Il Medio Oriente. Come tutte le terre del mondo, una zona in costante mutamento, dai confini incerti, precari, momentanei. La storia di quei luoghi ai nostri occhi esotici, pieni di magia, che hanno alimentato i nostri sogni di mille e una notte, è lunga e frastagliata. Il centro del mondo. Lo è stato per molti secoli, prima che emergessero le fiorenti culture europee ed estremo orientali. Siamo nella terra di Gilgameš, di Babilonia, di Shahrazād, dove il mito e la leggenda hanno avuto inizio. Ed è proprio questa la cornice culturale scelta da Ubisoft per il suo Assassin's Creed Mirage (avete già letto la nostra recensione?).
Tra le dune irachene, la Città rotonda di Baghdad si erge in tutto il suo fasto storico, pronta per essere esplorata dall'iniziato della Confraternita degli Assassini Basim, più ostinato che mai ad alzare il velo sulle forze oscure che pilotano in gran segreto il califfato abbaside, colpito da una grande crisi di potere nel IX secolo. Anche noi vogliamo alzare un velo, ma quello che cela la storia dietro Assassin's Creed Mirage.
L’Impero abbaside
Quella che abbiamo la possibilità di esplorare in Assassin's Creed Mirage è la Baghdad del IX secolo, l'allora capitale dell'Impero abbaside. Questo fu un califfato la cui dinastia si susseguì dal 750 al 1258, periodo durante il quale il mondo islamico sperimentò una prosperità senza eguali. Discendenti dello zio paterno di Maometto, al-ʿAbbās ibn ʿAbd al-Muṭṭalib (dal quale prendono il nome), i califfi che regnarono su questo vastissimo impero ottennero il potere dopo aver strappato lo scettro dalle mani degli Omayyadi, potente dinastia che, però, non riuscì a contenere il malcontento creatosi a causa della grande disparità sociale e culturale che affliggeva sempre più l'Umma (letteralmente "comunità" o "nazione", a indicare senza distinzione etnica o culturale l'insieme dei fedeli musulmani) islamica man mano che i confini del suo territorio si andavano espandendo.
Fu grazie a questa incrinatura interna, segnata da rivolte popolari in Nord Africa e da conflitti all'interno della famiglia stessa, a spianare la strada alla rivoluzione abbaside, guidata dalla figura quasi leggendaria di Abū Muslim, dapprima mente dietro la propaganda dei discendenti di al-ʿAbbās durante il califfato omayyade e poi comandante dell'esercito che portò, nel 750, alla presa della capitale, Damasco, e alla sconfitta del califfo Marwan II.
Dopo questa grande vittoria, Abū Muslim divenne un personaggio di spicco, ma estremamente scomodo per i nuovi detentori del potere. Così, il secondo califfo abbaside, al-Manṣūr, cospirò contro il condottiero e lo fece assassinare nel 755. Ed è proprio ad al-Manṣūr che va attribuita la fondazione di Baghdad tra il 762 e il 767. L'epoca d'oro del dominio abbaside si fa risalire ai nipoti di quest'ultimo, Hārūn al-Rashīd e suo figlio al-Maʾmūn, tra il 786 e l'833, nonostante una dura e spregiudicata guerra civile colpì il califfato nei primi anni del IX secolo, causata da rivendicazioni dinastiche e malcontento culturale, ancora un grave problema, nonostante il cambio di guardia al potere.
Ma, come per ogni grande impero, c'è prosperità e rovina nella sua storia. Quest'ultima arrivò gradualmente, man mano che i territori amministrati dal califfato chiedevano e ottenevano indipendenza. Al-Andalus (la Spagna islamica) e Maghreb (Africa settentrionale) prima, poi Iran, Egitto, Siria, Mesopotamia, fino a che il cerchio non si strinse attorno a piccoli possedimenti iracheni e ancora di più, fino alla sola Baghdad e, tragicamente, fino a solo alcuni distretti della città. Sembrava tutto finito, ma si assistette a una breve rinascita della dinastia abbaside con al-Nāṣir, il cui regno durò dal 1180 al 1225. Ma ormai era troppo tardi e il fu impero abbaside appariva come un bersaglio troppo facile da soggiogare per le nuove forze che si andavano instaurando in Eurasia. Così, durante il XIII secolo, si verificò la definitiva caduta del califfato con la conquista di Baghdad da parte dei mongoli. Era il 1258.
Baghdad, crocevia di mondi
Il IX secolo rappresentò il periodo di massima fioritura di Baghdad. Fondata durante il califfato abbaside sul calare dell'VIII secolo, la città si è da subito contraddistinta per la sua cinta muraria circolare, che le fece attribuire l'appellativo di "Città rotonda". Ma la rapida espansione territoriale e la nuova funzione di capitale dell'impero portò il piccolo centro sorto su un antico villaggio a sfociare rapidamente oltre le mura, espandendosi sempre più per accogliere quello che probabilmente era il conglomerato cosmopolita più vasto del mondo.
