Considerati i molti cambiamenti degli ultimi messi abbiamo deciso di recensire nuovamente Fortnite. Potete trovare il nostro giudizio aggiornato a questo indirizzo.
Avevamo francamente perso le speranze: presentato nell'ormai lontano dicembre 2011, Fortnite sembrava destinato alla cancellazione; e invece, con un colpo di scena, il mese scorso Epic Games ne ha annunciato il lancio, con una versione inizialmente accessibile solo a fronte dell'acquisto di un Pacchetto Fondatore da 39,99 euro. Il gioco assumerà infatti i connotati di un vero e proprio free-to-play solo nel corso del prossimo anno, e l'idea degli sviluppatori è che per allora l'esperienza verrà arricchita da svariati elementi, fra cui anche una modalità multiplayer competitiva. Per il momento, tuttavia, si rimane fedeli alla linea pensata originariamente per il progetto: un survival dallo stile grafico cartoonesco, caratterizzato da fasi di costruzione alternate a sequenze in cui bisogna proteggere una determinata postazione dall'attacco di orde di non-morti.
La tempesta perfetta
Come ha fatto lo scenario post-apocalittico di Fortnite a diventare tale? Tutta colpa di una misteriosa perturbazione, chiamata semplicemente "la tempesta", che all'improvviso si è abbattuta in tutte le parti del mondo, determinando la scomparsa del 98% della popolazione. I sopravvissuti all'evento hanno dovuto organizzarsi per resistere a ulteriori attacchi, perché in questo caso il problema non sono solo tuoni e fulmini: quando il cielo si colora di viola, sulla terra compaiono delle misteriose appendici che aprono le porte dell'inferno e proiettano per le strade zombie di vario genere: dai semplici abietti ai "giocatori di baseball", dai tank inarrestabili agli "apicoltori", passando per le streghe che possono bombardare le nostre postazioni dalla distanza e dai malefici minion saltellanti.
Tante tipologie di morti viventi, dunque, che ci troveremo ad affrontare durante la lunga campagna del titolo Epic Games, composta al momento da quattro scenari (Pietralegno, Tavolaccia, Vallarguta e Montespago) dal grado di difficoltà crescente, accessibili man mano che ne completiamo le missioni. Dal punto di vista narrativo, Fortnite ci mette nei panni di un sopravvissuto che, imbattutosi fortuitamente in una roccaforte controllata da alcuni simpatici robot, viene spronato a coordinare l'azione dei guerrieri umani che si battono per arginare la tempesta e i suoi malefici effetti. I dialoghi, parlati in inglese e sottotitolati in italiano, sono molto divertenti e riescono a creare quell'atmosfera cartoonesca che la grafica suggerisce fin dal primo impatto, gradevole e colorata, con un bel design per i sopravvissuti e gli zombie. Talvolta si verificano dei cali di frame rate anche su PlayStation 4 Pro, ma immaginiamo si tratti di un aspetto che gli sviluppatori potranno sistemare senza grossi problemi nelle prossime settimane. Ciò che invece conta davvero per la qualità dell'esperienza è il gameplay, e lì spiace dirlo ma non è tutto rose e fiori.
Qualcuno ti consola
In Fortnite siamo dunque i "comandanti", ma si tratta alla fine dei conti di un semplice espediente. Selezionato uno dei personaggi disponibili, infatti, lo controlleremo in maniera diretta, come in un third person shooter alla Gears of War, sebbene con un sistema di movimento semplificato e accessibile, che non prevede la possibilità di appostarsi e regola gli scatti veloci attraverso un indicatore della fatica. Un breve tutorial ci introduce ai meccanismi del gameplay: alcuni si colgono al volo, con grande facilità, ma altri rimangono un po' troppo oscuri e bisogna poi ingegnarsi per comprenderli, il che rende le prime ore di gioco un po' problematiche. L'idea di fondo, replicata praticamente in ogni tipologia di missione (a parte quelle in cui si va alla ricerca di sopravvissuti), è di esplorare alcune mappe di generose dimensioni, raccogliere risorse prendendo a picconate qualsiasi cosa, dalle auto agli alberi, dai cancelli alle case, trovare il punto d'interesse di turno e raccogliere eventualmente delle unità d'energia necessarie ad avviare un dispositivo.
