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Diablo 4, abbiamo giocato la prima open beta dell'atteso action GDR di Blizzard

Abbiamo giocato la prima beta di Diablo 4 che include tutto l'Atto I, tre classi e un boss mondiale: ecco le nostre impressioni iniziali sul nuovo titolo Blizzard.

Diablo 4, abbiamo giocato la prima open beta dell'atteso action GDR di Blizzard
PROVATO di Christian Colli   —   20/03/2023

Che le beta pubbliche servano a testare ulteriormente un videogioco ormai non ci crede più neanche Blizzard. In teoria, bisognerebbe giocarle con questa mentalità, segnalando i problemi tramite l'apposito modulo, ma provate a immaginare quanti ticket inutili devono ricevere ogni giorno gli sviluppatori, tra segnalazioni genuine e lamentele assurde. Così le beta, ormai, pur svolgendo ancora ufficialmente quel ruolo, servono anche e soprattutto a uno scopo superiore: sondare l'umore del pubblico offrendogli, al contempo, un goloso antipasto della portata principale. E non ci viene in mente nessun altro titolo che ne abbia più bisogno di Diablo 4.

Quella di Diablo è infatti un'eredità scomoda, sospesa tra i gloriosi traguardi dei suoi antenati e le odierne responsabilità di Blizzard nei confronti non solo dei suoi fan, ma anche di sé stessa. Atteso da più di dieci anni - soprattutto da chi non aveva riconosciuto nel terzo Diablo il sequel che avrebbe voluto - Diablo 4 dovrà superare una vera e propria corsa a ostacoli per conquistare un pubblico che è cambiato, si è fatto più smaliziato e non si accontenta più dei marchi. Abbiamo giocato la prima open beta di Diablo 4 per cercare di capire con cosa abbiamo a che fare.

Quasi come un MMO

Diablo 4, la open beta aveva ancora qualche problemino con la localizzazione italiana
Diablo 4, la open beta aveva ancora qualche problemino con la localizzazione italiana

La versione che Blizzard ha proposto per questa prima beta aperta è pressoché identica, almeno contenutisticamente parlando, a quella che abbiamo avuto occasione di testare lo scorso autunno, quando vi abbiamo raccontato tutto quello che c'è da sapere su Diablo 4 e sulle sue caratteristiche più importanti. In questa occasione, come allora, abbiamo potuto giocare soltanto tre classi - Barbaro, Incantatore e Tagliagole - mentre per le altre due, cioè il Druido e il Negromante, dovremo aspettare il prossimo weekend. In generale, però, è stato possibile raggiungere solo il livello 25 e completare l'Atto I della storia, esplorando unicamente la gigantesca mappa delle Vette Frantumate: anche così, Diablo 4 promette di essere un titolo mastodontico e ricchissimo di contenuti, sfide e obiettivi.

Il passaggio a una formula che potremmo definire MMO-lite, con tanto di pseudo open world, ci ha colto inizialmente alla sprovvista, dopo un imbarazzante numero di ore passate perlopiù in solitudine nelle mappe delimitate di Diablo III, ma bisogna ammettere che Blizzard sembrerebbe averci visto giusto: la natura continuativa di questa nuova iterazione di Sanctuarium ha un sapore più moderno rispetto al passato e promuove l'esplorazione, ingolosendo il giocatore in cerca di attività, nemici da massacrare e bottini da depredare.

Un problema che abbiamo fiutato, in queste prime ore di gioco, è stata però la varietà dei suddetti contenuti. Fermo restando che Diablo (IV) è un gioco che si esprime soprattutto nel suo endgame - che a onor del vero sembrerebbe essere davvero ricco, in base a quanto anticipato - dobbiamo ammettere di aver riscontrato un'eccessiva standardizzazione degli obiettivi perseguibili nelle prime ore di gioco: escludendo la campagna principale, si tratta perlopiù di accettare e completare missioni secondarie che ricordano anche troppo le "fetch quest" negli MMORPG vecchia scuola, partecipare a eventi occasionali che si somigliano un po' tutti oppure sgominare i nemici nelle spedizioni (i dungeon) che si trovano praticamente in ogni angolo della mappa e che ricompensano il giocatore soprattutto con gli Aspetti, un nuovo "collezionabile" destinato a diventare parte integrante del gameplay.

