Lo scorso week end si sono tenute a Sao Paolo in Brasile le finali della terza stagione della Rainbow Six Pro League. Noi di Multiplayer.it siamo volati in Sud America per seguire ancora più da vicino l'evento (oltre che per provare le novità del gioco) e scoprire come e se un mercato in piena crescita come quello brasiliano fosse pronto ad accogliere un evento di questa portata e magari capire come sfruttare questo slancio per replicare qualcosa anche sul nostro territorio. Iniziamo subito con il dire che la scelta di Ubisoft di optare per il Brasile come casa base per questo evento è stato dettato da due fattori principali: il numero di giocatori attivi e l'approdo del Sud America nelle regioni incluse nella Pro League. François-Xavier Dénièle ci ha rivelato infatti che il numero di spettatori e il calore del pubblico è di importanza fondamentale quando si prende in considerazione la location dell'evento proprio perché è da questi due semplici elementi che poi va rispecchiarsi il successo o meno dell'intera stagione. E il Brasile in questo caso ha risposto in maniera perfetta affollando sin dal primissimo mattino il Max5 (un'arena dalle modeste dimensioni a dire il vero) riempita con estrema facilità dai mille e cento spettatori accorsi a godersi lo spettacolo. Quando arriviamo la coda all'esterno è infinita e l'entusiasmo dei ragazzi è già palpabile. La maggior parte di loro è stata spinta a vedere le finali proprio dalla presenza delle due squadre brasiliane: i Black Dragons e il team Fontt. Sulla carta i giocatori locali hanno dato l'impressione di poter dire la loro e il calore del pubblico avrebbe potuto rappresentare quella marcia in più per superare anche gli scogli giganti dei team americani ed europei.
Il grande calore del pubblico
L'arena ESL, organizzata alla perfezione, era sostanzialmente basilare nella sua composizione con i classici gabbiotti per i team avversari posti ai lati del palco e un solo mega schermo centrale dove gettare lo sguardo: forse un po' poco per tutti e mille gli spettatori. Tuttavia all'interno della struttura si respira la passione e l'eccitazione delle grandi occasioni, con il pubblico pronto a fare un gran baccano per sostenere i propri beniamini. Tutto bello, tutto molto coreografico e spettacolare da vedere ma... per la prima volta in questo genere di competizioni abbiamo visto qualcosa che ci ha fatto storcere il naso. Il tifo, che solitamente si esalta per le giocate, questa volta era parte integrante del match a tal punto da influire su alcune scelte e movimenti attuati dai team brasiliani. I gabbiotti con la vista diretta sul pubblico permettevano benissimo di vedere i sostenitori indicare la posizione degli avversari o sbracciarsi per chiedere ai componenti dei team di non affacciarsi alle finestre messe sotto tiro. Non è un problema che solitamente si palesa nelle altre competizioni dato che i ritmi di gioco sono generalmente molto più elevati e questo tipo di "avvisi" non ha senso di esistere; ma qui, in un titolo dove l'attesa e la pianificazione fanno la differenza, anche un minimo aiuto può davvero cambiare le sorti della partita. Ci piace ragionare su questo aspetto perché se da una parte fa parte indubbiamente del colore e dell'atmosfera di un'arena partecipe a ciò che accade, sportivamente non dovrebbe essere accettabile, soprattutto quando in palio ci sono oltre 250.000 dollari di montepremi.
Forza Brasile, ma le Vuvuzela no!
