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Cyberpunk 2077, intervista a Mike Pondsmith

Durante la GamesCom 2019 ci siamo potuti sedere per una lunga chiaccherata con Mike Pondsmith, autore dell'opera originale su cui si basa Cyberpunk 2077

SPECIALE di Umberto Moioli   —   23/08/2019

Dall'annuncio ad oggi, di Cyberpunk 2077 abbiamo già parlato una montagna di volte. E così continueremo a fare fino all'uscita prevista per il prossimo 16 di aprile 2020. Aspettando di poterci mettere le mani sopra, siamo passati da una serie piuttosto intensa di presentazioni, interviste e approfondimenti. Alla GamesCom 2019 CD Project Red non ha portato contenuti inediti, replicando di fatto quanto visto all'E3, ma ci ha dato modo di parlare con alcuni dei protagonisti dello sviluppo di questo attesissimo titolo. Tra questi, abbiamo avuto il piacere di sederci a chiaccherare con Mike Pondsmith, designer a cui dobbiamo le meccaniche e l'ingegno dietro al gioco di ruolo carta e penna Cyberpunk 2020. Gli abbiamo chiesto com'è nata e come si è sviluppata questa collaborazione, ma non solo. L'incontro è stato molto interessante perché Pondsmith non è solo il creatore del gioco di ruolo carta e penna originale ma anche un professionista con alle spalle parecchia esperienza nel mondo dei videogiochi. L'incontro ci ha quindi permesso di capire in che modo abbia affiancato CD Project RED nel processo di trasposizione dalla carta al videogioco, ma anche di capire che rapporto ha lui con il nostro medium preferito, cosa ha fatto in passato e quali titoli sta giocando. Un incontro un po' diverso dal solito, è vero, ma proprio per questo interessante e ricco di spunti per approfondire la conoscenza con il prossimo attesissimo gioco del team polacco.

Come va?
Abbiamo fatto l'E3 e una paio di settimana dopo abbiamo partecipato a un'altro evento negli Stati Uniti, quindi siamo venuti qui a Colonia e tra pochi giorni ci sarà il PAX East. Passato il PAX andrò a Singapore. I game designer di solito non fanno le celebrità...

Ora ti piace di più la parte di vita come game designer oppure come celebrità?
Sono un designer, penso che essere una celebrità sia sciocco. Anche se qualche volta porta con sé dei risvolti divertenti. Ero con mia moglie in una concessionaria Tesla per comprare la macchina, la stavamo guardando e preparando le carte, quando improvvisamente il venditore ci ha detto 'il 16 aprile non arriverà mai abbastanza in fretta. Cosa mi puoi dire che ancora non sappiamo?' e io 'Niente...'. Sembrava deluso, però è stato divertente.

La collaborazione con CD Project Red per Cyberpunk 2077 ti ha cambiato la vita in qualche modo? Celebrità a parte.
In qualche modo sì. A parte le battute sull'essere una celebrità, questo progetto ha accelerato moltissimo i miei progetti e la popolarità del brand, lo conoscono sempre più persone ed è bellissimo incontrare i fan. Cyberpunk 2020 è stato opzionato più volte in passato per diventare un videogioco ma dieci anni fa, o anche solo cinque anni fa, un progetto del genere non sarebbe stato possibile dal punto di vista tecnologico. La prima volta che ho visto il trailer di annuncio ho capito che CD Project Red aveva colto lo spirito dell'opera, era come se prendesse vita. E poi sono ragazzi appassionati del prodotto, fin dal primo incontro hanno dimostrato di conoscere il gioco di ruolo, sapevano tutto. Avevamo le possibilità tecniche e le conoscenze giuste, non mancava più nulla.