Insomma, le attività non mancano già ai primissimi livelli di gioco, ma si somigliano un po' tutte e ruotano comunque intorno al combattimento. Il ché non è necessariamente un male, perché Diablo è prima di tutto un GDR d'azione isometrico che appartiene a un genere sempre più raro e mirato. E proprio per questo è impossibile giocare questa beta senza guardare o ripensare a quanto è stato proposto negli ultimi anni. Da Path of Exile a Lost Ark, passando per titoli meno riusciti come Wolcen, i giochi "à la Diablo" si sono susseguiti sporadicamente e ciascuno di essi ha cercato di dire la sua in modo significativo, qualche volta riuscendoci e molto più spesso no. In questo senso, si sono rovesciate le parti: stavolta sembra essere stata Blizzard a prendere un po' qua e un po' là, e così facendo è pure tornata sui suoi passi, come dimostrano i nuovi alberi delle abilità che rigettano le semplificazioni introdotte in Diablo III per abbracciare un modello più vicino a quello di Path of Exile. Al contempo, la componente MMO ricorda l'ecosistema di Lost Ark, però ridimensionato all'estensione di Sanctuarium: pur vasto che sia, tanto da includere le cavalcature per agevolare gli spostamenti, il mondo di Diablo 4 non è certo l'Arkesia che Smilegate e Tripod Studio hanno costruito negli anni.

E va bene così, perché queste prime ore di Diablo 4 ci hanno dimostrato che Blizzard non intende minimamente snaturare il suo marchio di punta - insieme a World of Warcraft, ma forse anche di più - ma semplicemente ammodernarlo. Ingrandirlo. E attualizzarlo.

Diablo 4 è al passo coi tempi

Diablo 4, l'interfaccia è sempre pulita, chiara e leggibile
Diablo 4, l'interfaccia è sempre pulita, chiara e leggibile

Le intenzioni di Blizzard sono chiarissime fin dai primi minuti di un gioco che ricorda molto più Diablo II che il terzo episodio: accusato di essere troppo colorato e "cartoonesco", Diablo III è stato guardato di sottecchi da una buona parte degli appassionati. Quelli di Irvine sembrerebbero aver incassato il colpo, facendo ammenda con un titolo molto più opaco in termini cromatici, più cupo e gritty, cioè sudicio, sporco e sanguinolento. È anche molto più attuale da un punto di vista meramente visivo: i modelli 3D sono dettagliatissimi, massicci e animati splendidamente, e l'atmosfera è in generale ancora più inquietante, oppressiva e minacciosa. Anche uscendo alla luce del sole, negli spazi aperti delle Vette Frantumate, Diablo 4 resta un titolo grigio e realistico, in cui i particellari che caratterizzano incantesimi e abilità appaiono più contenuti ma non meno curati.

Visivamente, insomma, Diablo 4 ci ha fatto un'ottima impressione, al netto di alcuni problemi tecnici che affliggevano questa versione. Se escludiamo le code - lunghissime il primo giorno, praticamente sparite dal secondo in poi dopo l'intervento tempestivo di Blizzard - abbiamo avuto il dubbio di giocare una versione ancora acerba o forse proprio antiquata. Il codice non ci è apparso ottimizzato come avrebbe dovuto, e lo stuttering significativo su diverse configurazioni, specialmente quando si rientra nella città di Kyovashad e ci si ritrova in mezzo agli altri giocatori, ha rafforzato i nostri sospetti.

Diablo 4, la schermata di creazione del personaggio
Diablo 4, la schermata di creazione del personaggio

Per fortuna la nutrita schiera di impostazioni rivela un gioco scalabile a più livelli, e possiamo solo sperare che già la prossima open beta - che sarà veramente open, cioè aperta a tutti i giocatori, che abbiano preacquistato Diablo 4 oppure no - rappresenti maggiormente il prodotto in uscita tra un paio di mesi. Quello che Blizzard, tuttavia, non riuscirà a rivedere in tempo è la colonna sonora che, in tutta sincerità, non ci è sembrata particolarmente memorabile: l'atmosfera che crea è quella giusta, e spesso accompagna in modo efficace l'esplorazione, ma non c'è una sola traccia che ci sia rimasta impressa o che ci abbia colpito in modo particolare.

Fortunatamente va detto che questa mancanza non ha inciso in maniera importante sull'esperienza, che peraltro ci ha colpito positivamente anche nella narrativa: la nuova storia portante, che ci coinvolge nella faida tra l'arcangelo Inarius e la demoniaca Lilith, affonda le radici nella mitologia della saga ed esplora il cosiddetto Conflitto Eterno in cui è intrappolato Sanctuarium.

I dialoghi sono ben scritti e le scene d'intermezzo girate con sorprendente piglio cinematografico; siamo proprio a un altro livello rispetto alla sciatta presentazione narrativa di Diablo III, e già il primo Atto di questo quarto episodio si mantiene interessante per tutta la sua durata, introducendo personaggi enigmatici e piazzando qualche colpo di scena prevedibile ma efficace. La beta è ancora completamente doppiata in inglese, e solo parzialmente localizzata in italiano, ma sul fronte della narrativa possiamo ritenerci soddisfatti solo solo per il fatto che ci sentiamo genuinamente curiosi di scoprire dove andrà a parare la storia.

