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Pathologic 3: Quarantine segna il ritorno della peste a cui Ice-Pick Lodge non riesce a trovare la cura

Abbiamo provato Pathologic 3: Quarantine, una grossa demo del terzo capitolo della celebre serie di Ice-Pick Lodge, che ci fa tornare a lottare con la peste.

PROVATO di Simone Tagliaferri   —   08/06/2025
Il Laureato
Pathologic 3
Pathologic 3
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La serie Pathologic è la sintesi del pensiero di Ice-pick Lodge e allo stesso tempo è la sua dannazione. Negli anni, lo studio russo, guidato da Nikolay Dybowskiy, ha provato a superare in qualche modo la sua opera più celebre, ma è sempre dovuto tornare alle origini, come se fosse una specie di bene rifugio o una maledizione.

Del resto, gli altri giochi della compagnia, come Cargo! The Quest for Gravity, The Void o Knock-Knock, per citarne alcuni, non sono stati degli enormi successi. Concettuali, creativi, surreali e folli, ma non certo dei campioni d'incassi. Così, dopo più di sei anni dal secondo episodio, in Pathologic 3 si ritorna a combattere contro l'epidemia, raggiungendo un villaggio remoto che il protagonista stesso ha messo in quarantena, in una storia più vicina all'esistenzialismo di "La peste" di Albert Camus, che a una battaglia tra scienza e malattia. Abbiamo provato la lunga demo, Pathologic 3: Quarantine, per capire cosa ci aspetta in quello che dovrebbe essere il capitolo finale.

Una storia difficile

Come i precedenti, Pathologic 3 appare come una pièce teatrale in cui il palcoscenico è un intero villaggio e l'obiettivo è la messa in scena delle miserie umane. Del resto la base operativa del protagonista è un teatro. C'è anche la malattia, ma evidentemente serve a raccontare altro. Del resto da quale Pathologic si è mai usciti vincitori?

Non che l'esperienza non venga elaborata attraverso il linguaggio del videogioco, anzi, ma mai come nelle mani dello studio russo, il rapporto tra i sistemi diventa strumentale alla visione del mondo degli autori, con cui si integra alla perfezione, rafforzandola.

Pathologic 3: Quarantine racconta l'inizio del gioco. Il giocatore veste i panni del "Laureato" Daniil Dankovsky, un giovane scienziato dedito alla ricerca dell'immortalità, che si ritrova a combattere contro una misteriosa epidemia che ha colpito una cittadina della steppa, dove si è recato alla ricerca di un immortale, e che rischia di raggiungere anche la capitale.

L'inizio di Pathologic 3: Quarantine è surreale e drammatico
L'inizio di Pathologic 3: Quarantine è surreale e drammatico

L'inizio dell'avventura è abbastanza drammatico, con il Laureato prima in fuga dal laboratorio, quindi in viaggio verso il villaggio. La demo non risolve i temi introdotti in queste sequenze, che sicuramente torneranno nella versione finale. Poco male, visto che sono un'eccellente inserimento nelle atmosfere che permeano l'intera esperienza (si conclude in circa 3 ore).

Pathologic 3: Quarantine è disponibile gratis su Steam, epidemia inclusa Pathologic 3: Quarantine è disponibile gratis su Steam, epidemia inclusa

Superato il prologo, fatto anche di fuochi da accendere per scacciare delle creature inquietanti e di incontri con degli strani personaggi con cui parlare di questioni che, tendenzialmente, non possiamo ancora capire fino in fondo, inizia l'avventura vera e propria. Siamo nel villaggio, all'interno del teatro locale, dove abbiamo allestito la nostra base operativa, e dobbiamo gestire il caos causato dal morbo.

Il sistema diagnostico

Uno dei sistemi più interessanti è quello diagnostico. L'attività principale del Laureato (almeno nella demo) è quella di visitare gli abitanti per stabilire se hanno contratto l'epidemia o se soffrono di un'altra malattia, dandogli quindi una cura (nel caso ne esista una). Per ottenere una diagnosi esatta, non bisogna solo esaminare i sintomi sul corpo dei pazienti, restringendo le possibili cause che li hanno prodotti, ma occorre fare un'anamnesi completa, ponendo loro delle domande o andando a visitare i luoghi in cui vivono.