Gli abbinamenti favoriscono indubbiamente le squadre brasiliane, poste ai lati opposti del tabellone. Il team Fontt parte forte contro i giapponesi degli EINS e gli Ence Esports mettono sotto torchio gli Evil Geniuses, sbattendo fuori alcuni dei giocatori più preparati dell'intero torneo e mettendo in chiaro che non avrebbero concesso nulla ai padroni di casa. Passano ai quarti anche i Penta Sports e i Black Dragons a discapito del team americano Infamy. Si arriva stanchi sul finale, con partite tiratissime e qualche rallentamento che ha protratto il torneo fino alle undici di sera: 12 ore di tensione e adrenalina capaci di sfiancare chiunque. La domenica si parte però carichi con solo tre partite da disputare e tante novità da parte di Ubisoft pronte per essere svelate nel corso della giornate. Il programma è quindi più snello e la presenza di entrambi i team casalinghi garantisce il solito afflusso chiassoso e festoso con la comparsa delle tremende vuvuzela, reperto dimenticato dei Mondiali e rispolverato per l'occasione: un déjà vu che mai avremmo voluto riassaporare dal vivo. Fa nulla ci diciamo, fa tutto parte del gioco e ci mettiamo comodi per gustarci una serie di match dall'elevato tasso qualitativo. I Black Dragons tra gli applausi del pubblico strappano con i denti la vittoria sui Penta arrivando in finale e scontrandosi con gli Ence Esports che senza troppe difficoltà avevano precedentemente eliminato i cugini del team Fontt. La partita finale si muove in un'unica direzione e si conclude in favore degli Ence con un punteggio di 2 a 0, ma i colpi di scena non sono mancati. Dopo aver ottenuto senza problemi la prima vittoria gli Ence si siedono e i Black Dragons portano la seconda partita sul 4 a 0: mentre l'arena esplode dalla gioia succede l'impensabile e scatta la rimonta degli europei, che con un colpo di coda improvviso inanellano sei round vittoriosi di fila, portandosi così a casa match, torneo e primo premio da 75.000 dollari.
L'analisi del meta
Le ultime modifiche arrivate con i rinforzi di metà stagione, che hanno visto Kaplan e Ela subire interessanti modifiche, non hanno stravolto la strategia delle squadre. C'è stato un buon ricircolo di operatori durante il torneo con qualche scelta azzardata, ma il grosso dei giocatori ha optato per i soliti noti, con Ela, Jager e Hibana a farla da padrone. Proviamo dunque a darvi qualche dato in più sulla manifestazione e a trarre le dovute conclusioni: Hibana è stata scelta per circa l'87% delle volte dagli attaccanti, sostanzialmente presenziando una volta a match. È una media decisamente alta, sopratutto se pensiamo che il secondo operatore più utilizzato in attacco è Ash, con il 65%. A seguire Thermite, Tatcher e Buck, scelti una partita su due dagli attaccanti. Conoscendo Ubisoft arriverà sicuramente qualche nerf a Hibana, sempre che i tre nuovi innesti da soli non riescano a sconvolgere il metagame. Per i difensori invece le cose si fanno ancora pi interessanti, con una squadra sostanzialmente sempre uguale. Ela, Mira e Smoke hanno tutti crca il 75% di pick rate mentre a fare da fanalino di coda ci pensano Bandit e Jager con circa il 50%.
Lo spazio per gli altri operatori non nominati fino a questo punto è ovvio ci sia ma questi dati parlano chiaro: se volete giocare in maniera competitiva scegliere queste formazioni potrebbe semplificarvi di gran lunga le cose. Le finali di questa terza stagione per la Pro League sono state un successo anche in termini di spettatori, con quasi 100.000 utenti unici sparsi per i vari canali. Lo stream ufficiale si è mantenuto stabile su una media di 50.000 spettatori, numero di tutto rilievo per un titolo che sta suscitando sempre più interesse nel pubblico. Se dovessimo ora fare un parallelo con l'Italia e lo stato in cui versa il nostro paese in termini di fidelizzazione e partecipazione, ci sentiamo ancora scettici sulla possibilità di realizzare un evento di questa portata sul nostro territorio. Parliamo ovviamente di Rainbow Six nello specifico e, sebbene numeri simili siano stati fatti durante le fiere di maggior rilievo nel nostro Paese, organizzare da zero una finale come questa la vediamo ancora come una possibilità tutta da verificare. La speranza è che con l'arrivo dei nuovi operatori italiani durante l'Anno 3 e gli investimenti di Ubisoft concentrati sulle community locali, le cose decollino definitivamente sul fronte esport. L'Italia ha fatto grandi passi nell'ultimo anno, non ci resta che continuare a credere negli sport elettronici e far valere la nostra passione soprattutto attraverso la partecipazione, i risultati poi non tarderanno ad arrivare.