La metropoli è stata fino alla sua caduta, con momenti più o meno prosperi, uno dei punti nevralgici del commercio mondiale. Tutto passava per Baghdad, trovandosi praticamente al centro di quella che veniva definita via della seta. Per questo, divenne anche uno dei maggiori centri culturali e accademici delle terre conosciute, immersa in un vibrante dinamismo di idee e ricerche, specialmente in ambito matematico e astronomico.
L'accesso alla Città rotonda avveniva attraverso quattro porte equidistanti, che prendevano il proprio nome dalla città o dalla regione in direzione delle quali si affacciavano (Khorāsān a nord-est, Bassorra a sud-est, Kufa a sud-ovest e Shām a nord-ovest), ma le porte della città erano molte lungo il confine esterno e prendevano spesso il nome dalle attività che si svolgevano nelle vicinanze.
La folle espansione della capitale cominciò ad arrestarsi quando quest'ultima venne spostata a Sāmarrā' da al-Muʿtaṣim nell'835. Nonostante la centralità che continuava a rivestire (specialmente dopo che divenne nuovamente capitale nell'892, a causa dei grandi costi che implicava la vita di corte in un luogo remoto e urbanisticamente dispendioso come Sāmarrā'), la città (e con essa il califfato abbaside) capitolò nel 1258, quando i mongoli la rasero praticamente al suolo, uccidendo centinaia di migliaia di civili, oltre alle alte cariche dell'impero. Della Città rotonda non è rimasto più nulla: distrutta e poi utilizzata come base per la nuova Baghdad, nata sulle rovine della precedente, quel complesso urbanistico leggendario riverbera ormai solo tra le dune che l'hanno visto prosperare, un battito di ciglia nella storia, nato e caduto assieme all'impero che l'ha eretto.
Il cuore del mondo
Nonostante le guerre civili, nonostante le evidenti disparità etniche, l'Impero abbaside fu una fucina culturale senza precedenti. Tutto il mondo passava per le porte di Baghdad. Di conseguenza, era necessario sfoggiare la grandezza del proprio operato. L'origine di questo fermento culturale va ricercato nella spinta alla traduzione in lingua araba di testi antichi provenienti dalle terre più remote, che favorì un'ampia diffusione di studi che, prima, era possibile consultare solo se si conoscevano diverse lingue, dal greco, al latino, al persiano. L'unificazione di tutta (o quasi) la ricerca della storia umana in una sola lingua attirò l'attenzione non solo del mondo arabo, ma anche di accademici stranieri.
Da qui iniziò l'ascesa dell'Impero abbaside come polo scientifico e culturale, che presentava il suo fulcro a Baghdad, dove fu il metodo scientifico a farla da padrone tra gli studiosi, non tanto desiderosi di scoprire qualcosa dal nulla, ma di analizzare e, quando possibile, confutare le scoperte di chi era venuto prima, così da consentire una migliore comprensione del mondo conosciuto, cosa che non escludeva l'incappare in nuove e sensazionali scoperte lungo il cammino di ricerca. Questo approccio, inoltre, consentiva maggiore notorietà agli occhi di chi contava a corte e, di conseguenza, ulteriori sovvenzioni da parte del governo e il prestigio che ne conseguiva.
L'influenza occidentale e orientale portò alla formazione di uno stile artistico ibrido, influenzato da artisti del presente e del passato. Arabeschi e motivi vegetali presero rapidamente il sopravvento, ma anche la figura umana trovò il suo posto, nonostante il rapporto controverso che la religione islamica ha con la sua rappresentazione.
L'apice dell'arte abbaside lo si ebbe in concomitanza con la fondazione di Sāmarrā', vera e propria espressione di una nuova arte araba. Ne fu un esempio la Grande Moschea del Venerdì, effettivamente la più grande che il mondo islamico abbia mai visto e della quale ci rimane oggi (sempre a seguito dell'invasione mongola) solo l'imponente minareto a spirale, che rievoca la mitica Torre di Babele.
Questa, molto brevemente, è la storia dietro Assassin's Creed Mirage. Speriamo di avervi fornito qualche retroscena utile per comprendere meglio il mondo che state esplorando in questi giorni assieme a Basim e alla Confraternita degli Assassini. Ci sarebbe molto altro da dire, ma lo spazio a disposizione è limitato. Tuttavia, se vorreste leggere altri approfondimenti più mirati relativi alla storia (e alla mitologia) dietro Mirage, fatecelo sapere nei commenti e vedremo se il djinn vi concederà tale desiderio.