La recensione di Revenge of the Savage Planet è inevitabilmente un po' amara perchè le caratteristiche che resero stupefacente il primo gioco, uscito oramai cinque anni fa, si sono un po' perse per strada.
Il fatto è che Journey to the Savage Planet fu un prodotto davvero molto particolare e molte delle sue idee, come alcune delle scelte stilistiche che proponeva, sono state saccheggiate da altri titoli più o meno simili nel corso degli anni. Il cambio di visuale, dalla prima persona di Journey si passa alla terza di Revenge, farà sicuramente felici alcuni utenti che mal sopportano non vedere il proprio personaggio, ma in fondo non fa che standardizzare un'esperienza di gioco che, anche grazie alla visuale inaspettatamente ravvicinatissima, nel capostipite si rivelava ben più coraggiosa e fuori le righe. Ma è anche una questione di precisione: con la terza persona emergono problemi che prima o non esistevano, o venivano nascosti proprio dalla telecamera.
Armati e pericolosi
Revenge of the Savage Planet si presenta comunque alla grande, specialmente per chi sente giustamente la mancanza di quegli action di una volta alla Armed and Dangerous.
Le animazioni sono uno spasso: la camminata a ginocchia alte nell'acqua, l'inzaccherata di interiora alieni e conseguente scivolata, anche il basilare doppio salto è un lancio tanto precario quanto spericolato in aria in grado di tirarti su anche il morale. Le prime due ore si passano anche così, ridendo per ogni calcione ben assestato che daremo nelle chiappone di un trotterellante funghetto alieno, di ogni bizzarria scoperta attraverso un visore alla Samus Aran, per tutti i versetti che emetterà la ricca, ma delicatissima fauna locale. E ti inizi a chiedere anche il perché ce ne siano così pochi di giochi cosi leggeri, scherzosi, esagerati.
In Coop è meglio
Revenge of the Savage Planet cerca forse con troppa enfasi di farsi notare finendo per perdere, a nostro parere, parte del suo fascino. La parte platform che nel primo gioco metteva spesso diabolicamente alla prova, in questo seguito viene in parte declassata probabilmente proprio per mancanza di precisione.
I salti sono enormi, spaziosi, e mancare il bersaglio è piuttosto difficile anche se non soprattutto nelle sezioni più avanzate. Lo stesso percorso sembra aver fatto il sistema di combattimento che non sembra riuscire a tenere testa alla maggiore mobilità dei personaggi controllati dai giocatori, offrendo un'esperienza fin troppo statica.
Ma forse il problema è anche nella mancanza di immaginazione nelle armi su cui potremo mettere le armi. Da un gioco così esplosivo, ci saremmo aspettati un arsenale più folle. Nel caso vogliate giocare in cooperativa sappiate che Revenge of the Savage Planet la supporta sia online che sulla stessa console attraverso il caro vecchio schermo suddiviso. La parte cooperativa non è particolarmente ispirata né può beneficiare di particolari sezioni dove dare il meglio di sé, ma in due tutto è più divertente e questo gioco non è da meno.
Potenziale inespresso
L'avventura è suddivisa in quattro diversi pianeti (più uno bonus che si sbloccherà a fine partita) dove alcune sezioni saranno più lineari di altre, ma il sistema sarà più o meno sempre lo stesso per tutte le dodici ore necessarie per arrivare ai titoli di coda.
Quella di Revenge of the Savage Planet, come del gioco precedente del resto, è una progressione alla Metroid dove esplori fino a quando non trovi uno o più ostacoli che ti sbarrano il cammino, e poi ti concentri nel creare le migliorie necessarie per superarli. Nel primo pianeta sarà possibile costruire un'intera base dove, tra le altre cose, potremo ricercare nuove tecnologie in base alle risorse scansionate, raccolte e agli animali alieni catturati. Il gioco da questo punto di vista è concepito bene, ti acchiappa anche perché alcuni miglioramenti sono effettivamente molto divertenti, ma sulla lunga manca di pressione e si perde un po' nel vuoto. Alla fine ti ritrovi insoddisfatto perché da una parte avresti voluto che il gioco durasse molto di più, ma dall'altra cosciente che non avrebbe comunque avuto nulla di nuovo da offrirti. È un problema di potenziale inespresso, di idee a metà.
Estetica CD-Rom
L'estetica scelta è ancora una volta uno dei maggiori punti di forza della produzione. Se in gioco Revenge of the Savage Planet appare coloratissimo e pieno di immaginazione, negli intermezzi spesso si avvale di filmati con attori reali per narrare i suoi dettagli più grotteschi.
Sembra quasi un richiamo all'estetica dei primi giochi su CD-Rom, infarciti di full motion video di pessima qualità tecnica e attoriale, qui naturalmente riproposti sotto un patinatissimo sarcasmo che però in parte stride esteticamente con il resto del gioco. Il leit motiv è ancora una volta quello dell'operaio sfruttato da una megacorporazione spaziale e che dopo Journey of the Savage Planet abbiamo rivisto in Satisfactory, Hardspace: Shipbreaker e diversi altri titoli recenti. Le diverse anime di questa serie appaiono in definitiva meno coese che in passato, come se gli sviluppatori avessero due diverse idee in testa e, invece di scegliere la migliore, abbiamo infine deciso di inserirle entrambe.
Meglio di...
Forse il problema più grande di Revenge of the Savage Planet è la mancanza di una maggiore imprevedibilità, di armi più estreme, di situazioni in grado di restarti in testa per risate e racconti futuri. Riproporre Journey non sarebbe stato abbastanza, altrettanto vero che i passi in avanti fatti da questo seguito non sono stati supportati dal cambio sostanziale di marcia richiesto per farli funzionare a dovere.
Senza contare quel che è rimasto dal capitolo precedente e non funziona più come un tempo: il dover tornare ogni volta alla base per costruire un upgrade, le tante sfide non sempre calibrate al meglio, i boss con poca logica e ancora meno inventiva. Non vorremo però sembrare troppo cattivi, se vi è piaciuto quel prodotto tutto chiacchiere e distintivo di High on Life, in questa serie troverete un umorismo simile e due giochi decisamente migliori. In fondo Revenge of the Savage Planet non è poi molto dissimile dal suo predecessore: entrambi sono titoli divertenti e pieni di potenzialità, nessuno dei due riesce però a fare quel passo in più necessario per lasciare il segno.
Conclusioni
Revenge of the Savage Planet è un gioco divertente come non se ne vedevano da tempo ma con tanto, tantissimo potenziale inespresso. Il cambio dalla prima alla terza persona sembra portare tante buone novità, ma si rivela un'arma a doppio taglio che rende l'esperienza di gioco molto meno precisa e impegnativa di prima. Da un gameplay simile, da un universo così folle e dopo così tanti anni dal gioco precedente, ci aspettavamo qualcosa di più come un'idea in grado di fare la differenza, o come un'arma che non ti dimentichi più. Perde pressione strada facendo, ma in tre sere probabilmente lo avrete portato a termine. Giocato da soli non si perde nulla, ma se siete alla ricerca di una nuova esperienza coop, e c'è anche lo split screen per giocare vicini vicini, forse avete trovato il gioco che fa per voi.
PRO
- Mondo di gioco folle al punto giusto
- La terza persona sembra una buona idea
- In coop tutto è più divertente
CONTRO
- Si salta e tanto, ma è tutto molto statico
- Ma la terza persona si rivela anche poco precisa
- La coop non cambia poi molto l'esperienza di gioco vero e proprio