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Death Stranding è sempre Dead Stranding? Meno male!

È vero, Death Stranding 2 è il simulatore di un corriere Bartolini del futuro e non si discosta molto dal primo capitolo, e ci piace anche (soprattutto) per questo!

SPECIALE di Francesco Serino   —   06/07/2025
Death Stranding 2
Death Stranding 2: On The Beach
Death Stranding 2: On The Beach
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Viaggiare, passeggiare, osservare, scoprire, adattarsi, migliorare. A prima vista lo stile di gioco offerto da Death Stranding 2 può sembrare impossibile da digerire, ma se il primo gioco dei Kojima Production ha piazzato oltre cinque milioni di copie, beh un motivo deve pur esserci. Sicuramente ha influito il nome del creatore come degli attori coinvolti, la splendida grafica, l'ambientazione atipica; ma tra i tanti elementi che hanno contribuito al successo da cult, e non da blockbuster, di Death Stranding è proprio il suo gameplay.

Bartolini Simulator

Quello che alcuni si divertono a chiamare il simulatore di corriere Bartolini è, in effetti, proprio questo. E non c'è nulla di cui vergognarsi nell'apprezzarne l'atipica formula, di certo non si vergognano della loro passione i ventidue milioni di appassionati che hanno comprato un Flight Simulator, gli oltre tredici milioni che hanno solcato le autostrade di Euro Truck Simulator 2, i dieci milioni che si sono divertiti in No Man's Sky. C'è un motivo se Elite è in giro da oltre quarant'anni, e che dire di Snowrunner che ancora vende e si espande? Senza dimenticare il recentissimo Star Trucker, altro simulatore di consegne, questa volta a tema spaziale, che tanto bene ha fatto negli scorsi mesi.

Star Trucker è stato uno degli indie più apprezzati degli ultimi mesi. Lo scopo? Fare consegne su un camion spaziale
Star Trucker è stato uno degli indie più apprezzati degli ultimi mesi. Lo scopo? Fare consegne su un camion spaziale

I giochi citati sono apparentemente molto diversi tra loro ma hanno in comune un elemento centrale che, dati alla mano, sembra essere apprezzato da un bel po' di persone: il viaggio. Imprevedibile ed emozionante, ripetitivo ed estenuante, il viaggio nei videogiochi è un elemento tanto catartico, quanto straordinario catalizzatore di sfide, di avventure, che naturalmente avranno fattezze e caratteristiche in linea con la lore attraversata. Un ingorgo in Euro Truck, i pirati spaziali di Elite, anche la nostra stessa curiosità può causare problemi imprevedibili persino durante una rotta battuta già a fondo.

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Dove non c'è un pericolo diretto c'è un'altra sfida che molti non riescono a vedere, e di cui altri vanno invece pazzi: l'ottimizzazione. Non quella tecnica, di framerate o risoluzione, ma logistica. In Death Stranding come negli altri giochi simili un conto è consegnare dieci pacchi in dieci viaggi andata e ritorno, un altro consegnarne quaranta in quattro tappe ben allineate, in modo da non tornare mai indietro e massimizzare così i risultati. Un corriere esperto sa cosa portarsi dietro e come consegnare il doppio della merce nella metà del tempo, e questo è possibile anche attrezzando il percorso e apprendendo quelli che sono a tutti gli effetti i segreti di un mestiere, per quanto immaginario sia.

Non è poi tanto diverso da quel che accade nella ripetitività programmata di Monster Hunter: anche nel gioco Capcom soltanto la prima volta la sfida è uccidere il mostro, già dal secondo scontro sarà farlo nel modo più veloce e remunerativo possibile. Death Stranding è un simulatore di qualcosa che non esiste: crea un immaginario e gli dona tutta la profondità necessaria per renderlo credibile e sufficientemente sfaccettato, in modo da lasciare agli utenti il piacere di costruirsi una propria strategia, i propri riti.

I viandanti

Molte persone non sono mai scese a patti con lo stile di gioco offerto da Death Stranding: prima pensando che il gameplay del primo fosse tutto uno scherzo e che il gioco vero sarebbe stato più simile a Metal Gear, e poi sperando che il recente seguito tradisse sé stesso, cosa che poi come abbiamo visto (fortunatamente) non è accaduta. Se non ti è piaciuta la prima avventura di Sam Porter Bridges, è molto difficile che con Death Stranding 2 possa andare diversamente: il gioco è più ricco, più sorprendente, più bello da vedere, ma parliamo sempre dello stesso simulatore di fattorino che molti disdegnano, a volte anche con un certo prevenuto snobismo. Eppure in questo mondo dai ritmi sempre più computerizzati, non c'è da meravigliarsi se così tanta gente ha iniziato a cercare nei videogiochi attimi di sollievo, invece della solita e continua scarica di adrenalina. E una camminata in Death Stranding, non importa quale dei due giochi, è tra le più immersive e avvolgenti che oggi il medium sappia ideare ed offrire.

