Come si realizza un Call of Duty di successo? La domanda potrebbe sembrare superflua, considerato che in oltre 20 anni di attività i popolarissimi sparatutto pubblicati da Activision non hanno mai nemmeno lontanamente sfiorato il concetto di fallimento. Tuttavia, non possiamo negare quanto sarebbe interessante scoprire quale sia stato il punto d'inizio, la prima pietra posata da ogni designer che si è alternato al timone della serie, ognuno con una visione specifica di cosa dovrebbe essere, per lui, un Call of Duty.
Quest'anno, mentre seguivamo Call of Duty: Black Ops 6 in giro per il mondo, da Los Angeles a Londra, passando anche per Washington D.C., abbiamo avuto l'enorme fortuna di poter porre questa domanda alle figure chiave di Treyarch e Raven Software, che ci hanno regalato un punto di vista inceramente inaspettato. Per Matt Scronce e Yale Miller, due leggendari designer che lavorano alla serie Black Ops dai suoi albori, non è necessario inseguire alcuna formula magica, mentre si impostano le fondamenta di un ottimo Call of Duty.
L'importante, per loro, è che un Black Ops sia prima di ogni altra cosa... un Black Ops, che guardi indietro alle sue origini, rimanendo fedele a sé stesso, per offrire ai giocatori esattamente quello che vogliono. Forse è proprio da queste limpide premesse che è nato uno dei Call of Duty migliori degli ultimi anni, uno sparatutto che ha saputo convincerci della sua filosofia, e di cui non vedevamo l'ora di parlarvene nella nostra recensione.
La migliore campagna da diverso tempo a questa parte
Abbiamo già discusso, nel nostro articolo sulla campagna single player di Call of Duty: Black Ops, le ragioni per le quali la troviamo una delle più riuscite degli ultimi anni, ma non potevamo non dedicargli un breve paragrafo anche qui, all'interno della recensione.
Ambientata in una fase storica caldissima, immediatamente successiva alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, la campagna curata da Raven Software mette in scena uno spy thriller avvincente ed esplosivo, sprovvisto di chissà quali sorprese sul fronte narrativo, ma supportato da un cast di personaggi mai così genuini, a cui è stato davvero facile affezionarsi. Per giunta, offre una varietà di situazioni di gameplay semplicemente sbalorditiva: quasi ogni missione include delle sequenze focalizzate sulla furtività e spesso avremo totale libertà d'approccio, potendo scegliere in che modo completarle seguendo diverse linee d'azione.
Buone notizie, inoltre, sul fronte della longevità. Chi temeva una campagna come quella dello scorso anno può stare tranquillo, siamo arrivati ai titoli di coda dopo non meno di 8 ore di gioco e senza nemmeno perdere troppo tempo al rifugio, un hub che si raggiunge tra una missione e l'altra, ricco di segreti e di dialoghi opzionali grazie ai quali si può conoscere meglio la storia di ciascun personaggio. Qui è inoltre possibile, dopo aver raccolto il denaro disseminato nelle missioni, migliorare le capacità di combattimento del protagonista, attraverso un sistema di potenziamenti che però è appena accennato e davvero poco profondo.
Insomma, la campagna di Call of Duty: Black Ops 6 è un tassello da non perdere nell'impressionante batteria di contenuti che caratterizza questo capitolo, e finisce inevitabilmente per impreziosirne il bilancio finale, considerato che diverte e intrattiene come non capitava da davvero un bel po' di tempo.
Treyarch rivoluziona il sistema di movimento dei Call of Duty
Black Ops 6 è un Call of Duty che rischia seriamente di ridefinire il gameplay della serie, grazie all'introduzione del Movimento Assoluto.
Il Movimento Assoluto è, in sostanza, un nuovo sistema di movimento in cui è possibile correre, tuffarsi e scivolare in ogni possibile direzione, una novità che ha un impatto profondo sul flusso di gameplay, mai così fluido e veloce come in questa edizione. Grazie a questa aggiunta il gameplay di Black Ops 6 funziona alla grande, è tecnico, rapido, preciso e anche discretamente cinematografico, proprio le caratteristiche chiave che Scronce e Miller avevano individuato durante la nostra chiacchierata, e che secondo loro definiscono meglio ogni episodio della serie Black Ops.
