Se è vero che il finale di Final Fantasy VII Remake ha spaccato in due l'opinione di pubblico e critica, sulla qualità complessiva dell'opera è più difficile discordare. Square Enix è riuscito a reinventare Final Fantasy VII sotto praticamente ogni aspetto, svecchiando persino un sistema di combattimento iconico grazie all'ingegnosa ibridazione che strizza l'occhio alle tradizionali battaglie a turni, abbracciando un'impostazione action tutta nuova, moderna ed esaltante. Insomma, un pieno centro se guardiamo Final Fantasy VII nell'ottica più smaccatamente produttiva: non si era mai visto un rifacimento così ambizioso, sofisticato e creativo e non vediamo l'ora di scoprire come proseguirà nella prossima generazione di console. In questo senso, Final Fantasy VII Remake non può e non deve rimanere un caso isolato. Ci sono tanti JRPG che meriterebbero lo stesso trattamento, una rivisitazione che, in alcuni casi, migliori anche quegli aspetti che sono invecchiati male col passare degli anni. Noi ne abbiamo scelti cinque, ma voi dietro quali titoli vorreste vedere scritto Remake?
Final Fantasy XII
Volevamo assolutamente inserire un altro Final Fantasy nella nostra wishlist dei Remake, ed eravamo indecisi tra Final Fantasy IX e Final Fantasy IV. Poi abbiamo pensato che il character design cartoonesco di Final Fantasy IX non avrebbe funzionato altrettanto bene in un contesto più realistico, e che Final Fantasy IV è stato effettivamente rifatto diversi anni fa su Nintendo 3DS. Allora abbiamo pensato a Final Fantasy XII, capitolo controverso che abbiamo rigiocato poco tempo fa in versione rimasterizzata per Nintendo Switch, qui la recensione. Vittima di uno sviluppo complicato e problematico (lo sceneggiatore Yasumi Matsuno si ritirò in corso d'opera) Final Fantasy XII zoppica un po' in quanto a cast e narrazione, pur restituendo una delle storie più adulte, viscerali e coinvolgenti di tutta la serie.
Kazushige Nojima, d'altro canto, non si è limitato a raccontare la stessa storia di Final Fantasy VII nel Remake, ma ne ha riscritto alcune parti, approfondendo i personaggi e particolareggiando maggiormente il mondo in cui si muovono. Qualcosa del genere farebbe un gran bene a Final Fantasy XII Remake. Una potenziale riscrittura dello storia darebbe finalmente maggior senso a personaggi come Vaan o Penelo, che faticano a reggere il confronto coi più carismatici Ashe, Basch e Balthier, e alcuni snodi narrativi potrebbero guadagnare ritmo e chiarezza. La Ivalice di Final Fantasy XII è un mondo meraviglioso che le nuove tecnologie saprebbero elevare come hanno fatto con la Midgar di Final Fantasy VII, e forse anche di più. È un immaginario di una potenza incredibile che merita un'altra occasione. Magari anche un altro gioco.
The Legend of Dragoon
Sviluppato da Sony in esclusiva per la sua PlayStation, questo JRPG del 1999 ha conquistato una nutrita fanbase che chiede a gran voce un sequel e una rimasterizzazione da anni e anni. Il successo di Final Fantasy VII Remake potrebbe spingere Sony a prendere in considerazione l'idea, ma non trattenete il respiro. The Legend of Dragoon, tuttavia, meriterebbe veramente di tornare sui nostri TV. Forte di una storyline matura e di un cast ben caratterizzato, il titolo diretto da Yasuyuki Hasebe sfoggiava un comparto tecnico impressionante per l'epoca, e un coinvolgente sistema di combattimento interattivo che dava del suo meglio quando i protagonisti indossavano le armature da Dragoon, acquisendo poteri straordinari. Un eventuale Remake non darebbe soltanto nuova vita agli incantevoli scenari prerenderizzati che abbiamo esplorato vent'anni fa, ma anche ai modelli poligonali di Dart, Lavitz, Rose e soci, i protagonisti che abbiamo più che altro immaginato mentre combattevano i loro nemici a colpi di combo.
Il sistema di combattimento, infatti, si ispirava a Final Fantasy, Dragon Quest e così via, ma con una divertente eccezione. Quando i personaggi attaccavano i loro bersagli, si potevano prolungare le combo premendo i tasti al momento giusto, come in una specie di rhythm game o Quick Time Event. Progredendo nel gioco si apprendevano combo sempre più lunghe e micidiali, ma i nemici cominciavano a contrattaccare, costringendo il giocatore a premere tasti diversi per non interrompere le catene di colpi. Il sistema di combattimento, che teneva sempre sulle spine, si tradurrebbe benissimo in un ibrido action come quello di Final Fantasy VII Remake. Una cosa, però, è sicura: se Sony decidesse di riportarci The Legend of Dragoon su PlayStation 5, vorremmo tanto che lo ridoppiasse da capo, perché il gioco originale, pur essendo completamente in italiano, è passato alla storia come uno dei titoli doppiati peggio nella storia di questo medium e della nostra lingua.