Prima di far partire il conto alla rovescia che porterà all'arrivo degli zombie, tuttavia, dovremo passare alla modalità "costruzione" e mettere in piedi una struttura più o meno resistente attorno alla zona che dovremo difendere dall'assalto dei nemici, scegliendo fra diversi materiali (legno, pietra, ferro) e addobbando pavimenti, pareti o soffitti di trappole man mano più sofisticate, in grado di eliminare i nemici che vi stazionano. Quando saremo pronti, potremo azionare l'interruttore e affrontare orde progressivamente più numerose, dando fondo ai proiettili e sperimentando un combat system semplice ma solido, che sa dare qualche soddisfazione a patto di non dedicarsi al combattimento in mischia: la rilevazione delle collisioni in tal caso è approssimativa e il divertimento viene meno. Organizzarsi insieme agli altri membri del gruppo diventa importante man mano che si passa alle fasi avanzate, anche perché avere un compagno che ci copre consente eventualmente di rimettere in sesto muri e difese divelti senza subire danni.
Trofei PlayStation 4
Sono quarantasei i Trofei sbloccabili con Fortnite: molti si ottengono eseguendo determinate azioni per la prima volta, ad esempio costruire un'arma o una struttura, mentre altri sono legati al completamento di gruppi di missioni per ogni specifico scenario. In ogni caso bisogna dedicare un bel po' di ore al gioco se si vuole ottenere tutto.
Notte sei mia
Fortnite è un gioco in multiplayer cooperativo per un massimo di quattro partecipanti (senza il bisogno di essere iscritti a PlayStation Plus, peraltro), ma nulla vieta di affrontare le missioni da soli. Le prime ore sono effettivamente banali dal punto di vista della sfida, e l'ostacolo più grosso è rappresentato dalla comprensione di alcuni specifici concetti. Come creare le armi e le relative munizioni? Cosa è meglio picconare? Come gestire le postazioni di difesa "attive"? Quest'ultima pratica risulta incomprensibilmente macchinosa: bisogna richiamare un sopravvissuto, piazzarlo su di una "tabella", creare un'arma e abbandonargliela vicino, quindi eventualmente fargli da balia qualora gli zombie lo feriscano oppure rimanga a corto di munizioni. Meglio dunque ripiegare su soluzioni più semplici ma ugualmente efficaci, rinunciando a determinate sfaccettature.
C'è tutto un contorno, che poi è quello tipico dei free-to-play, che va dai personaggi sbloccabili (ognuno dotato di abilità peculiari legate anche alla classe di appartenenza) agli specialisti che possono occuparsi di determinati "dipartimenti" e potenziare la nostra azione sul campo, dagli enormi alberi delle abilità sbloccabili al settore ricerca e sviluppo, passando per un ricco elenco di achievement e per l'immancabile rito dell'apertura delle piñate, da cui pescare dollari virtuali, materiali e sopravvissuti extra. Da questo punto di vista l'acquisto di un Pacchetto Fondatore viene giustificato solo dalla possibilità di accedere al gioco anticipatamente, perché in verità i contenuti del pack non risultano imprescindibili per giocare in modo fruttuoso. Il problema più grosso del titolo targato Epic Games sta però nella forte ripetitività delle missioni, che si muovono lungo un percorso ben noto a chi conosce le produzioni free-to-play, reso artificialmente corposo per dare la sensazione di una ricchezza che invece manca, il tutto per poter puntare sulla monetizzazione. Soluzioni legittime, ma che magari risulteranno più comprensibili nel momento in cui il gioco sarà disponibile in maniera gratuita per tutti e si potrà decidere se e quanto spendere per velocizzare la propria progressione.
Conclusioni
La formula dello shooter cooperativo in stile orda funziona ancora molto bene e nessuno lo sa meglio di Epic Games, ma a Fortnite manca qualcosa per convincere. Saranno le inevitabili storture di una struttura free-to-play che ha l'obbligo di macinare numeri a dispetto della varietà dell'azione, saranno i meccanismi eccessivamente macchinosi che caratterizzano alcuni aspetti del crafting, l'esperienza diverte brevemente ma non decolla. Le battaglie contro gli zombie di Fortnite hanno insomma dei bei momenti, ma mancano gli acuti e la sensazione è che per il momento non sia il caso di spendere per l'accesso anticipato una somma pericolosamente vicina al prezzo delle produzioni premium.
PRO
- Stile grafico gradevole, bei personaggi
- Tante missioni, tanto contorno
- Sistema di combattimento semplice e solido...
CONTRO
- ...ma nel corpo a corpo è approssimativo
- Alcuni aspetti del crafting risultano inutilmente complicati
- Missioni ripetitive