Arc Raiders ha tutte le carte in regola per essere uno degli extraction shooter più divertenti sul mercato e, soprattutto, di fare gola anche a chi si è tenuto lontano dal genere. Lo sparatutto in terza persona di Embark (uno studio formato da ex sviluppatori di Battlefield, che ha già stupito i fan degli FPS con The Finals), infatti, può contare su un'estetica post apocalittica originale, un processo di introduzione al genere fatto bene e un flusso di gioco che tiene sistematicamente lontano la frustrazione.
Tutta l'adrenalina degli extraction shooter viene dal fatto che sono esperienze PvPvE (quindi si gioca sia contro nemici controllati dal computer, sia contro altri giocatori) in cui quando si muore si perde ogni cosa che si ha addosso: armi, equipaggiamento e tutto ciò che si è riusciti a raccattare. Ciò che rende il genere appetibile, però, è anche ciò che lo rende frustrante: non riuscire a estrarre (quindi sopravvivere a una sortita e tenersi le cose raccolte, magari quando si ha in tasca proprio quel raro materiale che serve a completare una missione) perché qualcuno si è accampato sul punto di estrazione con un cecchino dà proprio fastidio; soprattutto se è la terza o quarta volta di fila che succede.
Arc Raiders non ammorbidisce nessuna delle meccaniche classiche del genere: per renderlo più accessibile si limita rimuovere l'ostacolo più grande alla progressione iniziale: l'estrazione come requisito indispensabile per completare gli obiettivi. Questa decisione si riflette su tutti gli aspetti chiave del gioco e lo rende incredibilmente più divertente da giocare perché anche quando non si riesce ad estrarre si ha un senso di progressione. In più fa sì che l'esperienza sia molto più scalare in termini di serietà e concentrazione e più accessibile per chi si è tendenzialmente tenuto lontano dal genere.
Progettato per divertire
È evidente come gli sviluppatori di Embark abbiamo studiato attentamente il panorama degli extraction shooter odierni (da Escape from Tarkov alla DMZ di Call of Duty) per posizionare la loro esperienza esattamente al punto di ingresso del genere senza sacrificarne l'adrenalina, il brivido dell'esplorazione e la soddisfazione di vedere nel proprio inventario i risultati delle proprie spedizioni.
Per essere il più accoglienti possibile, il gioco non chiede ai giocatori un'estrazione di successo (la parte più difficile dell'esperienza) per completare tutti i suoi incarichi. Nella beta che abbiamo provato, abbiamo interagito per la prima volta con il sistema dei venditori che, oltre a vendere i materiali di base per realizzare tutto l'equipaggiamento di partenza, assegnano al giocatore delle missioni prima molto semplici (andare in un luogo e interagire con un oggetto) poi sempre più complesse in cambio di esperienza e risorse.
Tutte queste missioni (che accelerano la progressione) non richiedono al giocatore di riuscire a estrarre per essere completate, un modo di fare che accomuna quasi tutti gli altri esponenti del genere. Anzi, rimuovendo la barriera alla progressione associata alla morte, questa si trasforma da fallimento in motivazione. Nello schermo di fine esplorazione, infatti, viene mostrato nel dettaglio l'equipaggiamento e i potenziamenti di chi vi ha ucciso: contro chi ha armi e armatura nettamente migliori c'è poco da fare, ma se è un giocatore al vostro livello, potrete dedurre e replicare il suo approccio vincente.
Questo perché Arc Raider, prima di essere un gioco molto accessibile, è un'esperienza stratificata. Ci sono armi (divise in quattro categorie a seconda delle munizioni utilizzate), equipaggiamenti (granate, mine, fumogeni, zipline e tanto altro), armature e gadget diversi che vi insegneranno molto in fretta quanto prezioso può essere un binocolo nell'apocalisse. A tutto questo si aggiunge un sistema in stile gioco di ruolo di abilità passive (migliore consumo dell'energia, rigenerazione della salute o sfondamento silenzioso dei contenitori delle risorse, per citarne alcune) che garantisce una progressione costante del personaggio.
I punti abilità, infatti, si guadagnano con i livelli e la fonte principale di esperienza sono le missioni. Questo vuol dire, ancora una volta, che per far crescere il proprio personaggio non è indispensabile sopravvivere a ogni match. I benefici di un'estrazione di successo ci sono: le risorse e le armi raccolte restano nell'inventario, i materiali ottenuti sono molti di più e le ricompense in termini di valuta di gioco ed esperienza si vedono. Il gioco, però, non punisce attivamente chi muore, ma usa la morte per insegnare e incentivare i giocatori, e possiamo dirvi che funziona.
Risorse che hanno senso
Le risorse sono la ragione principale per cui un Arc Rider rischia la vita in superficie, sia contro le Arc, macchine che controllano e sorvegliano le rovine da esplorare, sia contro gli altri avventurieri alla ricerca di bottino. Queste si dividono in quattro livelli, ciascuno con un colore, che vanno da quelle base a quelle avanzate e servono sia sul campo (bende curative più efficaci o siringhe di adrenalina per ricaricare la stamina più potenti) sia di ritorno alla base.
Arc Raiders, infatti, ha un profondo sistema di crafting che non solo è semplice e ben spiegato, ma riesce a fare da motivatore all'esplorazione, e al rischio. Nella vostra officina avrete un numero limitato di stazioni per realizzare l'attrezzatura; ciascuna di queste, poi, per produrre le armi, le armature o i consumabili più avanzati, deve essere livellata. Per fare tutto questo servono i componenti della superficie: più è raro il componente necessario, maggiore sarà il rischio di cui farsi carico per ottenerlo.
