La recensione di Battlefield 6 andrebbe divisa in due: da una parte la campagna che per quanto divertente si rivela subito piuttosto limitata dal punto di vista del gameplay, e dall'altra il multiplayer, un ritorno al passato che farà impazzire gli amanti di Battlefield e probabilmente conquisterà diverse nuove leve.
Andiamo con ordine.
Esplode tutto!
I livelli della campagna di Battlefield 6 sono nove, non a caso il numero delle mappe disponibili in multiplayer. La storia vede come protagonista un esercito ombra chiamato Pax Armata, che muove un attacco a sorpresa su scala globale contro la NATO e l'attuale ordine mondiale; al centro di tutto questo si ritrova il giocatore che verrà dislocato nel tempo, e nel racconto, tra i diversi scenari proposti. La trama si svolge prevalentemente attraverso flashback, ogni ricordo è un'operazione speciale, ogni operazione speciale è un livello di gioco.
Non aspettatevi grandi cose: è fantapolitica di poco conto, un pretesto per metterci in mezzo a degli scenari di guerra altamente esplosivi insieme a dei compagni dotati di raziocinio soltanto nelle scene d'intermezzo.
Le schermaglie, infatti, strategicamente parlando non sono granché, l'IA è di basso livello e i punti di respawn nemici fanno spesso apparire i soldati nemici davanti ai nostri occhi increduli. Sono gli stessi errori di sempre e che è possibile ritrovare in tanti Battlefield passati, solo che questa volta saranno circondati e in parte coperti da un numero ancora maggiore di effetti particellari, esplosioni, crolli. Ma soprattutto esplosioni, esplosioni ed esplosioni; che rimbombano, riempiono lo schermo di detriti, sconquassano la telecamera, fanno urlare gli altri personaggi, ti immergono nell'azione fino al collo.
L'occasione persa
La campagna di Battlefield 6 è come quel peccato di gola al limite della scadenza che ritrovi in frigo quando sei convinto di non avere più nulla di commestibile a casa: lo sai che mangiandolo stai facendo una cosa orribile, però ti svolta la serata. Il merito va quasi tutto a quel che poi rende la modalità multiplayer convincente: si spara bene, graficamente ha dei picchi assurdi ed è così pieno di momenti ad altissimi ottani che non puoi non sghignazzare tutto il tempo. Non devi chiederti il perché e il percome, devi solo farti trascinare dagli eventi che includono corse spericolate in jeep tra i tunnel della metropolitana di New York all'inseguimento di un treno, incursioni notturne tra i vicoli di una città in rivolta, assalti egiziani ai comandi di un carrarmato dapprima affiancato da altri mezzi corazzati e poi in solitaria ad affrontare le insidie e le imboscate, delle stradine interne.
Lo svolgimento delle missioni è lineare, tuttavia a volte comunque confuso, spesso impreciso. Regia e sonoro però sanno il fatto loro e contribuiscono a rendere l'esperienza avvincente, ingaggiante malgrado tutto. Comprare Battlefield 6 solo per la modalità campagna non è la scelta migliore, rimane un ottimo modo per prendere confidenza con i sistemi di gioco e le armi, ma questa modalità da sola non giustifica l'esborso. Con un po' di passione in più quella di BF6 poteva per esempio trasformarsi in una bellissima esperienza coop, ma la scelta è stata puntare tutto sulla scenografia e poco o niente sul gameplay. Peccato.
Boots on the ground
Chiaramente è proprio il multiplayer il piatto forte di Battlefield 6 e da questo punto di vista sono stati fatti miracoli. Dopo aver sbagliato due giochi, tornare alla qualità di un tempo non era così scontato, ma è quello che è riuscito a fare il team: tutto o quasi riporta al terzo e al quarto Battlefield (tra i capitoli più amati) ed oggi questo ritorno alle origini è anche più prezioso visto che lo stesso tipo di approccio ibrido è sempre più raro. Da una parte ci sono infatti i vari Arma, iper realistici e per questo fin troppo impegnativi, dall'altra Call of Duty che però oramai ha davvero ben poco di credibile ed è sempre più veloce, tanto da assomigliare a volte più a un'arena shooter che al gioco di un tempo. Va benissimo così, se al pubblico piace, ma non è quello che molti vogliono.
Battlefield 6 propone al contrario un'azione con i piedi ancora ben piantati a terra, le sue modalità prevedono spesso un fronte ben preciso da difendere o da attaccare, inoltre il gioco DICE offre ai giocatori tanti diversi modi per fare la differenza e raccogliere punti. Non si tratta solo di sparare, ma di curare, segnalare i nemici con un drone, riparare il carrarmato sotto il fuoco nemico. Le differenze con il passato più recente stanno nel design dei livelli, nella taratura dei danni, nel ritmo di gioco che riporta a un approccio più ragionato rispetto a quello di Battlefield 2042, per fortuna, e senza i dubbi esistenziali del quinto capitolo finito per essere un ibrido mai davvero divertente. Battlefield 6 risulta comunque più veloce rispetto ai Battlefield da cui prende ispirazione, non di tanto, ma abbastanza per dargli tonalità più moderne e accattivanti senza però danneggiarne lo spirito. Ma forse è anche merito di comandi più reattivi, un sistema di movimento che seppur fisico non risulta mai un impedimento.