Cyberpunk 2077 1

Come sei stato avvicinato da CD Project Red? Che rapporto avete? Sappiamo che Sapkowski, il creatore di The Witcher, ha avuto una relazione complessa con loro...
Ho iniziato a lavorare nei videogiochi prima di creare Cyberpunk, sono una delle mie passioni e un ambito che conosco bene. Onestamente pensavo che il primo impatto con loro sarebbe stato meno impressionante: prima di collaborare CDPR lavoravo per Microsoft e uno dei miei compiti era quello di andare a trovare in giro per il mondo i vari studi di sviluppo con cui collaboravamo. Mi aspettavo cinque ragazzi in una stanza piegati sui loro PC, era quello che mi ero abituato a vedere. Invece sono rimasto colpito dalla professionalità e dalla scala dello studio. Il periodo in cui ci siamo conosciuti era quello dell'uscita di The Witcher 2, me ne mandarono una copia, ne rimasi impressionato. Mi sono avvicinato a questa esperienza pensando 'Oh beh, alla peggio ho guadagnato un viaggio in Polonia gratis' ma subito ho capito con chi avevo a che fare.

Come funziona la vostra collaborazione?
Il lavoro fatto insieme si è evoluto nel tempo. Ho iniziato trasmettendo la mia idea di cosa fosse Cyberpunk: il protagonista non è un eroe che vuole salvare il mondo, la sua priorità è il suo stesso bene e quello che vuole ottenere; non c'è una storia di eroismo o un fine più grande da raggiungere. All'inizio collaboravo soprattutto con il team che ha scritto la storia, ogni tanto andavo in Polonia io e ogni tanto venivano loro a Seattle. Dopo un po' eravamo pronti per presentare la visione realizzata fino a quel momento per il gioco a tutto il team di sviluppo. Sono volato ancora una volta a Varsavia, questa volta per incontrare tutti i nuclei del team coinvolti nel progetto e spiegargli cosa serviva, come andava fatto. Il team artistico, ad esempio, aveva creato delle armi color argento, luccicanti, me le mostrarono e io 'no no, le armi di Cyberpank sono nere, hanno un aspetto militaresco, trasmettono immediatamente l'idea che sono pensate per uccidere. Questo non è Star Trek'. Da lì in poi abbiamo continuato a lavorare sentendoci 3 o 4 volte alla settimana, io a casa in pigiama [supponiamo per il differente fuso orario] e loro in ufficio. Abbiamo cercato di rifinire tutti i particolari, concentrarci sui dettagli. L'ultimo passaggio è stato quello di unificare la timeline tra Cyberpunk 2020 e Cyberpunk 2077, includendo il passaggio intermedio di Cyberpunk Red. Questo lavoro sulla storia è stato utilissimo: da una parte è servito al gioco e dall'altro ha espanso a sua volta la nostra conoscenza del mondo di Cyberpunk, lo ha ampliato. Avevamo così tanto materiale che abbiamo iniziato su Reddit una serie chiamata "365 giorni di Cyberpunk", utilizzata per postare ogni giorno qualche elemento del lore del brand. Ci è stato molto utile perché, vedendo come reagiva la community ai vari pezzi che compongono il lore, abbiamo scelto quali aspetti approfondire, cosa piaceva e cosa no.

Come avete creato la narrazione mancante tra Cyberpunk 2020 e Cyberpunk 2077, quei 57 anni che separano il tuo gioco di ruolo con quello di CD PR?
Quel periodo di mezzo era in sviluppo già prima dell'accordo per il videogioco, mentre creavamo Cyberpunk Red, un progetto antecedente su cui eravamo già al lavoro. Al tempo decidemmo che per far proseguire gli eventi avremmo fatto passare di mezzo una guerra, un evento capovolgente. Non volevamo che si trattasse di una guerra capace di spazzare via completamente il mondo, ci siamo ispirati alla Seconda Guerra Mondiale in Europa. Un conflitto brutale che ha coinvolto moltissime aree diverse senza però distruggere completamente tutto quanto presente. Quindi abbiamo pensato a quello che sarebbe potuto succedere in un contesto futuristico: le società moderne costruiscono e consumano moltissimi oggetti, un conflitto potrebbe interrompere questo processo produttivo ma non distruggere quanto già esistente. Rimarrebbero moltissimi oggetti perfettamente funzionanti: non avremmo un nuovo modello di quel determinato dispositivo ma non perderemmo quelli già esistenti, che potrebbero venir utilizzati negli anni e anni a venire. La guerra avviene nel 2023 e verso il 2030 inizia un processo di ricostruzione di quanto distrutto che dura circa fino al 2050. In quel periodo lo sviluppo tecnologico e sociale viene di fatto bloccato. Abbiamo usato questo espediente narrativo per mantenere il livello tecnologico del videogioco simile a quello che vedrete in Cyberpunk 2077.