Le mappe disponibili in questa beta erano quattro, ciascuna con le sue peculiarità. Il Giardino sul Retro (Backyard) è solo PvE, solo per giocatori solitari e fa da tutorial. La seconda, La Diga, è dove abbiamo passato la maggior parte del tempo perché è pensata come primo impatto con le meccaniche PvP. Qui si sono concentrati la maggior parte delle missioni introduttive, ciascuna che fa da incentivo a visitare aree più pericolose della mappa. La terza, lo Spazioporto, è la più riuscita graficamente e presenta sfide di medio livello. La quarta, invece, è ambientata tra le rovine di una città ed è popolata da nemici impossibili da abbattere con l'equipaggiamento base.
Già in questa beta, poi, erano presenti gli Obiettivi della Community, un sistema molto simile a quello di Helldivers 2 che sblocca una missione speciale aggiuntiva se, per esempio, a livello globale vengono eliminati 20 milioni di nemici di un certo tipo. Anche questi incarichi seguono le logiche descritte sopra e sono leggermente più complessi del solito. Una volta completati, però, danno accesso a chiavi per aprire porte normalmente bloccate che custodiscono dell'equipaggiamento molto raro e potente.
Da Helldivers 2, poi, Embark ha preso anche il sistema di funzionamento del battle pass: completando sfide e riuscendo a estrarre con successo guadagnerete una valuta speciale chiamata Reputazione, questa può essere spesa per acquisire cosmetici o risorse dal Mercato Nero, il nome del battle pass in Arc Raiders. Questo è diviso in schermate che si sbloccano una volta spesi, nelle precedenti, un certo numero di crediti. Qui si trovano cosmetici (skin integrali per il personaggio o per il suo zaino) pacchetti di risorse base e armi. Non sapendo come sarà la monetizzazione del gioco non possiamo esprimerci su quanto influenzi il gameplay la scelta di mettere risorse e armi nel Mercato Nero, dovremo aspettare l'uscita definitiva per fare chiarezza.
Alla moda come l’Italia
Arc Raiders dalla sua ambientazione italiana (la base delle operazioni si chiama Speranza) ha preso un senso della moda e dello stile unico per il genere. I completi, i caschi, le tute e l'attrezzatura dei personaggi, infatti, sembrano presi da una sfilata di Armani o di Fendi della fine degli anni'70 e lasciano a bocca aperta. Quella di Embark, infatti, è l'apocalisse meglio vestita del panorama videoludico odierno, un modo decisamente originale di fare giustizia all'ambientazione.
Arc Raiders, poi, ha nomi e ambientazioni dove l'ispirazione a luoghi italiani è evidente, quando non addirittura esplicita: ai piedi di un vulcano simile al Vesuvio, la Piazza Speranza si erge nel settore occidentale della città di Toledo, all'interno di quella che sembra proprio la Galleria Umberto I a pochi passi dall'omonima via di Napoli. Nonostante questo, è degno di nota come non ci siano tracce di stereotipi, solo un rispettoso utilizzo dei biomi e di alcune località iconiche del nostro Paese.
Anche i nemici controllati dall'intelligenza artificiale sono curati e con una personalità. Non sapendo niente della minaccia robotica che ha conquistato la superficie, infatti, tutti i nemici sono avvolti da un'aura di mistero. Il loro design è volutamente ermetico e ricorda un po' l'estetica di Oblivion, il film del 2013 con Tom Cruise. Ce ne sono di diversa potenza ed efficacia e tutti reagiscono in modo unico ai diversi tipi di munizioni che li colpiscono. Alcune hitbox, tuttavia, hanno bisogno di ancora un po' di lavoro perché, soprattutto sui nemici sferici, quasi un colpo su due non andava a segno.
Le armi, poi, hanno un comportamento che definiremmo gommoso e tra le mani sembrano proprio come nelle fasi di beta di The Finals. Visto il grande lavoro che hanno fatto gli sviluppatori con il loro FPS, non siamo minimamente preoccupati per come sarà il gunplay al lancio, Embark ha ampiamente dimostrato di saper fare gli sparatutto e il passaggio alla terza persona non dovrebbe essere un problema.
Arc Raiders è l'extraction shooter di cui il mercato ha bisogno: accessibile, scalare e decisamente stiloso. La rimozione dell'estrazione di successo come requisito indispensabile per progredire nelle missioni rende questo gioco meno frustrante e più divertente anche quando si muore e si perde tutto l'equipaggiamento. C'è tanto da fare, quattro mappe belle grosse da esplorare, risorse diverse e ben distribuite da raccogliere e un sistema di crafting intuitivo e ben fatto. L'incognita della monetizzazione e le armi un po' gommose sono le uniche perplessità che abbiamo riscontrato: sulla prima è difficile fare previsioni, sulla seconda, invece, l'esperienza di Embark in fatto di sparatutto è ormai una garanzia. Con personaggi ben vestiti, una progressione che tiene incollati al gioco e la frustrazione tipica del genere sempre lontana, Arc Raiders promette molto bene dopo questa prima prova: aspettiamo con ansia il prodotto finito.
CERTEZZE
- Zero frustrazione
- Progressione costante e soddisfacente
- Crafting ragionato
- Stile da vendere
DUBBI
- Incognita monetizzazione
- Gunplay un po' gommoso