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Ghost of Tsushima e la katana: una lama così perfetta da essere ritenuta dimora degli dei

Sucker Punch ha confermato l'importanza della katana in Ghost of Tsushima, tanto da renderla insostituibile: se è vero che la spada è l'anima di un samurai, scopriamo di più su un'arma ritenuta dimora degli dei

SPECIALE di Alessandra Borgonovo   —   31/05/2020
Ghost of Tsushima
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"Ci sarà una progressione per la spada, vogliamo che sia uno strumento importante per il protagonista e quindi per il giocatore. Si dice che la spada sia l'anima del samurai, quindi non vogliamo che la butti via per prenderne un'altra, è un oggetto importante per Jin e per la sua famiglia." Con queste parole Jason Connell, creative director di Ghost of Tsushima, si è espresso nel corso della nostra intervista in merito alla katana, l'arma per eccellenza di Jin Sakai che ne simboleggia il retaggio samurai e sarà fedelmente al suo fianco nel difficile percorso di liberazione dell'isola dagli invasori mongoli. Durezza, resistenza, qualità del taglio e flessibilità: di tutte le armi, non se ne trova una più elegante per raffinatezza e complessità. Lame così perfette da non sembrare neppure di questo mondo, tanto che gli antichi le credevano dimora degli dei, benedette da un potere in grado di sconfiggere ogni male.

E forse un'aura divina ce l'hanno davvero, se crediamo al fatto che tutte le leggende hanno un pizzico di verità ma soprattutto, ancora oggi, possiamo vedere tramandata l'arte dei remoti maestri spadai in capolavori assoluti di bellezza e potenza. Non sorprende inoltre come le storie e le tradizioni che circondano la katana siano inseparabili dalla cultura di chi le portava e ne faceva uso, perché nessun'arma da taglio nella storia è stata più fortemente associata al suo possessore della spada giapponese al samurai. Nell'attesa di conoscere quanto profondo sarà il legame tra Jin Sakai e la sua katana, ci concediamo un tuffo nel passato per conoscere meglio quest'arma unica.

L'anima di un samurai

Nel Giappone feudale, nobili guerrieri conosciuti come samurai erano incaricati di governare la nazione e proteggere le sue genti. Vincolati da un ferreo codice etico noto come Bushido, questi fierissimi guerrieri servivano fedelmente il loro maestro in tempi di guerra tanto quanto di pace. Marchio distintivo di un samurai era un paio di spade finemente lavorato: ciascuna lama era forgiata da un esperto spadaio e spesso impreziosita da elaborate decorazioni che riflettevano la prodezza di ogni guerriero. Non si contano i miti e le leggende che circondano la creazione di queste spade: realizzate con gli elementi stessi della terra, portate alla vita attraverso fuoco e acqua, si credeva come abbiamo già accennato che molte di queste custodissero un enorme potere, nonché una vera e propria divinità nelle loro lame. I soli cui era concesso il diritto di impugnarle erano i samurai, che le utilizzavano con incredibile abilità e temibile efficienza: armati di queste eleganti spade, ma non solo, i samurai hanno protetto il Giappone per oltre quindici secoli.

La katana era il simbolo per eccellenza di questi spadaccini. Un'arma il cui valore e il profondo legame che la univa al suo possessore non avrebbero potuto riscontrare migliore espressione delle parole di Tokugawa Ieyasu: la spada è l'anima del guerriero. Nessun samurai girava senza, non importa che fosse in armatura o indossasse abiti civili, e una katana realizzata da un rinomato maestro spadaio era uno dei regali più preziosi che un guerriero potesse ricevere. La katana, a riposo infilata nella cintura, rivelava a colpo d'occhio che chiunque la portasse fosse un samurai - quindi un membro di una élite sociale e militare - poiché le persone appartenenti a classi inferiori non erano autorizzate a portare armi. In linea del tutto teorica, se non altro.