Bilanciare o non bilanciare?

Diablo 4, la open beta permette di giocare tutto l'Atto I della campagna
Diablo 4, la open beta permette di giocare tutto l'Atto I della campagna

La narrativa è sicuramente un valore aggiunto, ma Diablo resta un titolo incentrato sulla progressione verticale e sulla sistematica disintegrazione di qualunque cosa si muova e possa elargire bottini che includono armi, armature, accessori e gemme da incastonare negli appositi spazi. Diablo 4 non perde tempo a catapultare il giocatore nel suo loop di gameplay, e per tutte le ore che abbiamo passato in beta ci siamo sentite ricompensati adeguatamente: la frequenza con cui si trovano miglioramenti - anche di qualità leggendaria! - ci è sembrata generosa fin da subito, e ci ha permesso di vestire i personaggi con una velocità più che discreta, sebbene ci metta sempre lo zampino il puro caso. Abbiamo giocato la beta su PC, e non appena abbiamo messo mano a mouse e tastiera ci siamo sentiti subito a casa: l'interfaccia è chiarissima, limpida e scattante, divisa in schermate di facile consultazione che si richiamano attraverso varie scorciatoie.

Abbiamo solo qualche perplessità sul modo in cui Blizzard ha disegnato i nuovi alberi delle abilità, in cui bisogna allocare i punti guadagnati ad ogni nuovo livello per sbloccare progressivamente le abilità nelle diverse categorie. Ogni abilità si può potenziare oppure evolvere, per così dire, scegliendo tra varie alternative, e fin da subito è chiaro che questo nuovo approccio, che va a sostituire quello di Diablo III basato sulle abilità e sulle Rune apprese al level up, ha due scopi precisi: garantire al giocatore un controllo maggiore fin dai primissimi livelli e, contemporaneamente, onorare una riflessione più tattica e ricercata delle configurazioni. Una filosofia che Blizzard, peraltro, ha abbracciato di recente anche col nuovo sistema di talenti in World of Warcraft: Dragonflight.

Diablo 4, gli alberi delle abilità sono molto articolati
Diablo 4, gli alberi delle abilità sono molto articolati

I nostri dubbi non riguardano gli alberi delle abilità veri e propri, in effetti, che anzi ci sono sembrati ricchi di alternative e opzioni che aspettano solo di essere testate sul campo di battaglia, ma la schermata e il meccanismo di assegnazione, ripristino e ridistribuzione dei punti abilità che, oltre a essere poco pratico e alquanto farraginoso, da livello 15 in poi si fa anche dispendioso perché si comincia a pagare in oro ogni respec. L'oro sembra una valuta molto più importante che in passato, dato che praticamente ogni funzionalità o servizio, come quelli che offrono il fabbro, l'occultista o l'alchimista, si paga in oro e in altre risorse, e già all'inizio si rischia di restare al verde con una velocità impressionante se si fanno scelte poco oculate.

Diablo 4 introduce infatti il sistema degli Aspetti che promette un nuovo livello di personalizzazione. L'occultista in un certo senso sostituisce il Cubo di Kanai di Diablo III: si sblocca prestissimo e ci permette di infondere un comune equipaggiamento con una proprietà speciale che possiamo aver acquisito alla fine di una spedizione, e registrato nella pagina del Codex, oppure estratto da un oggetto di qualità leggendaria. È una procedura mediamente costosa, ma intuitiva e potenzialmente fondamentale.

Diablo 4, l'Incantatore può assegnare alle sue magie degli effetti aggiuntivi
Diablo 4, l'Incantatore può assegnare alle sue magie degli effetti aggiuntivi

Come avrete notato, infatti, non ci siamo soffermati sulle classi disponibili in beta perché siamo sicuri che attraverseranno molteplici rivisitazioni prima del lancio di Diablo 4. Noi abbiamo giocato fino a livello 20 sia il Barbaro che l'Incantatore, essendo un paio di classi che conoscevamo bene in Diablo III: le abbiamo ritrovate in forma, tutto sommato invecchiate bene, con le loro abilità storiche e qualche nuovo asso nella manica. L'Incantatore, per esempio, può assegnare le magie apprese agli slot contrassegnati come incantamenti per sfruttarne gli effetti aggiuntivi mentre combatte a distanza. Il Barbaro, invece, ora equipaggia quattro armi contemporaneamente: un'arma a due mani da taglio, un'arma a due mani contundente e due armi a una mano. Le abilità base impiegano le armi a una mano per generare la Furia, una risorsa da spendere nelle abilità primarie con le armi a due mani. La cosa più interessante è che il Barbaro guadagna un bonus a ciascuna arma via via che le usa per combattere, come fosse un arsenale vivente.

