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Dragon Quest VII: Reimagined, perché Square Enix ha deciso di re-immaginare questo capitolo?

Square Enix ha annunciato il nuovo remake di uno storico e controverso capitolo della famosissima serie JRPG: serviva veramente questa riedizione? Cos'ha di così speciale Dragon Quest VII?

SPECIALE di Christian Colli   —   17/09/2025
I protagonisti di Dragon Quest VII: Reimagined

Durante l'ultimo Nintendo Direct, l'annuncio di Dragon Quest VII Reimagined ha preso in contropiede tantissimi fan della serie (Square) Enix. Innanzitutto perché Dragon Quest XII sembra proprio essere sparito nel nulla: svelato quasi cinque anni fa, non si è ancora visto niente oltre al logo. E soprattutto, Dragon Quest VII ha già avuto un remake nel 2013 per Nintendo 3DS e sistemi mobile che riproponeva in 3D e con funzionalità e aggiustamenti nuovi di zecca il titolo del 2000 per PlayStation.

E allora la domanda inevitabile è: c'era bisogno di reimmaginarlo? La risposta non è semplice come sembra, ma per capire questo scenario dobbiamo fare un passo indietro, cercare di capire cos'era Dragon Quest VII e cosa cambierà in questa versione di cui non sappiamo ancora moltissimo, anche se quel poco che è trapelato è decisamente incoraggiante e promettente.

Cos'era Dragon Quest VII?

Chiunque abbia giocato il Dragon Quest VII originale, quello PlayStation, potrebbe dirvi a riguardo almeno due cose. Primo, aveva una delle introduzioni più inutilmente lunghe e noiose nella storia dei GDR nipponici. Secondo, era un gioco lungo, troppo lungo, esageratamente lungo. Chiunque lo abbia giocato, ma anche completato, però, probabilmente aggiungerà una terza affermazione: Dragon Quest VII è stato uno dei migliori videogiochi della sua vita. È praticamente inevitabile. C'è un motivo se molti lo considerano il One Piece dei JRPG, anzi più di un motivo, e spesso e volentieri è citato dai grandi mangaka come una delle opere che maggiormente hanno influenzato le loro storie a fumetti.

Dragon Quest VII è la storia di un giovanissimo pescatore che vive su un'isola solitaria, apparentemente l'unica in un oceano sconfinato. Il protagonista bighellona spesso col principe Kiefer, suo amico d'infanzia, e la grintosa Maribel, figlia del sindaco del paese: durante una di queste scorribande, i nostri scoprono un modo per viaggiare nel passato, in un'epoca in cui l'oceano era tappezzato di isole misteriosamente scomparse negli anni a seguire. Diventa così il loro obiettivo ripristinare le isole nel presente, risolvendo i loro problemi insieme a vari pittoreschi personaggi che si uniranno alla comitiva, tra cui un bambino lupo, una ballerina e un anziano paladino.

Come tanti altri Dragon Quest, anche il settimo ha una storia composta da "vignette", sottotrame autoconclusive che si svolgono nelle varie isole e vanno ad arricchire un grande mosaico che si sviluppa a sua volta in un arco narrativo principale più ampio: naturalmente dietro la sparizione delle isole c'è una forza del male che i nostri eroi dovranno scovare e sconfiggere. Tantissime isole, ciascuna con la propria storia, e una "ciurma" di eroi che passa da una all'altra risolvendo problemi e sconfiggendo i cattivi di turno: già questo ricorda l'opera a fumetti di Eiichiro Oda, con cui condivide una strategica alternanza di momenti buffi e altri molto più drammatici. Poi c'è la caratterizzazione sopraffina dei personaggi, assurdi, ma memorabili, che però abbisogna di un certo impegno da parte del giocatore. È solo dopo molte, tante ore che Dragon Quest VII si rivela davvero per ciò che è.

Gli scenari sono stati completamente ridisegnati sotto forma di diorami
Gli scenari sono stati completamente ridisegnati sotto forma di diorami

Dragon Quest VII, però, è anche un GDR nipponico di vecchissima scuola, limitato sotto molti aspetti e tutt'altro che adatto ai tempi moderni. Questo spiega il primo remake, sviluppato da ArtePiazza per Nintendo 3DS e sistemi mobile: dato che la versione originale per PlayStation era stata distribuita solo in Giappone e negli Stati Uniti, per molti giocatori occidentali ed europei Frammenti di un Mondo Dimenticato è stato il primo contatto con un titolo profondamente trasformato non solo nell'estetica, ma anche nel gameplay: il solo fatto che l'introduzione fosse stata accorciata enormemente dimostra che Square Enix ha capito che la serie più amata dai videogiocatori giapponesi è tutt'altro che sacra o infallibile.

Per un motivo o per l'altro, insomma, Dragon Quest VII è rimasto finora precluso a un pubblico vasto come può essere quello multipiattaforma che ha premiato l'eccellente Dragon Quest XI, ma con un remake all'attivo e molti altri titoli della serie probabilmente più amati - come il quinto capitolo, che ha addirittura ispirato un bel lungometraggio in computer grafica, o l'ottavo che ha insindacabilmente conquistato il pubblico in tutto il mondo - è curioso che Square Enix, alle prese con la seconda HD-2D Remaster in uscita a brevissimo, abbia scelto di "reimmaginare" proprio quello. E allo stesso tempo ha perfettamente senso: Dragon Quest VII è il miglior Dragon Quest che non conosce quasi nessuno.