Samurai 03


Quando la katana veniva estratta dal fodero, un evento che si verificava per fortuna meno spesso di quanto i film ci abbiano spinti a credere, diventava il mezzo ultimo tramite il quale affermare l'autorità del samurai. La katana era inoltre una delle rare armi da taglio nella storia che poteva essere usata sia come spada sia come scudo: il nucleo, elastico e resistente, permetteva alla lama di assorbire un urto considerevole. In un combattimento il primo colpo del samurai, portato direttamente dal fodero, poteva servire a parare l'assalto del nemico oppure a garantire un primo, devastante fendente, che spesso era poi l'ultimo per l'avversario. Il samurai era alla fine un guerriero solitario e le spade giapponesi avevano, similmente, una loro individualità.

La spada giapponese nel tempo

Le spade giapponesi, come molte altre armi di antiche culture, hanno subito ragguardevoli cambiamenti col passare del tempo: laddove la guerra e i passi avanti nelle tecniche di forgiatura dei metalli hanno senza dubbio contribuito, i fattori discriminanti per questa evoluzione si trovano in egual misura nella cultura e nella politica. Le spade giapponesi vengono spesso identificate attraverso le peculiarità tipiche del periodo storico nel quale sono state realizzate. Alcuni tratti che permettono ancora oggi di stimare il valore di una spada e il suo tempo sono i materiali utilizzati per costruire la lama e il design generale dell'arma stessa, nonché il nome dello spadaio a essersi occupato della forgiatura - molto spesso inciso sul codolo della lama proprio sotto il filo tagliente. Spade forgiate tra il 987 e il 1597 si definiscono kotō (spade antiche) mentre ancor prima troviamo le cosiddette chokutō, spade dritte e monofilari che si ispirano al tang dao cinese. Dopo il 500 d.C. le tecniche di forgiatura della spada iniziarono a cambiare in relazione allo stile della guerra: in questo periodo le ostilità fra clan nobiliari sfociavano in aperte ostilità sul campo di battaglia. Con la nazione nel costante rischio di un conflitto, la maggior parte delle battaglie erano combattute da guerrieri a cavallo. Questi schermagliatori, in futuro conosciuti come samurai, erano dotati di arco e frecce ma i loro limiti spinsero molti a cercare un'alternativa.

Il samurai necessitava di armi che fossero facilmente utilizzabili a una mano e possedessero un filo molto tagliente adatto a squarciare, anziché perforare. Gli spadai giapponesi modificarono il design originale delle spade cinesi in modo da renderle più idonee allo scopo: ne nacquero lame più lunghe dalla curva elegante e la punta sottile. Lo stile raggiunse la massima espressione durante il periodo Heian (794-1185 d.C.) con lo sviluppo della spada tachi, la prima lama a possedere le caratteristiche dell'autentica spada giapponese. Il periodo Kamakura (1185-1333 d.C.) segnò l'inizio di ben settecento anni di governo militare in Giappone: al primo shogun fu conferito potere assoluto dall'imperatore nel 1185. Al comando del neo generale, venne designato un consiglio militare di samurai noto come shogunato per mantenere l'ordine nella nazione. Un significativo cambiamento nel design della spada occorse nel periodo successivo proprio ai tentativi di invasione dalle forze mongole.

Ghost Of Tsushima Katana 01


Numerosi incontri con gli invasori stranieri fortemente armati e corazzati provocarono danni irreparabili a moltissime spade: il design delicato delle sottili lame giapponesi e la lunghezza che un tempo le rendeva armi tanto eccellenti si rivelò inefficace negli scontri ravvicinati. Questi infausti sviluppi mostrarono rapidamente la necessità di un nuovo approccio alla forgiatura e molti spadai cominciarono a sperimentare diversi metodi, nel tentativo di risolvere il problema crescente: di conseguenza sono state sviluppate spade con guaine in acciaio temprato avvolte attorno a nuclei duttili che potevano essere riparate se danneggiate. Con questo design, le tachi divennero armi a due mani con lame più larghe e punte perforanti. Coltelli robusti, i tantō, e lunghe spade a una mano, le katane, furono forgiate per il combattimento ravvicinato. I samurai armati delle nuove lame, affiancati ai fanti ashigaru, si rivelarono ben più efficaci contro i mongoli rispetto alla cavalleria eppure le sconfitte degli invasori non derivarono da un miglioramento dell'arsenale, poiché il codice del Bushido imponeva uno scontro onorevole sconosciuto ai mongoli che si ritorse contro i difensori: fu merito delle violente tempeste soprannominate kamikaze, se le forze nemiche furono costrette alla ritirata.

