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Cloud gaming, presente e futuro

Il cloud gaming si candida sempre più a diventare un protagonista del futuro dei videogiochi. Ma con che tempi? Torniamo ad analizzarlo dopo gli ultimi sviluppi

SPECIALE di Rosario Salatiello   —   19/07/2020

Di cloud gaming si parla ormai da tantissimo tempo. Era infatti il 2009 quando il servizio OnLive faceva capolino nel mondo dei videogiochi, promettendo l'appetitosissima possibilità di giocare ai propri titoli preferiti da qualsiasi dispositivo slegandosi così definitivamente dal possesso di macchine da gioco costose. In realtà le cose non sono andate immediatamente così, e come sappiamo a distanza di oltre dieci anni la situazione del cloud gaming è ben diversa.

Anche se ci sono ormai in circolazione diversi servizi di questo tipo, il panorama del gioco tra le nuvole è infatti ancora lontano dal raggiungere il paradiso che avevamo immaginato anni fa. Qualche passo in avanti è stato senza dubbio fatto, ma PC e console si trovano ancora ben saldi nelle nostre case e per il momento non accennano a volere andare via. Se c'è una cosa che lo stato tecnologico attuale ci può insegnare è che però un futuro del genere non è poi così distante, a patto che le aziende attualmente coinvolte nello sviluppo del cloud gaming facciano scelte ben precise, in alcuni casi andando anche contro la filosofia adottata fino a questo momento.

Con l'arrivo della nuova generazione di console ormai imminente, vogliamo fare il punto della situazione presente del cloud gaming, approfittandone anche per immaginare quale possa essere il futuro di questa tecnologia dopo i progressi verificatisi negli ultimi mesi.

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Il cloud gaming nel presente

Il punto di partenza per tornare ad analizzare la situazione attuale del cloud gaming è senza dubbio Google Stadia. La piattaforma di gioco lanciata dal colosso di Mountain View a fine 2019 si propone infatti nella veste più avanzata dal punto di vista della tecnologia, e ha appunto il merito di avere dimostrato al popolo di videogiocatori che tutte le paure su input lag e simili possono essere perfettamente superate. Grazie ai propri mezzi quasi illimitati e alle conoscenze dei suoi ingegneri in ambito tecnologico, Google ha fatto vedere che un cloud gaming senza problemi è possibile già da adesso, e non è neanche necessario avere chissà quale velocità di connessione a disposizione. Il problema di Google Stadia è che mostrare i muscoli non basta, ma bisogna mettere anche della carne al fuoco per fare in modo che il cloud gaming compia il passo decisivo che ancora gli manca. Le esclusive ottenute da Google per la propria piattaforma si contano sulle dita di una mano e non sono neanche paragonabili a quelle delle console tradizionali, così come a livello di servizi online Stadia attualmente deve ancora fare diversi progressi. Atteso con ansia per l'arrivo di eventuali novità di rilievo, anche l'ultimo Stadia Connect si è rivelato una delusione: non che l'arrivo di Sekiro: Shadows Die Twice sulla piattaforma non possa aiutarla a diffondersi tra i giocatori, ma il lavoro fatto sulle esclusive come già detto deve andare ben oltre (non ce ne vogliano) i vari Outcasters e Orcs Must Die! 3. Così com'è stato concepito, l'evento online si è inoltre rivelato un possibile boomerang per Google, che rischia di vedere appiccicare addosso a Stadia l'etichetta di eterna incompiuta dovendo poi così faticare enormemente togliersela di dosso.

Scorrendo l'elenco di servizi di cloud gaming attualmente disponibili, non possiamo ovviamente fare a meno di passare a PlayStation Now. La piattaforma targata Sony è quella che può vantare il miglior catalogo di giochi disponibili, dando ai giocatori anche la possibilità di attingere da vecchi titoli non disponibili su PlayStation 4. La quantità di giochi di attuale generazione disponibili è invece un po' limitata, quasi come se il freno a mano fosse stato tirato appositamente. Ed è qui che nascono gli interrogativi più grandi su PlayStation Now. Per Sony c'è infatti un evidente conflitto tra il cloud gaming e la politica commerciale fino a questo momento adottata dell'azienda giapponese, legata inevitabilmente alla vendita di console fisiche su cui far girare il gioco "tripla A" di turno. Inutile specificare che mettendolo subito in cloud verrebbe a cadere la necessità di acquistare PlayStation 4 o la sua succeditrice. Per quanto riguarda il progresso tecnologico bisogna poi considerare che se in ambito videoludico Sony è giustamente ritenuta un colosso, a livello complessivo l'azienda giapponese non ha né i capitali né i mezzi di società come Google. Un investimento importante nell'infrastruttura cloud andrebbe quindi valutato con attenzione, per evitare di fare il classico passo più lungo della gamba.

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Andando ulteriormente oltre troviamo GeForce Now, servizio sul quale si trova al momento un grosso punto interrogativo. Uscito dalla fase beta da pochi mesi, il servizio di Nvidia si propone con la caratteristica unica di integrare le librerie di Steam e altri negozi online con il cloud gaming, permettendo così ai giocatori di accedere in streaming ai titoli già posseduti altrove anche sottoscrivendo l'abbonamento gratuito a GeForce Now. Messa così sembra quasi un sogno, ma la realtà ci parla purtroppo di inevitabili code per accedere allo streaming con l'abbonamento gratuito, oltre all'altalena di giochi di vari publisher che entrano ed escono dal catalogo della piattaforma, lasciando così i loro possessori con ben poche certezze di poter realmente giocare a ciò che vogliono.

