Scrutando lo sconfinato orizzonte, sulla torre più alta raggiungibile del fatiscente Castello di Morne, edificato all'estremo sud della Penisola del Pianto, ancora provato dai molti e tesissimi scontri che avevo affrontato per raggiungere quel bastione, inaspettatamente e non senza un moto d'orgoglio mi accorsi d'un tratto che effettivamente ce la stavo facendo, che stavo riuscendo ad avere la meglio su un soulslike e che forse, chissà, con un pizzico di pazienza, determinazione e fortuna sarei persino riuscito a portarlo a termine, io che già nelle primissime ore d'avventura distribuivo i punti abilità con lo stesso criterio con cui si pescano le carte da un mazzo quando ci si presta ad un gioco di magia. Chi se ne frega della build, mi ripetevo, tanto tra pochissime ore verrò umiliato ripetutamente da un boss qualsiasi e abbandonerò tutto. Come con Dark Souls, come con Bloodborne.
Circa duecento ore di gioco da quel momento, passati svariati mesi nel mondo reale, Sir Macedonia, questo il nome del mio personaggio tutt'ora privo di build e che faticosamente si fa strada privo di un qualsiasi attributo in cui spicchi particolarmente, esattamente come in una macedonia, appunto, in cui ogni pezzo di frutta di mischia indifferentemente con gli altri, Sir Macedonia, dicevo, con tutta la calma del mondo si accinge a varcare la soglia della Terra dei Giganti ultima (ultima, vero?) grande regione che compone l'immenso, e conturbante, Interregno di Elden Ring.
Quella vaga, eppur così incoraggiante ed inebriante sensazione provata all'alba di un'epopea che mi ha accompagnato lungo tutto il 2022 e continuerà a farlo, molto probabilmente, per parte del 2023, pur con inevitabili pause, si è effettivamente concretizzata, perché sì, ora posso dirlo, con ogni probabilità giungerò davvero ai titoli di coda di una produzione FromSoftware, fiero ed orgoglioso di aver sconfitto un boss finale, che per comodità chiameremo con il nome di Miyazaki, che troppe volte, in passato, mi ha costretto alla resa, ad accettare una disfatta perentoria, netta, mortificante.
Dall'odiare ad amare, di un amore profondo ma tutt'altro che idilliaco beninteso, i soulslike, tant'è vero che in contemporanea a Elden Ring procedo, sempre con molta lentezza e solo quando ne ho veramente voglia, tra i meandri di Lordran grazie alla remastered del primo Dark Souls. Il catalizzatore che ha permesso questa transizione è proprio Elden Ring, titolo che, come confermano i dati vendita, ha saputo coniugare quei canoni ludici che la stessa FromSoftware ha reso uno standard con una flebile ma palpabile apertura a meccaniche più accondiscendenti, vecchi fan intransigenti con una nuova generazione di neofiti che hanno da sempre ammirato dalla distanza gli splendidi, e tragici, mondi modellati da Hidetaka Miyazaki e soci.
La pura e semplice frustrazione esperita dal sottoscritto con i "vecchi" soulslike, è diventata curiosità, motivazione, adrenalina pura grazie a pochi, semplici, fondamentali cambiamenti apportati alla formula magica da Elden Ring. Un circolo virtuoso che, in poche parole, mi ha reso un fanatico di Hidetaka Miyazaki, al punto da voler recuperare a tutti i costi, pur con tempi estremamente dilatati ovviamente, il resto della produzione della software house nipponica.
Come è stato possibile questo miracolo?
Le molteplici armi del Senzaluce codardo
In principio, ci fu lo stealth. Tattica dei pusillanimi, strumento dei codardi, arma dei vigliacchi. Accovacciarsi, scivolare tra l'erba alta, cogliere di sorpresa i primi e relativamente deboli nemici, è una strategia più che consigliata per chi non è mai riuscito ad esibirsi in una parry e conosce solo il panic roll come mossa per togliersi da guai ed allontanarsi il più possibile dalle offensive avversarie.
Agendo nell'ombra si guadagnano rune, si ottiene equipaggiamento facilmente, si scopre persino qualche scorciatoia, sentieri che eludono i pattugliamenti delle creature più pericolose e consentono un'esplorazione certo rinunciataria, ma non per questo non del tutto proficua. Non solo. Ficcando il naso ho iniziato ad aumentare il livello di forza di Sir Macedonia, farmando, senza la rottura di doverlo fare per forza, senza la scocciatura di tornare continuamente sui miei passi, ripetendo innumerevoli volte le stesse azioni, finendo per detestare i pur suggestivi panorami che ogni gioco di FromSoftware regala ai suoi intrepidi utenti.
L'Interregno, in questo senso, è strutturato splendidamente in termini di level design. Sepolcride è un luogo ricco di insenature, percorsi celati, dungeon, persino giganteschi e minacciosi boss da cui tenersi ben lontani, almeno sulle prime. In qualche modo è una sineddoche di Elden Ring, un gigantesco ed interattivo tutorial di un'avventura che per forza di cose tende a rendere la vita sempre più difficile al videogiocatore sottraendo, pur con estrema delicatezza, gli aiuti che inizialmente gli garantiscono una certa autonomia al di là del livello d'abilità con il pad o l'esperienza con il genere posseduta.
