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Anthem, il provato in attesa della recensione

Iniziamo a formulare qualche giudizio dopo venti intense ore di gioco. Ecco il nostro provato approfondito di Anthem in attesa della recensione vera e propria.

PROVATO di Emanuele Gregori   —   18/02/2019

L'ultima fatica di BioWare è finalmente arrivata sul mercato, seppure ancora solo per gli abbonati a Origin Access Premiere su PC. Ad un paio d'anni dall'annuncio, il chiacchieratissimo Anthem è pronto a farci comprendere la futura direzione della software house famosa per i suoi giochi di ruolo. Nonostante la forte diffidenza da parte degli appassionati, e i feedback non propriamente positivi scaturiti dalla demo di un paio di settimane fa, il "simulatore di Iron Man" (come è stato poco carinamente definito da tanti), tenta disperatamente di entrare a gamba tesa nel genere degli shooter da bottino che tanto hanno avuto fortuna nell'ultimo lustro. La recensione arriverà nei prossimi giorni ma nel frattempo, come spesso ci capita, abbiamo deciso di accompagnarvi verso quella meta con una serie di articoli che approfondiscono la nostra attuale esperienza. Dopo una ventina di ore passate nel mondo di Bastion, possiamo dirvi che BioWare è riuscita in qualcosa di straordinariamente difficile: creare un titolo tanto divertente, quanto arretrato dal punto di vista dell'esperienza utente.

La storia

Non abbiamo intenzione di scrivere troppo per quanto riguarda l'arco narrativo di Anthem, non prima almeno di averlo vissuto fino in fondo. Per questo ci limiteremo a darvi qualche considerazione su ciò che finora abbiamo visto. Partiamo dalle basi: Anthem è ambientato in un futuro remoto nel quale gli esseri umani vivono un'esistenza legata a credenze tribali e religiose di forte impatto, che si scontrano con un livello tecnologico fantascientifico. Se avete presente il lavoro dei ragazzi di Guerrilla Software, Horizon: Zero Dawn, saprete a grandi linee cosa aspettarvi. Se nell'esclusiva PlayStation 4 a farla da padrone erano le macchine e gli straordinari scontri che ne scaturivano, Anthem tenta la strada dell'ibrido con mech. I cataclismi stanno sconvolgendo gli equilibri e una serie di fazioni (divise per categoria e mansione) sono quelle che mantengono l'equilibrio, seppure scontrandosi animosamente non soltanto nei dialoghi. Il nostro alter ego fa parte degli specialisti, coloro che, a seguito di un duro addestramento, si sono prodigati nel recupero e nella protezione di Fort Tarsis (che funge da hub principale del gioco). Ognuno degli specialisti ha la possibilità di utilizzare una tuta robotica che, a tutti gli effetti, li trasforma in vere e proprie macchine da guerra.

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Tra migliaia di scontri con creature mostruose e bande di fuorilegge, la nostra unica missione è quella di garantire la sopravvivenza della società e dell'unica città ancora in piedi, nonostante il degrado nel quale versa. Nulla di troppo originale sulla carta, ma ciò che sorprende da subito (e fa respirare aria di casa BioWare) è la cura con la quale la narrazione è portata avanti. Ogni singolo dialogo del gioco - e fidatevi sono davvero tanti, forse troppi, ma ne parleremo a tempo debito - ha come unico e solo scopo quello di approfondire il background dei vostri interlocutori e, di conseguenza, del mondo nel quale viviamo. Ogni scena di intermezzo è curata nei minimi dettagli e la quantità di documenti e nozioni da poter leggere per scoprire la storia del mondo di Anthem, ne fanno uno degli universi più interessanti visti nel panorama videoludico degli ultimi anni. Sappiamo cosa state pensando: a che serve tutto questo in un titolo del genere? La risposta è semplice, quanto banale: non necessariamente è utile all'esperienza di tutti quei giocatori che vogliono principalmente sparare, ma non possiamo che apprezzare la volontà del team di dare una profondità più unica che rara per uno shooter cooperativo basato sulla ricerca del bottino.

