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Atomic Heart: un viaggio per immagini nell'Unione Sovietica retro-futuristica di Mundfish

Facciamo un viaggio per immagini all'interno di Atomic Heart, paradossale riscrittura del Novecento dove l'Unione Sovietica è riuscita a imporsi globalmente.

SPECIALE di Mattia Pescitelli   —   13/03/2023
Atomic Heart: un viaggio per immagini nell'Unione Sovietica retro-futuristica di Mundfish
Atomic Heart
Atomic Heart
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Non molti giorni fa ci siamo persi all'interno del tessuto visivo di Hogwarts Legacy, titolo che ci ha catapultati in una Hogwarts mai prima d'ora così dettagliata. Totalmente all'opposto, abbiamo deciso che il nostro viaggio successivo avrebbe avuto come protagonista Atomic Heart, videogioco in prima persona che ha catturato l'attenzione di molti grazie al suo peculiare comparto artistico. In un secondo dopoguerra alternativo, dove i sovietici si sono imposti come potenza globale grazie alle fantasmagoriche scoperte in campo scientifico e ingegneristico, i robot supertecnologici che dovrebbero aiutare in maniera pacifica gli esseri umani si ribellano improvvisamente, divenendo ostili con qualsiasi forma di vita (o quasi).

In questo retro-futuro distopico, dalle tinte anni '50, si nascondono gli elementi visivamente più esaltanti del titolo sviluppato da Mundfish. Vediamoli assieme in questo viaggio per immagini nell'universo di Atomic Heart.

Primi istanti a Chelomey

Atomic Heart: Chelomey, la città del futuro
Atomic Heart: Chelomey, la città del futuro

La sequenza d'apertura ci introduce in questo mondo sognato da molti e temuto da altrettanti. Su di una barchetta a eliche, siamo costretti a guardarci attorno e ad ammirare le strade di Chelomey gremite di persone e automi. La città è in festa, schiere di robot sfilano sotto gli occhi estasiati di cittadini sovietici. Scesi dall'imbarcazione, assistiamo a ogni tipo di stranezza tecnologica: reti neurali sperimentali vendute come smartphone, con cartellonistica accattivante, da nuovo secolo, tra Shibuya e Silicon Valley; robot volanti con eliche a spirale sferica, ipnotiche e armoniose. Un imponente Belyash proietta il cosmo in uno spazio tridimensionale, all'aperto, in pieno giorno. Bizzarri robot antropomorfi sfoggiano un paio di baffi degni del segretario generale Stalin, i quali donano loro una certa aria ridicola, forse suffragata da quel volto inespressivo e immobile, riprodotto tecnicamente in una reiterazione senza fine, da catena di montaggio.

Nel palazzo dove ci attende il compagno Sechenov, due robot identici, chiamati non a caso le Gemelle, ci impediscono di procedere in una sala immensa, con aerei che sembrano sfondare la struttura, congelati nel tempo come i fiumi di polimeri che di lì a poco ci troveremo ad attraversare. I due fiori all'occhiello della robotica sovietica, guardie del corpo formidabili, stanno sulle punte, in un equilibrio meccanico, con la grazia di ballerine del Bol'šoj.

Poi di nuovo giù, in strada, verso una macchina che ci porterà alla nostra prossima destinazione, ma con un piccolo colpo di scena. Niente motore, niente marce, solo la radio e un Bombo MTU-7 che ci aggancia dall'alto, facendo librare in volo il veicolo. Vediamo il palazzo dal quale siamo appena usciti in tutta la sua rigorosità di stile imperiale stalinista. Ci colpiscono le sue vetrate circolari, dalle quali si scorgono gli aerei posizionati nell'ala principale. Volteggiamo intorno alla struttura e iniziamo a intravedere un confine: il globo è piatto in questa Unione Sovietica trans-storica? No, è solo il gioco che ci mostra la vera natura di Chelomey: una città tra le nuvole, sospesa, un frammento nel cielo della madre Russia; il sogno ultimo di qualsiasi utopia, il raggiungere nuove vette, cambiare la terra sotto i nostri piedi in cerca di luoghi incontaminati, sopra ogni traccia del passato, e oltre.

Le qualità attrattive del metallo

Atomic Heart: dettaglio di un Gufo LUC-1
Atomic Heart: dettaglio di un Gufo LUC-1

C'è una peculiare stranezza nelle macchine che infestano il mondo di gioco di Atomic Heart. Non sono la perfezione assoluta, ma è proprio questo a renderle affascinanti. Hanno un carattere rudimentale legato alla loro concettualizzazione. Sono efficienti per i canoni di un mondo appena uscito dalla guerra, omologate solo nel modello, ma non nel complesso produttivo.

