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Resident Evil, il nuovo film non è il reboot che volevamo né di cui avevamo bisogno

Non solo una serie tv live action e CGI sotto l'egida di Netflix, Resident Evil tornerà anche con un film reboot ambientato durante l'orrore di Raccoon City: l'ennesimo, riuscito tentativo di stravolgere una trama incredibilmente semplice da riproporre.

SPECIALE di Alessandra Borgonovo   —   07/10/2020

Le richieste semplici, a quanto pare, sono le più difficili da soddisfare. Laddove Resident Evil: Infinite Darkness ci ha risollevato in minima parte da quel disastro preannunciato che si prefissa essere la serie televisiva, sempre targata Netflix, ieri è arrivata a gamba tesissima la notizia di un film vero e proprio. Non uno qualsiasi, un reboot. Quella parola magica capace di provocare un brivido gelido lungo la schiena, aumentare esponenzialmente il battito cardiaco e solo in minima parte far sperare che, per una volta, il franchise di riferimento non finisca sotto un treno. Sarà forse questa la volta buona per Resident Evil di essere trattato come meriterebbe? No, certo che no, perché mai dovrebbe essere creata una trasposizione cinematografica tanto fedele quanto semplice nella sua realizzazione, quando possiamo infilare la mano nel calderone, tirare fuori elementi a caso giusto perché sono conosciuti ai più e poi lanciarli senza grazia nel mezzo di una trama da fan fiction - e badate che su internet ce ne sono alcune scritte con tutti i crismi.

Avevamo davvero bisogno, con ben due serie televisive all'orizzonte, anche di un film? Di un reboot, poi? Sì e no. Da fan uno si aspetta sempre che la propria saga preferita ottenga i giusti meriti anche al di fuori del videogioco ma, considerati i pregressi, uno ha anche imparato a tenere per sé le aspettative, ché forse è meglio non sfidare troppo la sorte. Anderson, del resto, insegna e l'assurdo di fronte a questo ennesimo approccio a Resident Evil è che siamo riusciti a rivalutare in positivo quantomeno i primi due film di una produzione assolutamente disastrosa. Questo perché Anderson aveva imboccato l'unica strada possibile, nell'attimo in cui scegli di non seguire la trama principale: affidarsi a un personaggio originale e inserirlo nell'universo narrativo esistente, rendendo lui il protagonista e gli altri dei comprimari con cui incrociare in maniera fortuita la strada. Il primo Resident Evil è stato un buon film e il secondo, pur in alcune divergenze, ha avuto ad esempio il merito di aver riportato la miglior Jill Valentine a schermo e un Nemesis di tutto rispetto. Il resto è storia. Il neonato reboot invece cosa fa? Andiamo a scoprirlo.

Resident Evil Film Jill Valentine

Di nuovo a Raccoon City

Va premesso che le indiscrezioni sulla trama, troppo accurate e mirate per non essere plausibili, ci sono state fornite dal buon Dusk Golem. Direte voi: non si era ritirato dal ruolo di leaker? Forse sì, forse no, lui sa e noi no - in realtà a domanda diretta ha confermato di non esserlo più, sebbene non sia chiaro a questo punto come veda questa "fuga di notizie". Tornando all'argomento scottante, il tweet principale riporta la trama per quanto segue: Chris e Claire crescono orfani a Raccoon City, una città ben diversa da quella descritta nei videogiochi, in un'orfanotrofio all'interno del quale i bambini scompaiono con una certa regolarità. Crescendo, Chris diventerà un poliziotto (non si parla del suo passato militare né si specifica che faccia parte della S.T.A.R.S., che a questo punto ci chiediamo se esista) mentre Claire cercherà di convincerlo a lasciare la città. Leon è un poliziotto con problemi di alcol che ha ucciso il proprio partner per errore nel corso di un allenamento, ma riesce a cavarsela perché il padre è un pezzo grosso nelle forze dell'ordine. Ovviamente, verrà coinvolto nelle vicende assieme a Chris e Claire. Ada e Brian Irons saranno a loro volta presenti, assieme ad Albert Wesker che in questo caso sarà alle dipendenze di Ada. Le vicende sono ambientate nel 1998, il medesimo anno della tragedia originale.