Quale è stata la prima impressione quando hai video il gioco in movimento?
'Wow, è davvero simile alla mia visione', ho pensato questo. La ragazza del primo trailer è molto vicina a quella presente nelle pagine del mio libro, hanno cambiato qualcosina ma tutti i dettagli importanti sono lì. Sono rimasto impressionato dalla fedeltà del loro progetto al mio materiale originale. Sono stati in grado di mantenere l'unicità dell'universo di Cyberpunk.

Non c'è nulla che il gioco è riuscito a fare e che era impossibile nella tua versione? O, vice versa, non c'è nulla dove il gioco non è arrivato rispetto al gioco di ruolo originale?
Ci sono alcuni elementi che nel videogioco mancano: molto banalmente l'unico ambiente sarà Night City e non tutto il mondo originale. Allo stesso tempo certe tecnologie sono certamente meglio rese quando vengono animate all'interno di Cyberpunk 2077, rendono l'idea di come me le ero immaginate. Nel complesso però penso che siano molto vicini uno all'altro, il gioco di ruolo carta e penna che ho creato ha un'impostazione molto cinematografica e questo ha aiutato, credo, nella trasposizione su schermo.

Hai già giocato il gioco?
Ne ho giocato alcune porzioni finora. Ad esempio al tempo della presentazione dell'E3 2018 mi è stato dato modo di provare la demo che venne mostrata. Mi è stato detto 'esplora l'ambiente, divertiti' e così ho fatto, ho pensato che fosse incredibile l'effetto di andare in giro, sentire la gente chiaccherare, apprezzare il livello di dettaglio.

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Quando hai saputo della collaborazione con Keanu Reeves? Ti piacerebbe che l'universo di Cyberpunk si espandesse al cinema e alla TV?
Mi piacerebbe moltissimo si allargasse, certamente, vorrebbe dire farlo conoscere ad ancora più persone. Negli anni ho potuto lavorare sia su progetti legati a Star Wars, sia sulla serie Halo, sono abituato a pensare a questi universi narrativi come dei progetti pensati per diventare multimediali. Per quanto concerne la collaborazione con Keanu Reeves, mi avevano anticipato che ci sarebbe stata una personalità famosa, senza volermi dire chi. Volevano fosse una sorpresa. Sono volato a Varsavia per uno dei nostri incontri e in quell'occasione sapevo che mi avrebbero detto il nome. Mi chiesero solo se acconsentissi a non avere Johnny Silverhand biondo. Dissi che andava bene. E poi mi diedero un indizio, che tra le altre cose suonava in una band. Ero seduto in hotel con mia moglie e lei mi disse 'è Keanu Reeves', le dissi che non era possibile, che si trattava di certo di un lavoro che pagava molto meno rispetto a quanto è abituato a prendere. Poche ore dopo nei loro uffici scoprì che aveva ragione lei. Per i quattro mesi successivi c'erano solo tre persone del mio staff a saperlo e una decina da CD PR. Quando all'E3 abbiamo mostrato il suo video io non avevo ancora visto quel pezzo per intero, solo delle immagini e qualche spezzone: la reazione del pubblico è stata incredibile, ancora di più quando è salito sul palco.

Hai giocato altri giochi con ambientazione cyberpunk? Cosa ne pensi?
Ho giocato la serie Deus Ex fino a prima di Mankind Divided, ma ho avuto l'impressione che fosse andato troppo oltre rispetto alla proposizione originale. La verità, però, è che non ho moltissimo tempo per giocare. Ho giocato i The Witcher e Red Dead Redemption 2 più di recente; mi piacciono i giochi di esplorazione.