Esseri antropomorfi si mischiano a perfezionamenti dell'umano e a vere e proprie nuove concezioni corporee, alla ricerca di un'efficienza fuori dal comune. È un dialogo tra specie; una nuova sovrastruttura della catena alimentare. Enormi vermi scavatori catturano lo sguardo con i loro denti roteanti, esattamente come lo fanno le eliche dei Gufo LUC-1, una folgorazione di design. Titanio scintillante dona vuota lucentezza ai corpi del futuro.

Atomic Heart: dettaglio di un Belyash
Atomic Heart: dettaglio di un Belyash

Saldature scomposte e approssimative tengono insieme i pezzi di robot industriali, quelli sacrificabili, invisibili, da tenere nascosti agli occhi dei cittadini-modello che si ergono sui frutti del loro lavoro privo di sudore. All'opposto, troviamo forme sinuose e accattivanti, dai punti di sutura impercettibili, così accurate da dover necessitare di vestiti per celare ciò che è ritenuto inappropriato per gli occhi di un buon cittadino sovietico, ma non abbastanza da prevenire l'attivazione del desiderio, più umano dell'umano, di un'epifania puramente sensoriale scatenata da quei circuiti e da quelle leghe.

Così abbiamo, da un lato, la robusta Natasha NA-T256, robot lavoratore, simbolo della forza e del vigore della classe operaia, mentre, dall'altro, ecco le Gemelle, guardiane di chiavi non solo fisiche, ma anche metafisiche, senza volto come i manichini di De Chirico, imprigionate, costrette alla sola espressività attraverso il corpo. Toniche, statuarie, tanto da sembrare scolpite dalle delicate mani di un marmista folgorato nella notte da una visione di perfezione abbagliante, i loro involucri non paiono progettati per il movimento, quanto per la posa congelata di un attimo infinito su di un piedistallo. Eppure, si animano. E la loro silente presenza si fa musica visiva, che va a incorniciare un certo canone di bellezza e sessualizzazione con grande sagacia e prontezza.

Atomic Heart: le Gemelle, ideale di un certo tipo di bellezza
Atomic Heart: le Gemelle, ideale di un certo tipo di bellezza

Il corpo del futuro (di questo futuro) è aggraziato ma forte, leggiadro ma stoico, sensuale ma intimidatorio. Sembra di rivedere i cartelloni propagandistici sovietici realizzati a cavallo del secolo scorso, con in più l'animazione, nel vero senso della parola: le Gemelle sono state fornite di un'anima che le alimenta. Lo si nota in ogni loro movimento, in ogni loro interazione. C'è qualcosa in più di semplice elettronica sotto quei sottili strati di metallo e gomma, oltre quel body e quell'acconciatura da étoile.

C'è un cuore atomico intrappolato, che non ha mai imparato a guardare veramente, a parlare veramente. Sa solo ascoltare e agire. L'essenza stessa della macchina ideale per noi mortali: una serva sempre sull'attenti, pronta a soddisfare ogni richiesta senza obiezioni; un essere superiore e, al contempo, inferiore, perché non c'è paura più grande per l'uomo che quella di diventare obsoleto, di venire soppiantato, di essere contradetto e ostacolato da qualcosa di così perfetto, così quintessenziale, da renderlo solo un altro tassello insignificante e sacrificabile dell'esistenza cosmica.

Arte sovietica

Atomic Heart: l'arte della falce e del martello
Atomic Heart: l'arte della falce e del martello

Dopo i robot, l'altro grande aspetto che colpisce immediatamente l'occhio del giocatore è il circuito artistico che soggiace il gioco. Il tema dell'arte viene trattato in molti modi all'interno di Atomic Heart, pur se in maniera subliminale. Tra i corridoi delle strutture scientifiche e comunitarie si stagliano sulle pareti manifesti di propaganda politica squisitamente realizzati, un'opera d'arte nell'opera d'arte.

A teatro, ad esempio, le locandine di spettacoli dall'aria impegnata e moderna, simbolo di una cultura in costante mutamento e ricerca del sé dopo la lacerazione di due guerre, pendono dai muri sporchi e in rovina, strappati ai bordi o tristemente appesi, come se quel cambiamento che tanto stavano cercando non gli si fosse ritorto contro. Pochi metri più in basso, il foyer ospita l'enorme statua di una ballerina, così soavemente aggraziata da riuscire a danzare sulle pareti. Fuori, la portata mastodontica dell'Unione Sovietica viene replicata dalle gargantuesche sculture spigolose, con falci, martelli, strutture atomiche semoventi.

