Una delle convinzioni più diffuse tra i videogiocatori è che non tutti i giochi debbano per forza innovare per essere belli e piacere. Per giustificare determinate operazioni, si afferma semplicemente che si può fare il classico more of the same, ma fatto meglio, perché in fondo se l'episodio precedente è piaciuto, non ha grossa importanza provare a cambiare, ma si può riproporre un'esperienza simile, possibilmente più rifinita. Il problema di Nintendo è che evidentemente non conosce questa legge non scritta dai reparti marketing dei grandi editori e invece ci prova ogni volta a dire qualcosa di nuovo, pur partendo da un discorso che magari ha iniziato quasi quarant'anni fa, come fatto ad esempio con Super Mario Bros. Wonder.
Basta innovazione!
Non stiamo parlando di un titolo rivoluzionario, badate bene, ma di uno che, partendo da una struttura sedimentata, si prende i suoi rischi proponendo qualcosa di diverso, in modo tale da mostrare una sua personalità e presentarsi come unico, pur avendo alle spalle un lunghissimo albero genealogico pieno di capolavori. Vi rimandiamo alla nostra recensione per ulteriori dettagli.
Sempre nel 2023 Nintendo poteva anche non innovare con The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, perché veniva da The Legend of Zelda: Breath of the Wild... e che vuoi dirgli a Breath of the Wild? Eppure gli sviluppatori della casa di Mario si sono incaponiti e hanno, colpevolmente come avrete capito, introdotto delle novità così profonde e peculiari nel gioco da realizzare un capolavoro unico e riconoscibile. Qualcosa di simile è stato fatto con Pikmin 4, uscito anch'esso nel corso del 2023 che, pur riprendendo la formula dei suoi predecessori, l'ha cambiata in modo intelligente e innovativo, trovando oltretutto il plauso del pubblico. Insomma, parliamo di tre giochi tripla A di tre serie storiche che non si accontentano di vivere all'ombra dei loro predecessori, usciti per una console tecnologicamente svantaggiata. Che oltraggio di questi tempi. Che dei fulmini in ray tracing colpiscano Nintendo Switch.
Ecco, qualcuno dovrebbe avvertire Nintendo che non è così che ci si comporta. Oggi nessuno chiede più alle multinazionali del videogioco di proporre idee innovative. Poverine, in fondo, perché dovrebbero prendersi dei rischi? Più grafica, più scene filmate e niente rimorsi. È così che si vince. Le idee lasciamole agli sviluppatori indipendenti e, nel caso in cui abbiano successo, proviamo a comprarli o scimmiottiamole, coprendo l'operazione clone con un tappeto di milioni di dollari. Insomma, cara Nintendo, adeguati ai tempi che corrono, che ne va della salute dell'intera industria. Non sia mai che poi qualcuno inizi a chiedere un po' di coraggio anche agli altri editori.