Quando il malcontento dei signori feudali daimyō nei confronti del governo militare sorretto dagli shogun Ashikaga passò dall'essere un conflitto civile alla guerra Ōnin nel 1467 (dando inizio al periodo Sengoku), l'impatto sulla necessità di spade e diversi armamenti fu sentito al punto che, per quantità di richieste e portata stessa del conflitto, si arrivò a una sostituzione parziale dell'eccezionale processo artistico di realizzazione delle katane del periodo Kamakura - noto anche come "l'età d'oro della fabbricazione della spada" - in favore di armi più grossolane e sacrificabili. Per fortuna, cessate le ostilità un secolo dopo, gli spadai convogliarono di nuovo gli sforzi sul perfezionare la loro arte: tra il 1568 e il 1603 nacquero così le shintō. Senza più i continui combattimenti che avevano piagato a lungo la nazione, le spade divennero un simbolo di potere e status, marchio di personalità influenti e prestigiose.

Ghost Of Tsushima Katana 02


Le lame di questo periodo tornarono a essere più corte e larghe rispetto ai periodi precedenti ma la loro qualità era decisamente superiore. A questo punto, quasi tutte le tachi erano state sostituite dalla più funzionale katana, una tendenza consolidata da un decreto dello shogunato che richiedeva a tutti i samurai di portare il cosiddetto daishō come simbolo del loro rango e status all'interno della società giapponese. Per daishō s'intende la coppia di spade portate alla cintura, ossia la katana e la più corta wakizashi: questo sarebbe stato un segno distintivo del samurai fino al tardo diciannovesimo secolo, precisamente nel 1876, quando l'editto imperiale, Haitōrei, vietò di portare in pubblico le spade determinando così la fine della classe samurai e della produzione di queste armi. Nel tardo periodo Edo (1603-1853) le difficoltà economiche causarono numerosi cambiamenti sociali e politici: la classe mercantile stava guadagnando più potere nella società giapponese, laddove l'influenza dei samurai stava invece calando. Molti di quelli che un tempo erano nobili guerrieri furono costretti a divenire mercenari o rōnin e questo portò a un declino nella qualità delle spade, tanto da sfociare in una riproduzione non autorizzata delle stesse. A dispetto dei tempi turbolenti, i samurai più facoltosi erano in grado di richiedere lame di pregevole fattura.

Nel decennio 1780, quando la guerra civile e nemici stranieri minacciarono ancora la nazione, gli spadai tornarono ai vecchi metodi di forgiatura e le spade di questo periodo sono conosciute come shinshintō, variabili sia in termini di qualità sia di design. Nonostante questo rinnovato interesse per il passato, le pressioni interne ed esterne chiamavano una modernizzazione del Giappone e si dimostrarono troppo forti perché shogunato o samurai si potessero opporre. Si arrivò dunque al già citato editto imperiale del 1876. Nonostante l'evidente calo nella produzione di spade, la rivoluzione Meiji non decretò del tutto la fine di samurai e bushido, poiché l'apprezzamento verso le loro armi continuò a crescere: quelle realizzate fino al 1945 furono chiamate gendaitō o "spade moderne" ma la loro qualità era molto bassa a causa della mancanza sia di risorse sia di artigiani capaci, una conseguenza dei tempi difficili che portarono alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La produzione di spade ebbe una battuta d'arresto dopo la resa del Giappone agli Stati Uniti, per poi riprendere nel 1953 in seguito alla ricostruzione della nazione dopo la guerra. Numerosi spadai tornarono alle rispettive forge per ravvivare le antiche tradizioni: ogni spada prodotta dal 1945 a oggi prende il nome di shinsakutō ma prive di un uso bellico pratico, le spade giapponesi diventarono tesori nazionali, simbolo dello spirito guerriero della nazione.