Atomic Heart: la statuaria raggiunge nuove vette nell'URSS del gioco
Atomic Heart: la statuaria raggiunge nuove vette nell'URSS del gioco

Come scordarsi, poi, delle sequenze animate che illustrano abilità ed effetti delle armi? Queste brevi sezioni sembrano fare eco a quelle di un'altra grande proprietà intellettuale videoludica che fa i conti con la storia e il potere pervasivo dell'identità nazionale: Fallout. Da un lato, l'aquila e la piramide con l'occhio. Dall'altro, la falce e il martello. Queste due istanze visuali sembrano combattere una Guerra Fredda tutta loro, fatta di colori e china. Un conflitto, forse, senza fine.

La fine del sogno

Atomic Heart: sognare ogni tipo di fungo
Atomic Heart: sognare ogni tipo di fungo

Durante il gioco si viene catapultati un paio di volte all'interno di una sorta di sogno lucido, un luogo alternativo, di una giocosità violenta, dove la cultura bellica sovietica incontra la dimensione della favola. Funghi atomici, strutture che si avviluppano fino al cielo, immensi sottomarini giocattolo e scheletri con tanto di scompartimento cranico facilmente accessibile: questi alcuni degli elementi che fuoriescono da tale calderone di influenze immobilizzato in uno spazio senza tempo.

Esplosioni sulla strada lastricata di biscotti sventrano in scintillanti filamenti cremisi gli spaventati abitanti di questo inusuale ambiente, creando quasi dei "tableaux vivants" fascinosamente inquietanti. Un controcanto alla realtà distopica del gioco che, però, è anche uno specchio di quest'ultima. Dov'è lo scherzo? Nel mondo violento governato dai robot assassini o nel mondo non violento segnato da un conflitto senza fine? La realtà, in entrambi i casi, è più complicata di quanto possa sembrare.

Un tributo al defunto

Atomic Heart: un tributo al defunto
Atomic Heart: un tributo al defunto

Tra tutte le scene d'intermezzo di Atomic Heart, ce n'è una che ci ha completamente colti di sorpresa. Fino a quel momento, il gioco non si è distinto per la sua ricercatezza registica o per il suo utilizzo peculiare dell'immagine in movimento come mezzo per comunicare la propria storia. Ma poi si palesa la scena del tributo al defunto, quasi due minuti di virtuosismo stilistico. Nulla rende possibile prevedere l'arrivo di questa sequenza così ben confezionata, tanto che vi ci si passa repentinamente con un taglio dalla prima alla terza persona e senza un cambio di traccia musicale, accompagnata dalla stessa delicata melodia che fino a poco prima aveva fatto da contrappunto all'immagine.

Una carrellata attorno alle due Gemelle ci accompagna lentamente nel loro voluttuoso rituale, quasi sacralizzante. Dopo alcuni movimenti sincronizzati, la stella rossa sulla fronte di Destra si apre, rivelando tre filamenti metallici che si intrecciano a formare un corno. Abbassandosi all'altezza dell'addome di Sinistra, la sorella apre uno spiraglio nel suo corpo, rivelando il composto polimerico che la compone ed estraendo da esso un oggetto di forma poliedrica.

Atomic Heart: sacrifici ammalianti e rituali estetizzanti
Atomic Heart: sacrifici ammalianti e rituali estetizzanti

Le due congiungono una mano, mentre con l'altra fanno levitare il contenitore, separandolo e rivelando due chiavi. La camera si avvicina sempre più ruotando fino ad arrivare al dettaglio di una delle chiavi. Con un movimento ginnico, Destra e Sinistra sbloccano un meccanismo.

Cambio d'inquadratura. Siamo sottosopra. Una vasca si trova al centro della stanza. Contiene uno strano fluido rosso. Una panoramica scomposta segue l'emergere di una creatura viscosa e mutevole che prende, man mano, la forma di un essere antropomorfo. Il mostro gelatinoso si approccia al cadavere sul pavimento e lo ingloba, innalzandolo e scomponendo le sue articolazioni, per poi tornare nella vasca e sparire, lasciando dietro di lui solo le ossa e i vestiti del morto.

Atomic Heart: virtuosismi visivi che stupiscono
Atomic Heart: virtuosismi visivi che stupiscono

È una scena molto elaborata, non di facile realizzazione e, infatti, rimane praticamente un caso isolato, un momento di poesia visiva inebriante come raramente capita di trovare all'interno dell'industria videoludica. Il più delle volte, la bellezza colpisce senza preavviso.

E su questa nota speranzosa chiudiamo il nostro viaggio per immagini nell'universo di Atomic Heart. Fateci sapere nei commenti quali sono i dettagli che vi hanno stupito durante la vostra partita.