Abbiamo provato ad accompagnarvi nel miglior modo possibile a questa recensione di Anthem, prendendoci il giusto tempo ed evitando di perderci nella corsa alla copertura veloce e poco approfondita. Dopo circa sessanta ore e una progressione che ha abbracciato la quasi totalità delle attività presenti nel titolo, è ora il momento di tirare le somme sull'ambizioso e discusso titolo di BioWare. In un mercato colmo di prodotti appartenenti al genere, che poco sono stati in grado di innovare e che non hanno saputo convincere quasi mai appieno il proprio pubblico, EA tenta il colpaccio, affidando il proprio loot shooter ad un team in forte crisi, ma dall'innegabile talento. Non tutto è andato come doveva e, ben più importante, nessun gioco appartenente a questa schiera può dirsi completo e rifinito al suo arrivo sul mercato. Sono tante le motivazioni che ci hanno portati alla votazione a fondo recensione, che resta contestualizzata a questo preciso momento di Anthem, sul quale non smetteremo di lavorare per farvi sapere se diverrà ciò che indubbiamente può essere.
La storia dell’Inno e dei Cataclismi
A differenza di ciò che spesso accade in epopee di queste genere, e che la stessa BioWare fece con il suo intramontabile Mass Effect, Anthem non mette sul piatto una storia multiplanetaria, limitandosi a raccontare un futuro che, a grandi linee, richiama quanto già fatto anche da Guerrilla con Horizon: Zero Dawn. Seppure non si nomina mai la Terra, appellandosi alla regione come Bastion, l'obiettivo è quello di narrare una storia ambientata in un remoto futuro nel quale l'uomo ha mantenuto una base culturale e sociale vicina a quella tribale, ma con innesti tecnologici incredibilmente avanzati. In questo ambiente si sviluppa una trama tutt'altro che abbozzata, fatta di figure antiche e imperscrutabili come i "Creatori": un'antica razza di esseri che hanno lasciato dietro di loro una quantità quasi infinita di manufatti in grado di generare mostruosità di ogni genere. Nel corso della campagna, che vanta una durata variabile tra le quindici e le quaranta ore (in base al vostro approfondimento dei rapporti con i vari personaggi non giocanti), siamo chiamati ad impersonare uno specialista lanciere. Questi individui rappresentano l'ultimo baluardo dell'umanità chiamato a difendere la propria terra dal lascito dei nostri avi. Per fare questo vengono in loro soccorso i Javelin, esoscheletri avanzati e di varia natura, capaci di trasformare i lancieri in vere e proprie macchine da guerra. Subito dopo un prologo ben riuscito e utile anche a scegliere il sesso e i tratti generali del nostro alter ego, il resto della personalizzazione estetica è legata a doppia mandata a queste armature in grado di volare per i cieli di Bastion.
L'intreccio tessuto da BioWare risulta più profondo di quanto ci si potesse attendere da un titolo di questo genere, ma non per questo stanca o annoia, proprio per la libertà di scegliere se scavare a fondo nelle relazioni e nel background sociale dell'universo, o limitarsi a seguire gli svolgimenti principali di missione in missione. I dialoghi e le scene d'intermezzo vantano una cura maniacale, che si va a perdere solo in un finale poco attento e svogliato, ma che introduce con grande capacità narrativa ai prossimi sviluppi della trama. Bisognerà attendere il prossimo mese, infatti, per mettere le mani sull'Atto I di Anthem, momento nel quale sembrerebbero entrare in gioco le prime razze senzienti ad accompagnare l'uomo. Seppure il cattivone di turno risulti ben scritto e mosso da ideali interessanti, resta però il punto debole di un intreccio altrimenti interessante e godibile, al netto di una campagna che ancora non ci ha detto sostanzialmente nulla. Questo perché Anthem è un gioco in completo divenire, anche dal punto di vista narrativo. La mossa di Bioware risulta tanto coraggiosa quanto rischiosa, proprio alla luce del genere di appartenenza: se solitamente siamo abituati a loot shooter nei quali la trama fa da corollario all'azione, qui Bioware tenta di innovare, innestando nei contenuti a rilascio cadenzato nel tempo una trama che resterà a ben vedere uno dei dettagli meglio riusciti della produzione. A voi quindi scoprire ciò che si nasconde dietro la verità dell'Inno della Creazione, o i sotterfugi con il quali il Dominio intende prendere il controllo del mondo, senza tralasciare quelle sfumature psicologiche che da sempre hanno fatto il successo di una casa dedita anima e corpo alla buona narrazione.
