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Il fenomeno cooperativo Peak piace a tutti, ma chi gioca da solo dovrebbe comprarlo?

Peak è un gioco cooperativo e sta piacendo un po' a tutti, viste le vendite e i voti su Steam, ma giocare in solitaria ha davvero senso oppure non funziona?

SPECIALE di Marie Nicola Armondi   —   05/07/2025
Quattro personaggi di Peak che scalano una montagna
PEAK
PEAK
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I giocatori PC hanno fame di piccoli giochi indie particolari, questo è chiaro, e uno dei titoli di maggior successo in questo periodo è Peak, l'avventura cooperativa di scalata. Realizzata da due team, Aggro Grab e Landfall Games che rispettivamente sono già autori di Another Crab's Treasure e Content Warning, Peak è stato prodotto in pochi mesi, ma è stato in grado di colpire tantissimi giocatori vendendo oltre due milioni di copie.

La qualità dell'opera sembra quindi ovvia visto quanto è piaciuto (93% di recensioni positive su Steam), ma ci siamo chiesti: è davvero così interessante? E soprattutto: giocare da soli è divertente? Dopotutto, non tutti hanno modo di radunare tre amici per darsi a una scalata di gruppo e Peak permette di affrontare l'avventura anche in solitaria.

Cos’è Peak

Se però non conoscete Peak, è meglio prima avere un'infarinatura delle sue meccaniche e del contesto, che ruota attorno a un gruppo di Boy Scout che in seguito a un incidente aereo si ritrovano sperduti su una strana isola con una sola possibilità di salvezza: raggiungere la cima della montagna di fronte a loro e chiamare aiuto.

I colorati e cartooneschi ragazzini devono affrontare quattro biomi, ognuno dei quali dispone delle proprie particolarità come una scrosciante pioggia nella foresta che a intervalli rende più complesso arrampicarsi o come i venti gelidi sul monte innevato che obbligano a trovare un punto coperto per evitare di congelare. Ciò che è fondamentale sapere è che Peak è di fondo un gioco di sopravvivenza legato alla barra della stamina: regolarmente la fame blocca parte della nostra energia e lo stesso fa il congelamento, l'avvelenamento, il sonno, le ferite e altri status alterati che dobbiamo combattere con le risorse che recuperiamo nell'ambiente.

Peak è il gioco più venduto su Steam, conferma l'ultima classifica Peak è il gioco più venduto su Steam, conferma l'ultima classifica

La ricerca di oggetti utili (cibo, corde, antidoti...) è fondamentale, ma il problema è che caricarci troppo causa un altro malus alla stamina. Si tratta in breve di un continuo calcolo di benefici e rischi, che diventa più semplice da eseguire di partita in partita man mano che si fa esperienza delle insidie di Peak.

Da soli o in compagnia?

Peak ha poi una serie di meccaniche aggiuntive se si è in compagnia, visto che oltre alla semplice arrampicata è possibile aiutare e farsi aiutare dagli altri giocatori, ad esempio facendosi spingere verso l'alto o afferrando con la mano libera un giocatore che si arrampica sotto di noi così da tirarlo in salvo se sta per terminare l'energia.

In Peak si parte da un aereo a pezzi
In Peak si parte da un aereo a pezzi

Tutto questo però non ci compete, perché la domanda è: da soli Peak funziona? La risposta è, banalmente, dipende. Il cuore del gioco rimane lo stesso: salire verso l'alto, gestire bene le risorse e imparare a controllare la stamina; tutto dipende da quanto questo tipo di esperienza vi intriga, ma per comprenderlo dovete avere ben chiaro cosa vi aspetta.

I giochi di arrampicata sono sempre più comuni negli ultimi anni, tra Jusant, Only Up! (e relativi cloni), il venturo Cairn (che con la demo ha ottenuto 500.000 download) e persino Baby Steps e Death Stranding se vogliamo ampliare un po' il discorso, ed è quindi innegabile che vi sia un largo pubblico che apprezza l'idea di salire sempre più in alto.

L'isola non è affatto realistica, visto che è composta da una serie di blocchi verticali posti uno dietro l'altro, ma non è un problema
L'isola non è affatto realistica, visto che è composta da una serie di blocchi verticali posti uno dietro l'altro, ma non è un problema

Se siete in dubbio, dovete chiedervi se vi piace l'idea di un videogioco lento, che richiede una attenta analisi dell'ambiente di gioco, delle superfici a portata e soprattutto se troviate accettabile l'idea di arrendervi continuamente. Peak è, infatti, a nostro parere questo: sapere quando si sta cercando di fare più di quanto è possibile.

Non bisogna intestardirsi, non bisogna pretendere che la nostra idea su come raggiungere quel punto là in alto sia giusta a prescindere: non è un gioco in cui ogni percorso è corretto, tutto il contrario, e se anche all'inizio i piccoli errori non sembrano un grande problema, pian piano si accumulano e rischiano di portarci alla rovina alla prima vera caduta.