Armi aperte e chiuse
Battlefield 6 torna definitivamente alle quattro classi soldato a cui siamo da sempre abituati: assalto, geniere, supporto e ricognitore. Ogni classe ha accesso a degli strumenti specifici, ha una predisposizione a un particolare tipo di arma, offre delle abilità individuali e di squadra uniche e, da un certo livello in poi, guadagna l'accesso a un secondo kit di abilità. A differenza del passato, le classi possono utilizzare ora qualsiasi tipo di arma e questo sta facendo molto discutere la community. Pur comprendendo i timori degli appassionati, ho trovato questa scelta piuttosto azzeccata.
Il rischio paventato è che tutti finiscano per utilizzare la stessa arma, la migliore, ma accadeva anche prima solo che per ottenerla i giocatori selezionavano tutti la stessa classe, fenomeno che lasciava scoperti ruoli fondamentali in una squadra. E ora che questi ruoli sono stati potenziati, con dei buff ben precisi, è importante che gli utenti scelgano il loadout con più libertà. Poter usufruire dei gadget di un ricognitore senza essere obbligati ad utilizzare un fucile da cecchino, è effettivamente una liberazione. In questo modo diventa più divertente costruirsi un soldato non solo per la mappa in cui stiamo combattendo, ma anche per lo specifico momento che stiamo affrontando. I gadget rimangono invece esclusivi delle classi di appartenenza. DICE offre comunque la scelta: è già presente una playlist dedicata esclusivamente a chi vuole le armi bloccate, proprio come nei Battlefield classici. Eccetto Escalation, dove gli obiettivi da conquistare e difendere diventano nel corso della partita sempre meno, le modalità sono quelle solite: Conquista e Sfondamento, poi Deathmatch a squadre e a team, Dominio e Dominio della collina. Questo Battlefield 6 funziona sorprendentemente bene anche nelle modalità meno caciarone, quindi senza mezzi, su mappe piccole e con meno giocatori.
Azione ragionata
Dimenticatevi le lunghe camminate di Battlefield 2042, lo strano ritmo di Battlefield 5, scordatevi anche il caos spesso incontrollabile di BF1, con Battlefield 6 siamo davvero tornati ai tempi d'oro del terzo e quarto gioco. Sentiamo ancora la mancanza di quegli eventi in grado di stravolgere completamente una mappa, ma una volta iniziata una partita chi ci pensa più?
A convincere è il modo in cui scorre: l'azione non si ferma ma la velocità, il ritmo, è conciliante, permette di rifletterci anche un po' su. Battlefield è molto più strategico di quanto si possa credere e ci vuole testa per capire dove è meglio spawnare/rinascere, quale kit è il più adatto alla battaglia in corso, come organizzarsi con la propria squadra, trovare un modo per bucare nelle difese nemiche. Battlefield 6 non è sempre e solo una questione di riflessi fulminei e permette di fare punti, quindi contribuire alla vittoria, nei modi più disparati: "spottando" nemici con un drone, seminando carisma a bordo di un carrarmato, curando i commilitoni feriti irrompendo sulla scena e lanciando fumogeni, persino seminando terrore dall'alto a bordo di un caccia o di un elicottero da guerra. Non è questione di realismo, per quello ci sono altri titoli, ma di verosimiglianza. Per tenere incollati gli utenti allo schermo è presente anche un sistema di sfide giornaliere, settimanali e mensili, alcune di queste davvero ostiche e che potranno superare solo i giocatori più abili e in un certo senso specializzati. Ogni arma ha poi un livello di maestria che avanzando ci permetterà di sbloccare modifiche ergonomiche e strutturali, lo stesso vale per i diversi veicoli presenti.
È qui lo spettacolo?
Battlefield 6 debutta anche con un certo tempismo: un gioco così mancava da quando DICE non era più in grado di farne uno convincente. Ed è un capitolo che tiene fede al suo nome, facendoti davvero sentire nel pieno di una battaglia sia attraverso il gameplay, sia nella spettacolare messinscena. Graficamente non tutto è perfetto, inoltre Battlefield 6 ci tiene a sporcare il suo look, ma quando è in movimento resta ben poco di cui lamentarsi.