Come sarà Reimagined?

Il colpo d'occhio oggettivamente stupendo del trailer di Dragon Quest VII dimostra una semplice verità: più che averlo reimmaginato, Square Enix lo ha proprio rifatto da capo. Ogni scenario o ambientazione è stato ricostruito in 3D sotto forma di diorama, un po' come quelli di Fantasian: Neo Dimension per intenderci, con una cura per il dettaglio maniacale e una scelta di colori e giochi di luce che fa venire una voglia matta di impugnare il controller. Lo sviluppatore nipponico ha ridisegnato tutti i personaggi perché somiglino fedelmente alle illustrazioni originali di Akira Toriyama, ma ha fatto anche un passo in più costruendo delle vere e proprie bambole che poi gli artisti di Square Enix hanno scansionato e animato nel gioco.

Gli artisti di Square Enix hanno costruito e scansionato delle vere bambole
Gli artisti di Square Enix hanno costruito e scansionato delle vere bambole

Il risultato è clamoroso. I personaggi sono curatissimi, animati divinamente e praticamente indistinguibili da un modello in computer grafica, ma soprattutto rendono giustizia all'immaginario caldo, colorato ed esilarante di Toriyama e del director originale Manabu Yamana. Naturalmente Square Enix non ha messo mano solo alla grafica, ma anche al gameplay. Intendiamoci, Dragon Quest VII non è diventato un gioco action e i fan della serie ritroveranno esattamente quello che amano di Dragon Quest: combattimenti a turni anche un po' anacronistici, in cui si scelgono incantesimi e abilità da classici menu.

Lo sviluppatore ha però ritoccato le Vocazioni, cioè le classi che i personaggi possono adottare: non solo ce ne sono alcune nuove - come il Monster Master - ma ognuna ha ora un cosiddetto Vocational Perk attivabile quando i personaggi diventano "pimpanti", praticamente una "super mossa" che può danneggiare i nemici o aiutare il gruppo. Il sistema Moonlight, inoltre, permetterà di assegnare a ogni personaggio ben due Vocazioni contemporaneamente, una principale e una secondaria, raddoppiando il numero di abilità a disposizione. Nulla che non si sia già visto in passato in questa e altre serie di JRPG, ma che sicuramente modernizza il sistema di combattimento del gioco.

Il sistema di combattimento a turni è ancora classico ma arricchito da nuove funzionalità
Il sistema di combattimento a turni è ancora classico ma arricchito da nuove funzionalità

Insieme a svariati miglioramenti alla qualità della vita - per esempio, è possibile attaccare i nemici sulla mappa per avere un vantaggio iniziale in combattimento o eliminarli sul colpo in caso siano più deboli - ci saranno alcune funzionalità gradite che stanno diventando sempre più frequenti in questo genere di videogiochi: potremo velocizzare le animazioni durante i combattimenti o anche addirittura programmare i personaggi perché lottino automaticamente al posto nostro. Sono solo alcune delle novità che fanno pensare a un adattamento molto più fresco e moderno, ma c'è una notizia molto più rilevante e controversa che giustifica davvero quel sottotitolo, Reimagined.

In pratica, Square Enix ha rimaneggiato la storia e la progressione del titolo originale per PlayStation e anche del suo primo remake del 2013, arrivato 3 anni dopo da noi. Il produttore Takeshi Ichikawa ha parlato di una visione che rende la storia significativamente più accessibile e avvicinabile ai giocatori, ma in parole povere sembra che Square Enix l'abbia snellita enormemente, riscrivendola praticamente da capo per riporre maggiore enfasi sui personaggi, sulle dinamiche del gruppo e sull'arco narrativo principale, andando a ridimensionare o addirittura eliminare alcune isole e sottotrame secondarie. In questo senso, è possibile che Dragon Quest VII Reimagined sia un'avventura molto più lineare rispetto alla sua precedente (e dispersiva) incarnazione, adatta sia ai giocatori moderni che ai vecchi fan che conoscono già la storia del gioco.

I nemici, visibili sulla mappa, possono essere attaccati per avere un vantaggio in combattimento
I nemici, visibili sulla mappa, possono essere attaccati per avere un vantaggio in combattimento

È un approccio che spalanca una finestra su un nuovo modo di pensare i remake dei grandi giochi del passato e che sicuramente potrebbe apparire controverso ai fan più nostalgici. Per il momento è presto per preoccuparsi o esprimere giudizi: Dragon Quest VII Reimagined arriverà su praticamente ogni piattaforma il prossimo febbraio e solo allora potremo capire la portata di questo nuovo modo di riesumare il passato.

Tra questo e le edizioni HD-2D Remaster dei primi tre Dragon Quest appare chiaro che Square Enix stia prendendo tempo mentre i fan attendono con ansia il dodicesimo capitolo. La serie, tradizionale e classica per antonomasia, ha bisogno di parlare con un nuovo linguaggio ai giocatori contemporanei e la potenziale categoria Reimagined potrebbe essere il compromesso ideale anche nel caso di moltissimi altri giochi. Chi ha detto Chrono Trigger?