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Sony PlayStation: risposta ufficiale alle nuove accuse di discriminazione di genere

Dopo l'incremento di testimonianze a supporto dell'accusa di discriminazione di genere, Sony PlayStation diffonde una risposta ufficiale sulla questione.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   17/03/2022

L'accusa a Sony PlayStation di condotte affini alla discriminazione di genere con alcune dipendenti prosegue e si ingrandisce, visto che le accusatrici nel frattempo sono aumentate di numero, e la compagnia ha dunque rilasciato una nuova risposta ufficiale al riguardo.

"Sony Interactive Entertainment considera la sostanza delle nuove dichiarazioni molto seriamente. Sebbene la maggior parte di queste arrivino da ex-dipendenti non più impiegate presso la compagnia, SIE sta tenendo in considerazione i problemi rilevati e sta lavorando per risolverli. SIE tiene in grande considerazione le proprie dipendenti donne ed effettua dei passi proattivi per dare loro ogni opportunità di cui hanno bisogno per essere ascoltate".

La nuova posizione di Sony arriva in seguito all'espansione della causa legale con il supporto di altre 8 donne che si sono unite all'accusa di discriminazione di genere oltre alla promotrice iniziale della causa, Emma Majo, ex-analista della sicurezza PlayStation.

Secondo l'accusa, Sony violerebbe le regole sull'equità di trattamento economico stabilite dall'Equal Pay Act degli Stati Uniti: "Sony discrimina gli impiegati femmine, incluse coloro che sono femmine e coloro che si identificano come femmine, per quanto riguarda i compensi e le promozioni, sottoponendole a una cultura del lavoro dominata dagli uomini", si legge nel documento stilato da Majo e i suoi legali.

La testimonianza dell'ex-impiegata Sony riguarda anche la sistematica trascuratezza con cui i manager mancano regolarmente di rispondere alle dipendenti donne, considerando a quanto pare solo gli uomini.

Sony, immagine del quartier generale
Sony, immagine del quartier generale

La Majo aveva anche presentato un reclamo ufficiale su queste situazioni e poco dopo, in base alla sua testimonianza, è stata semplicemente licenziata per un motivo incongruente (la chiusura di un dipartimento di cui non avrebbe nemmeno fatto parte).

Il mese scorso, Sony aveva chiesto di respingere la causa legale sulla discriminazione di genere di PlayStation, ma la situazione si è ulteriormente complicata con il supporto di altre testimonianze per l'accusa.