Pathologic 3 è pieno di figure inquietanti
Pathologic 3 è pieno di figure inquietanti

In questo modo, non solo il giocatore si sente calato effettivamente nel ruolo di un medico, ma il sistema lo accompagna nell'esplorazione dello scenario, interagendo perfettamente con esso, dato che costringe a uscire dalla base per attraversare diverse zone della città, affrontando i pericoli che contengono, siano essi di tipo medico o sociale. Infatti, non tutti gli abitanti apprezzano le misure di contenimento che abbiamo imposto e alcuni quartieri sono in tumulto, quindi pieni di riottosi pronti a ucciderci. Per passare, bisogna puntare la pistola contro coloro che vogliono ucciderci, in cerca di vendetta e della riapertura delle strade e dei quartieri. Sparare o non sparare dipende dal giocatore, nella coscienza che le risorse sono limitate e che non è quindi possibile avanzare uccidendo tutti, come accadrebbe in un Call of Duty qualsiasi.

I dialoghi possono diventare davvero suggestivi
I dialoghi possono diventare davvero suggestivi

Fondamentalmente ci troviamo di fronte a un'estremizzazione delle meccaniche dei survival horror legate alla scarsità delle risorse, in cui anche le armi vengono impiegate in termini affabulatori, dando vita a momenti di narrativa emergente in cui siamo chiamati a fare delle scelte immediate, che hanno comunque un impatto sull'andamento della storia (uccidere non aumenterà certo i nostri simpatizzanti). C'è da dire che Quarantine dà solo un assaggio delle possibili implicazioni di tutti questi sistemi nel gioco finale, che sarà un'esperienza molto più ampia e strutturata. L'unica certezza è che non c'è davvero niente di fine a se stesso e ogni attività svolta sembra avere il suo peso nell'economia dell'opera, andando a contribuire all'atmosfera di ambiguità morale e di degrado che la permea. Chiaramente il tutto andrà verificato a tempo debito.

Per fare delle diagnosi bisogna visitare anche le abitazioni di alcuni pazienti
Per fare delle diagnosi bisogna visitare anche le abitazioni di alcuni pazienti

Non stupisce, visto che qualcosa del genere succedeva anche nei Pathologic precedenti, di cui Pathologic 3 appare come un'evoluzione logica. Accadeva in realtà anche negli altri titoli di Ice-Picke Lodge, ma essendo questo un terzo episodio è più semplice osservarci dentro l'evoluzione del discorso iniziato con il primo, che mantiene gli stessi toni, pur integrandoli in un contesto apparentemente meno ermetico e in qualche modo più amichevole per il giocatore.

Lato artistico

Dal lato artistico, Pathologic 3 appare in linea con i due capitoli precedenti. Il villaggio è popolato da maschere, siano esse dei personaggi misteriosi, siano delle figure mascherate vere e proprie, e si respira un'atmosfera che oscilla tra il realismo magico e l'espressionismo, in cui grottesco e realtà si incontrano e in cui il sovrannaturale sembra sempre scaturire dalla psiche disturbata degli esseri umani, più che da qualche forza occulta.

La piantina della cittadina colpita dalla peste
La piantina della cittadina colpita dalla peste

Un inaccessibile inferno che si esprime nelle strade trasfigurate dall'epidemia e nella follia che serpeggia anche lì dove tutto appare normale e protetto da una razionalità di facciata. In Pathologic 3 c'è Gogol con le sue Anime Morte, ma anche Karel Čapek con il suo Morbo Bianco, senza dimenticare la vicenda che potrebbe aver fatto da fonte d'ispirazione per la serie, ossia l'epidemia misteriosa che colpì la Russia tra il 1770 e il 1772. Si portò via decine di migliaia di vite e costrinse il governo di allora a mettere in quarantena tutte le città colpite, tanto da portare a molte ribellioni, anche armate, in particolare nella città di Mosca, con un grosso calo di fiducia nelle istituzioni, che, secondo i riottosi non erano riuscite a proteggere la popolazione. Nonostante alcuni studiosi parlino di quell'evento come causato da una possibile variante della peste bubbonica, non c'è alcuna certezza in merito, visti anche i limiti degli strumenti scientifici di allora. Limiti che sono riscontrabili anche negli strumenti del gioco.

Pathologic 3: Quarantine ci ha affascinati e ci ha fatto venire voglia di giocare alla versione finale, nella speranza che sia una grande esperienza. La demo promette bene, ma è giusto aspettare prima di lasciarsi andare a giudizi affrettati. Quello che possiamo dirvi è che vale la pena anche solo di giocare la versione dimostrativa, che potrebbe rivelarsi una scelta della quale non vi pentirete.

CERTEZZE

  • I sistemi di gioco sembrano ben integrati tra di loro
  • La parte diagnostica c'è piaciuta molto

DUBBI

  • Quanto sarà criptica la storia?
  • Qualche ingenuità nell'intelligenza artificiale