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Donkey Kong Country Returns HD, la recensione di un altro classico che torna su Switch

Sviluppato da Forever Entertainment, Donkey Kong Country Returns HD arriva su Nintendo Switch, a quattordici anni dall'uscita originale.

RECENSIONE di Alessandro Bacchetta   —   14/01/2025
Donkey e Diddy Kong, i protagoniti di Donkey Kong Country Returns HD
Donkey Kong Country Returns HD
Donkey Kong Country Returns HD
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È trascorso quasi lo stesso periodo di tempo tra l'uscita di Donkey Kong Country per Super Nintendo (Rare/Nintendo, 1994) e l'originale Donkey Kong Country Returns (Retro Studios/Nintendo, 2010), quanto tra il classico per Wii e questo ammodernamento in alta definizione (2025), sviluppato dalla polacca Forever Entertainment.

Nel 2010, Donkey Kong Country Returns segnò il fortunato ritorno della serie, assente, quantomeno come nomenclatura, dal terzo episodio del 1996. Dopo aver riportato alle luci della ribalta Metroid, Retro Studios compì un'operazione simile col gorilla incravattato: a differenza che con Samus, i texani furono molto più aderenti ai titoli originali, riproponendo una struttura a due dimensioni, pur valorizzata da veste e interazione poligonale. Rispetto ai classici Rare, l'opera Retro Studios aveva un carisma meno dirompente: nei nemici (i Kremlings, assenti e non degnamente sostituiti), negli scenari, meno creativi e immaginifici, e nei personaggi secondari.

Allo stesso tempo, Donkey Kong Returns era, ed è, un platform ben più complesso, difficile e compatto della trilogia su SNES. Se da una parte paga un universo meno esplosivo, accattivante e ambizioso, dall'altra controbilancia il tutto con una strutturazione cristallina e profonda. E, se nel 2010 sembrava un classico trasportato nella modernità, nel 2025 il suo essere "old school", nelle meccaniche e nella difficoltà, è sicuramente il suo valore più rappresentativo.

Controllo e potenza del protagonista

Donkey Kong Country Returns è un platform incentrato sulla forza e pesantezza del suo protagonista, Donkey Kong, unico personaggio giocabile: questa affermazione è solo parzialmente smentita dall'attivazione di Diddy Kong durante i livelli, che consente a Donkey di planare durante il salto, di raddoppiare l'energia (da due a quattro cuori), e di essere utilizzato come personaggio autonomo nel multiplayer cooperativo.

La pesantezza di Donkey Kong è il nucleo creativo su cui è stata eretta l'intera opera. Dalla difficoltà con cui si muove negli spazi stretti, all'hitbox vasta e a volte snervante; dal senso di potenza comunicato dai pugni ripetutamente sbattuti a terra (premendo X), alle conseguenti vibrazioni al pad e alterazioni visive (una sfocatura in prossimità del corpo). La possibilità di aggrapparsi ai soffitti e alle pareti ricoperte d'erba, tenendo premuto uno dei dorsali, è una delle sensazioni tattili più soddisfacenti che abbiamo mai sperimentato in qualsiasi videogioco: vedere e "sentire" il gorilla appeso a piattaforme roteanti, grandi e piccole, lungo percorsi ondulati e ramificati, è un'esperienza interattiva oltremodo appagante.

In un certo senso, Donkey Kong Country Returns è un platform digitale, quanto Super Mario Bros. è analogico. La corsa e i salti di Mario sono armoniosi e facilmente modulabili, perfetti e gestibili nel lento e nel veloce, così com'è graduale il passaggio tra queste due dimensioni: in Donkey Kong non è così. Nello stretto vi sentirete goffi e dovrete stare molto attenti agli spostamenti, per non toccare involontariamente qualche ostacolo (non è una situazione molto comune, comunque).

La possente falcata di Donkey Kong
La possente falcata di Donkey Kong

Per incrementare il ritmo di gioco, invece, servirà abilità. Dovrete padroneggiare la rotolata del personaggio, e il conseguente balzo poderoso, regolabile in aria: solo in questa maniera potrete andare veloci. E, come con l'arrampicata, avrete la sensazione di essere maestosi, pesanti, e comunque dotati a livello aerobico. Controllare Donkey Kong, in particolare il Donkey Kong di Retro Studios, è un'esperienza unica in ambito platform.