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Il cloud gaming nel futuro

Facendo un salto da presente a futuro, non possiamo che cominciare da xCloud. Non ci siamo infatti dimenticati del servizio di cloud gaming messo in cantiere da Microsoft, grazie al quale il futuro di questa tecnologia potrebbe essere più vicino di quanto ci aspettavamo fino a pochissimi giorni fa. È infatti ancora calda la notizia che xCloud sarà lanciato a settembre 2020 e, cosa ancora più importante, sarà incluso nel pacchetto d'abbonamento Xbox Game Pass Ultimate senza costi aggiuntivi. Una vera e propria bomba lanciata nel panorama dal cloud gaming da parte dell'azienda di Redmond, sempre più proiettata verso una politica commerciale orientata ai servizi. La trasformazione guidata da Satya Nadella in sei anni nel ruolo di CEO hanno portato Microsoft a premere sull'acceleratore del cloud non solo per i videogiochi, spingendo inevitabilmente anche l'ecosistema Xbox a seguire questa filosofia. La fusione tra Xbox Live Gold, Game Pass e xCloud sembra sulla carta poter mettere insieme tutti i tasselli del puzzle che nel paragrafo precedente ci sembravano ancora da unire.

Phil Spencer

In primis, per infrastruttura e mezzi Microsoft non ha nulla da invidiare agli altri. Anzi, ha già la sua piattaforma cloud Azure ben avviata, e può vantare la copertura più grande in termini di aree geografiche rispetto a tutti gli altri cloud provider. Questo vuol dire che ovunque vi troviate nel mondo ci sono ottime possibilità di trovare un datacenter Azure nelle vostre vicinanze, abbattendo così tutti i problemi legati alla lontananza dei server. In secondo luogo, se da un lato è vero che il panorama delle esclusive Microsoft non è attualmente allo stesso livello di quelle Sony, c'è anche da dire che la società americana si sta muovendo già da diversi mesi per cercare di colmare il gap. Negli ultimi due anni sotto l'ala di Xbox Game Studios sono infatti arrivati tramite acquisizione team come Obsidian Entertainment, Ninja Theory, inXile Entertainment e Double Fine, mentre nelle ultime settimane si è parlato con insistenza di una possibile acquisizione della divisione gaming di Warner Bros., che permetterebbe a Microsoft di accogliere anche studios come Rocksteady (Batman Arkham), NetherRealm (Mortal Kombat), Monolith (L'Ombra di Mordor), Avalanche (Disney Infinity) e TT Games (Lego) insieme alle licenze attualmente nelle loro mani. Infrastruttura, catalogo e servizio che a detta di chi ha avuto modo di provarlo è già a un ottimo punto: tre elementi che potrebbero farci fare un salto netto in avanti nel mondo del cloud gaming, già a distanza di pochi mesi da oggi.

Con un concorrente di questa levatura ormai pronto a entrare ufficialmente nel mercato del cloud gaming, proviamo a questo punto a immaginare quale possa essere il futuro delle altre piattaforme. Dopo aver dimostrato al mondo intero che il cloud gaming è già tra noi e funziona pure bene, Stadia dovrà necessariamente trovare un motivo per portare i videogiocatori a iscriversi al servizio. Da parte di Google sarà necessario uno sforzo anche dal punto di vista comunicativo, visto che per molti Stadia inizia come già detto ad apparire come l'eterno incompiuto del cloud gaming. Di certo, e anche qua ci ripetiamo, l'arrivo di esclusive di peso potrebbe aiutare. Considerando un modello in stile Google News, più che una piattaforma alternativa alle altre Stadia potrebbe in futuro diventare un servizio per tutti i publisher che intendono affacciarsi nel mondo del cloud gaming, stringendo accordi per la pubblicazione su questa piattaforma con altre aziende. Una di queste potrebbe essere proprio Sony, che attraverso i mezzi forniti da Google avrebbe modo di scrollarsi di dosso tutte le problematiche legate all'infrastruttura da mettere in piedi per ottenere un cloud a prova di bomba. Ricordiamo che proprio Sony è stata la prima tra le big citate in questo articolo a muoversi nell'ambito del cloud gaming alla luce del sole, acquisendo prima Gaikai (2012) e poi OnLive (2015) finendo però poi per perdere terreno rispetto alla concorrenza. Segno che le cose facili di certo non sono. C'è inoltre un inevitabile conflitto interno tra il nuovo paradigma del cloud e il modello commerciale tradizionale, che dovrà necessariamente essere affrontato da Sony prima di intraprendere qualsiasi strada.

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In conclusione, se da un lato il presente e l'immediato futuro sembrano dare segnali confortevoli per il progresso del cloud gaming, dall'altro ci appaiono ancora troppe variabili in gioco per fare previsioni a lungo termine su chi e come riuscirà a spuntarla. Così come è difficile dire se PlayStation 5 e Xbox Series X saranno davvero le ultime console che vedremo nelle nostre case, come alcuni hanno iniziato a sostenere. Voi che ne pensate? Ditecelo nei commenti!