Il gameplay che funziona a metà
A dire il vero il titolo del paragrafo non rispecchia appieno l'idea che ci siamo fatti del gioco. Questo perché a funzionare a metà non è il gameplay nudo e crudo delle varie spedizioni: al contrario è l'esperienza utente demandata ai menù e alla gestione della personalizzazione a non convincere affatto. Per una disamina di questi elementi vi rimandiamo al primo provato della scorsa settimana, nel quale abbiamo cercato di spiegare i motivi per i quali Anthem risulta un titolo ancora acerbo all'interno del panorama di appartenenza. La mancanza di riferimenti specifici al livello dei propri compagni, l'impossibilità di personalizzare il proprio equipaggiamento durante le spedizioni e la gestione inconcepibile dei caricamenti forzati per riavvicinarci agli altri membri del gruppo sono solo la punta dell'iceberg di un sistema che funziona a metà e che, ad oggi, rappresenta ancora il più grosso limite del titolo. Ciò che fa ben sperare è che buona parte di queste problematiche sono tutte risolvibili tramite una serie di piccoli accorgimenti ai quali Bioware sembra stia già pensando da tempo e che introdurrà nel corso delle prossime settimane. L'elemento che invece funziona e diverte è quello più strettamente ludico e che si sviluppa e si espande in uno shooter dalla straordinaria libertà di movimento, fatto di ampi spazi e un discreto level design. Non c'è dubbio che chi non apprezza il genere e lo trova maledettamente ripetitivo non cambierà idea grazie ad Anthem, ma tutti gli altri potrebbero trovare nel titolo di BioWare un degno sostituto dei vari Destiny 2, Warframee The Division. Ciò che più convince è la differenziazione dell'approccio al gameplay dettato dalle quattro classi disponibili. Anche qui vi rimandiamo alla guida dedicata all'approfondimento di ognuna di esse, ma non possiamo che confermare le buone impressioni avute anche alla luce delle attività end game, di cui parleremo più avanti. Non possiamo nascondere che ad oggi la varietà di queste attività non risulta certamente straordinaria: tutte le missioni si riducono alla pulizia di zone specifiche della mappa e alla risoluzione di basilari enigmi in grado di farci procedere con la missione, ma d'altronde questo non differisce in buona sostanza da ciò che fanno tutti quanti i suoi concorrenti. Anche il gioco libero, ovvero la possibilità di muoversi arbitrariamente sulla mappa di gioco, alla ricerca di eventi globali e piccoli agglomerati di nemici, non spicca al momento per l'offerta, con la speranza che i contenuti in arrivo a marzo possano aggiungere la giusta profondità ad una modalità attualmente poco allettante.
E l'endgame?
Da sempre le attività di alto grado di un titolo come Anthem, ne costituiscono anche il maggiore motivo di successo o di fallimento. La capacità di invogliare il giocatore a continuare a spendere le proprie ore su un titolo piuttosto che su un altro è il fulcro di un design che pesca a piene mani dal "narcisismo" dei giocatori. La ricerca spasmodica di nuovi elementi estetici e di equipaggiamento, trova nell'end game la sua forma più alta e dimostra anche la capacità di un team nel comprendere le dinamiche alle quali questo genere attinge continuamente. Anthem dal canto suo ci prova meravigliosamente, ma questa sua volontà non trova sempre riscontro nell'attuazione di un sistema ancora acerbo e poco accattivante. La scarsa quantità di raid (attualmente tre sole roccaforti) e i contratti leggendari non bastano da soli a reggere il peso della ripetizione costante delle stesse missioni, finendo presto per lasciare un po' l'amaro in bocca. È pur vero che BioWare sembra esserne consapevole, intenzionata ad ampliare l'offerta già nei prossimi giorni e con almeno un grosso update mensile, comprendente nuovi eventi, una crescita ulteriore dei propri Javelin e un mutamento totale delle mappe di gioco. Ci riserviamo la possibilità di approfondire questi dettagli nel corso del tempo, ma certamente gli elementi rivelati dal team, che risulteranno gratuiti per tutti i giocatori almeno per il primo anno, lasciano ben sperare nei confronti di un ampliamento dell'offerta che sembra essere un dettaglio tenuto bene a mente dai ragazzi di BioWare. Ad oggi, ciò che più funziona è un sistema di progressione della difficoltà che ricorda a grandi linee ciò che viene attuato negli ARPG alla Diablo.