Vorremmo sottolineare quanto ci sia di sbagliato in tutto questo ma, a farlo, salveremmo giusto il fatto che Chris e Claire sono orfani; se non altro è un aspetto confermato dal lore principale. Vista sotto quest'ottica non c'è un solo motivo per ben sperare nel progetto, fosse anche solo per le dichiarazioni del regista e del producer - che ricordiamo essere lo stesso dei film di Anderson - i quali affermano di volersi mantenere fedeli allo spirito dei primi due videogiochi, ricreandone la stessa terrificante e viscerale esperienza. Non serve nemmeno essere particolarmente esperti della saga per capire che, al massimo, erano il secondo e terzo capitolo a poter essere messi assieme, poiché il primo non solo si svolge lontano da Raccoon City ma anche tempo prima dell'epidemia nella città. Il modo in cui vorrebbero collegare le cose non è chiaro ma non ci lascia tranquilli, poiché viene menzionata Villa Spencer che si sa benissimo essere fuori da confini della città: il sospetto che passi da centro di ricerca a orfanotrofio nel quale crescono Chris e Claire è forte, fin troppo.

Resident Evil Raccoon City

Arrivati a questo punto, possiamo dire di essere stanchi. Stanchi di quello che appare come palese menefreghismo verso un franchise che si potrebbe portare al cinema senza alcuno sforzo, limando qualche aspetto qua e là che da videogioco a film non renderebbe bene ma sostanzialmente tenendo inalterato il resto. Invece, ancora una volta, ci troviamo di fronte a un'operazione che viene descritta come l'intenzione di avvicinare chi ha apprezzato la saga di Anderson e gli appassionati dei videogiochi, senza capire che quest'ultima fascia di utenza può al massimo farsi venire l'ennesimo travaso di bile per la negligenza dimostrata. Perché Wesker lavora per Ada? Anzi, perché Wesker è anche solo presente, se "muore" alla fine dell'originale Resident Evil? Durante gli eventi di Raccoon City sappiamo essere ai confini della città, intento a manovrare il Nemesis sfruttando i nuovi poteri dovuti all'attivazione del virus nel suo corpo. E cosa dire di William Birkin, che nel primo videogioco non è nemmeno presente e agli albori del disastro nella città è già infetto da giorni, pronto a passare da una trasformazione all'altra? O, a onor del vero, dello stesso Chris che sarebbe già andato in Europa.

Non basta prendere la parola reboot e appiccicarla ovunque per sentirsi giustificati in scelte che, dando per credibili le affermazioni di Dusk Golem (uno che comunque con Resident Evil ci ha sempre azzeccato), ancora una volta snaturano l'opera originale. Nel momento in cui decidi di sfruttare personaggi e ambientazione canonici, il minimo che puoi fare è mantenerti fedele alla trama originale, altrimenti non si può dire che Resident Evil non offra numerosi spunti per raccontare altro. Lo stesso romanzo in cui si narrano fatti subito antecedenti a Resident Evil avrebbe potuto essere un ottimo spunto per "tornare alle origini". Invece no, si deve battere sempre lo stesso ferro, che ormai caldo non è più, senza considerare che per quanto i film di Anderson possano averlo sdoganato (ci crediamo poco), Resident Evil rimane un prodotto di nicchia rivolto ai videogiocatori. Siamo ormai ben distanti dal b-movie in salsa videoludica dei primi capitoli ma per molti, a quanto pare, sembra invece che la saga non si sia mai evoluta da allora. Resident Evil non è solo una storia sugli zombi e dopo quasi venticinque anni si è ormai stanchi di vedere la stessa solfa presa, masticata e restituita come bolo informe dove a stento si riescono a riconoscere i suoi personaggi. E qui, un altro problema: il casting.

Resident Evil Spencer Mansion

Personaggi in cerca di attore

Senza girarci attorno, non siamo d'accordo con la scelta del casting. A prescindere dalle qualità attoriali, che in ogni caso non ci soddisfano granché da parte di alcuni, il problema principale si riscontra in quella che è diventata ormai la prassi: la diversità. Sia chiaro, senza tornare a discorsi che in questi mesi si sono susseguiti per le ragioni più disparate sulla necessità di avere un cast che dia spazio a quanti più attori possibili senza privilegiare una sola categoria, siamo d'accordo che debba esserci spazio per tutti. Al contempo, però, questo spazio deve essere contestualizzato e non creato a forza perché è la moda del momento. Resident Evil ha dei personaggi la cui fisionomia si è radicata nel tempo e che, a eccezione di Chris nel settimo capitolo (caso memorabile per le proteste che ha generato), non è mai cambiata. Certo, raffinata con il progredire della tecnologia - vedasi ad esempio il Leon "paffuto" di Resident Evil 4 con quello più scavato e realistico di Resident Evil 6 - ma Claire è la stessa adesso come allora, Wesker idem e così via per tutti gli altri. A colpo d'occhio si riconoscono ed è importante considerare quanto importante sia l'aspetto di un personaggio, perché si sia scelta quella fisionomia e soprattutto caratterizzazione.