DICE ha fatto un ottimo lavoro visivamente parlando, ma il team di sviluppo è famoso anche per l'impeccabile audio con il quale impreziosisce i suoi giochi e infatti anche qui Battlefield 6 può ritenersi più che orgoglioso del risultato raggiunto: le urla, le esplosioni, la spazialità del suono che permette di capire con facilità da dove provengono colpi e voci, i feriti che chiedono aiuto e che ora possono essere velocemente trascinati via dal pericolo, il rumore degli elicotteri sopra le nostro teste che si allontanano sotto una pioggia di proiettili, lo scricchiolare del palazzo in procinto di crollare. Non possiamo lamentarci nemmeno dell'ottimizzazione: DLSS qualità, praticamente tutto al massimo e in 2K su una 4070Super, senza incontrare la minima incertezza veleggiando sempre sopra gli FPS necessari per avere un'esperienza a tutti gli effetti perfetta. La distruzione di cui si è tanto parlato funziona in modo diverso dal passato, gli edifici sono mediamente più resistenti per evitare che i giocatori si diano battaglia su un deserto di calcinacci troppo presto, ma quando cade una facciata di un palazzo o un carro sfonda un muro irrompendo sulla scena, ci si accorge dei passi avanti fatti nella granularità e nella credibilità di questi eventi eccezionali, spaventosi, radicali.
Dove, come, quando?
I problemi più appariscenti di Battlefield 6, quelli che non emergeranno soltanto tra altre venti, trenta, cinquanta ore di gioco, sono legati soprattutto all'interfaccia grafica dei menù. Come per i limiti strutturali della campagna di cui abbiamo discusso in precedenza, anche questi sono difetti storici di Battlefield, ma non per questo di poco conto: sblocchi cose, ma non sai per quale arma o classe, non ci sono spunte che ti indicano le novità, la personalizzazione di armi e personaggi e tante altre utili funzioni sono sempre a distanza di una schermata e un click di troppo. Il browser dei server è al momento limitato alle creazioni di Portal, poi non c'è tempo per godersi il riepilogo post partita e se non si è veloci ad uscire tocca aspettare il caricamento del livello successivo. Battlefield 6 non è affatto un gioco comodo.
Se in un server non ci sono abbastanza giocatori, questi vengono in parte sostituiti da bot che in linea generale fanno sufficientemente bene il loro lavoro, ma spesso è possibile avvantaggiarsi della loro poca scaltrezza. Il problema dei bot è relativo, poiché legato al numero di giocatori sui server, molto basso durante i nostri test, ma certo si poteva fare di meglio anche in tal senso con dei sostituti più reattivi, soprattutto non così indifesi in fase di respawn. Peccato manchi la modalità Commander che tanto abbiamo apprezzato tra il secondo e il quarto gioco della serie e che permetteva, prima solo in game e in seguito anche attraverso app mobile, di dare ordini ai giocatori sul campo di battaglia senza però partecipare attivamente al conflitto. Era un bel modo per giocare a Battlefield, quando non potevi davvero giocare a Battlefield. Non dimentichiamoci di Portal, il sistema che attraverso una comoda pagina web permette di modificare principi e variabili, offrendo ai giocatori la libertà di costruire la loro personalissima esperienza Battlefield inventando addirittura nuove modalità. Per Battlefield 6, Portal è stato ulteriormente potenziato e permette questa volta di modificare in modo approfondito anche le mappe, oltre che in modo ancora più radicale le regole di gioco.
Il vuoto
Da Battlefield 1 fino a Battlefield 2042, DICE ha cercato di inseguire i trend, dimenticandosi di avere tra le mani già qualcosa di unico e prezioso: niente di più che il vero Battlefield, quello amato nonostante mesi e mesi di problemi con i server (speriamo che reggano la botta, questa volta!), quello indimenticato, nonostante i fenomeni commerciali che si sono susseguiti.
Riscoprendo il suo passato, Battlefield 6 non ha fatto altro che colmare il vuoto da lui stesso lasciato dieci anni prima. Il gioco è stato provato su PC con processore Intel i7-14700KF, 32 GB di Ram e una GefForce RTX 4070 Super, ma Battlefield 6 è naturalmente disponibile anche su Xbox Series X|S e PlayStation 5.
Conclusioni
Bello da vedere, potente da ascoltare, super ottimizzato e con un gameplay che ci riporta ai fasti dei migliori giochi della serie, Battlefield 6 è il ritorno di fiamma che non ci aspettavamo ma sui cui da tanti anni speravamo. La campagna è un concentrato di esplosioni e incertezze, ma il multiplayer è dove passerete la maggior parte del tempo ed è qui che le cose prendono un'altra piega. Le nove mappe di partenza sono un antipasto piuttosto ghiotto di quel che uscirà nei prossimi mesi, il feeling con l'arma in mano è quello giusto e quando tutto ti crolla attorno ecco che ti sei definitivamente innamorato. Con i soliti difetti, ma anche con dei punti di forza che stavamo quasi per dimenticare, questo è, finalmente, Battlefield.
PRO
- Il multiplayer offre un convincente ritorno alle origini
- Grafica e sonoro esplosivi ed è ottimizzato alla grande
- Abilità passive e armi aperte permettono di personalizzare meglio le classi
CONTRO
- La campagna è divertente, ma lo è anche il solletico
- I soliti menù di Battlefield, sempre più semplici ma mai chiari
- Le mappe sono topograficamente ben concepite ma non così caratterizzate