Una volta raggiunto il massimo livello del proprio pilota, il gioco apre tre ulteriori difficoltà. Ognuna di queste aumenta a dismisura la potenza degli avversari, innalzando di rimando la percentuale di rilascio di equipaggiamenti di alto livello. Questa dinamica risulta la più riuscita del pacchetto, costringendo i team ad attuare decisioni di squadra specifiche, sia nella costruzione del proprio arsenale, che nella gestione delle situazioni. La concatenazione di combo elementali e la scelta del Javelin da portare in battaglia, assumono connotazione diverse dalla progressione della campagna. Se nella prima fase del gioco la semplice forza bruta è sufficiente al superamento di ogni situazione, un'attività giocata ai livelli Gran Master vi richiederà più di una decisione oculata, anche semplicemente nella gestione dei propri componenti o delle abilità passive attivate con ognuno di essi. La rarità degli oggetti ritrovati infatti, che va dal classico "comune" al "leggendario", nasconde al proprio interno non solo un aumento spropositato della propria potenza in battaglia, ma anche un insieme di caratteristiche (a dire il vero fin troppo randomizzate e talvolta anche illogiche) che concatenate insieme fanno la differenza tra un buon equipaggiamento e una vera e propria arma distruttiva. Su questo BioWare sembra stia già correndo ai ripari, lavorando sulla gestione della generazione dei perk, facendo in modo che ogni volta questi possano essere funzionali alle caratteristiche delle varie classi. Qui entra in gioco anche una differenza sostanziale nell'intelligenza artificiale dei nemici, che seppur si mantenga sugli standard poco esaltanti del genere di appartenenza, trasforma i nemici di alto rango in una tipologia di avversari più coriacei e in grado di aggirarvi o sfruttare meglio le coperture.
Tecnicamente parlando
Abbiamo giò affrontato ampiamente il discorso riguardante il comparto tecnico di Anthem. Al netto di una serie di compromessi ai quali BioWare è dovuta scendere per mantenere il titolo godibile e fluido, continuiamo senza timore ad affermare che non esiste nulla sul mercato, tra i titolo always online e multiplayer, a vantare un dettaglio grafico di questo livello. Con buona pace di tutte le chiacchiere inutili legate al presunto downgrade che, seppur presente come accade rispetto a qualsiasi titolo dal momento della presentazione al suo effettivo rilascio, non ha allontanato il gioco da un'eccellenza inarrivabile da qualsiasi altro diretto concorrente. Si potrebbe discutere su una componente artistica non sempre ispirata e che lascia il tempo che trova nella complessità della flora e della fauna di Bastion, ma nulla di tutto ciò va ad inficiare su una potenza visiva a tratti disarmante, che trova nella possibilità di volare per le sconfinate mappe del gioco il suo elemento più accattivante. Altro plauso dovuto riguarda il comparto audio, impreziosito da un lavoro sugli effetti sonori delle armature di livello quasi cinematografico e che ci ha strappato più di un sorriso nei confronti di un doppiaggio italiano tra i migliori e più apprezzati degli ultimi anni. Resta ovviamente la necessità di possedere (almeno su PC dove noi lo abbiamo testato) una configurazione adeguatamente alta per godere di dettagli ultra e un frame rate quanto più vicino ai sessanta fotogrammi al secondo. Ciò non toglie che però le due grandi patch rilasciate nel corso di questi primi dieci giorni abbiano consentito al team di risolvere una serie non indifferente di problemi, andando a migliorare l'esperienza di quasi tutti i giocatori. Per ciò che concerne il netcode e la componente multigiocatore, al netto di una quantità di utenti spropositata, non possiamo che apprezzare il fatto che a noi il titolo non abbia mai creato problemi. Ciò non toglie che dobbiamo comunque registrare una serie di feedback tiepidi da chi invece ha sperimentato, soprattutto nelle primissime ore dopo il rilascio globale del 22 febbraio, qualche disconnessione di troppo.
Conclusioni
Anthem arriva sul mercato portandosi in dote tutte le critiche, i pregiudizi e l'eredità recente poco positiva di BioWare. Mantenendo il sangue freddo è però necessario rendersi conto che ci troviamo a tutti gli effetti di fronte ad un loot shooter. Come tutti i giochi di questo genere, anche Anthem richiederà del tempo e la fiducia dei suoi utenti per uscire dal pantano di critiche gratuite e problemi reali. Ad oggi risulta un gioco con un buon impianto action e una serie di trovate interessanti in termini di design del mondo e di differenziazione delle classi. Si tratta di un esperimento in continua evoluzione, che si plasmerà sulle volontà dei giocatori e sulla capacità del team di imboccare la giusta via nelle scelte di sviluppo future. Il consiglio è di prenderlo in considerazione laddove siate dei grande appassionati del genere o cerchiate un titolo divertente da giocare rigorosamente in compagnia. Al contrario potete tranquillamente attendere quella manciata di settimane utili a comprendere se i contenuti che arriveranno nel primo trimestre saranno sufficientemente appaganti per la vostra esperienza da videogiocatori.
PRO
- Le classi di Javelin sono varie
- Narrativamente non esiste un titolo di questo genere così approfondito
- Le difficoltà dell'endgame sono un fattore che lascia ben sperare
- Tecnicamente è ineccepibile
CONTRO
- La quantità di attività ancora non soddisfa
- Menù, navigabilità e confort in generale disarmanti