Jill (Hannah John-Kamen), Leon (Avan Jogia) e Birkin (Neal McDonough) spiccano in modo particolare per non azzeccare nemmeno lontanamente il loro corrispettivo videoludico. Per quale ragione forzare le cosiddette quote, se Resident Evil offre un personaggio come Marvin Branagh senza la minima fatica? Forse perché è secondario e non ha lo stesso impatto di una protagonista come Jill ma, di nuovo, il concetto di piegare l'immaginario a una necessità lodevole eppure spesso introdotta senza criterio non ci trova affatto d'accordo. L'identificazione di un personaggio passa anche attraverso le sue origini e la sua storia, che in Resident Evil sono ben chiarite e non possono essere ignorate arbitrariamente. Andando a leggere, sempre grazie a Dusk Golem, la personalità di Jill scopriamo essere un personaggio malizioso, dal forte senso di giustizia e che ha un interesse, ricambiato, per Chris. Nei fatti, quelli originali, Jill viene definita dallo stesso Wesker alla stregua di un paio di scarpe comode, ovvero affidabile ma al contempo estremamente noiosa, prevedibile e abitudinaria - cosa che di fatto è, andando a scavare un po' nel suo stile di vita. C'è una ragione se il personaggio è stato scritto così, ovvero fare da contraltare a Chris e alle sue reazioni più viscerali proprio per creare quell'alchimia tra partner, quel sottinteso di un probabile sentimento romantico che tuttavia non viene mai esplicitato. Ed è così da sempre, motivo per cui la decisione non solo di cambiarle aspetto (ricordiamo che di Jill è stato specificato avere madre giapponese e padre francese) ma soprattutto caratterizzazione non ci piace nemmeno un po'. Non nel momento in cui dichiari di volerti tenere fedele al videogioco.

Resident Evil Film Cast


Leon si commenta da sé. Nell'immaginario di Resident Evil è il classico bravo ragazzo americano - quello dai voti alti a scuola e bravo a football - che si trova coinvolto in qualcosa di troppo grande ma nonostante tutto mantiene saldi i suoi principi morali e di giustizia: qui abbiamo un poliziotto ubriacone, con il padre che lo salva dalle sue idiozie e che, con molta probabilità, troverà la sua redenzione scegliendo di combattere a fianco di Chris e Claire. William Birkin è un uomo che nel 1998 ha trentasei anni, altro dettaglio non casuale, e per il suo ruolo viene scelto un attore di cinquantaquattro anni che, con tutta la bontà del mondo, a dare l'idea dell'uomo che era difficilmente riuscirà. Questo cast sarebbe stato molto interessante per una eventuale "operazione Outbreak", ovvero proprio come hanno fatto i videogiochi prendere personaggi anonimi e renderli i protagonisti di una disperata fuga dall'orrore di Raccoon City. Ma, alla fine, il problema è questo: la volontà ormai stantia di affidarsi allo stesso immaginario e ai soliti personaggi, senza capire che Resident Evil è andato oltre i tre capitoli originali.

Quanto sarebbe stato interessante, ad esempio e rimanendo in tema quote, un focus su Sheva Alomar? Personaggio ingiustamente messo da parte dopo gli eventi di Resident Evil 5 ma in ogni caso parte fondamentale del lore. O ancora, su Excella Gionne, magari facendo facendo coincidere le strade sue e di Sheva prima che Chris arrivasse in Africa? O perché no, la trasposizione a film della serie a fumetti The Marhawa Desire? L'abbiamo già detto, Resident Evil non è una serie parca di spunti, tutt'altro. Sarebbe anche ora di lasciar riposare in pace Raccoon City e gettare la mente oltre l'ostacolo, imparando anche a dimostrare non soltanto un minimo di rispetto ma soprattutto dovuta conoscenza del materiale che si sta trattando.