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Il gameplay

Come detto nell'introduzione, Anthem vive due diverse realtà: una è quella legata al gameplay puro e all'azione, l'altra è quella che comunemente chiamiamo "esperienza utente". Le due entità devono vivere in simbiosi in un titolo di questo genere ed è strano notare come, se il gameplay funziona egregiamente, le interazioni con il gioco faticano sotto quasi ogni punto di vista. Sparare in Anthem è davvero un piacere. Dimenticatevi profondità nelle sparatorie o balistiche precise, stiamo pur sempre parlando di uno stile puramente arcade, ma ritrovarsi nel pieno dell'azione ed utilizzare il proprio Strale (l'inglese Javelin, le tute robotizzate), restituisce un impatto straordinario. Le attività sono tutte molto simili, e le meccaniche non brillano certo per originalità, ma ciò che realmente sorprende è una libertà di movimento che ha del miracoloso. Ognuna delle quattro classi di Strali (che approfondiremo nel prossimo articolo dopo averli conosciuti tutti a fondo) vanta alcune peculiarità che trasformano totalmente il gameplay. Se il Guardiano rappresenta la classe più versatile, in grado di compiere tutto ma di non eccellere in nulla, Tempesta e Intercettore vi metteranno in mano un gioco totalmente diverso. Mentre il primo rappresenta una sorta di mago, che basa tutta la propria forza sul potere elementale delle sue abilità e sulla possibilità di restare in volo per un tempo spropositato, il secondo vi consente di giocare in maniera molto più aggressiva, basandosi su attacchi corpo a corpo e un'agilità sorprendente. È proprio la versatilità delle classi e le loro differenze che innalzano il divertimento e la varietà di un gameplay che sfrutta orizzontalità e verticalità in egual modo, anche grazie a una serie di mappe ariose (seppure troppo vuote). A caratterizzare gli Strali ci pensano gli equipaggiamenti, che comprendono armi e bonus universali, oltre ad abilità e vantaggi unici per ognuna delle quattro classi. Dimenticate gli alberi di crescita, o la scelta tra due diverse specializzazioni come visto in Destiny.

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Anthem punta tutto sull'equipaggiamento, trasformando le abilità stesse (tre, più una ultimate) in oggetti da recuperare sul campo o creare, per poi equipaggiarli in uno dei tanti slot disponibili. Le missioni a onor del vero non brillano per varietà, riducendosi spesso alla ricerca di frammenti e all'eliminazione di varie ondate di nemici, ma d'altronde questi sono elementi comuni al genere e la ripetitività dell'azione non dovrebbe spaventare i giocatori di questa tipologia di titoli. Parlando di ciò che davvero risulta inspiegabile, è una struttura dell'esperienza maledettamente incomprensibile fuori dall'azione. La scelta di vivere l'hub principale con una visuale in prima persona riusciamo anche a comprenderla, nell'ottica di BioWare di immergerci nell'atmosfera dell'universo creato; ma la lentezza di movimento e l'impossibilità di raggiungere i vari menù passando semplicemente per la mappa, è la cosa meno sensata possibile per un gioco del genere. È pur vero che esiste un secondo luogo - la Zona di Lancio - che permette di compiere quasi tutte le azioni in maniera più agevole, ma che all'atto pratico non utilizzerete mai per tutta la durata della campagna, pena il perdervi dialoghi e interazioni fondamentali per portare avanti la storia e completare la campagna. Come se non bastasse, in Anthem ogni singolo aspetto del gioco si porta in dote un caricamento, che va dal paio di secondi necessari ad aprire la Fucina per la personalizzazione, ai lunghi caricamenti per iniziare una missione.