Peak arriva a 2 milioni di giocatori e promette tante novità Peak arriva a 2 milioni di giocatori e promette tante novità

In questo senso giocare in solitaria è una prova aggiuntiva, perché non c'è nessuno con noi a consigliarci una strada migliore o a soccorrerci in caso di errore e c'è quindi il rischio di uscirne un po' frustrati perché basta un singolo fallimento per dover ricominciare da capo. Ancora più importante, però, il fatto che la solitudine fa emergere una serie di scelte di design che non creano veri problemi in gruppo, ma che diventano sensibili altrimenti, come ad esempio la lentezza della ricarica della stamina.

Se si è con altri scalatori, dovremo continuamente fermarci per aspettarli e verificare che non abbiano problemi, quindi la stamina si ricarica nel mentre interagiamo con loro, mentre in solitaria fin troppe volte ci si ritrova ad avanzare a piccole arrampicate per poi fermarsi a osservare il prossimo pezzetto di parete mentre la barra verde si riempie e non si ha nulla da fare, nel silenzio spezzato solo dai pochi suoni ambientali.

Alla fine di ogni bioma c'è un fuoco da campo con un bel marshmallow da cuocere per recuperare le energie
Alla fine di ogni bioma c'è un fuoco da campo con un bel marshmallow da cuocere per recuperare le energie

Inoltre, la solitudine rende più chiaro la ripetitività intrinseca del videogioco. Le meccaniche sono estremamente semplici (ci si arrampica su ogni superficie, fine) e non si deve fare troppa attenzione all'arrampicata in sé e per sé (fattore che lo rende molto accessibile, sia chiaro), ma la conseguenza è che molte sezioni di gioco diventano solo un "premi su + tasto per afferrare" senza grandi variazioni.

Certo, serve la capacità di optare per il giusto percorso e usare le risorse nel modo corretto, ma nel momento in cui si premono i pulsanti si fa molto poco, a differenza ad esempio di un Baby Steps (avete provato la demo?) nel quale vi è un surplus di tasti da premere e movimenti da fare per il più banale dei passi in avanti. Sono scelte di design differenti che vanno a soddisfare parti del cervello diverse, ci piace pensare, e ogni giocatore deve sapere quale esperienza desidera di più perché la qualità effettiva, comunque più che buona, non è sempre l'unico fattore.

In Peak si possono posizionare corde per aiutare chi è sotto di noi a scalare più facilmente
In Peak si possono posizionare corde per aiutare chi è sotto di noi a scalare più facilmente

Peak va nella direzione opposta a vari dei giochi citati in particolar modo per la gestione del game over: se si termina la stamina si è KO e si deve ripartire da capo. Si può tentare subito oppure aspettare fino al giorno dopo quando la montagna cambierà, con una generazione procedurale che ci darà in pasto a un monte leggermente diverso, ma fondamentalmente strutturato allo stesso modo.

Ovviamente questo è fatto per aumentare la rigiocabilità, poiché con una sola montagna si potrebbe semplicemente imparare il percorso ottimale e, una volta raggiunta la cima, non ci sarebbe molto altro da fare. Al tempo stesso però questo approccio rende chiaro il tipo esperienza che gli autori vogliono proporre, un'opera al limite del concetto del roguelite che dovrebbe funzionare a piccoli intervalli, dove si prova, si fallisce e si riparte poiché spesso il viaggio è più importante dell'arrivare al traguardo.

Il fenomeno di Steam PEAK è frutto di gelosia, di una vasca idromassaggio e di poche settimane di lavoro Il fenomeno di Steam PEAK è frutto di gelosia, di una vasca idromassaggio e di poche settimane di lavoro

Il problema in tutto questo è che Peak non è affatto breve e possono volerci anche un paio di ore per arrivare in cima, se non ci si mette troppa fretta ma si sa cosa si sta facendo. Se si esce dal gioco, inoltre, si annulla la scalata e si deve ricominciare: non c'è alcun modo per salvare la sessione, nemmeno per la giornata in corso prima del cambio di montagna, quindi bisogna avere la certezza di morire rapidamente o di avere un buon lasso di tempo a disposizione prima di avviare una nuova partita.

Quest'ultimo è a nostro parere il più grande ostacolo alle partite in solitaria, sommato alla ripetitività di fondo dell'esperienza. La cooperativa è chiaramente fondamentale per Peak non solo per le meccaniche di scalata, ma per il tipo di esperienza attorno al quale si è costruito: ci sono tanti spazi "vuoti" durante le scalate in solitaria che rendono chiaro come ogni singolo dettaglio sia stato pensato per un gruppo di giocatori e non uno scalatore solitario.

Il nostro responso è quindi che sì, Peak funziona in solitaria, ma non al meglio ed è bene che ogni dettaglio dell'esperienza incontri perfettamente i vostri gusti se volete giocare in modalità Solo, perché altrimenti vi ritroverete a metterlo da parte rapidamente.