Quando ci si stanca dello stealth mode, ad esempio, torna utilissimo Torrente, la fida cavalcatura del Senzaluce, mezzo di locomozione efficientissimo e compagno d'arme assolutamente ideale per chi non è particolarmente a proprio agio con pattern da imparare a memoria e tempismi perfetti con cui esibirsi nelle offensive migliori. La mansueta bestiola, difatti, è lo strumento ideale per sfoderare la stessa tattica militare che in Vietnam è costata una guerra agli Stati Uniti d'America, ovvero la guerriglia. Brevi e rapidi attacchi, seguiti da impetuose ritirate, spesso senza alcuna soluzione di continuità tra le due azioni, alla lunga possono sfiancare qualsiasi boss, permettendo al videogiocatore, lentamente e sempre a distanza di sicurezza, di imparare la gestione dei tempi, la sensibilità delle hitbox, la successione delle animazioni durante le mosse del proprio personaggio e di quelle dei nemici. E anche quando un'incursione non va come sperato, ci pensa il buon Torrente a subire la maggior parte dei danni, eventualità che spesso e volentieri ha salvato Sir Macedonia da penose e terribili morti al primo colpo subito.
Come se non bastasse, quando lo scontro è inevitabile, come nel ritrovarsi faccia a faccia con Margit o si decide che è arrivata l'ora di mettersi alla prova, magari tentando di espugnare una Galera Eterna, si palesano altre due feature che, soprattutto nelle prime fasi dell'epopea, sono sostanzialmente imprescindibili per il neofita, o per chi semplicemente vuole avere la vita più semplice. Da una parte, abbiamo le Ceneri Spiritiche, in grado di evocare sul campo di battaglia un alleato che, quantomeno, potrà distrarre il bestione di turno da abbattere. Dall'altra, la banale eppur "innovativa" presenza di un Luogo di Grazia a pochi passi dall'arena di scontro, checkpoint presenti in quantità ben più generosa rispetto a quanto non lo fossero nelle precedenti produzioni di FromSoftware e che, almeno in questo caso, hanno evitato a milioni di videogiocatori di tutto il mondo innumerevoli, frustranti e noiose, maratone sempre verso la stessa destinazione, game over dopo game over.
Anche quando ci si trova costretti ad una boss fight insomma, si è aiutati molto più che in passato, anche senza considerare il multiplayer, ulteriore appiglio a chi proprio non riesce ad impratichirsi quanto sperato, vuoi per inclinazione personale (fortunatamente non siamo ancora costretti da nessuno a diventare dei fenomeni con il pad), vuoi per altri fattori esterni come può esserlo, banalmente, l'impossibilità di dedicare tanto tempo a quello che per molti è un semplice hobby con cui riempire il (poco) tempo libero.
Tirando le somme, e senza alcuna intenzione di citarli tutti in questa sede, ci sono diversi aiuti che vengono incontro al videogiocatore e, soprattutto nelle fasi iniziali, lo prendono quasi per mano, mostrandogli che c'è una via, una strada, a volte effettivamente alternativa, per farcela.
Un dolce papà per i suoi fan
Ed ecco, spiegato in breve, come si diventa un fan di Miyazaki: con un pizzico d'aiuto e supporto, con un po' d'incoraggiamento ed accondiscendenza, tramutando il game over in un'occasione per migliorarsi ulteriormente, senza eccedere con le punizioni, costringendo il proprio utente ad un incubo ricorrente fatto di farming, innumerevoli tentativi falliti, sentieri monodirezionali che non conoscono reali strade alternative.
Tutti i soulslike hanno sempre proposto una varietà di approcci strategici notevole e non sono mai mancati piccoli e grandi segreti capaci di rendere la vita più facile a chi era sufficientemente bravo, fortunato (o in grado di cercarsi una guide online) da scovarli. Eppure, ma i come in Elden Ring tutto ciò è alla portata di chiunque, connaturato all'evoluzione stessa dell'avventura che offre come mai prima d'ora una moltitudine di strumenti e vie per essere vissuta. Il neofita può affidarsi a Torrente, il videogiocatore più raffinato pretenderà di abbattere ogni nemico a suon di parry. Chi lo preferisce può sfruttare qualche build particolarmente efficace (qualcuno direbbe "rotta"), altri, magari, abbracceranno ed accetteranno la difficoltà intrinseca della produzione appieno, dando vita ad un personaggio macedonia senza arte, né parte.
Un po' come accaduto con The Legend of Zelda: Breath of the Wild, FromSoftware ci ha regalato uno dei migliori giochi del 2022, nonché un capolavoro senza tempo non tanto (o meglio: non solo) grazie ad un sontuoso lavoro in termini di level design; non tanto per la solita profondità ostentata da combat system e gestione del personaggio; non tanto per un level design quanto mai sopraffino e, molto spesso, soverchiante in termini di luoghi d'interesse presenti nell'Interregno. La vera forza di Elden Ring consiste proprio in questa malleabilità dell'esperienza stessa, nella pluralità di approcci permessi, consentiti, a volte persino incentivati.
Laddove i vecchi Dark Souls concedevano un unico sentiero da seguire (quasi) pedissequamente, Elden Ring, come l'Albero Madre verso cui si tende sempre, offre un'avventura ramificata, più libera e anche per questo più varia, adatta a più palati.
Certo, la sostanza, in fin dei conti, è la stessa e senza impegno, pazienza, determinazione non si va da nessuna parte. Ma se in passato ci si formava a suon di sonori schiaffoni, una sorta di educazione siberiana che possono gradire proprio tutti, con Elden Ring i ragazzi di FromSoftware sono diventati dei genitori ugualmente pretenziosi, ma meno severi e più amabili.
Qualcuno non avrà gradito questo addolcimento, non pochi avranno denunciato questo rammollimento di Miyazaki e soci, ma i riconoscimenti ottenuti, i milioni di copie vendute sono lì a testimoniare la bontà della scelta effettuata dal team giapponese. E nel mio piccolo, non posso che accodarmi a questo consenso. Non fosse altro che dopo la cura Elden Ring, completare anche Dark Souls non solo è un'impresa possibile, ma, da bravo fanatico di Miyazaki, persino auspicabile.