Proprio in questo senso, avevamo enormi aspettative in merito alle mappe multigiocatore di questo capitolo, un po' perché ricordiamo quanto Treyarch tenesse alla filosofia delle tre corsie, ma anche perché quelle incluse nella beta erano di buonissimo livello. Il pacchetto ne comprende sedici - tutte nuove di zecca, dodici per quelle 6v6 e quattro per le modalità Scontro e Strike - e sebbene molte di queste sono semplicemente impeccabili in termini di fascino, simmetria e bilanciamento, altre sono invece inutilmente complesse, con poco carattere, e offrono diverse posizioni di vantaggio a chi è abbastanza scaltro da sfruttarle.
Poco da segnalare, invece, in merito alle modalità che vanno a comporre il comparto multigiocatore di questo capitolo. In Black Ops 6 troviamo il classico cocktail di deathmatch e partite a obiettivi, integrate da quelle Veterano e da quelle dedicate alle mappe Faccia a faccia, ambientazioni più piccole, in cui si ingaggiano dei violentissimi scontri a fuoco. L'unica vera novità è rappresentata da Esecuzione, una variante della modalità VIP, in cui quest'ultimo può però contare su potenziamenti aggiuntivi e una solida armatura.
Passando agli aspetti più tecnici, va riconosciuta al comparto multigiocatore di Call of Duty: Black Ops 6 una discreta pulizia, sia nella gestione delle rinascite sia per quel che riguarda il netcode. In riferimento agli spawn, nelle mappe 6v6 tutto funziona bene - cosa per nulla scontata, guardando al passato -mentre in quelle Strike, di dimensioni minime, ci siamo invece trovati a che fare con il fenomeno dello spawn kill, ovvero quando gli avversari si appostano in punti specifici della mappa sicuri di colpirvi appena rinati. Nell'ambito del netcode, la maggior parte delle partite scorre senza problemi di connettività, ma segnaliamo un problemino che ha a che fare col desync: in alcuni match si nota una discrepanza tra time to kill (TTK) e time to die (TTD), probabilmente dovuta ad anomalie della connettività tra giocatori.
Armi, time to kill e progressione
Se ci aspettavamo qualcosa di più dalle mappe di Call of Duty: Black Ops 6, non possiamo dirci delusi dal pacchetto di armi, perk e modalità di gioco incluse nel comparto multigiocatore del nuovo sparatutto di Treyarch.
Proprio in merito alle armi presenti in questo capitolo, Treyarch dimostra di averci lavorato con attenzione, considerato quanto tutto il parco sia bilanciato. Nelle prime settimane di vita di un Call of Duty è sempre molto comune che si delinei un meta ben preciso, mentre quest'anno è davvero difficile capire quali siano le più efficaci, sintomo di come lo studio abbia fatto centro sul tema del bilanciamento. L'arsenale comprende, come da tradizione, un ampio numero di fucili d'assalto, mitragliette, fucili a pompa, mitragliatrici, fucili tattici e di precisione, non particolarmente brillanti in quanto a personalità, forse perché strettamente ispirate al periodo storico in cui è ambientato questo capitolo.
Il time to kill di Black Ops 6 è ovviamente legato a quale di queste si utilizzi, ma la media segnata da tutte le armi ci parla di un dato in linea con quello già incontrato in Cold War, e quindi leggermente superiore alla media di tutti i Call of Duty pubblicati finora da Activision. Naturalmente, modificare con un'arma integrandogli fino a 5 accessori diversi rimane la strategia più efficace per eliminare più avversari possibili, anche dal momento che Treyarch ha apportato una novità significativa a tutto il sistema dell'armaiolo.
L'armaiolo è quella schermata che permette di modificare un'arma con degli accessori, che si traducono in dei miglioramenti specifici al comportamento di un'arma. Treyarch ha eliminato molte delle penalità che le modifiche portavano con sé, seguendo una precisa filosofia. Scronce e Miller ci avevano infatti spiegato a Washington che in questo modo speravano di poter rendere tutto il sistema molto più intuitivo, facile da apprendere e gratificante per il giocatore, obiettivo secondo noi completamente centrato. Dopo ore e ore trascorse a sbloccare accessori, non impiegare altro tempo nel tentativo di bilanciarne gli aspetti negativi è davvero un sollievo.
A proposito della progressione, i fan storici della serie Black Ops saranno contenti di sapere che questo sesto capitolo segna il reintegro di un vero e proprio sistema di prestigi, ognuno con ricompense esclusive. Saprete perfettamente come funziona quindi non ci dilungheremo sulla questione, ma tra i prestigi, gli emblemi, i biglietti da visita e le mimetiche speciali da sbloccare per ciascuna arma, il multigiocatore di Call of Duty: Black Ops 6 garantisce centinaia e centinaia di ore di gioco, almeno se avete l'ambizione di ottenere ogni elemento estetico offerto dal gioco.