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La katana, arma degli dei

Questo tuffo nel passato ci ha aiutato a entrare meglio nel contesto di Ghost of Tsushima: se è vero che la katana, per come la conosciamo noi, ha avuto i primi sviluppi proprio grazie alle invasioni mongole, è ugualmente vero che le tachi vennero utilizzate fino al tardo periodo Sengoku quando furono del tutto sostituite dalle katane. Non è infatti un caso che, pur nella ricerca della fedeltà storica, il co-director Chris Zimmerman abbia sempre precisato che il modello per la figura di Jin, il quale avrebbe dovuto combaciare con l'idea più diffusa del rōnin, è quello del XVI, XVII e addirittura XVIII secolo. Questo comunque non toglie il fatto che il nostro protagonista possa, storicamente parlando, avere impugnato una katana, fra le prime forgiate (e forse proprio per questo tenuta in grande considerazioni dagli sviluppatori). Dopotutto è sempre Jin che simbolicamente parlando incarna quei venti divini complici della disfatta mongola e per un uomo ritenuto alla stregua di un emissario divino, quale arma migliore della katana? Tornando un attimo nel contesto storico, sebbene la katana fosse, assieme poi alla wakizashi, il simbolo per antonomasia dei samurai poiché solo a loro era concesso portarla, non era così comune nel quotidiano: sia per scopi pratici sia per le molte restrizioni che proibivano di esibire certe armi in presenza di samurai di alto rango, in tanti sceglievano di portare soltanto la wakizashi o il tantō per autodifesa. L'utilizzo della katana era perciò riservato a un aperto conflitto tra samurai o ai tempi di guerra. I samurai erano inoltre in costante ricerca del perfetto equilibrio e questo aspetto è importantissimo per la forgiatura di katane.

Da un punto di vista pratico e guerriero, la lunghezza della lama (nagasa) oscilla tra i sessanta e i settantacinque centimetri: essendo più corta e leggera della tachi, la katana poteva essere impugnata a una mano sia dai fanti sia dalla cavalleria. È inoltre caratterizzata da una leggera curvatura conosciuta come sori, che si misura rispetto alla linea ideale che collega il munemachi (tacca sul bordo posteriore atta a dividere propriamente la lama dal codolo) alla punta: questo permette allo spadaccino di sfoderarla e colpire l'avversario in un unico, fluido movimento. Un vantaggio non da poco quando la velocità di estrazione può sensibilmente influenzare l'esito di un combattimento ravvicinato. Le lame delle attuali shinsakutō, la cui forgiatura ricalca quella dell'era feudale, consistono in una guaina esterna rigida in acciaio ad alto tenore di carbonio e un nucleo interno morbido in acciaio a basso tenore di carbonio, una combinazione che porta a diverse qualità benefiche. L'unione dei due metalli si traduce in una lama larga che aggiunge un grado di resistenza e stabilità assente in molte vecchie spade. Inoltre, le proprietà delle diverse leghe utilizzate per fabbricare la lama permettevano agli spadai di riparare una spada danneggiata in battaglia: la guaina esterna dura può essere affilata più volte fino a raggiungere quel notevole filo tagliente che le lame giapponesi sono note possedere, mentre il nucleo interno morbido consente di deviare attacchi con relativa facilità. Sono tutte proprietà essenziali per produrre un'arma degna di uno scontro.

Ghost Of Tsushima Katana 04

Dall'altro lato, però, se è vero che in guerra i samurai erano feroci guerrieri, in tempo di pace molti si dedicavano ad arti quali la poesia e la pittura. Questa ideologia, questa costante ricerca del perfetto equilibrio, erano riflesse nella qualità e bellezza delle loro armi. Una katana non era solo uno strumento di morte ma anche un'opera d'arte: perciò, numerose qualità estetiche influenzavano, e lo fanno tuttora, il valore di ciascuna lama in aggiunta alla sua efficienza sul campo di battaglia. Alcune delle più ovvie caratteristiche di una katana sono la misura, la forma e il design; quando propriamente forgiata, deve dare una generale impressione di aggraziata eleganza o travolgente potere in base alla lunghezza, larghezza e curvatura della lama. Altri fattori distintivi, ma per i quali serve un occhio ancora più esperto, includono la qualità dell'acciaio utilizzato per produrre la lama e l'hamon che appare sulla superficie dopo la lucidatura. Per questo motivo la katana non era considerata una semplice arma ma un vero e proprio simbolo distintivo: l'espressione concreta di una nazione e del suo popolo.