In questo contesto, la superflua delizia suggerita dal maestro Miyamoto: il pachidermico gorilla ha la facoltà di chinarsi e soffiare sui fiori. Non è un'abilità centrale, ma a livello di narrazione tattile è la sublimazione di quanto detto finora: un inatteso colpo di tacco di Haaland, una palla corta di Del Potro.

Level design e andamento

Oltre alle movenze già descritte, Donkey Kong può aggrapparsi alle liane, può raccogliere e lanciare certi oggetti e/o nemici, può saltare e rimbalzare sugli avversari (ed è fondamentale padroneggiare la tecnica, dal rimbalzo basso e alto).

Rambi, il rinoceronte cavalcabile da Donkey e Diddy Kong
Rambi, il rinoceronte cavalcabile da Donkey e Diddy Kong

Le principali variazioni tuttavia sono date da quattro elementi. I barili su cui entrare, che lanciano il gorilla a mo' di cannone, alcuni in modo automatico, altri in varie direzioni, da gestire col tempismo giusto: in queste fasi, spesso è inutile avere tanti cuori, perché sbagliare significa morire. I livelli in cui Donkey Kong è dentro i carrelli su rotaia, nelle caverne o all'aperto; quelli in cui guida un razzo-barile, che va in alto e in basso picchiettando su un pulsante. Questi ultimi sono ottimi come variazioni, ma risultano anche tra i più frustranti: sia perché i controlli non sono limpidi come nel resto del gioco, sia perché, come coi barili, spesso un singolo contatto provoca la morte del gorilla. Il quarto elemento è Rambi, il rinoceronte, che può distruggere pareti e strutture troppo resistenti per il gorilla.

Come in Super Mario, ogni stage è incentrato attorno a una singola idea, che viene riproposta via via durante il livello, declinata in situazioni sempre più complesse. Alcune di queste intuizioni rimangono indubbiamente impresse, come il polpo gigante che tenta di agguantare Donkey per un intero stage, altre di meno: a mantenersi stabile è la qualità del level design, che non scade mai nella mediocrità, e spesso rasenta o raggiunge l'eccellenza.

Gli stage di Donkey Kong Country Returns HD sono molto dinamici
Gli stage di Donkey Kong Country Returns HD sono molto dinamici

Un'altra costante è il dinamismo degli stage, attraverso tre elementi chiave: la mutazione dello scenario, perché distrutto da qualcosa o variato dalla pressione di un interruttore. Il cambiamento dei livelli di attraversamento, con Donkey Kong che passa dal primo piano allo sfondo e viceversa. Infine, il frequente, fondamentalmente e spesso nascosto, da quanto naturale, movimento dell'inquadratura, che varia interazione, ritmo e lettura dello stage: si restringe e allarga in base al tipo di sfida e alla tensione del momento.

La mappa che collega i vari livelli invece è estremamente elementare e, tranne che in un singolo caso, non richiede attenzione. I livelli nascosti si sbloccano sempre donando delle monete a Cranky Kong, e raccogliendo le lettere "Kong" in ogni stage di un mondo.

Difficoltà e durata

Donkey Kong Country Returns è un gioco difficile, tanto che è stata inserita una "Modalità Moderna", che dona un cuore in più al protagonista, e un altro quando si attiva Diddy (da due a tre, da quattro a sei). Non si può passare a piacimento da Moderna a Originale: una volta selezionata all'attivazione di un file di salvataggio, rimarrà fissa. Il nostro consiglio è quello di affrontare l'avventura com'era stata concepita, altrimenti perde parte del proprio fascino.

Quello col polpo gigante è uno degli stage più memorabile del gioco
Quello col polpo gigante è uno degli stage più memorabile del gioco

Già, perché Donkey Kong è davvero un gioco vecchia scuola. Non solo nella difficoltà delle sfide, ma anche nel dover fare, rifare e rifare ancora uno stesso passaggio: in questo è molto rigido e, dovesse darvi noia il concetto, statene lontani, nonostante l'alta qualità. I check point non sono molto diffusi, e spesso sono sadicamente allontanati.