Se a Death Stranding aumenti la difficoltà al massimo e gli togli trama e fantascienza ti ritroverai tra le mani il meraviglioso Snowrunner
Se a Death Stranding aumenti la difficoltà al massimo e gli togli trama e fantascienza ti ritroverai tra le mani il meraviglioso Snowrunner

Quando vedi Sam con i suoi occhiali a maschera appeso stoico al vagone pieno di materiali della monoratoia appena ricostruita, e all'orizzonte le luci della città che si fanno faticosamente strada nell'oscurità lattiginosa della notte, puoi davvero provare un senso di libertà e soddisfazione di rarissima e preziosa intensità. Al pari della libertà che si respira camminando tra le vallate più inesplorate e silenziose, mentre la musica giusta risuona tra questi immensi, immacolati e perversi scenari che lasciano costantemente a bocca aperta anche la dodicesima volta che vengono attraversati. Ti viene voglia di alzare il culo dal divano e buttarti in strada per davvero e così ho fatto, sfidando il caldo romano che da tempo è paragonabile ai deserti australiani e messicani presenti nel gioco.

Quanto ha venduto Death Stranding 2? Ecco le stime degli analisti Quanto ha venduto Death Stranding 2? Ecco le stime degli analisti

Viene da chiedersi come sia possibile che tutto questo a un certo pubblico suoni strano, mentre farmare engrammi in Destiny venga considerato videoludicamente ben più rispettoso. Misteri che fortunatamente non necessitano una spiegazione, ma che hanno a che fare anche con questa idea che tutto possa essere fruito in live, davanti gli occhi di dieci, cento, mille persone che commentano, chiedono, deragliano e ragliano mentre tu dovresti essere da solo con il gioco, nudo in preda alle sue provocazioni, incerto davanti ad ogni bivio incontrato sul cammino.

Dateci una direzione...

Camminate solitarie, come quelle che ci hanno permesso di attraversare gli infiniti mondi di No Man's Sky fino al centro dell'universo, di scavalcare gli immensi canyon siderali di Elite Dangerous, che ci spingono a milioni su e giù tra le autostrade di Euro Truck Simulator e ora, di nuovo, attraverso la realtà sovvertita di Death Stranding. Trasportando, raccogliendo, ragionando, perché è questo che ci piace a volte fare, tra le foreste di Snowrunner e nelle città disastrate di Roadcraft, per scoprire, ricostruire, collegare o chissà cosa s'inventeranno poi. A volte va a finire molto male, un asteroide che colpisce la riserva di ossigeno del camion di Star Trucker, un giavellotto elettrificato di un mulo che coglie di sorpresa Sam alle spalle facendolo precipitare in un burrone pieno di CA, ed è proprio in queste occasione che si vede la differenza tra un camionista spaziale esperto e un chiacchierone, tra un corriere che sa il fatto suo e uno che non ha mai avuto il coraggio di tracciare nuovi sentieri. Non c'è poi viaggio che non preveda elementi survival più o meno accentuati: in Euro Truck se non ti fermi a riposare in una piazzola quando ne hai bisogno può finire molto male, imparare cosa portarsi dietro è fondamentale in tutti gli altri giochi.

Viaggiare è ancora più bello se i panorami sono come quelli di Death Stranding 2
Viaggiare è ancora più bello se i panorami sono come quelli di Death Stranding 2

Non si tratta insomma di walking simulator, definizione vagamente dispregiativa per dei giochi che non propongono nessuna sfida se non il costante spostarsi tra gli scenari, che siano quelli di Journey o di Abzu non fa poi molto differenza. In questi giochi il livello di attenzione richiesto è generalmente basso, ma ogni distrazione si paga così duramente che non può mai scendere sotto una certa soglia: devi essere attento il giusto, ma sempre. È una sfida peculiare, ma pur sempre una sfida. Peccato che quella offerta da Death Stranding 2 sia generalmente più bassa di quella che invece ci ha messo davanti il suo predecessore; la colpa è in parte del terreno generalmente fin troppo dolce, e in parte degli aiuti esterni, come le costruzioni di altri giocatori, che di default appaiono davvero troppo frequentemente (ma è possibile ridurre gli strand senza azzerarli, ed è il consiglio che diamo a chi cerca un'esperienza più bilanciata).

Kojicore!

In fondo Death Stranding è molto più sandbox che survival, ti riempie di giocattoli e ti invita ad utilizzarli anche nei modi più anticonvenzionali, inoltre non è soltanto un simulatore, ma al suo interno c'è molto di più: musica, riferimenti letterari, una trama piena di twist da capogiro, cameo di ogni genere. Alla fine del viaggio sei molto probabilmente soddisfatto, ma se hai acquistato il gioco anche, o soprattutto, per il suo gameplay, ti rimarrà l'amarezza di un'occasione mancata per quella modalità hardcore che avrebbe reso tutto più doloroso, avvincente e indimenticabile. Danni da caduta più gravi, malus momentanei o addirittura permanenti e poi più sete, più fatica, più inciampi, più problemi, non piacerebbe anche a voi? A ben vedere, in entrambi i Death Stranding ci sono già tutte le meccaniche per renderlo possibile, ma sono tenute fin troppo spesso al minimo per dare precedenza all'esperienza totale della quale il gameplay è parte integrante, ma non sempre preponderante.

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Death Stranding e Death Stranding 2 sono già due grandissimi giochi, tra i miei preferiti di sempre, ma sarebbe fantastico se Kojima decidesse di trasformarli anche in indimenticabili simulatori alzando la sfida a trecentosessanta gradi, in modo da dare a chi, come me, in certi giochi ama conquistarsi ogni chilometro con le unghie e con i denti. E so bene di non essere da solo.