Blizzard ha disegnato ogni classe ispirandosi agli archetipi originali, ma allo stesso tempo ha inventato qualche nuova meccaniche che svecchia la formula collaudata e strizza comunque l'occhio alla personalizzazione. Bilanciare tutto questo - tra meccaniche esclusive di ogni classe, Aspetti, poteri leggendari, abilità e così via - sarà un'impresa titanica su cui è difficile scommettere. In questa versione della beta, per esempio, abbiamo trovato davvero devastante l'Incantatore, per la sua capacità di sciogliere i nemici a distanza, rispetto al Barbaro, che ci è sembrato meno soddisfacente da giocare, specialmente negli scontri coi boss che presiedono le spedizioni e che ci sono apparsi nettamente più interessanti rispetto al passato, con meccaniche reminiscenti dei MMO che spesso obbligano a ragionare un minimo e a rivedere gli alberi delle abilità.

Diablo 4, Ashava la pestilenziale è un boss mondiale multigiocatore
Diablo 4, Ashava la pestilenziale è un boss mondiale multigiocatore

Dobbiamo ammettere, però, di aver notato una certa discrepanza tra l'esplorazione, in cui tutto bene o male va giù con qualche colpo ben piazzato e senza troppa difficoltà, e questi scontri finali. In un certo senso, le spedizioni ci hanno un po' deluso per questo motivo: anche quelle procedurali ci sono sembrate alquanto semplicistiche, con orde di nemici molto facili da sconfiggere e una generosa distribuzione di ampolle curative extra. In questo Atto I, poi, sembra mancare l'interattività che contraddistingueva alcuni scenari di Diablo III: non ci sono leve da tirare per schiacciare i nemici o elementi che si possono distruggere anche solo a livello scenico, eccezion fatta per i barili che esplodono pochi istanti dopo essere stati colpiti. Ad eccezione di qualche sporadico rompicapo da risolvere per proseguire, si arriva ai boss di fine spedizione senza troppi problemi ed è lì che cominciano i veri guai.

È possibile che Blizzard abbia bilanciato queste sfide per incentivare i giocatori a fare gruppo o, più semplicemente, non le abbia ancora bilanciate in solitaria. La componente multigiocatore resta tuttavia un'importante dimensione del nuovo titolo Blizzard, se non altro perché ora saremo costretti a condividere Sanctuarium con amici e sconosciuti che potrebbero partecipare agli stessi eventi, come per esempio i boss mondiali: abbiamo avuto occasione di provarne uno, il gigantesco demone Ashava. Un'esperienza che ci ha ricordato una volta di più Lost Ark, che di questi boss ne era pieno zeppo, e che richiede un buon numero di giocatori di livello adeguato per essere compiuta entro il tempo limite. Questo, tuttavia, solleva nuove incognite sui contenuti che potremo affrontare da soli al 100% e su quelli che ci obbligheranno a fare squadra: quanto inciderà la componente multigiocatore sull'esperienza finale?

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: AMD Ryzen 7 3700X 8-Core 3.60 GHz
  • Scheda video: Nvidia 1080TI Strix
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 10 (64 bit)

Requisiti minimi

  • Processore: Intel Core i5-2500K o AMD FX-8100
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 660 o AMD Radeon R9 280
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 10 (64 bit)

Requisiti consigliati

  • Processore: Intel Core i5-4670K o AMD R3-1300X
  • Scheda video: VIDIA GeForce GTX 970 o AMD Radeon RX 470
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • Sistema operativo: Windows 10 (64 bit)

I ragazzi di Irvine dovranno trovare una quadra praticamente impossibile, ma questo è solo un altro degli ostacoli che Diablo 4 dovrà superare nella sua corsa all'uscita. I continui bilanciamenti di Blizzard in tutti i suoi giochi - dai Diablo a World of Warcraft, passando per Heroes of the Storm, Hearthstone e Overwatch - sono oggetti di meme e ironia spicciola da sempre, ma in questo caso si tratta anche di capire a che tipo di pubblico vuole rivolgersi Diablo 4: a un'utenza più casual, come fece il suo predecessore nel 2012, o a quello zoccolo duro che ha cercato altrove la cura morbosa per i particolari? Ed è possibile, oggi, una rotta di mezzo che Blizzard possa riuscire a navigare in un settore che si fa sempre più confuso, complicato e difficile da soddisfare?

CERTEZZE

  • Le atmosfere inquietanti e cupe ricordano davvero i primi Diablo
  • Il gameplay è preciso, reattivo e ricco di possibilità fin dall'inizio

DUBBI

  • La prossima beta ci offrirà una build più stabile?
  • Blizzard riuscirà ad apportare i necessari bilanciamenti in tempo per l'uscita?