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Ma questo rappresenta solo uno degli elementi di un game design pieno di scelte incomprensibili. L'impossibilità di avere un teletrasporto durante il gioco in mondo aperto, ma anche solo di selezionare un luogo da raggiungere, è qualcosa di talmente basilare ed automatico, che fatichiamo a trovare una sola ragione e giustificazione per aver deciso di farne a meno. Accanto a questo si muovono poi leggerezze come l'impossibilità di cambiare il caposquadra del team, o di vedere sulla mappa quali missioni appartengano ad uno specifico giocatore. E ci si mette anche un teletrasporto che si attiva in automatico mentre si sta giocando, non appena un compagno raggiunge una zona successiva della missione lontana anche solo pochi metri con annesso nuovo caricamento di svariati secondi. Tutti questi elementi sono quanto di più difficile da digerire possa esserci per un gioco che dovrebbe puntare gran parte della sua esperienza sull'intuitività e sull'immediatezza. Parliamo ovviamente di tutti aspetti risolvibili e ai quali è possibile trovare una soluzione nel tempo; ciò non toglie che una consulenza da qualcuno che questo genere lo mastica da anni, non avrebbe certo fatto male al gioco. Se Anthem non avesse vissuto questa problematica strutturale, ad oggi staremmo parlando di una splendida sorpresa, ma ad oggi si tratta di sviste troppo elementari per non soffermarcisi sopra. Non parliamo invece della quantità e qualità dei contenuti, elementi di cui discuteremo quando avremo un quadro generale dell'offerta.

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Tecnicamente miracoloso

Inutile girarci intorno, Anthem è visivamente un miracolo. Un titolo di questa tipologia, totalmente online, in grado di sbalordire a livello tecnico, rappresenta qualcosa di più unico che raro. Non fatichiamo a dire che l'orizzonte visivo, la qualità dei modelli, le sequenze d'intermezzo, le espressioni facciali e le animazioni di Anthem, sono quanto di più sorprendente si sia visto all'interno del genere. Il Frostbite si conferma un motore straordinario, in grado di gestire una quantità di elementi a schermo e di particellari che creano una danza quasi perpetua. Ad impreziosire il tutto ci pensa un comparto audio incredibile che spinge in direzione dei colossal hollywoodiani. Volare per la mappa di gioco è un'esperienza che già di per se lascia a bocca aperta, e che vive anche di un doppiaggio in italiano tra i migliori degli ultimi anni. Tutto questo richiede ovviamente di scendere a compromessi con una pesantezza generale non indifferente. Nella nostra configurazione di prova, forte di una GeForce GTX 1070, di un Intel Core i7-7700 e 16 GB di RAM, non abbiamo avuto alcun tipo di difficoltà a giocare il titolo con dettagli ultra e risoluzione 1080p rimanendo sempre al di sopra dei 60 FPS, ma è evidente che le configurazioni più arretrate avranno bisogno di qualche aggiustamento sulle impostazioni, per riuscire a garantire una fluidità in tutte le situazioni. Se però siete tra coloro che hanno vissuto un incubo tecnologico durante il weekend della scorsa demo, sappiate che potrete dormire sonni più tranquilli, perché l'ottimizzazione è cambiata dal giorno alla notte, così come la gestione del volo, ora molto più fluida e semplificata.

Siamo solo all'inizio del nostro viaggio con Anthem e già ora abbiamo avuto così tanto da dire. Il prossimo step riguarderà l'approfondimento delle classi e un primo impatto con l'endgame, di cui alcuni si stanno già lamentando per la scarsità dei contenuti. Ciò che è importante ricordare è che Anthem è un titolo in divenire e che come tutti i giochi del suo genere, necessita di tempo per imboccare la giusta via. La certezza di avere accesso gratuito a tutti i prossimi contenuti (che inizieranno già il prossimo mese), dovrebbe bastare per farci almeno ben sperare. Ad oggi siamo moderatamente contenti, vogliosi di continuare il nostro viaggio e speranzosi che BioWare possa accogliere i feedback di queste prime ore per risolvere alcune leggerezze che, da sole, potrebbero affossare il buon lavoro svolto finora.

CERTEZZE

  • Volare è davvero un piacere
  • La varietà delle classi è sorprendente
  • Tecnicamente è impressionante...

DUBBI

  • ...ma richiede una configurazione di un certo livello
  • L'interfaccia utente potrebbe decretare il fallimento di tutto il progetto
  • I menù sono estremamente scomodi