustry, "falsando" in questo senso il computo totale.

"Quindi i costi associati all'attività Game Pass sono i compensi pagati a terzi, il marketing, i costi del servizio... e in base a questa misura, è redditizio", ha spiegato Dring, "Quello che non viene conteggiato è il mancato guadagno che gli studi first-party di Xbox subiscono a causa del servizio. Devo immaginare che se gli studi first-party ricevessero un compenso simile, la redditività potrebbe non essere corretta".

Una questione di difficile definizione nell'attuale Xbox

Questo è quanto viene riferito da Dring, senza tuttavia specificare molto precisamente a quando risalgono queste informazioni e in quale sede sono state fornite al giornalista, dunque per il momento le riportiamo come un report da parte della fonte in questione.

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In pratica, secondo Dring Microsoft conterebbe come costi di gestione di Game Pass soprattutto quelli relativi agli accordi con i third party per introdurre i loro giochi nel catalogo, ma non tutte le produzioni interne. O almeno, questo è quello che sembra trasparire, sebbene Dring menzioni il "mancato guadagno" come elemento mancante, dunque non è chiaro se si tratti di tutti i costi di produzione o meno.

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"Ho chiesto chiarimenti sulla questione della redditività di Game Pass e mi hanno detto che i costi dei first party non sono inclusi", ha poi ribadito Dring.

La questione resta comunque di difficile definizione, soprattutto considerando l'attuale configurazione di Microsoft come publisher in gran parte multipiattaforma: i team first party di Xbox Game Studios non lavorano esclusivamente per Game Pass, considerando che i giochi possono essere comunque acquistati e oltretutto vengono distribuiti anche su PC e (ormai nella maggior parte dei casi) anche su altre console.

Considerando questo, è difficile stabilire quanto possa avere senso imputare tutti i costi di gestione dei team first party di Xbox sul Game Pass, visto che non si tratta di produzioni distribuite esclusivamente attraverso il catalogo dell'abbonamento.

Il caso di Call of Duty è emblematico: il gioco viene distribuito attraverso Game Pass ma non è certo questo il principale veicolo di distribuzione della serie, dunque addossare i suoi costi di produzione interamente alla gestione di Game Pass potrebbe essere alquanto fuorviante.

In ogni caso, anche questa discussione rientra ora nei dibattiti sugli enormi licenziamenti effettuati da Microsoft anche alla divisione Xbox, che tuttavia secondo alcune fonti sarebbero guidati soprattutto dalla volontà di dirottare le risorse in gran parte sulla corsa all'IA.