Ogni livello è costruito a strati. In modo elegante, quindi non evidente, sia chiaro: sono pensati per essere completati, in primo luogo. Il secondo obbiettivo, così da sbloccare gli stage nascosti, è raccogliere le quattro lettere Kong in unico passaggio, e senza morire prima di aver raggiunto un check point. Il terzo, quello di trovare ogni pezzo di puzzle, cercando sentieri nascosti e aperture celate: questi, al contrario delle lettere, possono essere raccolti in vari momenti. Il quarto, il più difficile, è la sfida a tempo: bisogna attraversare uno stage entro un determinato limite, e farlo con ognuno di essi, soprattutto con gli ultimi, è tra le più impervie sfide che possiate affrontare nei videogiochi. Il quinto (spoiler), è la modalità speculare, da destra a sinistra, e con un singolo cuore.

Terminare il gioco richiede circa dieci ore; attraversare ogni stage, tra le quindici e le venti. Completarlo al cento per cento, invece, non è quantificabile: per certo implica pazienza, protezioni per il pad e, foste credenti, frequenti confessioni.

HD e livelli aggiuntivi

Forever Entertainment ha fatto un buon lavoro, preciso e rispettoso dell'opera originale, che è stata portata in alta risoluzione senza stravolgimenti, con qualche miglioria più (nella peluria del gorilla) o meno (nella modellazione poligonale) evidente.

Gli stage in silhouette sono tra i più belli, a livello visivo
Gli stage in silhouette sono tra i più belli, a livello visivo

I cromatismi sono indubbiamente migliorati, gli unici dubbi li abbiamo a livello artistico, sulla riproduzione degli oceani e dalla lava, che paradossalmente risultano più gradevoli nella versione originale. Le animazioni erano eccellenti nel 2010 e sono belle tuttora. In generale si tratta di un gioco vecchio di quindici anni reso godibile per gli standard attuali, che risulta comunque inferiore a Donkey Kong Country: Tropical Freeze, col quale condivide il difetto principale rispetto alle abitudini odierne, ovvero un sistema di illuminazione ormai datato.

Gli otto livelli aggiuntivi, inseriti nell'edizione per 3DS (del 2013), non sono all'altezza degli altri. Propongono idee nuove, e in questo vanno lodati, ma sono meno brillanti dei principali, meno dinamici nel cambio di inquadrature, e più poveri graficamente (perché, appunto, nati su 3DS). Con questo non vogliamo dire che rovinino l'esperienza, piuttosto che non possano incentivare in alcun modo l'acquisto di questa versione HD.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.0
Lettori (15)
8.1
Il tuo voto

Controllare Donkey Kong in questo gioco è una delle sensazioni più appaganti che possiate esperire in qualsiasi platform: la sua avventura vi comunica costantemente che siete alla guida di un personaggio maestoso, pesante, potente. Nel bene (cazzotti, balzi poderosi) e nel male (spazi stretti). A livello grafico è stato fatto un buon lavoro di ammodernamento, che rende l'opera godibile per gli standard odierni, ma che non cela del tutto la sua età. Donkey Kong Country Returns è stato superato in quasi ogni caratteristica dal suo successore, Tropical Freeze, anch'esso disponibile su Switch; propone un'esperienza rigida e "old school", difficile e punitiva coi check point, a volte al limite del sadismo. Ma il suo level design è tuttora puro e cristallino, il dinamismo della sua azione inalterato: se desiderate un gioco impegnativo, se siete così temerari da cercare contenuto nella profondità e non nella semplice conclusione degli stage, è ancora uno dei migliori platform mai realizzati. Il voto qui accanto è puramente indicativo: se rientrate nel pubblico ideale dell'opera, e non l'avete mai giocata, acquistatela senza esitazioni.

PRO

  • Sistema di controllo eccelso
  • Level design brillante
  • Azione varia e dinamica
  • Profondo e impegnativo
  • Aspetto rigorosamente ammodernato

CONTRO

  • Nel complesso graficamente è comunque datato
  • Difficile ai limite della frustrazione
  • Inadatto a giocatori poco capaci e competitivi
  • Livelli aggiuntivi poco significativi