Shadow Hearts
In realtà, Shadow Hearts non è solo un titolo, ma il secondo episodio in un franchise che è cominciato nel 1999, su PlayStation, con Koudelka, ed è proseguito su PlayStation 2 con Shadow Hearts, Shadow Hearts: Covenant e Shadow Hearts: From the New World. La particolarità di questa serie, oltre a un character design realistico, è il setting: la storia si svolge infatti all'inizio del diciannovesimo secolo, in una realtà parallela, ma in piena Prima Guerra Mondiale, coi protagonisti che viaggiano per il mondo e visitano soprattutto l'Europa, la Cina e gli Stati Uniti. Se dovessimo scegliere proprio un capitolo da rifare, punteremmo su Shadow Hearts: Covenant, che probabilmente ha rappresentato il picco della serie. Il Remake, oltre a mostrarci alcune location realmente esistenti con una sfavillante grafica di ultima generazione, potrebbe andare a ritoccare quei punti dello script che ci avevano convinto di meno, soprattutto in termini di caratterizzazione dei personaggi. Il cast comprendeva infatti personaggi poco carismatici come lo stesso protagonista Yuri, sebbene fosse in grado persino di trasformarsi in un demone nelle fasi avanzate del gioco. Anche il sistema di combattimento a turni meriterebbe una sonora svecchiata, ma ci piacerebbe che rimanesse in vigore la bizzarra meccanica dei Sanity Point che, una volta esauriti, facevano impazzire i personaggi, impedendo al giocatore di controllarli.
XenoSaga
Per come stanno le cose oggi con Monolith Soft, Namco e Nintendo, un Remake della trilogia uscita su PlayStation 2 tra il 2002 e il 2006 sarebbe praticamente impossibile, ce ne rendiamo conto, ma lasciateci sognare. La nostra idea, peraltro, è molto più ambiziosa. Se avete letto la nostra recente retrospettiva su Xenoblade Chronicles, allora saprete che lo sviluppo della trilogia di XenoSaga è stato parecchio tormentato. Tetsuya Takahashi aveva pensato a una saga in sei episodi, ma le vendite insoddisfacenti del secondo avevano persuaso Namco a chiudere i rubinetti, anticipando la conclusione della serie con un taglio di budget per buona misura. Takahashi era stato quindi costretto ad accorciare la storia, senza contare che le alte sfere gli avevano imposto alcuni cambi stilistici che si erano riflessi negativamente sulla riuscita complessiva dell'opera. Alla fine, Episode III: Also Spracht Zarathustra resta il titolo più completo, appagante e coerente nella saga, un punto di riferimento per i JRPG dell'epoca e un epilogo straordinario a un'opera che avrebbe potuto dire di più e che potrebbe farlo in un Remake.
Un Remake che dovrebbe chiaramente basarsi sul terzo, equilibrato episodio, rinunciando allo stile troppo "anime" del primo capitolo e a quello eccessivamente freddo e realistico del secondo. Il terzo episodio, oltre a trovare un compromesso visivo che funzionerebbe bene con la grafica di Final Fantasy VII Remake, sfoggiava anche un sistema di combattimento a turni più dinamico rispetto al primo episodio della trilogia, e molto meno complesso o frustrante rispetto al secondo. Dunque il Remake di XenoSaga, usando il terzo capitolo come punto di riferimento sia nella grafica sia nel gameplay, dovrebbe raccontarci la storia da capo, senza omissioni e database da consultare per scoprire che cos'è successo tra un episodio e l'altro. Meglio ancora, sarebbe un sogno se Takahashi riuscisse a mettere in cantiere i sei episodi che aveva immaginato originariamente, quelli che nella sua mente avrebbero dovuto essere il franchise di Xenogears che non si era mai concretizzato. Lo ripetiamo: è assolutamente impossibile... nella nostra timeline. In un'altra, però...
Arc the Lad
Tra i primi titoli a uscire per PlayStation nel lontano 1995, Arc the Lad ha inaugurato una saga che è proseguita per anni, sbarcando anche su PlayStation 2, ma che non è mai riuscita a raggiungere nuovamente le vette di eccellenza rappresentate dal secondo capitolo nel 1996, che ovviamente è quello che vorremmo rivedere sotto forma di Remake. C'è di più, tuttavia. Arc the Lad e Arc the Lad II formano insieme un'unica storia, laddove i sequel, a cominciare da Arc the Lad III, prendono maggiormente le distanze dal cast originale. I giocatori potevano persino importare i salvataggi dal primo al secondo gioco per reclutare i personaggi così come li avevano lasciati quando le storyline si incrociano inevitabilmente nel corso di Arc the Lad II. La serie, insomma, è entrata nel cuore di tanti giocatori non solo per il suo cast enorme e variopinto, quanto per la storia adulta e cruenta, i chiaroscuri che caratterizzavano i vari personaggi, a cominciare dai protagonisti stessi, e un sistema di combattimento strategico a turni semplice e immediato.
Il giocatore schierava infatti il suo party sul campo di battaglia: come in molti strategici, ogni unità poteva spostarsi in una certa area, per poi attaccare i nemici a portata di tiro con magie o abilità che cambiavano a seconda del personaggio: come dimenticare Popo, il buffo musicista che potenziava la squadra coi suoi strumenti musicali, o Gogen, il vecchio e saggio stregone capace di obliterare i nemici con incantesimi spettacolari? Il Remake potrebbe unificare finalmente le due storie in un unico titolo, approfondire le storyline secondarie che caratterizzavano i comprimari di Arc ed Elk, i protagonisti assoluti della saga, e rendere giustizia a uno dei mondi più interessanti che abbiamo esplorato in tanti anni di JRPG, un mondo che si ispirava fortemente alla vita reale, contaminandola col fantasy, la fantascienza e lo steampunk. Il sistema di combattimento del Remake ce lo immaginiamo sostanzialmente simile, ma più frenetico, e magari comprensivo delle intuitive meccaniche strategiche che lo rendevano tanto divertente. Un'impostazione tipo quella del recente Valkyria Chronicles 4, per esempio, funzionerebbe benissimo.