Una modalità Zombie mai così simile a quelle dei tempi d'oro
Chiude il novero dei tantissimi contenuti che compongono l'offerta di Call of Duty: Black Ops 6 la modalità Zombie, che ritorna qui in grande spolvero con tutta l'intenzione di farsi apprezzare da chi è alla ricerca di qualcosa di classico.
Siamo del tutto consapevoli che tutti gli ultimi Call of Duty hanno deluso i fan di Zombie, e forse è proprio per questa ragione che Treyarch si è impegnata a confezionare qualcosa che fosse il più vicino possibile a quelle modalità che sono rimaste scolpite nei cuori di milioni di giocatori in tutto il mondo. Black Ops 6 offre due diverse mappe Zombie - una più soleggiata e leggera, Liberty Falls, mentre un'altra più cupa e seria, Terminus - entrambe strutturate su ondate a turni, e sature fino all'orlo di easter egg, segreti e ricompense, oltre che di migliaia e migliaia di non morti pronti a farsi massacrare per il nostro personale divertimento.
Siamo certi che alcuni storceranno il naso per alcuni fattori secondari, come la possibilità di avviare una partita con un'arma personalizzata o la presenza di barre della vita sopra alla testa dei non morti, ma la verità fattuale ci racconta di una modalità Zombie mai così simile a quelle dei bei tempi d'oro, per buona pace dei nostalgici più intransigenti. La modalità offre anche un sistema di progressione, non molto complesso, legato a delle migliorie che si possono applicare ai Perk-A-Cola, alle mod munizioni e ai potenziamenti da campo, come se di per sé la giocabilità di Zombie non fosse già semplicemente smisurata. Se poi consideriamo che sono in arrivo altre mappe, ricolme anch'esse di easter egg, siamo certi che qui la community potrà davvero trovare, finalmente, del pane per sua sconfinata voglia di Zombie.
Il comparto tecnico di Call of Duty: Black Ops 6
Avevamo espresso un parere preliminare sul comparto tecnico di Call of Duty: Black Ops 6 nell'articolo dedicato alla campagna, lodando la qualità di tutto l'impianto single player del nuovo sparatutto di Treyarch.
In realtà, già in quell'occasione vi avevamo anticipato che, se da un lato la campagna offre un impatto visivo sbalorditivo, per quel che riguarda il multigiocatore la qualità delle ambientazioni, dei modelli dei personaggi e delle armi è leggermente al di sotto delle nostre aspettative. Treyarch è migrata sul motore di gioco condiviso tra tutti i Call of Duty e Warzone - per questo, come al solito, gli effetti di luce sono più che ottimi - ma lo studio continua ad avere questa sorta di tallone d'Achille, dato che i suoi sparatutto sono generalmente meno belli da vedere di quelli realizzati dai suoi colleghi.
Il team ha però svolto un lavoro impressionante sulle animazioni, che sono state realizzate da zero per adattarle al Movimento Assoluto. Il nuovo sistema di movimento avrebbe potuto esordire con innumerevoli problemi tecnici, ma tutto funziona bene e anche le animazioni di movimento più complesse rimangono comunque coerenti. In ultimo, vi segnaliamo un magnifico comparto sonoro, ma non ci aspettavamo niente di meno, considerata la qualità audio di tutti gli ultimi Call of Duty arrivati sul mercato.
Conclusioni
Treyarch ha potuto dedicare ben quattro anni allo sviluppo del suo nuovo Call of Duty e, per grande sorpresa di nessuno, ecco che ci troviamo tra le mani uno dei migliori capitoli degli ultimi tempi. Lo studio losangelino ha avuto tutto il tempo per lavorare a un sistema di movimento che contribuirà a ridefinire i canoni della serie nel prossimo futuro, ha affiancato a un multigiocatore rapido, tecnico e divertente una campagna più che ottima, e propone una modalità Zombie mai così simile a quelle dei tempi d'oro di Black Ops. Cosa volete di più, che sia gratis? Quasi, considerato che lo potete giocare con un abbonamento Game Pass. Per noi, davvero niente male.
PRO
- Una delle migliori campagne degli ultimi anni
- Gameplay multigiocatore divertente, veloce e tecnico
- Ricco di scelte di design davvero azzeccate, come quella sull'armaiolo
- Zombie torna ai fasti degli anni d'oro
CONTRO
- Leggermente delusi dalle mappe multigiocatore
- Sul fronte tecnico, non è il Call of Duty più bello da vedere degli ultimi tempi