Per anni Samsung e MediaTek hanno rincorso Apple e Qualcomm nello sviluppo di soluzioni proprietarie, basandosi sulle CPU ARM per i loro chipset mobile. Per il gruppo coreano questa scelta è stata inevitabile dopo l'abbandono dei core Mongoose, risultati meno efficaci rispetto ai design Cortex. Ora però potrebbe aprirsi una fase diversa, perché da fonti sudcoreane emerge la volontà di tornare a un'architettura totalmente interna, con l'obiettivo di costruire SoC capaci di reggere il confronto con i rivali più avanzati.
La mossa arriverebbe in un momento in cui il mercato mobile richiede chip più efficienti, design ottimizzati e acceleratori dedicati alle funzioni di IA di nuova generazione.
Un nuovo SoC senza ARM?
Il passaggio a un progetto interamente personalizzato potrebbe diventare realtà dopo il lancio dell'Exynos 2600, che secondo le indiscrezioni sarà l'ultimo chip Samsung basato su design ARM. Dalle prime fughe di dati emerge l'adozione dei core Cortex, ma internamente la strategia avrebbe già preso un'altra direzione. La divisione Device Solutions avrebbe infatti formato una struttura dedicata allo sviluppo di un SoC totalmente proprietario:architettura, proprietà intellettuali, unità per l'elaborazione neurale e componenti ottimizzati per l'elaborazione IA.
La guida di questo nuovo team sarebbe affidata al vicepresidente Park Bong il, figura con una lunga esperienza nel design di semiconduttori personalizzati. La scelta non sorprende: Samsung possiede già competenze rilevanti nella produzione di sensori fotografici e opera come fonderia per diverse aziende, tra cui realtà del settore automotive e clienti impegnati in ambiti come la crittografia. Il processo produttivo a 2 nm GAA rappresenta uno degli asset strategici della società, che punta a consolidare il ruolo di alternativa reale a TSMC.
Il vantaggio potenziale risiede nella filiera interna. Apple e Qualcomm inviano i loro progetti a TSMC per la produzione, un passaggio che richiede investimenti ingenti e tempi di preparazione non trascurabili. Samsung, sfruttando la propria fonderia e una catena di fornitura controllata, potrebbe ridurre costi e tempi di validazione. Secondo diversi analisti, questa scelta sarebbe anche una risposta alle richieste di nuovi clienti del settore tech, interessati a soluzioni integrate e a design più flessibili rispetto a quelli derivati dai modelli tradizionali.
La possibilità di destinare i futuri SoC non solo ai dispositivi Galaxy ma anche a partner esterni ricorda da vicino il percorso seguito da Qualcomm con gli Snapdragon. Per arrivare a quel punto però Samsung deve dimostrare che la fonderia è in grado di competere ad armi pari con TSMC e che le sue nuove architetture possono reggere il confronto con quelle dei concorrenti, rinnovate ogni anno con miglioramenti continui. La scommessa sarebbe ambiziosa, ma rifletterebbe un trend del comparto chip dove l'autonomia progettuale sta diventando un elemento cruciale per differenziare prestazioni, consumi e capacità legate all'elaborazione IA.