La violenza in The Last of Us 2 rappresenta un elemento controverso, vista la tonalità decisamente forte su cui è tarata e la sua abbondante presenza nel corso dell'intero gioco, ma secondo gli autori della sceneggiatura questa è motivata e non gratuita.
In un'intervista a Halley Gross, una delle autrici della sceneggiatura di The Last of Us 2, la presenza della violenza è sempre motivata e fa immergere il giocatore nella storia di odio e vendetta che caratterizza il gioco. La Gross ha ribadito nuovamente la questione dei nemici che hanno un nome e delle relazioni sociali, per cui l'uccisione di un nemico non risulta nella semplice eliminazione di un individuo anonimo ma scatena la reazione dei suoi compagni, cosa che vale anche per alcuni cani. Questa è già una soluzione che fa aumentare l'empatia e rende la violenza caratterizzata da un impatto notevole sul giocatore, che non resta insensibile alle sue stesse azioni.
L'idea degli sceneggiatori è che ogni giocatore deve dunque "sostenere il peso della propria violenza" all'interno del gioco. "Da una parte vogliamo sviluppare l'empatia, ma vogliamo anche mostrare come Ellie si spinga al limite", ha affermato la Gross nella sua intervista su Official PlayStation Magazine, "Dunque, ogni volta che si affrontano gli scontri, ci troviamo a ingaggiarli come in un tipico incontro con gli NPC. Ma ora, quando sparate a un nemico e i suoi amici gridano il suo nome, dovete sopportare l'impatto della violenza su voi stessi", ha affermato la Gross.
"Alla fine, questa è una storia sul ciclo della violenza", ha spiegato l'autrice, "ma oltre a questo, è anche un oggetto di discussione sugli effetti che traumi sistematici possono avere sulla propria anima".
The Last of Us 2 è stato recentemente rimandato al 29 maggio 2020.